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Autore: SkyEventide    04/10/2013    4 recensioni
Una raccolta di fanfiction dedicata all'universo del Silmarillion e alla Prima Era, principalmente (o quasi esclusivamente) alla Casata di Finwë, con il punto di vista del figlio primogenito, Fëanor, e con le comparse come co-protagonisti degli altri membri della famiglia - nonché i Valar e altri.
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Fëanor, Fingolfin
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Immortale
Fëanor - Finwë

 
Lui e suo padre sono nella stessa stanza; sono passati anni innumerevoli, ere innumerevoli, dall’ultima volta in cui ha potuto dire che era in una stanza. Siedono uno a fianco all’altro e respirano piano, le loro gambe ancora faticano quando cercano di camminare e la luce, una luminosa, chiara luce che brilla attraverso la finestra, colpisce i loro occhi con violenza. La mano di Finwë è appoggiata delicatamente sulla sua. 
     Il corpo di Fëanáro è nuovo, plasmato per accordarsi a uno spirito che è cresciuto più vecchio nella morte, abitando in Mandos mentre guardava altri arrivare e partire, e imparando la storia del mondo attraverso arazzi. Tuttavia l’aria che sta respirando è antica. Porta con sé la polvere di ere passate e un sentimento pesante che gli ricorda la cenere nei polmoni.
     « Infine » dice. È curioso come suoni roca la sua voce. « La fine dei giorni giunge. » Suo padre stringe la presa sulla sua mano, mentre Fëanáro aggiunge: « Combatterò nella battaglia. A parte incontrare di nuovo coloro che lo vogliono, non c’è nient’altro che devo fare prima della fine. »
     Finwë non risponde immediatamente. Hanno condiviso la solitudine della morte così a lungo che alcune cose restano non dette. L’accenno di un sorriso trema nella sua voce: « Non ho udito una singola parola di rimorso dalle tue labbra – solo per alcune cose, non per altre. Non ho sentito da te dell’intenzione di chiedere ai Valar il perdono. Non che me lo aspettassi. Ma ora, bambino mio, quando il tempo giunge… »
Suo padre si zittisce ma Fëanáro non esita; ma neppure si affretta. « Quando il tempo sarà giunto e Arda sarà nell’oscurità, benché il Nemico sconfitto, quando infine le gemme torneranno alle mie mani, allora spaccherò il mio cuore e distruggerò il mio spirito in pezzi. »
     Può vedere suo padre voltare appena la testa, nell’angolo del suo campo visivo. La voce di Finwë è un sussurro. « Lo farai » dichiara, non attonito, ma un intense fremito tradisce quanto significhi quella realizzazione.
     Fëanáro gira lentamente la mano con il palmo all’insù e stringe quella di suo padre. « Lo farò » mormora. « Come ho dovuto essere colui che ha cercato la libertà, che ha guidato la ribellione, che ha portato sia gloria che infamia nel suo nome, allora porterò a compimento quello che ho cominciato. Se questo mondo avrà una nuova alba, se deve accadere attraverso il mio spirito e il lavoro delle mie mani, allora non sarà come il mondo che ho conosciuto. » Gira lo sguardo sul muro di pietra dell’anticamera delle Sale e poi verso la luce del sole che cala.    
      Sarebbe stato lui a scegliere la forma. Avrebbe scelto felicità per coloro della sua famiglia che non la avevano mai avuta. Sarebbe stato un mondo dove la perfezione non era qualcosa di irrimediabilmente perduto e rovinato, ma qualcosa per cui lottare, qualcosa da cercare – e tuttavia mai raggiungere. Qualcuno sarebbe giunto a migliorare ciò che sembrava già perfetto, assoluto e mai rinnovabile.
     « Sarà la mia vittoria. »
     Finwë, invece di parlare, tocca la sua mandibola e lo fa voltare verso di lui. Negli occhi di suo padre c’è una luce di fede e sul suo sorriso un’ombra di dolore. Finwë gli bacia la fronte e, per un po’, riposano prima che cada la notte.



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Alcune spiegazioni sul significato di questa drabble. Personalmente credo che all'interno dei Silmarilli ci sia un pezzo dello spirito di Fëanor e prendo alla lettera la frase che lui pronuncia di fronte ai Valar in consiglio, ovvero che se loro avessero rotto i Silmarilli gli avrebbero spezzato il cuore. Immagino un vero legame spirituale che lo ucciderebbe.
La drabble è ambientata durante il breve periodo prima della Dagor Dagorath (l'ultima battaglia o Battaglia delle Battaglie, a cui accenno nel testo), dato che, secondo la storia, Fëanor non lascerà mai le Sale di Mandos (le aule dove riposano e si curano le anime degli elfi prima di essere reincarnati) fino a poco prima della fine dei giorni, quando Melkor/Morgoth (il Nemico di cui parlo nel testo) si libererà dal Vuoto. I Silmarilli sono detti essere la forza che ridarà vita al mondo (Arda) dopo questa battaglia, una volta rotti, e Fëanor li consegnerà ai Valar perché possano utilizzarli.
Finwë, padre di Fëanor, è con lui fino alla fine dei giorni, per sempre intrappolato in Mandos, in accordo alla versione della storia che c'è in "History of Middle Earth, Morgoth's Ring", volume non pubblicato in italiano. Per dare la possibilità alla sua prima moglie di tornare a vivere, Finwë offre di non essere mai reincarnato.
...La spiegazione è quasi più lunga della storia.
Come sempre, grazie di aver letto!

 
   
 
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