Capitolo
22 – Clandestini in officina
“Fidati
di me, è la cosa
migliore”.
Per quanto Stefania fosse
un’insegnante più che valida e una donna sicura di
sé e dei propri metodi,
stavolta India non era certa che avesse fatto la scelta giusta.
Peccato che Stefania, invece, ne
fosse pienamente convinta.
Ogni tanto, a scuola, India
lanciava occhiate furtive verso il banco di Walter, al di sopra delle
spalle di
Veronica: sembrava piuttosto demoralizzato. Forse perché lui
e India non
avevano più modo di parlarsi se non alla ricreazione, forse
perché i suoi voti,
invece che migliorare come aveva pronosticato Stefania, erano calati
ancora.
Walter, come al suo solito,
cercava di non darlo a vedere. Era nella sua natura. Ma, se per India
era
impossibile non accorgersi del cambiamento, nessun altro sembrava
averlo
notato. Come Marco, per esempio. Non se ne andava più in
giro ingobbito e
immusonito come al solito. Era improvvisamente tornato a sorridere,
canticchiava
sempre tra sé e sé: sicuramente gli era successo
qualcosa di veramente buono.
Se non altro, la decisione di
Stefania aveva giovato ai voti di India.
Solo ai suoi.
- E’ inutile che mia madre mi
minacci di farmi invecchiare a scuola. – si lamentava Walter.
– Se poi è solo
colpa sua se so’ combinato così male. –
Passavano insieme tutta a
ricreazione, poiché era l’unico spazio di tempo
che Stefania occupasse chiusa
nel suo ufficio o in classe.
- Almeno hai provato a
parlargliene? – A Walter scappò una risata che non
aveva niente di allegro.
- Io? Io magari ce posso anche
parla’, ma lei, con me, se non urla… Poi se non
dà ascolto manco a te, possiamo
metterci l’anima in pace. –
India, infatti, aveva provato a
braccare Stefania per farle cambiare idea, ma lei, in un modo o
nell’altro, se
ne usciva sempre con un frettoloso: - Scusami, tesoro, ho mille cose da
fare,
ne parliamo dopo, eh? –
Ma quel dopo non arrivava mai.
- Non capisco come tu possa
ancora essere convinto che tua madre provi quest’amore folle
nei miei
confronti! – sospirò penosamente India.
- La conosco da diciannove anni,
purtroppo. E poi si capisce da come ha presentato la situazione:
è colpa mia se
ti distrai e non concludi niente. Senza contare come
l’ha spiegato a te
e come a me. – Sbuffò, quasi spezzando a
metà la matita con cui giocherellava
da dieci minuti. – Almeno per te è
servito… tu sei a posto, no? –
- Eh, ma tu non sei a posto. –
- Beh, dài, non è solo questo…
Mi scoccia il fatto che per mia madre la mia crescita mentale si sia
fermata a
dieci anni! – Pausa diriflessione.
- E se tu venissi lo stesso da
me? A un certo punto Stefania capirà, no? –
- No. – fu la secca risposta.
Seguì un’altra pausa di
silenzio. Poi sembrò che sulla testa di India si fosse
accesa una lampadina.
- Senti… tu ci vai mai in
officina da tuo padre? –
- A volte. – rispose
distrattamente Walter, esaminando le due metà della matita.
– Quando non ha
lavoro arretrato e se la svigna alla bottiglieria dei Cesaroni. Per non
lasciare l’officina incustodita… Il sabato, per lo
più. – Alzò lo sguardo e
corrugò la fronte. – Perché, che
c’entra? –
- No, stavo pensando… - mormorò
India in tono meditabondo. – Che, quando tuo padre
è lì… ma anche quando non
c’è… tu potresti andare là,
tanto Stefania penserà che non puoi lasciare
l’officina… E allora, quando tu sei là,
io vengo e ci arrangiamo come possiamo!
–
Per un attimo, il viso si Walter
s’illuminò, ma si rabbuiò subito dopo.
- Ma tu hai tutta la settimana
occupata. –
- L’officina è aperta anche
sabato e domenica? –
- Sì, tanto, per quello che fa
mio padre… -
- E allora io vengo sabato e
domenica pomeriggio! – concluse allegramente la ragazza.
- Ma così non avrai neanche un
giorno di libertà… - obiettò Walter
con aria colpevole.
- Avrò la domenica mattina. –
disse India con noncuranza. – E poi, beh… Non
è che dobbiamo studiare tutto
il tempo… - Walter rise e lei stessa si stupì di
quello che aveva appena detto.
- Sei un angelo! Anzi, un
cioccolatino con le ali e l’aureola. – Walter
l’abbracciò in vita e le posò un
bacio all’angolo della bocca.
- Dài, Walter… - mormorò lei,
cercando di allontanarlo senza troppa convinzione.
- Che ci posso fare se mi
stimoli? – India scoppiò a ridere.
- Ah, vuol dire che quando mi
baci senti l’impellente bisogno di scappare in bagno?
–
- La bimba sta diventando petulante…
-
- Allora, che mi dici? –
- E che te devo di’, che ti
adoro! –
- No, scemo, dicevo… per il
sabato e la domenica. –
- Ah. Per quello, va bene. Tanto
mia madre non ce va mai in officina. Se vuole trovare mio padre, va
direttamente in bottiglieria. – Si fece pensieroso.
– Scusa, lo so che non
c’entra niente, ma… come sta il cane? –
India ridacchiò.
- E’ già bello cresciuto.
Poverino, sta quasi sempre solo. Si chiama Bambù e
già lo amo alla follia. –
- Più di me? –
- Sei ridicolo! –
- Se te lo vuoi portare in
officina, fai pure, eh… -
- Scherzi? E’ già enorme. E poi
vedrò di accontentarmi della tua
compagnia. –
E così, il sabato successivo,
India, con non poca preoccupazione addosso, si preparava a raggiungere
l’officina
di Ezio Masetti. Secondo le indicazioni di Walter, era vicino alla
bottiglieria
Cesaroni, dunque non sarebbe dovuto essere troppo difficile
raggiungerla. Prima
di uscire di casa, fece una carezza sul testone nero di
Bambù e si augurò che
Ezio non fosse troppo invadente… Beh, insomma, che non si
lasciasse sfuggire
nulla con sua moglie.
Ma Walter era stato chiaro in
proposito. “Quello si fa i fatti suoi, manco sa dove
sta di casa.”
Dopo circa venti minuti di
strada, si trovò davanti a una saracinesca alzata per
metà. Prima ancora di
avere il tempo di dare un’occhiata all’insegna per
controllare che il posto
fosse giusto, l’inconfondibile sorriso di Walter fece
capolino di fronte a lei.
– Ben arrivata! –
- Oh, bene! Non ho sbagliato
strada! –
- Beh, papà è l’unico meccanico
nel raggio di… ahia! – Aveva fatto per alzare la
testa, ma il risultato fu una
sonora capocciata. India si infilò sotto la saracinesca ed
entrò nell’officina,
mentre Walter si massaggiava la testa con una smorfia di dolore.
– La prossima
volta… se non la apre del tutto… gliela sfascio!
–
- Sempre a lamentarsi, sempre a
lamentarsi… E’ proprio figlio de sua
madre… -
India si voltò verso l’uomo che
aveva pronunciato quelle parole: Ezio Masetti, con le mani sporche di
grasso e
la solita tuta da meccanico, stava armeggiando con dei fili
aggrovigliati nel
cofano di un’automobile.
- Ehm… Salve, signor Masetti. –
Ezio alzò gli occhi e la guardò come se fosse
piovuta dal cielo, prima di
sorridere e alzare la testa, andando a sbattere contro una mensola.
India
simulò un colpo di tosse per non scoppiare a ridere. Ezio si
strofinò una mano
sulla tuta per poi porgerla alla ragazza.
- Piacere, molto piacere, sono
Ezio. – Le strinse la mano con energia. Aveva più
l’aria di un attore comico
che di un meccanico.
- India. – Walter si schiarì la
voce per attirare la sua attenzione, poi si rivolse al padre.
- Ehm, papà, noi… beh, abbiamo
da fare. –
- In che senso? –
- Ci mettiamo in un angolo,
tranquilli tranquilli, non la disturberemo. – si
affrettò ad aggiungere India,
facendosi scivolare giù dalle spalle lo zaino che si era
portata dietro.
- Ah. Beh… sì, certo, fate pure.
– L’officina era abbastanza spaziosa, e i due
ragazzi si sistemarono
comodamente in fondo. Walter si sporse verso India, con un sorrisetto
malizioso
sulle labbra.
- Hai fatto colpo! –
- Ma che dici? Stupido… -
- Ti sta ancora guardando! Da
chi credi che io abbia ereditato il mio buon gusto? – India
gli tirò una
gomitata, soffocando un’altra risata. Dopo neanche dieci
minuti, sentirono la voce
di Ezio alle loro spalle.
- Ehm… Walter, io c’avrei da
fare alcune commissioni… che, ce stai te, qua, con la tua
amica? – Walter alzò
gli occhi al cielo.
- Sì, sì, vai… - Ezio si
pulì in
fretta le mani con uno straccio e un attimo dopo era già
uscito. Walter alzò le
spalle in segno di scusa. – Te l’avevo detto.
Vabbè, almeno siamo soli, per una
volta. –
India non poté che dargli
ragione. Continuarono così per un paio di settimane, che
bastarono per far
sentire India di nuovo allegra.
Anche Marco se ne accorse, ma la
prese alla lontana.
- Tu e Walter non vi vedete più?
– India era talmente contenta di avere di nuovo qualche ora
da passare da sola
con Walter, e di vedere da subito i risultati della sua decisione, che
non fece
neanche caso alle parole che rivolse a Marco.
- Momentaneamente no. – Dovette
trattenersi dal ridere per la bugia che aveva appena detto, ma in
fondo, che
importava? Voleva divertirsi a vedere le reazioni di Marco.
- Ah, capisco. Beh, si era… si
era capito, ultimamente. –
- Cosa si era capito? –
- Che non… vi vedete, ecco. –
- Oh, beh, sono periodi. –
Soffocò un’altra risata al pensiero di come Marco
avrebbe interpretato le sue
parole. Anche lui parve trattenersi, ma India non capì da
cosa.
- Sì, immagino di sì. – Si
passò
una mano tra i capelli scuri, spostando lo sguardo altrove. –
Però ti vedo
bene. –
- Certo. Sto benissimo. - Perché
non c’è una parola di vero in quello che ti ho
detto!
La domenica dopo, Walter si
scompisciava dalle risate al racconto di India su quella breve
conversazione.
- Quello è nelle nuvole! Davvero
gli hai detto così? –
- Guarda, mi sentivo talmente
contenta, così in pace, che non me ne importava niente!
–
- Tu però sei cattiva, eh! –
- Ma che cattiva… Solo, non
faccio più caso a quello che dico. – Walter
l’attirò a sé per baciarla.
- Visto che effetto
straordinario che ho sulle donne? –
- Su quante “donne” hai testato
quest’effetto straordinario, sentiamo? – lo
schernì lei, fingendosi offesa.
- Boh… un numero imprecisato. –
rispose Walter con aria altezzosa.
- E dài, Casanova, ora sono
curiosa! Avanti, quante ragazze hai avuto prima di me? –
- E’ meglio per il tuo giovane
cuore che tu non lo sappia, potresti subire uno shock e io non me la
sentirei
di addossarmi questa responsabilità. – India
sorrise implorante.
- Giuro che non me la prendo.
Dài… -
- Nessuna. – Questa volta, India
non si trattenne e scoppiò a ridere.
- Sì, certo, raccontala a
qualcun altro! Guarda che non è così che mi
terrai buona. –
- Te l’avevo detto che sarebbe
stato uno shock. – Lei gli sorrise, giocherellando con i suoi
capelli.
- E’ la verità? –
- Beh, l’anno scorso c’avevo una
cottarella per Eva, e siamo stati insieme due giorni. –
- Però! –
- …Più che altro perché appena
lei cercava di dirmi che per lei non stavamo insieme, io me la svignavo
e le
impedivo di dire altro! – Le cinse la vita con un braccio e,
sorridendo, si
avvicinò alle sue labbra. – Non ho mai trovato un
cioccolatino buono come te! –
- Bugiardo e calunniatore… -
bisbigliò lei ridacchiando, prima di accostare il viso a
quello di Walter e
sfiorare la sua bocca con un lieve bacio.
- Se ti vedesse ora la brava
professoressa Masetti, sai che colpo basso! –
- Probabilmente mi porterebbe
tutti i voti a sotto zero, senza possibilità di replica!
–
- Mm… Finché non ci ripensa e
non lo fa pure con me… -
- Tu cerca di tenerti al passo…
-
- E tu cerca di venire più
spesso, parlare di meno e farti baciare di più! –
concluse Walter con una
risata, mettendo subito in pratica l’ultimo comando.