I Charles non sono fatti per capire.
I Charles plasmano: realtà, persone, perfino la verità, come se fosse un blocco di creta che levigano coi pollici.
I Charles costruiscono muri di certezze dietro cui si barricano, e affreschi di scuse con cui si confortano.
I Charles si specchiano in se stessi e come Narcisi affogano nell'autostima, totalmente incapaci di percepire altro suono che non sia quello della loro voce.
I Charles fingono di perdonare dall'alto dei loro pulpiti di porpora e oro, e spacciano i loro difetti per vezzi.
I Charles si sacrificano senza capire il valore del sacrificio, e quando sbattono contro il vetro della Conseguenza come rondini inesperte non sanno più rialzarsi in volo.
Per questo gli Erik li abbandonano e ridono di un'autosufficienza che in loro è stata iniettata a caldo nelle vene.
Gli Erik si rifiutano di perdonare, perché rispettano l'odio e sanno che non ammette bugie.
Gli Erik soffrono, ma i Charles non sono fatti per capirli: la loro memoria è strozzata dall'ipocrisia.