Salvo
« Dove sono? » Non era del tutto certo di aver
pronunciato quelle parole; probabilmente le aveva appena sussurrate, se non
pensate e basta. Hook cominciò ad aprire gli occhi, molto lentamente. Aveva la
vista appannata e sentiva fitte di dolore pervadergli gran parte del corpo.
Accanto a lui sentiva una fonte di calore, ma non riusciva a distinguerla.
« Sono morto? » mormorò non appena la vista gli si
fece più chiara. Era troppo debole per alzarsi…si sentiva a malapena in grado
di respirare, ma riuscì a muovere il capo quanto bastava per osservare
l’ambiente a lui circostante. Non ci volle molto perché notasse un fuoco che
scoppiettava in un caminetto di pietra poco distante da lui. Presto riconobbe
la pietra nera come la pece su cui era disteso e di cui erano fatte le pareti
della stanza in cui si trovava. Era nel Castello Nero. In realtà, quella
bizzarra costruzione non era esattamente un castello, ma piuttosto una rocca
piuttosto malridotta che, all’origine dei tempi, doveva essere stata una dimora
di elfi. Il tempo aveva corroso le pareti e consumato gli affreschi che un
tempo dovevano aver decorato i soffitti, ma nonostante ciò, per Hook era sempre
stato un ottimo covo, nonché una discreta residenza estiva nei brevi momenti di
pace con Pan.
Dunque non era morto. Era nel Suo castello. Questa
scoperta lo rassicurò leggermente, perché gli faceva credere di non essere in
pericolo, ma restava il problema di come vi fosse arrivato.
Improvvisamente, udì dei passi leggeri ma decisi
avvicinarsi, così, per prudenza, decise di fingere di essere ancora privo di
conoscenza. Colui che era appena arrivato passò accanto all’uomo disteso e
indugiò appena un momento accanto a lui, poi si allontanò. Allora Hook aprì
nuovamente gli occhi e getto uno sguardo alla figura, che si trovava in una
stanzetta adiacente al salone dove si trovava lui. Vide la figura mentre
sembrava in atto di cercare qualcosa. Non appena la distinse, la sua fronte si
corrugò: a pochi metri da lui si trovava la creatura più bella che avesse mai
visto. Era una donna, ma dirla umana non sarebbe stato esatto a prima vista.
Sembrava il risultato della perfetta combinazione tra una fata ed un essere
umano. Non era molto alta, ma era difficile per Hook dirlo vista la sua
posizione, ma era perfetta nella sua struttura. Era snella e flessuosa, dalle
forme modellate alla perfezione; aveva la pelle chiarissima, che a contrasto
con l’oscurità e il materiale cupo di cui era fatto il castello, sembrava così
luminosa da emanare una luce propria. Aveva il volto di un angelo, dall’ovale
perfetto, anche se sfinato in direzione del mento, incorniciato da una gran
massa di capelli castano scuro ondulati e lunghi fino alla vita. Appena si fu
fatta più vicina, il pirata notò che aveva due grandi occhi marroni, con ciglia
lunghe e sopracciglia dall’arco perfetto anche se non molto sottile, e una
bocca meravigliosa, dalla labbra piene e morbide. Il naso era lungo e diritto,
dal profilo che aveva qualcosa di severo, e dava l’idea che la donna possedesse
un certo caratterino.
A contrasto con la natura eterea e luminosa del suo
corpo, che pure aveva prevalenza di coloro scuri, c’erano i suoi abiti.
Indossava un paio di pantaloni neri aderenti infilati in un paio di stivali da
amazzone in pelle ugualmente nera. Il suo splendido busto era fasciato da un
corsetto di pelle viola torchiato su una camicia sempre nera. Hook rimase
stupito dal suo abbigliamento. Le donna che aveva conosciuto erano sempre state
di soli tre tipi: donne di malaffare, succinte e provocanti, grandi dame, eleganti
e delicate come fiori troppo fragili, o piratasse, sporche e mascoline. Quella
creatura non sembrava essere nessuna delle tre. C’era qualcosa della dama in
lei, vista la sua bellezza e il suo portamento altero e deciso, ma sembrava
anche una donna abituata ad affrontare le avversità. Il cuore del pirata
palpitò per un attimo, ed egli se ne sorprese, anche se non diede al fatto
molta importanza in quel momento.
Dopo averla osservata per ancora alcuni istanti, Hook
richiuse gli occhi e fece due profondi respiri. Un attimo dopo sussultò: si era
appena reso conto di essere stato spogliato ella sua camicia e fasciato sul
petto, dove evidentemente aveva riportato una brutta ferita. Fece per toccarsi
il petto e si accorse allora di un fatto ancora più strano: il suo uncino era
scomparso e con esso l’apparecchio con cui lo fissava al braccio a coprire il
suo moncherino. Sentì un potente moto di rabbia invaderlo, ma dovette
trattenersi perché la donna, o meglio la ragazza visto che non doveva avere più
di venti o ventidue anni, si stava nuovamente avvicinando. Il pirata si distese
e richiuse gli occhi, in attesa, mentre con la mano destra si preparava ad
attaccare. La ragazza si inginocchiò accanto a lui ed era sul punto di
avvicinarsi alla fasciatura sul petto di lui quando Hook, con uno scatto felino
che smentiva le sue condizioni precarie, prese per il collo la giovane e la
strinse in una morsa d’acciaio.
« Hai trenta secondi per dirmi chi sei! » le disse
sibilando con rabbia, il volto vicinissimo al suo, tanto da poter sentire il
profumo della sua pelle. La ragazza, seppure aveva sussultato nel momento in
cui lui aveva reagito con tanta violenza, ora sembrava stranamente calma. I
suoi grandi occhi, così dolci nella forma, non lo erano nello sguardo, che
mandava cupi bagliori d’orgoglio ferito e furia.
« Posso dirti con più certezza chi sei tu, » rispose «
visto che hai attaccato la persona che ti ha salvato e che è anche
completamente disarmata e inferiore a te per forza fisica. ». Al pirata non
sfuggì l’insulto e per un momento rimase inerme, profondamente colpito dal
coraggio mostrato da quella giovane e dalla sua fierezza.
« Hai fegato, ragazza, ma non mettere alla prova la
mia pazienza, perché non sai chi hai salvato. ».
« So benissimo chi sei…. Hook » le parole di lei
suonarono come una frustata. Era splendida. Un ulteriore contrasto che
affascinava al primo sguardo era tra la dolcezza del suo aspetto e dalla
freddezza del suo essere. Poteva essere una dea, oppure un’amazzone forgiata
nell’argento puro. « Lasciami, e avrai le tue risposte. ».
Non era una supplica, né una richiesta. Era un vero e
proprio ordine. Rimasero per un attimo a fissarsi negli occhi come a misurare
uno la forza d’animo dell’altro. Alla fine, Hook la lasciò, ma continuò a
fissarla. Lei, da parte sua, guardò a sua volta quell’uomo crudele ,
dannatamente affascinante, con i ricci morbidi e più scuri dei suoi e gli occhi
di ghiaccio, chiarissimi e penetranti. Il pirata , anche ferito, aveva un
aspetto virile ed attraente, aspetto che gli era valso la compagnia intima di
numerose donne di malaffare, sebbene provassero ribrezzo per il suo braccio
mutilato.
« Chi sei? » ripetè.
La ragazza si alzò in piedi. Effettivamente non era
molto alta. « Non sono nessuno. Mi chiamo Arabelle e ho dovuto approfittare del
tuo castello per fuggire dai miei perseguitori. Questo è tutto. » Aveva una
voce veramente melodiosa, quando non era in collera.
« No che non è tutto » disse lui. « se sai chi sono,
perché mi hai salvato e curato? Non puoi non sapere che potrei ucciderti una
volta rimesso in salute. » Era una cosa azzardata da dire, vista la sua
situazione, ma Hook era sempre stato avventato, e amava il rischio più di ogni
altra cosa.
Improvvisamente lo sguardo di lei si spense. Era come
se qualcosa dentro di lei fosse morto in quel momento. « Io non lascio gli
uomini a morire. Se una volta guarito deciderai di ricompensarmi dandomi la
morte, e so perfettamente che ne saresti capace e anche felice, non mi
importerà. Forse te ne sarò persino grata. ». le sue parole turbarono il
pirata, che era abituato a donne piagnucolose ed inutili e, soprattutto, a
vittime che imploravano pietà prima di morire. Per un momento, il suo ghigno
malefico si attenuò.
« Ora che abbiamo chiarito che, almeno per il momento,
nessuno di noi sta per morire, devo cambiarti la fasciatura. » Disse Arabelle,
decisa. Si inginocchiò di nuovo accanto a Hook e lui, da parte sua, essendo
totalmente impreparato al carattere della giovane, non seppe che altro fare se
non sdraiarsi e consentirle di fare ciò che doveva. Con un tocco delicatissimo,
Arabelle tolse la vecchia fasciatura dal petto dell’uomo. Hook non potè
trattenere un fremito quando le dita di lei gli sfiorarono il taglio che si era
procurato, ma non si trattava di un fremito di dolore. Arabelle rimase per un
secondo appena a contemplare la corporatura robusta ma muscolosa del pirata.
Aveva il busto perfetto con i pettorali scolpiti e un unico gruppetto di radi
riccioli scuri al centro del petto. Lo osservò fino a percorrere con gli occhi la
linea dell’addome, che terminava nella riga di peluria che scompariva nei
pantaloni. Non c’era molto da dire: era chiaro ad entrambi, tacitamente, che si
ammiravano a vicenda. Lui era rimasto colpito dalla giovane bellezza così forte
e determinata che aveva di fronte, mentre lei non provava alcun timore nei
confronti dell’uomo affascinate e crudele dai tratti raffinati che stava
disteso davanti a lei.
Arabelle cambiò rapidamente la fasciatura e si alzò,
guardando l’uomo di fronte a sé con aria altera, da regina. « Guarirai presto,
ma ora devi riposare, altrimenti la ferita non riuscirà a rimarginarsi a fondo
»
« Non ho sonno » ribattè Hook. La giovane a quella
risposta scoppiò involontariamente in una risata argentina.
« Cosa diamine hai da ridere? » le gridò contro lui.
La dolcezza di lei svanì immediatamente nel nulla, così come era comparsa.
« Non osare mai più rivolgerti a me in questo modo.
Sarai anche il più crudele pirata dell’isola, o anche il più crudele mai
esistito. Non mi interessa. Se vorrai uccidermi, più in là, ne parleremo quando
verrà il momento, ma per ora tieni presente che hai bisogno di me. ». Hook
rimase interdetto, quasi inebetito dalle sue parole: nessuno aveva mai osato
parlargli così e quei pochi che vi si erano avvicinati non erano sopravvissuti.
« Qui non sei più Hook, il feroce pirata sanguinario, ma solo un uomo ferito,
che di fronte alla morte non guadagnerebbe nulla dalla sua fama di assassino. »
non c’era rabbia o ira nel tono di voce di Arabelle, ma solo una calma e una
razionalità spaventose e inquietanti. « Qui non ci sono pirati o vittime, ma
solo un uomo che ha bisogno di cure e una donna che glie le darà. » Così detto,
girò sui tacchi e uscì dalla stanza, lasciando Hook solo con il battito del suo
cuore, che era accelerato notevolmente. Il pirata era furioso, ma dentro di sé,
qualcosa si era placato e provava uno strano senso di pace. Nella sua mente una
sola domanda: “ chi sei tu, Arabelle, che hai tanto coraggio da potermi
sfidare? ”.