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Autore: Deb    01/10/2013    8 recensioni
Persino Ranuncolo ci deliziava con la sua compagnia, quando non era troppo preso a cacciare o a girare per il cortile. Tra quello che gli davo da mangiare io – non avevo più problemi di soldi – e quello che mangiava fuori casa, era diventato un gatto davvero in carne. Sicuramente sarebbe stato molto buono con l'arrosto di patate. […]
E Peeta rideva, davvero troppo divertito, quando, cercando di spostare quel gattaccio, mi soffiava e, più di una volta, mi aveva persino graffiato la mano.

{Partecipa alla challenge Multifandom & Originali con il prompt Gatto}
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Haymitch Abernathy, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Ranuncolo, Sae la zozza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Feelings After-war ~ Katniss/Peeta'
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Complimenti, Ranuncolo!

Non sapevo quando avessero deciso di trascorrere, sempre più spesso, tutto quel tempo a casa mia.
Non che io fossi questa gran donna di casa, anzi, spesso e volentieri lasciavo tranquillamente Sae la Zozza riordinare, lavare e spolverare tutta la casa da cima a fondo.
Eppure ci ritrovavamo spesso lì. In cucina, soprattutto quando Peeta ci deliziava con i suoi manicaretti, che fosse una pagnotta di pane caldo, una torta, o qualsiasi altra cosa decidesse cucinare, oppure in sala, seduti tutti sul divano con Haymitch che non smetteva mai di bere dal cono della bottiglia. Che senso aveva utilizzare il bicchiere quando era scontato che la bottiglia si sarebbe svuotata?
A volte Sae mi faceva anche la predica su come non fossi una donna di casa, ma non mi importava. Non avevo voglia di perdere tempo – anche se di certo non facevo cose così importanti – a pulire quando potevo non fare nulla.
Se Haymitch aveva la bottiglia, io avevo il non fare nulla.
Erano passati anni dalla fine della rivoluzione ed il Distretto 12 era stato ricostruito, ma nel Villaggio dei Vincitori vivevamo soltanto noi e trascorrevamo il nostro tempo sempre in compagnia degli altri.
Peeta aveva riaperto la panetteria, quindi a volte ci ritrovavamo da soli io e Haymitch, e magari Sae che puliva, ma aveva smesso di venire tutti i giorni, anche se diceva che avrei dovuto cominciare a pagarla. Non aveva tutti i torti.
Persino Ranuncolo ci deliziava con la sua compagnia, quando non era troppo preso a cacciare o a girare per il cortile. Tra quello che gli davo da mangiare io – non avevo più problemi di soldi – e quello che mangiava fuori casa, era diventato un gatto davvero in carne. Sicuramente sarebbe stato molto buono con l'arrosto di patate.
Non che lo volessi davvero mangiare. Mi ero sicuramente affezionata a quella bestiaccia, anche se, ogni volta che mi soffiava – perché non aveva mai smesso anche se era decisamente diventato più docile nei miei confronti – lo minacciavo dicendogli che l'avrei sventrato e cucinato a fuoco lento.
Ovviamente, si era affezionato a Peeta, forse perché quando cucinava gli lanciava sempre qualcosa da sgranocchiare.
Quando andavamo a letto, Ranuncolo si distendeva al suo fianco e cominciava sempre a fargli le fusa.
Non che fossi gelosa, ma mi dava fastidio quando – ed ero fermamente convinta che lo facesse apposta – si metteva in mezzo a noi due cosicché io non potessi avvicinarmi a Peeta. Era Ranuncolo quello geloso di me, non il contrario.
E Peeta rideva, davvero troppo divertito, quando, cercando di spostare quel gattaccio, mi soffiava e, più di una volta, mi aveva persino graffiato la mano.
«Ranuncolo ci ha abbandonati?»
Non mi ero resa conto che, ormai da più di due settimane, Ranuncolo non passava più a casa, né per mangiare, né per dormire.
Non ci avevo proprio pensato, ma ovviamente Peeta ne sentiva la mancanza.
Feci spallucce, stavo meglio senza quel gattaccio in mezzo a noi, quindi andava bene così.
«E se gli fosse successo qualcosa?»
Guardai Peeta e sospirai, «domani andrò a cercarlo».
Quel gatto era immortale, quindi non mi preoccupavo minimamente della sua salute. Era sopravvissuto al bombardamento del Distretto 12 ed era tornato a piedi dal Distretto 13. Sicuramente stava bene, ma aveva trovato di meglio da fare che torturare me.

Il giorno successivo, come avevo promesso, uscii di casa con l'intenzione di trovare quel gattaccio.
Decisi di cercare prima lì intorno, anche se ovviamente non c'era.
Poi, pensai che potesse essere tornato alla vecchia casa. Non mi ci ero più avvicinata, c'erano troppi ricordi che aleggiavano lì intorno, ma avevo promesso a Peeta che avrei ritrovato Ranuncolo, quindi mi avviai verso il Giacimento.
Anche quella, come tutto il Distretto, era stata ricostruita. Non sapevo se ci abitasse qualcuno, ma non me ne preoccupai.
Controllai intorno alla casa, cercando di non soffermarmi a pensare troppo al passato e, quando mi decisi a tornare indietro senza averlo trovato, sentii un miagolio.
«Gattaccio che non sei altro, vieni fuori che ti faccio col sugo».
Seguii i miagolii e ogni tanto gli rispondevo, sperando che lui facesse altrettanto.
Alla fine sbarrai gli occhi quando lo vidi in compagnia. Cosa avrei dovuto fare, portarmi a casa anche quell'altro? Già avevo difficoltà a sopportare lui, non potevo certo trascinarmi a casa un suo amico.
Provai comunque ad avvicinarmi, ma Ranuncolo mi soffiò, «ehy, gattaccio, guarda che sono qui soltanto perché me l'ha chiesto Peeta».
Sentendo quel nome, alzò la coda e si calmò.
Mi ricordò quando gli parlavo di Prim e sembrava che capisse ciò che dicessi.
«Chi è questo?» Domandai poi, come se Ranuncolo mi potesse rispondere.
Provai ad accarezzare il suo manto rosso, ma mi ritrovai con un lungo graffio lungo il dorso della mano. Lo sapevo, per andare d'accordo con Ranuncolo dovevano per forza di cosa essere simili caratterialmente.
Il gatto era disteso per terra ed era grasso, fin troppo, per essere un animale randagio.
Ranuncolo leccò il muso del suo amico ed io sgranai gli occhi incredula, riuscendo a fare due più due.
«Non mi dirai che l'hai messa incinta...» Sospirai, rassegnata.
Accidenti a Ranuncolo che ora si metteva persino a figliare.
Avrei dovuto mangiarlo quando ne avevo avuto la possibilità.
Osservai la pancia della gatta, era decisamente piena. Non mancava molto alla nascita dei baby Ranuncoli. Quanti ne avrebbe partoriti? Uno o due? E li avrei dovuti tenere in casa? Speravo ardentemente di no.
Poi c'era un altro problema, come avrei fatto a portarla a casa? Ranuncolo l'avrei potuto buttare dentro la sacca che mi ero portata dietro, ma la gatta incinta era delicata, non potevo certo piazzarla lì con lui.
Sospirai e cercai di distrarre la gatta rossa così da riuscire a prenderla in braccio.
Quando ci riuscii, ovviamente si dimenò cercando di scappare, ma non le permisi questa possibilità.
Cominciai a camminare con passo svelto verso casa, Ranuncolo mi seguiva, o più probabilmente correva dietro alla gatta.

«Sae?» La chiamai, sapendo che era in casa.
Quando mi vide con in braccio il gatto sgranò gli occhi e scosse la testa, «Katniss, non sopporti Ranuncolo e porti a casa un altro gatto?»
Roteai gli occhi, «dobbiamo farle una cuccia».
Sae non obiettò, portò dei vecchi maglioni, o almeno credevo fossero vecchi, ma non potevo giurarlo, e li appoggiò per terra.
Io adagiai la gatta che non la smetteva di ringhiare, ma, non appena sentì il caldo della lana, si rilassò.
«Ora mi spieghi perché hai portato un altro gatto?»
«Ranuncolo l'ha messa incinta», risposi con rassegnazione.

Non sapevo cosa avrei dovuto fare, l'avrei dovuta aiutare a partorire io quando fosse arrivato il momento?
Sae mi aveva chiaramente fatto capire che non ne voleva sapere nulla, l'avevo portata a casa io, insieme a Ranuncolo, ed io me ne sarei dovuta occupare.
Era anche giusto, ma io non sapevo proprio come fare.
Haymitch non si fece problemi ad entrare in casa, già un po' alticcio, facendo sbattere la porta. Sia io, sia Ranuncolo, sia la gatta rossa sobbalzammo.
Ranuncolo le rimaneva vicino, come se la dovesse proteggere e dovevo ammettere che erano carini insieme. Per caso aveva altri figli in giro per il Distretto?
«Oh, hai trovato il gattaccio...» socchiuse gli occhi guardando verso la loro direzione «... e ne hai portato a casa un altro o sono io che vedo doppio?» «Sono due».
«Ma già non ne sopporti uno, come ti è venuto di portarne a casa un altro?»
Non erano capaci a dire nient'altro oggi? Cosa avrei dovuto fare? Ucciderla così da riportare a casa Ranuncolo per far felice Peeta?
«È incinta».
Haymitch si sedette sul divano e trangugiò il liquore, «il gatto renderà Peeta padre. Almeno lui lo renderà felice a quel povero ragazzo».
Lo guardai in cagnesco, ma non gli risposi.
«Magari si accontenterà di cuccioli di gatto invece di suoi cuccioli».
Cominciarono a prudermi le mani, avrei voluto strozzarlo per le cavolate che stava sparando, ma era l'alcool che parlava, non lui, giusto?

Quando Peeta vide il gatto rosso, oltre che Ranuncolo, non riuscì a nascondere un sorriso.
Dopo aver accarezzato Ranuncolo, che subito si era messo a fare le fusa, alzando la coda, si avvicinò alla gatta rossa.
«Se fossi in te non la toccherei», dissi riuscendo a bloccarlo.
«Perché?»
Alzai in aria la mano e gli feci vedere il graffio.
«Ci hai messo il disinfettante?» Chiese preoccupato avvicinandosi a me.
Annuii.
«Come mai hai portato a casa un secondo gatto?» Domandò sinceramente curioso.
Feci spallucce, quella domanda era diventata noiosa, come anche la risposta.
«Ranuncolo l'ha messa incinta, è per questo che è così cattiva se cerchi di accarezzarla».
Peeta sorrise sornione, «diventerà padre! Bravo, Ranuncolo!» Si portò alla sua altezza e cominciò a coccolarlo, facendomi tornare alla mente le parole di Haymitch quel pomeriggio.
«Dovremo trovarle un nome».
«Perché, vuoi tenerla?» Chiesi terrorizzata, ma era da Peeta non volerla abbandonare.
«Vorresti buttarla fuori casa dopo aver partorito?» Rispose sinceramente confuso e io mi sentii dannatamente cattiva.
Non avevo pensato che l'avremmo tenuta. Ne avevamo già uno di gatto ed era troppo.
«Dalle un nome, allora», dissi esasperata. Se Peeta non voleva lasciarla, allora non avrei potuto far altro se non arrendermi.
Peeta divenne pensieroso, si stava impegnando.
«Che ne pensi di Rossina? Essendo rossa...»
Feci spallucce, «d'accordo, vada per Rossina».

Non passò tantissimo tempo, quella stessa notte, Rossina decise che era arrivato il momento di partorire.
Io non sapevo minimamente cosa fare e sarei voluta rimanere a letto. Sarebbe riuscita a partorire da sola, no?! Era un gatto, dannazione!
Peeta, però, non era del mio stesso avviso e, non appena sentì i lamenti della gattaccia, corse da lei.
Dovevamo essere pronti ad aiutarla, se fosse stato necessario.
Inutile dire che passammo la notte in bianco, aiutandola di tanto in tanto pulendo il sangue che perdeva, e spostandole i gattini non appena venivano alla luce.
Mi spaventai dalla quantità di cuccioli che stava partorendo. Decisamente non era uno solo, ma cinque.
Cinque cuccioli che sarebbero cresciuti con il carattere rustico di Ranuncolo e che mi avrebbero odiata.
Li avrei volentieri sbattuti tutti e sette fuori casa.
«Bravo, Ranuncolo! Complimenti!»
Io mi sentivo imbarazzata per Peeta, come si poteva essere così felici e fare i complimenti ad un gatto perché ha figliato? Insomma, non era poi un evento così eclatante, io ero più preoccupata per il futuro, quando quei gattini spelacchiati sarebbero cresciuti ed avrebbero distrutto casa, o massacrato di graffi me.
«Katniss, come li chiamiamo?» Mi domandò felice ed eccitato.
Inarcai un sopracciglio, non mi interessava minimamente dar loro un nome.
«Mi è indifferente», feci spallucce ricacciando indietro uno sbadiglio.
«Dai, Katniss», mi incitò con un sorriso, pulendo il pavimento.
Osservai i cuccioli che si erano attaccati alle mammelle della mamma e succhiavano avidamente il latte.
Sospirai, «Gattaccio, gattaccio due, gattaccio tre...»
Mi chinai vicino a Peeta che li osservava con sguardo estremamente dolce ed orgoglioso. Mi sentivo un po' fuori luogo nel rimanere lì e non provare nulla. Sarei dovuta anche io essere felice e fare i complimenti a Ranuncolo?
«Sii seria».
«Perché non li decidi tu?» Domandai allora, sperando di togliermi quel peso.
«Sono i tuoi gatti».
Miei? Non li avevo voluti certamente io. Se non ci fosse stato Peeta, che voleva Ranuncolo con sé, io nemmeno lo sarei andata a cercare sapendo che, prima o poi, sarebbe tornato da solo ed anche se l'avessi cercato e trovato, non avrei mai portato a casa una gattaccia incinta.
Sospirai, «non sono miei».
«D'accordo, sono nostri, dobbiamo trovare loro un nome».
Sgranai gli occhi, ma perché dovevamo avere dei gatti? Non bastava Ranuncolo? Nostri poi, come se li avessimo fatti noi.
«Guarda questo», mi indicò uno dei tanti cuccioli, «che ne pensi di chiamarlo Little?»
«Va bene», risposi senza entusiasmo, anche se ci pensai e quel nome gli si addiceva visto che era l'ultimo nato ed il più piccolo di tutti.
«Ora il prossimo lo decidi tu». Mi sorrise.
Lo guardai un attimo, sospirai e cominciai ad osservare i gattini. Non potevo non ammettere che non fossero dolci, erano minuscoli, spelacchiati e non troppo belli, ma erano dolci.
Uno dei cuccioli alzò la zampina e mi ritrovai a sorridere involontariamente, «Sweety», dissi senza pensarci, pesando ad alta voce.
«È un nome carinissimo!» Esclamò Peeta, con fin troppa esuberanza. Io nemmeno l'avevo pensato come nome, ma se piaceva a lui mi sarebbe andato sicuramente bene.
«Questo potrebbe chiamarsi Leopard», annuii vendendogli addosso delle piccole macchioline scure. «Tocca a te».
Inarcai un sopracciglio, avevo già dato un nome ad un gatto, non bastava?
Ci pensai un attimo su, osservando gli ultimi due cuccioli rimasti senza nome.
«Non lo so», ammisi dopo un po', non riuscendo a trovare alcun nome.
Peeta mi sorrise, «scegliamoli insieme, allora».
Poi guardai un gattino e rividi il nostro mentore, «questo è Haymitch», dissi.
«Cosa?»
«Guarda, si attacca alla madre come Haymitch si attacca alla bottiglia».
Sentii Peeta cominciare a ridere sonoramente e non potei fare a meno di unirmi a lui. Alla fine riuscivo comunque ad avere fantasia e Peeta riusciva a donarmi buon umore.
«Che ne dici, allora, se lo chiamassimo solo Hay?»
«Sì, d'accordo».
«Ce ne manca solo uno».
Guardai l'ultimo gattino e mi prese il panico, «credo che non serva dargli un nome», ammisi tristemente prendendolo tra le braccia. La madre non si mosse, troppo sfinita per il parto.
«È morto?» Mi domandò accarezzandolo.
Annuii, non respirava più e mi dispiacque pensare che uno se ne fosse andato. Cos'era andato storto?
«Povero cucciolo», disse Peeta tristemente.
«Ne ha ancora quattro, quando fanno cucciolate grandi ci sono alte probabilità che qualcuno non si salvi», cercai di confortarlo, anche se non ero sicura delle mie stesse parole. Insomma, cosa ne capivo io?
«Non farlo vedere a Ranuncolo, però».
Annuii, anche se non ne comprendevo il motivo.
Nascosi il cadavere del cucciolo e, quando tornai, notai Peeta parlare con Ranuncolo, o almeno, lui parlava e Ranuncolo lo ignorava. Era solo un gatto, in fondo.
«Little, Sweety, Leopard e Hay, ti piacciono come nomi?» Gli domandò come se attendesse davvero una risposta che ovviamente non arrivò.
«Hay è ancora attaccato a Rossina?» Domandai ritornando vicino a Peeta.
«Quando crescerà sarà un gran bevitore di latte».
Non seppi il perché, ma rimanemmo ancora diverso tempo con i gatti. Li osservavamo e ogni tanto parlavamo di come fossero carini o almeno, Peeta lo affermava ed io annuivo soltanto.

«Li odio!» Esclamai correndo dietro a Little che, alla fine, era diventato il più grande dei quattro ed anche il più casinista.
«Dai, Katniss, lasciali stare, stanno soltanto giocando», mi rimproverò Peeta che era seduto sul divano.
«Stanno giocando a distruggere casa! Abbiamo dovuto buttare via le tende per quanto erano rovinate dalle unghiacce di quei gattacci, hanno deciso che la vasca da bagno è la loro casa per i bisogni, il letto la loro cuccia...»
Ero esasperata, avevo provato ad educarli, ma probabilmente Ranuncolo li aveva aizzati contro di me e aveva detto loro di farmi diventare pazza.
Ovviamente, con Peeta erano in tutto per tutto dei gatti dolci ed affettuosi, con me erano dei mostri. Mi graffiavano, mi mordevano, mi ringhiavano e mi soffiavano quando cercavo di accarezzarli.
La notte tutti e sei si rannicchiavano addosso a Peeta ed io mi ritrovavo sempre più spesso sul bordo del letto, lontano da lui.
Per Peeta era come se niente fosse, li adorava e faceva fare loro tutto ciò che volevano, anche se, quando lui alzava la voce per rimproverarli per qualcosa, si calmavano subito.
Se alzavo la voce io diventavano persino più cattivi.
Li avrei cucinati e Peeta li avrebbe mangiati senza accorgersene.
«Ancora alle prese con i gattacci, ma perché non li butti fuori di casa?» Domandò Haymitch scansando senza fatica Sweety dal divano che, almeno lei, era quella più dolce e tranquilla di tutti. Le piaceva starsene per i fatti suoi a poltrire.
«Ormai sono abituati a stare in casa, non riuscirebbero a sopravvivere fuori, anche se di tanto in tanto escono per qualche passeggiata», rispose Peeta accarezzando Ranuncolo sulle sue gambe.
Alla fine, mi ero dovuta abituare al fatto che quei gattacci non sarebbero mai più usciti dalla mia vita, o da quella di Peeta. Lui si era affezionato tantissimo ed io dovevo soltanto cercare di non impazzire.
«Ti danno un bel da fare, eh, dolcezza?»
Guardai Haymitch in cagnesco, pulendo il luogo dove Hay aveva vomitato un'enorme palla di pelo. Che si strozzasse quel gattaccio con il suo stesso vomito!
«Aspetta di avere cuccioli tuoi, allora capirai come si è sentito Peeta quando sono nati i cuccioli di Ranuncolo», mi sussurrò ad un orecchio, per non farsi sentire da Peeta, facendomi arrossire al solo pensiero. Non volevo figli, a Peeta dovevano bastare quei gattacci malefici.
Mi buttai sul divano a peso morto, facendo sobbalzare Ranuncolo che mi soffiò (tanto per cambiare).
«Non rompere, gattaccio», gli dissi prima di sentire la risata di Peeta.
«Stai sempre dietro a questi gatti, cerchi di educarli... saresti una madre fantastica».
Arrossii e mi voltai dall'altra parte. Non mi piaceva quando tirava fuori quel discorso perché non ero pronta, non dopo aver passato tutta la vita a pensare che non avrei mai voluto mettere al mondo dei figli e sicuramente non sarei stata una brava madre, non era possibile, non ero normale.
«Lo saresti davvero, è inutile che pensi il contrario», aggiunse, come se mi avesse letto la mente, accarezzandomi un braccio nello stesso modo in cui accarezzava i suoi gatti.
Oh, beh, magari prima o poi. Per Peeta ci avrei potuto pensare, ma questo non glielo avrei detto, non ancora almeno.

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Mi sono divertita un mondo a scrivere questa fanfiction, anche se non credo di essere riuscita a mantenere il carattere dei personaggi IC. Me ne scuso :(
Dovete sapere che io sono una gattara, non potevo non scrivere una storia su Ranuncolo u.u Adoro quel gatto, mi ricorda Ester (la mia gatta bianca e grigia) con i suoi soffi continui.
Ho pensato: “ehy, è impossibile che Ranuncolo sia l’unico gatto del distretto!”, ma anche che si sarebbe affezionato a Peeta, insomma… chi è che non si affeziona a Peeta? xD
E sono sicura che se succedesse una cosa del genere, Peeta sarebbe felicissimo per Ranuncolo che diventa padre (Peeta, mi spiace, a te tocca aspettare T_T), anche se non credo che si sarebbe messo a parlare con lui xD Ma sarà che io parlo continuamente con i miei gatti, faccio loro i complimenti o li sgrido quando si comportano male, quindi mi è venuto naturale che Peeta parlasse con lui.
E vi assicuro che dormire con tre gatti nel letto (loro ne hanno addirittura sei) è un compito assai arduo. xD E capisco Katniss nelle ultime righe della fic, perché a volte i gatti sono esasperanti.
Altro che “sono indipendenti”, i gatti sono dei coccoloni che vogliono continue attenzioni. ;)
Spero che, comunque, vi abbia divertito anche se non è niente di che!
Bacioni
Deb
   
 
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