Serie TV > Il mondo di Patty
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Autore: cybilbennett    02/10/2013    1 recensioni
{'Profeta illudi l'uomo un'ultima volta, dimmi che qualcosa cambierà.'
-Chiara, il futuro che sarà.}
Fanfiction ambientata cinque anni dopo la fine della seconda stagione: la vita di Antonella è completamente cambiata, così come quella della sua famiglia e dei suoi amici. Riuscirà ad avere la forza di alzare la testa e ribellarsi al suo crudele destino?
BrunoxAntonella, con accenni di PattyxMatias e CarmenxLeandro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Antonella Lamas Bernardi, Bianca Bernardi, Bruno Molina, Patricia Díaz Rivarola, Un po' tutti | Coppie: Antonella/Bruno, Carmen/Leandro, Matias/Patricia
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 01.
 
'Ritorni'


 

 
Camminavo per il vialetto che conduceva a casa mia tutta raggomitolata nel mio cappotto, era estate ma quel giorno aveva piovuto incessantemente. Era una zona alla periferia di Buenos Aires, avevamo un piccolo appartamento, certamente non aveva nulla a che vedere con la villa nella quale vivevamo fino ad due anni fa, ma almeno avevamo un tetto sopra alla testa: una cucina, un bagno, due camere e un soggiorno, non era certo il palazzo reale ma poteva andare bene.
Se solo potevo immaginare, nel fiore della mia carriera, che sarei finita a vivere così probabilmente ci avrei riso sopra, ma solo ora mi rendo conto di quanto possa essere dura la vita.
Chiusi l’ombrello e aprii il portone del condominio, salii tre rampe di scale e mi trovai davanti al portoncino di casa mia. Sul campanello era scritto ‘famiglia Lamas Bernardi’ ed un cuoricino disegnato dalla mia bambina era attaccato con una striscia di scotch sulla porta. Infilai la chiave nella toppa e aprii la porta.
“Sono a casa!” Urlai, infilando l’ombrello nel porta ombrelli. La mia piccola Ayelèn mi venne incontro correndo per abbracciarmi. Era bellissima. Aveva gli occhi verdi di Nicolas e i miei lineamenti: le stesse labbra carnose, lo stesso taglio di occhi ed anche gli stessi capelli, castani come i miei: era divina.
“Mamma, mamma! Lo sai che ho fatto un puzzle oggi?” Mi disse con l’entusiasmo che tutti i bambini avevano nei confronti delle cose nuove.
“Bravissima amore mio!” Le dissi io, dandole un bacio sulla fronte.
“La nonna mi ha aiutato.” Mia madre era poggiata sullo stipite dell’arco che collegava il salotto alla cucina: aveva i capelli che le ricadevano scomposti sulle spalle ed era avvolta in una vestaglia azzurra.
“Ti ha cercato tutto il pomeriggio.” Mormorò, rivolgendosi a me. “Non la smetteva di piangere e così ho dovuto trovare un modo per azzittirla.”
Io le sorrisi. “Grazie mille mamma.”
Lei mi fece un cenno con la testa e se ne tornò in cucina, a finire di preparare la cena.
Dopo cena giocai un po’ con la mia piccola Ayelèn, prima di metterla a letto, mentre mia madre guardava la tv sorseggiandosi un bicchiere di Brandy.
“Si è addormentata.” Sussurrai, chiudendo la porta della camera nella quale dormivamo io e Ay e sedendomi vicino a mia mamma.
“Lo credo bene, sarà stata stanchissima.. oggi era iperattiva.” Rispose lei secca, bevendo l’ultimo goccio del suo Brandy.
“Ti ringrazio per tutto quello che fai per lei..” Le dissi, abbassando lo sguardo, come fossi colpevole.
“Non devi ringraziarmi. E’ mia nipote, sono stata io a convincerti a tenerla, in un certo senso sono stata io a volerla.” Mi rispose, accendendosi una sigaretta e buttando il pacchetto sul tavolino da caffè di fronte al divano.
Io annuii, prima di essere attratta da una notizia che stavano dando in tv in quel momento.
“Il grande ritorno di Patty a Buenos Aires.”
Appena sentite quelle parole mi venne un nodo alla gola, presi il telecomando e alzai il volume.
“La nuova stella del pop tornerà nella sua città natale dopo aver vissuto per qualche anno negli Stati Uniti, a Los Angeles. Ha dichiarato di sentire la mancanza della sua Argentina, dei suoi amici e delle persone che l’hanno supportata da sempre. In questo momento alcuni paparazzi l’hanno fotografata in aeroporto, assieme alla sua famiglia. Il suo ritorno in Argentina non è casuale, anche perché fra pochi giorni uscirà il suo nuovo singolo e ha deciso di fare la presentazione proprio nel giardino della sua villa, organizzando un meraviglioso party.” Gracchiò la voce della giornalista.
Mi ribollì il sangue dalla testa ai piedi, strinsi i pugni, fino a far diventare le nocche bianche. Perché lei si e io no?
“Il papero patagonico se ne torna in patria assieme a quell’asina di sua madre, che meravigliosa notizia.” Sbuffò mia mamma, aspirando avidamente dalla sigaretta.
“Già.” Grugnii io. “E immaginati le feste che ci saranno al suo ritorno.”
“Ancora non sopporti il fatto che lei ti abbia rubato il successo, non è vero?” Mi guardò con apprensione, cosa che ultimamente non faceva mai.
Annuii, buttandomi a peso morto sullo schienale della poltrona.
Fece un altro tiro dalla sigaretta, poi la poggiò sul posacenere e mi abbracciò dolcemente. “Mi dispiace, mi dispiace.” Disse fra le lacrime.
Io rimasi sorpresa da quel gesto, ma poi ricambiai il suo abbraccio. “Perché? Di cosa dovresti dispiacerti?”
“Perché sono stata una madre orribile, non mi sono mai resa conto di quanto fosse importante per te la tua carriera, ho solamente cercato di arricchirmi e diventare popolare usandoti, io non merito tutte queste attenzioni da te.”
Mi staccai dall’abbraccio, sorridendogli. “Non dirlo nemmeno per scherzo, abbiamo commesso tanti sbagli nella nostra vita, entrambe, e forse è così che dovremmo scontarli.”
Lei abbassò lo sguardo, prese la sigaretta, fece un altro tiro e poi la spense, gettandola nuovamente nel posacenere.
“Io vado a letto.” Disse con voce piatta, dirigendosi verso la sua camera.
Scossi la testa, sorridendo. Mi aveva veramente stupido conoscere il lato umano di mia madre. Non riuscivo a capire perché con le altre persone si mostrava così stupida e superficiale, quando in realtà era fragile come una rosa appena sbocciata. Forse era per la depressione, forse perché anche io stavo diventando più umana, ma mi ero resa conto di non poter vivere senza mia mamma, e di esserle profondamente legata, cosa che invece non ero con mio padre, quel fedifrago.
Mi alzai e mi diressi in cucina, riempii un bicchiere d’acqua e presi una scatolina di metallo, poi mi diressi in camera di mia mamma, che stava leggendo, sdraiata sul letto.
“Hai dimenticato di prendere gli antidepressivi.” Le dissi, con tono apprensivo, porgendogli la scatolina con dentro le pillole e il bicchiere d’acqua.
“Come se servissero a qualcosa” Sussurrò lei a denti stretti, poi ingoiò una pillola e bevve l’acqua, poggiando la scatolina sul comodino.
“Buonanotte mamma.”
“Buonanotte Anto.”
 
 
 
La sveglia suonò alle sei di mattina, allungai il braccio sul mio comodino per spegnerla, cosicché non svegliasse Ayelèn che dormiva accanto a me.
Mi alzai e, dopo una doccia ed una tazza di caffè mi diressi a lavoro, lasciando la mia bambina e mia madre che dormivano beate.
La clinica nella quale lavoravo era piuttosto lontana dalla zona in cui abitavo, diciamo anzi che era nella parte opposta della città, nel ‘quartiere ricco’ ed era,  guarda caso, la clinica che fino a pochi anni fa dirigeva Leandro.
Timbrai il cartellino e mi misi subito al lavoro, andando a pulire lo studio del direttore, sicura che ancora non fosse arrivato.
Aprii la porta senza nemmeno bussare e, con mia grande sorpresa vidi il direttore intento a conversare con un uomo: alto, con le spalle larghe e proporzionate ed i capelli scuri, del quale però non vedevo il volto, dato che era di spalle.
“Mi scusi..” Balbettai io.
“Non si preoccupi signorina, ha ragione, avrei dovuto avvisarla di pulire per ultimo il mio studio.. mi dispiace.” Grazie a dio il direttore della clinica era un uomo perbene. “Anzi, colgo l’occasione per presentarle il mio futuro sostituto, colonna portante di questa clinica, il dottor Diaz Rivarola.”
Al sentire quel nome per poco non svenni.
Leandro si girò, e per poco non svenne anche lui.
“Antonella?!” Chiese stupito.
“Voi due vi conoscete?!” Chiese, altrettanto stupito, il direttore.
“Si, lei è la figlia della mia ex moglie.”
“Ah, capisco.”
“Antonella ma che ci fai qui, con quello scopettone in mano?”
Avrei voluto sbattergli in faccia tutto quello che pensavo di lui e della sua famiglia, ma mi trattenni, limitandomi ad un semplice:”Se vuoi proprio sapere qualcosa ci vediamo a mezzogiorno e mezza al bar qui di fronte, ma sappi che non potrò offrirti nemmeno un caffè, sono al verde.” Sorrisi ironica, gustandomi la perplessità che questa mia ultima frase aveva suscitato in lui.
Leandro annuì. “A dopo, Antonella.”
 
 
 
 


Angolo Autrice.

Ecco il secondo capitolo. L’ho ricontrollato stasera e, contro le mie aspettative, sono riuscita a pubblicarlo.  :3
Ho ricevuto solamente una recensione çwç perché siete così cattivi che leggete e non recensite? Mh, facciamo così, a chi recensirà offrirò una fetta del mio insuperabile ciambellone al cioccolato, vi piace come idea?
Allora, innanzitutto vorrei dire che le immagini al capo della pagina sono fatte da me, da mia, da migo, si insomma, avete capito no? Mi ci scervello per farle con il mio adorato Photoshop e mi irriterebbe moltissimo se le prendessero e.e ecco, volevo solo ricordare questo.
Comunque, ecco con il primo capitolo, ancora forse un pochino introduttivo, diciamo che la storia vera e propria inizierà dal prossimo.
Un beso a todos!
Ah, grazie a tutti i lettori ed a EvangelineMalfoy che mi segue sempre e recensisce sempre ( è stata l’unica a recensire, quindi, doppio applauso!) 
  
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