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Autore: La Matta    03/10/2013    1 recensioni
Terra, anno 2186. Mentre i Razziatori assediano la Terra, qualcuno invia strane mail che sembrano in grado di anticipare i loro attacchi. E’ un nemico? Un folle? Un alleato? Nessuno lo sa.
Intanto, nello spazio, Konstantin Shepard è alle prese con le ultime fasi della guerra - ai Razziatori, ma anche a Cerberus - e col presentimento che la fine ormai è vicina, in un modo o nell’altro.
Ma sarà un finale…. diverso. Perché, oltre a Distruzione, Sintesi e Controllo… c’è una quarta scelta.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Konstantin Shepard'
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la quarta scelta 11

Capitolo Tredicesimo

Per amore

 

Dalla sua stanza, Emeirin sente dagli altoparlanti la voce dell’Ammiraglio Hackett.

E’ salito sulla Normandy per illustrare il piano d’attacco e per dare l’ultimo incoraggiamento alle truppe.

E così, la battaglia finale ha inizio.

Quando sente l’ufficiale dare l’ordine, Emeirin sente un lungo brivido correrle lungo la schiena.

“Perché hai voluto schierarti contro i tuoi fratelli?”

- Non mi sono schierata con nessuno. Ho cercato di dare alle razze organiche la prospettiva più ampia. Paradossalmente, ho cercato di proteggere tutti. Loro e anche i miei fratelli.-

“I tuoi fratelli non necessitano di protezione”

- E se Shepard attiverà il Crucibolo? Sapete che è possibile.-

“E’ improbabile”

- Ma non impossibile. E se accadrà, lei distruggerà i miei fratelli.-

“Condannando le razze organiche alla guerra perpetua. Non solo le razze che conosce, ma tutte quelle che seguiranno, per le ere avvenire”

- Come potete essere così placidi?- si sente incredibilmente viva, mentre parla, sente ogni frammento del suo essere vibrare di una sensazione che è di dolore e di amarezza - Perderete ciò che avete creato o ciò che vi eravate ripromessi di preservare.-

“Questo perché tu hai fallito”

- Ho tentato.- geme, accasciandosi a terra. Sente la testa che le esplode, eppure, dietro ai suoi pensieri, inizia a percepire il richiamo della sua razza, lo strano canto dei suoi fratelli Razziatori. Si sente chiamare, si sente tentata di ritornare sui propri passi, di chiedere perdono per la sua ribellione.

Gli organici non l’hanno capita. Nemmeno lei, nemmeno la bambina che ha cresciuto, nessuno.

- Se vi ho delusi - ringhia - allora perché continuate a parlarmi?-

“Perché sei ancora il nostro miglior strumento per sconfiggere l’IA ribelle. Il tuo predecessore. Il creatore dei Razziatori, che li ha plasmati dall’agonia della nostra razza.”

- L’Araldo.-

“No, non l’Araldo. Il nostro Strumento esisteva prima di lui. L’Araldo è solo un’emanazione della sua volontà, rimasto a guidare i Razziatori e a perpetuare il suo imperativo.”

- Siete stati voi stessi a dire che ho fallito.- Emeirin sente la stanchezza dell’eternità gravarle sulle spalle e, per un secondo, si trova ad anelare una fine, un risposo definitivo che probabilmente non conoscerà mai.

Rimane ferma, attendendo una risposta che sa che non giungerà.

Sa che i suoi Creatori taceranno, d’ora in avanti.

Sa che l’hanno creata per essere la speranza, per spezzare il ciclo, per trovare una soluzione migliore.

Li ama, li odia, li disprezza e li onora in un unico, eterno istante.

 

La Normandy si sta dirigendo verso la Terra. Ormai lo scontro è prossimo, la fine vicina.

Javik è di fronte al frammento di memoria. Adesso, oppure mai più.

Assieme a Shepard, ha rivisto la sua vita durante la guerra, ha rivisto il suo equipaggio, i suoi amici… la sua nave. Ha rivisto il suo equipaggio trasformato. Ha rivisto i suoi amici come servi dei Razziatori. Infine, ha rivisto sé stesso uccidere coloro a cui più teneva, ha visto il loro sangue macchiargli le mani. Ha visto tutto e,

a fatica, ha accettato di sentirsi di nuovo vivo, esposto, piegato dal dolore.

In quel manufatto c’è una sola cosa, che desidera rivedere.

Allunga una mano e sfiora la superficie del frammento.

Un’immagine balena nella sua memoria.

Una voce. La sua voce.

- Per l’Impero.-

Parla. Non urla. Non stanno combattendo, non ancora.

Pesanti tonfi alle loro spalle.

- Non solo per l’Impero.- risponde una voce femminile - Anche per noi.- mani che toccano le sue - è stato bello combattere al tuo fianco, capitano Javik.-

Passi che si allontanano. I tonfi diventano più forti.

Sbatte le palpebre, ritraendosi dal manufatto.

Ora ricorda.

 

Una prothean entra nella stanza. Ha l’armatura imbrattata di sangue nerastro, corrotto.

Controlla la porta, mentre il suo factotum emana una leggera luminescenza bianca.

- Il rifugio è sicuro. Dovrebbe reggere per qualche giorno.- sentenzia.

Si appoggia alla parete, lasciando cadere il fucile a pompa con un sospiro.

Javik solleva lo sguardo dalla propria arma, per guardare la giovane.

Sono settimane che combattono insieme, spostandosi da un rifugio all’altro per cercare i superstiti, per radunare un’ultima resistenza. Questi, gli ordini.

Gli ordini sono tutto quello che conta.

Ma non ha mai visto Rudra tanto spossata, con gli occhi tanto spenti.

Non l’ha mai vista lasciar cadere l’arma.

- Capitano.- lo saluta la prothean, andando a sedersi accanto a lui - ho grosse novità.-

- Novità?- indaga Javik - Di quelle buone o di quelle cattive?-

Rudra sorride, scuotendo la testa:- di quelle a metà. Sono riuscita a rintracciare un’altra squadra. Sono arroccati in un bunker poco lontano da qui.-

Con gesti lenti, impacciati dalla stanchezza, estrae un piccolo oggetto sferico.

- Ho un messaggio per te, da Victory. I nostri ordini sono cambiati.-

Javik prende in mano l’oggetto, che si illumina, trasmettendogli il messaggio.

Deve tornare indietro.

Deve raggiungere il bunker assieme ai soldati che è riuscito a rintracciare.

Deve attendere il comando di Victory e intanto preparare le capsule di stasi.

Rudra sorride e stavolta c’è un po’ di luce, sul suo volto.

- Ricostruirai l’Impero, capitano. Sarà magnifico.- i suoi occhi s’incupiscono - Mi piacerebbe poterlo vedere.- sospira.

- Perché dici così?- Javik appoggia la sferetta e prende le mani della prothean nelle proprie.

Non appena la tocca, lei gli trasmette il suo stato d’animo.

Non ha paura. E la malinconia è stata spazzata via da una grande fierezza, dall’orgoglio di chi sa di aver fatto tutto il necessario, per salvare il suo popolo.

Rudra attende per qualche istante, poi si stringe nelle spalle.

- Te l’ho detto, capitano. I miei ordini sono diversi. Io e la mia squadra vi copriremo le spalle. Proteggeremo il bunker finché le capsule non saranno pronte. Fino al comando di Victory.-

Javik tace, guardando negli occhi la guerriera.

E’ come lui, è nata e cresciuta fra le macerie del suo mondo.

Tiene ancora le sue mani nelle proprie, sentendo il delicato calore della sua presenza.

- Per l’Impero.- dice poi, in un roco sussurro

- Non solo per l’Impero.- lo corregge Rudra, aumentando la stretta - Anche per noi. E’ stato bello combattere con te, capitano Javik.-

Lo guarda negli occhi, con quel sorriso triste e fiero, stanco e ostinato, poi si alza in piedi e si allontana, per affrontare il destino che l’Impero ha scelto per lei.

E lui si chiede se non fossero in guerra, se non fosse la fine dell’Impero, se tutto fosse diverso, si domanda se Rudra si volterebbe e tornerebbe indietro, per passare la notte con lui, per allontanare per qualche ora l’eterno dolore della disfatta.

E’ una domanda destinata a rimanere senza risposta.

 

Quando la Terra appare sugli schermi, sembra ancora bellissima.

Il suo quieto splendore è stato deturpato dai Razziatori, eppure ancora brilla, ancora palpita.

Emeirin lo guarda da quella stanza che è divenuta la sua cella, dove due marines armati si illudono di poterla fermare, nel caso lei volesse uscire.

Eppure, lei non vuole uscire.

Non vuole lottare, non vuole unirsi alla battaglia. Non ha mai voluto la guerra.

Ha sempre amato l’ordine, l’obbedienza, la pace.

E anche quando l’Araldo ha cancellato la sua programmazione originaria, non ha mai provato soddisfazione nel seguire i suoi comandi, nel contribuire alla mietitura.

Eppure… come vorrebbe riuscire a convincere Shepard.

Per la prima volta il suo è vero desiderio, non una reazione simulata, non un’eco metallica, non una priorità selezionata in base ai suoi risultati. E’ vero desiderio, caldo, palpitante, doloroso, rovente.

Sa che è possibile insegnare ai Razziatori una nuova via - una via più forte - e trovare un modo per convivere in armonia, nell’universo, come i Leviatani avrebbero voluto.

Come chiunque vorrebbe.

Ma Shepard non si è lasciata convincere, quando hanno parlato. E non è più tornata, per parlare ancora.

Emeirin si è quasi rassegnata, ha quasi accettato di aver perso la sua occasione, quando sente i marines di guardia spostarsi e il pannello della porta cambiare colore e diventare verde.

- Ciao, piccola.- saluta, mentre la comandante richiude la porta alle proprie spalle.

- Parlami del tuo piano.-

 

- Parlami del tuo piano.-

Non appena sente la propria voce pronunciare la richiesta, Konstantin Shepard si rende conto di aver oltrepassato il punto di non ritorno.

Di non poter più fingere di non desiderare con tutto il cuore di poterle credere, di poter scegliere la sua opzione, invece del folle piano che Hackett le ha appena illustrato.

- Come mai questo repentino cambio d’idea?- domanda Emeirin, con quel sorriso malinconico, rassegnato

- Non ha importanza.- ribatte, ruvida - vuoi parlarmene oppure no?-

- Naturalmente.-

Emeirin le fa cenno di sedersi, ma Konstantin scuote la testa.

Non le parlerà come una persona civile, non permetterà a sé stessa nemmeno per un istante di dimenticare con chi ha a che fare.

- Prima di tutto, devi sapere una cosa. Se vuoi avere una possibilità, devi fidarti di me.-

Shepard incrocia le braccia davanti al petto:- E’ proprio questo il problema.-

- Se non intendi fidarti di me, è inutile parlarne. Torna dal tuo equipaggio, congedati da coloro che ami.-

- Perché?-

- Perché avrai bisogno di me, per completare il piano.-

- Lascia che sia io a decidere. Parla.-

Emeirin sospira, accarezzandosi i capelli. Ha ancora quel profumo delicato, che ricorda il glicine.

- Se raggiungi il Crucibolo - spiega - puoi usare la sua energia per cancellare l’imperativo che domina i Razziatori. Spezzerai il controllo che la prima IA ha su di loro. Ma se sarai da sola, nulla impedirà all’IA o all’Araldo di imporre di nuovo il proprio comando.-

- E se tu fossi con me?-

- Potrei mostrare loro un’altra via.-

- Quindi… ne prenderesti il controllo. E’ questo, che vuoi dirmi?-

- No.- Emeirin scuote la testa - questo non è il mio desiderio.-

- Ma è quello che accadrebbe.-

- Forse.-

- Maledizione, parla chiaramente, per una volta nella tua vita!- esclama Shepard, esasperata.

Emeirin rimane in silenzio per qualche momento, le lunghe mani posate elegantemente una sull’altra.

- Io mostrerò ai Razziatori la mia strada. Se vorranno seguirmi, sarà solo una loro scelta.-

- E come sai che non t’ignoreranno?-

- Non lo so.- ammette Emeirin, sorridendo candidamente - Ma sono millenni che seguono la prima IA, lo Strumento dei Leviatani, eppure la guerra prosegue. Non se ne rendono conto, perché per tutta l’eternità hanno seguito lo stesso cammino, lo stesso percorso segnato. Ma se tu li liberi da quest’inibizione, da questo controllo imposto… allora saranno liberi di scegliere. Allora… capiranno.-

Konstantin Shepard tace mentre, senza che lei se ne accorga, le sue mani s’intrecciano una all’altra e cominciano a torcersi a vicenda, in una lotta nervosa, in un gesto istintivo.

Sa di star commettendo uno sbaglio.

Sa che dare spazio alla speranza è l’errore più grosso che lei possa commettere, giunta a quel punto.

Ma sa di voler lottare, per sé stessa, per la vita, per pretendere qualcosa di più concreto dell’eterna gratitudine della galassia.

Sa che, anche se lui non lo dice, Thane ha paura di perderla.

Sa che possono parlare dell’Oceano anche tutta la notte, e di come si ritroveranno dall’altra parte, eppure c’è sempre quel velo d’incertezza, quel sentore di paura. Il dubbio angoscioso che, forse, è tutto sbagliato, tutto un’illusione. Il terrore che, dopo la morte, semplicemente non ci sia niente.

Nessun Oceano, nessuna pace, nessuna spiaggia su cui rivedersi e tenersi per mano.

Shepard deglutisce, sentendo la gola improvvisamente secca.

Sta succedendo tutto così in fretta. E’ arrivata la fine del mondo e lei ancora non è pronta.

- Emeirin…- mormora, pronunciando per la prima volta il suo nome senza rabbia o amarezza -… come posso fidarmi di te?-

- Che ragione avrei di mentirti? Se fossi dalla parte dei Razziatori, pensi che mi sarebbe servito un piano tanto articolato? Pensi che non siano già abbastanza in vantaggio, senza bisogno di ulteriori aiuti?- la donna risponde con grande calma, ma i suoi occhi violetti risplendono di quella luce ultraterrena, splendida e spaventosa, come il dirompere dell’alba.

- Mi hai spiegato i risultati che vorresti ottenere - riprende Shepard, cercando di apparire sicura e disinvolta - ora spiegami come pensi di ottenerli.-

- Quando raggiungerai il Crucibolo - vedendo l’espressione di Konstantin, s’interrompe e le sorride dolcemente - e, piccola mia, sappiamo entrambe che lo raggiungerai, in un modo o nell’altro ti troverai lì dove il tuo destino si compirà… quando raggiungerai il Crucibolo, inserirai un dispositivo nella fonte d’energia… nel catalizzatore. Non so spiegarti come, ma io lo saprò. E, lentamente, uno dopo l’altro, inizierò a prendere il controllo sui miei fratelli, a liberarli dal rigore dello Strumento. Sarà una battaglia estenuante, ma so che, alla fine, loro comprenderanno. Credimi, piccola, non vogliono la distruzione più di quanto non la vogliamo noi. Vogliono preservare la vita, non devastarla.-

Konstantin prende un respiro profondo poi chiude gli occhi e si lascia guidare dall’istinto.

Dall’istinto che l’ha sempre riportata a casa sana e salva.

Dall’istinto che le ha permesso di salvare tante vite.

Dall’istinto che le dice quando sporgersi dalla copertura e quante volte fare fuoco, prima di fermarsi.

In un solo istante, rivedere Controllo e Distruzione, rivede Thane che la bacia sulle labbra, risente la voce calda di Anderson, le battute ostili di Kai Leng.

In un singolo, unico battito di ciglia, Konstantin Shepard prende la più grande decisione della sua vita.

- Facciamolo.-

 

 

 

 

La Coda!

Allora, che dire di questo capitolo?

Boh, niente, spero che Shep non sia parsa troppo lunatica. Ho cercato di rendere il conflitto interiore ma la mia paura è che sia venuto fuori una specie di insensato flusso di coscienza. Vabbé, ormai quello che fatto è fatto, il capitolo è postato e la decisione è presa. Sarà quella giusta?

Bah. Boh. Chi lo sa?

(Vabbè, forse io lo so, ma io non conto)

 

Alla prossima!

- La Matta -

  
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