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Autore: Aliaaara    06/10/2013    2 recensioni
“Vorrei immortalare questo momento…” disse tra se e se Doflamingo, guardando Law che osservava il suo regalo di compleanno.
“Se vuoi posso prendere la macchina fotografica che ho comprato sulla scorsa isola e scattare una foto” si propose disponibile Vergo.
“Tu non hai una macchina fotografica, Vergo, o sbaglio?” chiese Doflamingo non perdendo il sorriso dal volto mentre pronunciava quelle parole.
“Hai ragione. Non ce l’ho” si ricordò l’uomo che al momento, per chissà quale ragione, portava sulla guancia sinistra un pezzo di bistecca.
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Fiction in occasione del compleanno di Trafalgar Law.
Auguri, Law!!
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Donquijote Doflamingo, Pirati Heart, Trafalgar Law
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Auguri, Law.
 






Il sedicenne guardava la porta di legno di fronte a sé, spazientito.

Non sapeva che cosa ci faceva di fronte a quella porta, nemmeno lo voleva sapere.

Ormai era da tempo che aveva imparato che avere a che fare con Doflamingo, non portava a nulla di buono. Come c’era finito sotto il suo comando, o controllo, era per lui ancora un mistero. Un modo per uscirne, non lo aveva; ma continuava a non destare sospetti, finché non si sarebbe deciso ad agire.

Ma Trafalgar Law agiva sempre con un piano.

Aprì la porta spessa che portava alla mensa della nave, per poi entrare in quel posto angusto con un odore forte e ripugnante d’alcool; e non mostrando una piega in viso, quando delle persone sbucavano dagli angolini della stanza, urlando festosi.

“Auguri!!” urlarono in coro le persone di quella ciurma obsoleta, che ormai il ragazzo aveva classificato come piantagrane.

In mezzo a quei gridi festosi riferiti a lui, insieme a quelle grida di gioia, felici per chissà cosa si chiedeva; un uomo di una grande altezza e con vestiti sgargianti si fece avanti con la sua assordante risata che avrebbe fatto dare di stomaco il ragazzo nel giro di pochi minuti.

“Fufufufufufufufufu…ti è piaciuta la sorpresa, Law?” chiese Doflamingo ridendo di gusto, mentre il resto dell’equipaggio esultava festosa.

Non parlò Law, non ne aveva bisogno. Ormai tutti sapevano troppo bene il comportamento del ragazzo, non aveva bisogno di parlare per far capire cosa ne pensasse.

Il fenicottero gigante, si limitò a fare gesto con la mano allo sfondo che lo sovrastava, come per far notare bene al sedicenne il grandioso banchetto che era disposto nei tavoli e che si espandeva per tutta la cambusa.

“Questo è un banchetto speciale per tuo compleanno, ti piace? L’ho allestito personalmente per festeggiare il giorno della tua nascita Fufufufufufufu..” rise come al suo solito l’energumeno rosa.

Trafalgar sapeva di dover rispondere, o almeno dire qualcosa. In ogni caso, il silenzio era la mossa sbagliata in tutti i sensi.

“Non c’era bisogno che vi disturbaste tanto” rispose semplicemente con tono piatto, tenendo sempre in viso la sua maschera di indifferenza che aveva imparato a creare negli anni; solo per imparare a sopravvivere in quel modo di vivere in cui era costretto a cimentarsi.

Per tutta risposta, Doflamingo rise ancora più di gusto “Fufufufufufufu..sentite? Quanto è modesto il nostro festeggiato!” esclamò al branco di uomini che aveva già preso posto attorno al banchetto.

Doflamingo si mise accanto al ragazzo, per poi dargli una bella pacca sulla schiena, spingendolo leggermente fino al suo posto a tavola “Su coraggio festeggiamo!! Goditi il banchetto Law, è la tua festa!” lo incoraggiò il fenicottero rosa, per poi spingerlo seduto.

Lo sguardo di Law cadde inesorabilmente sopra il cestino del pane al centro tavola, il quale si limitò a fissare male per tutto il tempo; fino a quando Doflamingo si piegò su di lui, avvicinandosi al suo orecchio, per poi pronunciare quelle parole fatali.

“E poi, più tardi, vieni nella mia stanza che festeggeremo a modo nostro..fufufufu..” disse in modo sinistro all’orecchio del ragazzino.

Mentre la gente si abbuffava, facendo una carneficina di quello che doveva essere cibo fino a poco fa, Trafalgar si limitò a fissare immobile quei alimenti con i pensieri che viaggiavano; un brivido gli attraversò tutta la schiena, mentre la risata compiaciuta dei festeggiamenti riecheggiò per la sala.



Più tardi il ragazzo stava camminando lentamente per i corridoi della nave, andando volontariamente più lento, come se potesse rimandare quello che sarebbe accaduto di lì a poco; ma lui sapeva bene che non poteva evitarlo.

Arrivò davanti alla porta di legno sfregiato, che tanto odiava, facendosi coraggio e bussando lentamente sulla sua superficie; un tocco così leggero, per sperare che non lo sentisse, ma che per sua sfortuna Doflamingo aveva imparato a percepire.

“Entra” sentì la sua voce, con chiaro senso di ordine in quelle parole.

Appena entrò nella stanza lussuosa e perennemente rosa, non poté che lasciarsi sfuggire una smorfia di disgusto per quello che lo aspettava.

Law si limitò a guardare quel pazzo che doveva essere il suo capitano, evidentemente ubriaco , mentre parlava con il suo vice, Vergo.


“Oh, Law!” disse facendo il finto sorpreso il tizio tutto rosa “Vieni avanti, su!” lo incoraggio, facendo gesto ad avvicinarsi all’enorme letto pieno di piumini rosa, che gli dava in voltastomaco.

Il ragazzo si avvicinò di due passi, per poi non osare farne altri in più.

“Fufufufu..ti devo dare il regalo di compleanno da parte di tutta la ciurma” disse ridendo di gusto “Vergo, prendi il regalo” ordinò al suo vice.

Vergo ubbidì, e si alzò dalla sedia per poi avvicinarsi a un mobile color latte e prendere da sopra di esso un oggetto lungo e sottile, che lanciò; Law lo prese al volo, per poi osservare meglio l’arma.

“Sono sicuro che ne farai buon uso” disse Doflamingo , sorridente più che mai.

Law osservò bene l’oggetto nelle sue mani. Era una spada.

La fodera era molto lunga e sottile, nera, con dei segni bianchi a croce. Estrasse un primo pezzo della nodachi, incrociando la lama luccicante e vitrea  che rispecchiava i suo occhi, facendo comparire le occhiaie che aveva sul suo stesso viso.

“Vorrei immortalare questo momento…” disse tra se e se Doflamingo, guardando Law che osservava il suo regalo di compleanno.

“Se vuoi posso prendere la macchina fotografica che ho comprato sulla scorsa isola e scattare una foto” si propose disponibile Vergo.

“Tu non hai una macchina fotografica, Vergo, o sbaglio?” chiese Doflamingo non perdendo il sorriso dal volto mentre pronunciava quelle parole.

“Hai ragione. Non ce l’ho”  si ricordò l’uomo che al momento, per chissà quale ragione, portava sulla guancia sinistra un pezzo di bistecca.

Prima che i due continuassero a parlare, Law chiuse la spada, abbassandola con una mano e guardando i suoi informatori che erano davanti a sé “C’è altro o posso andare?” chiese schietto  Law, desiderando uscire al più preso da lì.

Doflamingo si lasciò uscire dalla bocca una risatina poco trattenuta, per poi reprimerla del tutto prima di parlare “Vergo, ci potresti lasciare soli un attimo? Vorrei dare a Law il regalo da parte mia, in privato” disse al suo vice.

Vergo si limitò ad annuire, mentre si alzava e si dirigeva fuori dalla porta, per poi chiuderla. A quel punto l’uomo si voltò verso di Law, guardandolo mentre sorrideva soave e si leccava le labbra.

“Appoggia la nodachi” un ordine era il suo; il quale Law non dovette far altro che obbedire, con assoluta lentezza e iniziando a sentire che la maschera di indifferenza che aveva in volto, si stava lasciando scappare un velo di paura che fece ridere l’uomo.

Law fece appena in tempo ad appoggiare la spada su un ripiano nella stanza, che fu brutalmente preso per il braccio sinistro e buttato in malo modo sul letto, con l’addome schiacciato contro quel folto materasso. In poco tempo si sentì come un peso sopra di sé, non dovette nemmeno controllare per essere sicuro che Doflamingo gli era sopra.

“Sei contento, Law? Ora ti darò il mio regalo di compleanno..fufufufufu..” rise lo squilibrato mentre toglieva senza tante cerimonie i vestiti del ragazzo sotto di sé, che non opponeva nessuna resistenza, per poi togliersi i propri.

Law si limitò a stringere i denti, mordendosi la lingua, e stringendo con le mani il lenzuolo sotto di sé, pur di non emettere nemmeno un suono smorzato mentre quell’individuo si faceva largo tra le sue carni, penetrandolo violentemente e dilaniandolo, nonostante la sua carne ci fosse abituata.

Non emise nessun tipo di suono, mentre Doflamingo entrava e usciva voracemente da lui, percuotendolo la maggior parte del tempo, e graffiandogli la schiena fino a farlo sanguinare.

Law si limitò a ripetersi mentalmente del perché sopportava tutto quello, del perché continuava a tirare avanti nonostante quello che subiva;  cercava in tutti i modi di trovare un approccio per rimanere attaccato alla vita e non cadere in quell’abisso vuoto della disperazione.

Il ragazzo non seppe quanto rimase lì, sapeva solo che l’uomo era già venuto un paio di volte da un pezzo, sporcandolo del suo seme, ma non aveva accennato a fermarsi. Si era limitato a cambiare posizione ogni tanto, per consentirgli più facilmente l’entrata e penetrarlo con più forza.

Quando ebbe finito, uscì da lui in un lampo, per poi buttarsi su un lato del letto sfinito, un po’ per lo sforzo, un po’ per lo stato di ebbrezza.

Nonostante ciò però, Law si limitò a prendere fiato, a trovare il controllo di se stesso e riuscire ad rialzarsi con fatica; per poi riuscire in qualche modo a vestirsi anche se più di una volta aveva rischiato di cadere a terra per i dolori al fondoschiena.

Per miracolo riuscì a rivestirsi e, prendendo in mano la nodachi nuova di zecca, si preparò ad uscire ed ad andarsene come era solito a fare.

“Law…” lo chiamò Doflamingo ancora steso nel suo letto, nudo, stupendo il ragazzo sul fatto che fosse ancora sveglio “Mi sono comportato in questi anni con te, come se fossi un fratello minore…” disse ghignando divertito “Buon compleanno, Law”.

Il ragazzo uscì da quella stanza, per poi uscire sul ponte della nave, in mezzo alla notte buia, attaccandosi al parapetto della nave a guardare il mare illuminato dalla poca luce della luna.

Guardò la spada che aveva in mano, annotando mentalmente che avrebbe dovuta tenerla sempre in mano, era troppo lunga per tenerla attaccata alla vita o in spalla. Ne avrebbe fatto buon uso, ne era sicuro, sapeva che avrebbe fatto grande cose con quella.

Poi il suo sguardo tornò al mare. In quei momenti avrebbe davvero voluto immergersi dentro di esso e sparire dentro le sue profondità più nascoste e non uscirne più. E lo avrebbe fatto.

Solo che prima avrebbe dovuto farla pagare a Doflamingo e a quella ciurma, nemmeno loro sapevano cosa gli avrebbe riservato quel ragazzino da lì a diec’anni a quella parte.

Gliel’avrebbe fatta pagare cara, sì, sapeva già come iniziare.

Se aveva odiato nella sua infanzia il  suo compleanno, quella era tutta colpa di Doflamingo.
 



Si alzò dalla sua scrivania, per poi lasciare lo studio, chiudendo la porta alle sue spalle.

C’era troppo silenzio quel giorno per il sottomarino, cosa alquanto strana. Non era di routine del suo equipaggio; se di solito capitava qualcosa di questo genere, allora voleva dire che stavano tramando qualcosa.

Guardò un paio di stanze alla ricerca di qualcuno, per poi decidere di dirigersi verso la mensa.

Appena varcò la porta, uno stormo di idioti gli piombò addosso, troppo entusiasti per i suoi gusti.

“Capitano!!!” urlò Shachi pieno d’entusiasmo alzando le braccia euforico.

“Auguri capitano!!” gli urlò Penguin affiancando l’amico e sventolando le mani felicemente.

“Auguri di buon compleanno capitano!” disse invece Bepo, aggiungendosi al gruppo e a facendo un cenno simile ad un inchino.

“Auguri!” accennarono gli altri dell’equipaggio in coro.

“Che state facendo qui?” chiese Trafalgar sospirando leggermente per tutto quel trambusto che c’era.

“Festeggiamo il suo compleanno” rispose semplicemente Penguin mentre faceva cenno al capitano di unirsi ai suoi subordinati, nel festeggiamento.

“Vi avevo detto che non volevo niente” disse in modo leggermente seccato Trafalgar mentre guardava freddamente il suo equipaggio, facendo gelare a molti il sangue nelle vene.

“Infatti non le abbiamo fatto nessun regalo come da ordine, abbiamo solo fato una festicciola” spiegò Bepo per tutti.

Trafalgar si ritrovò a togliersi e al rimettersi il cappello in testa, mentre un altro sbuffo gli usciva dalla bocca, per via della precisione del suo equipaggio.

Appena se lo mise in testa e alzò la visiera per vedere meglio il suo equipaggio negli occhi, notò quel moto di felicità che sprigionavano dai visi, di serenità, di chi era lì per te e non per una scolata di alcool. Un entusiasmo e una sincerità che per un attimo confuse Trafalgar, ma che tornò subito in sé.

Non seppe il perché ma Trafalgar si ritrovò ad non reagire mentre veniva preso delicatamente per un braccio da Penguin e gli altri e trascinato verso il posto a capotavola; per poi essere invitato a sedersi.

Quando si sedette e alzò lo sguardo; vide l’allegria del suo equipaggio mentre ridevano e scherzavano, accennandogli di ogni singolo pasticcio che avevano combinato nell’organizzare quella piccola festicciola.

Sul volto di Trafalgar comparve un sorriso sincero, mentre Bepo gli serviva della carne nel piatto, prima che se la mangiasse tutta Penguin e Shachi.

Finalmente, poteva vedere il suo compleanno da un’altra prospettiva: anche se ogni qual volta quel fantomatico giorno ritornava ogni anno, invadendogli la mente con i brutti ricordi del passato, essi venivano spazzati via da quel presente così allegro che gli donavano i suoi amici.

“Buon Compleanno, Capitano!!”.

“Grazie”.



 

Questa è una ficiton per il compleanno Trafalgar Law, il quale adoro con tutto il mio cuoricino.
Spero che vi sia piaciuta almeno un po', e che non vi abbia fatto rimettere l'anima.
Devo dire che ho avuto difficoltà nel decidere cosa scrivere per il suo compleanno, ma all'ultimo momento ieri sera sul tardi mi è venuta l'ispirazione.
Tanti Auguri di Compleanno Law.
Bye-bye
  
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