Film > The Avengers
Segui la storia  |       
Autore: Madama Pigna    06/10/2013    2 recensioni
Cos'è la giustizia senza la pietà?
Cos'è la vendetta senza l'atrocità?
I figli del Tessitore di Inganni sembrano avere dimenticato l'esistenza della prima, ma Jormungandr, terzogenito di Loki, unico essere nei Nove Regni ad avere mai sconfitto Thor in modo assoluto, non ci sta. In grado di dare sia la vita sia la morte, come il padre, ritorna su Midgard dopo essere stato liberato dalle acque del mare terrestre, in cerca di alleati che possano far tornare il senno ai suoi fratelli.. E che facciano tornare lo Jotun che gli ha dato la vita.
Se non fosse stato ubriaco, non lo avrebbe mai fatto, ma lo fece.
Ci furono momenti in cui Loki quasi pianse, sapendo che quella patetica toccata e fuga sarebbe stata la sola cosa che avrebbe ottenuto, che Thor non lo avrebbe mai amato come lo amava lui.
Quello che gli aveva dato, non lo avrebbe dato a nessun altro.[..]Ancora non sapeva che le vere conseguenze sarebbero state molto più grandi.

Seguito della Oneshot ''Solo un discendente diretto della famiglia reale''.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incest, Mpreg
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il ritorno dei Tre'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Poco tempo prima, ad Asgard..




Sfogliò le pagine con delicatezza, notando quanto fossero vecchie e sgualcite.
Al vederla, la calligrafia di Thor sarebbe sembrata, a chiunque, infantile, grossolana, tipica di chi ha imparato a scrivere controvoglia, e lo faceva molto raramente. Jor non ci fece molto caso, concentrato com’era sulla lettura.
Non era un testo molto lungo, in verità. Il principe doveva aver scritto per decenni, forse secoli su quei fogli, ma si trattava per la maggior parte di poche righe, e non andava mai molto sui particolari.
Se Jormungandr pensava al periodo in cui suo padre aveva insegnato loro a leggere e scrivere, e ricordava come la sua scrittura fosse così elegante, chiara e longilinea, non si stupiva di tutte le differenze tra Loki e l’Asir.
 
Leggendo, capì che il principe aveva tenuto quel diario durante la lunga assenza di suo padre.
Quando Loki era occupato a crescerli, mentre tutta la famiglia reale era impegnata a cercarlo.
 
 
 
Non posso credere di star scrivendo un diario. Io, Thor, Principe di Asgard e Possessore di Mjolnir, sto confidando i miei tormenti a dei pezzi di carta. Se Loki fosse qui, mi crederebbe impazzito.
 
Eppure è proprio a causa sua se lo faccio, se sto impazzendo in questo modo. Mio fratello è scomparso, così, all’improvviso. L’altra mattina Madre era entrata in camera sua per dargli il buongiorno, come fa sempre con entrambi, e si è accorta che il letto era vuoto. E freddo. Non era nemmeno disfatto, tutto era stato lasciato così come era sempre stato. Lo abbiamo cercato per tutta la reggia, poi per tutta Asgard, abbiamo chiesto a Heimdall e nemmeno lui ci ha saputo dire niente. Si è come volatilizzato.
 
Padre pensa che le condizioni della sua stanza portino a due sole opzioni: una partenza frettolosa, e io lo escludo, perché mio fratello non scomparirebbe così senza nemmeno avvertirmi o lasciare un biglietto; oppure, e questa ipotesi mi fa tremare, un rapimento. Lo abbiamo cercato ovunque. Presto mi unirò alle ricerche anche fuori dalla capitale. E se non lo troveremo ad Asaheim, lo cercherò in tutti i Nove Regni, finché non lo avrò trovato, lo giuro sul mio onore.
[…]
Da quando è ritornato, Loki non è più lo stesso. Padre mi ha garantito che è praticamente impossibile che ritrovi la memoria. Ciò nonostante, a volte lo guardo, e non è più lui. Non è più il fratellino indifeso, innocente e timido con cui giocavo da bambino. Adesso è freddo, come.. come il ghiaccio. Mente in continuazione, non si confida più con me, quasi come se inconsciamente si ricordasse dell’esilio dei suoi figli, o della morte di Angroba.
 
Ma quelli non erano davvero i suoi figli, erano dei mostri mezzosangue. E quella Jotun era una puttana, una lurida strega che aveva stregato mio fratello per i suoi scopi maligni. La odio. Lei e tutta la sua razza. Mi hanno tolto mio fratello. Loki adesso è un estraneo, per me e per chiunque, persino per Madre.
All’ improvviso ha smesso di essere il ragazzino a cui rimproveravo sempre i suoi trucchetti con la magia. Si fa chiamare Dio degli Inganni, e se una volta cercava di rimediare alla cattiva reputazione che i suoi poteri gli davano, ora non più.
Rivoglio lo scricciolo in grado di sollevare un enorme tomo di tremila pagine solo per il gusto di leggerlo. Il ragazzino timido e dolce che esitava sempre a entrare nell’arena. Rivoglio il mio Loki, con i suoi occhi sinceri e i suoi modi di fare quasi da ragazzina ritrosa..

 
 
 

 
Smise di leggere, e chiuse il diario di scatto, coprendosi gli occhi a causa delle piccole lacrime che stavano scendendo dalle sue guance, causate un po’ per lo sforzo, un po’ per le parole del Tonante.
Mostri mezzosangue.. Quasi da ragazzina…
 
 
 
 
 
 
 
 
Il piccolo biondo corse in mezzo la foresta, senza guardarsi indietro, senza curarsi troppo della direzione presa. Non gli importava, a lui bastava allontanarsi il più possibile da dove era prima.
Quando le sue gambette di bambino non ce la fecero più, si mise dietro un grande albero, di quelli che si snodano in due rami alla base, e si accucciò, dando libero sfogo alle lacrime acidule, che presto finirono per rovinargli i vestiti, ma lui non ci fece caso. Aveva nascosto la testa tra le gambe, e sperava che non lo ritrovassero più.
 
- Jormungandr! JORMUNGANDR! -.
Suo padre lo stava cercando. Si accovacciò ancora di più, desiderando di non essere visto.
Non fu così.

 
Quando Loki lo vide in quelle condizioni, il suo cuore perse un battito. – Jor! -.
Si chinò sul figlio più piccolo, cercando di fargli alzare lo sguardo. – Che cosa è successo? -.
Il giovanissimo serpente scosse la testa, continuando a nascondere la faccia tra le ginocchia. Non riusciva a smettere di singhiozzare.
- Jor, dimmelo. Che cosa ti hanno fatto? -, ripeté lo Jotun, con tono preoccupato.
- Lasciami in pace! Sono un mostro! -.
Il nano sbarrò gli occhi, sorpreso da quell’affermazione. – Come hai detto, scusa? -.
- Sono un mostro! Stammi lontano, non voglio farti male! -.
- Non dire sciocchezze, Jormungandr, tu non sei un mostro. Sei la creatura più dolce e gentile che sia mai esistita. Cosa ti fa pensare il contrario? -, ribatté Loki, sedendosi alla sinistra del figlio.
Il biondo alzò lo sguardo, e al moro gli si strinse il cuore al vedere i suoi occhi rossi per le lacrime.

- Ho quas-si uccis-so una pianta re-respirandogli vicino e Fenrir ed Hela si sono mess..messi a ridere! E-e anco-cora prima mi prendevano in giro perché.. perché s-sono ermafrol.. emafro.. ermafrodita! -, disse, cominciando a pronunciare male le parole, specie quelle con la ‘s’, come faceva sempre quando era nervoso. Fino a qualche anno prima, ricordava Loki, quando ancora il figlio doveva imparare a parlare, era sempre sibilante.
Jormungandr non si rese conto che negli occhi di suo padre si era fatta spazio una tremenda rabbia. Se c’era una cosa che lo faceva imbestialire, una sola, era che i suoi figli si prendessero in giro a vicenda in modo così meschino, pur senza rendersene conto, e che si mettessero due contro uno. Specie se l’uno in questione era Jor, che non sapeva difendersi da solo come i due fratelli maggiori.
 
Tuttavia conservò quell’emozione per dopo, per quando i due si sarebbero beccati una strigliata che di sicuro non avrebbero dimenticato tanto facilmente.
 
- Vieni qui.. -, disse, rassicurante, stringendo a sé quel figlio così simile a lui.
 – Non devi dare retta ai tuoi fratelli, quando dicono certe cose. Sono impulsivi, non sanno davvero di cosa parlano. Non pensano sul serio quello che affermano, danno solo aria alla bocca -.
- Ma quella pianta.. -.
- Sono solo i tuoi poteri che vengono a galla, tesoro. E’ normale, molti serpenti hanno il veleno.. -.
- Quindi sono davvero pericoloso! -, singhiozzò lui.
- No, non lo sei. Devi solo imparare a gestirlo, e poi non è un difetto -.
- Faccio male alle persone.. -.
- Puoi anche guarirle, lo sai. La tua è una doppia capacità, non devi vergognartene -.
- E se non ci riuscissi? Se facessi del male a te, a Hela, a Fenrir o ad Angroba? -.
- Piccolo mio -, disse Loki, paziente, portandosi il figlio sul petto. Accarezzò i suoi capelli biondi. – Ti ho portato nel mio grembo per un anno intero. Non puoi farmi del male. E con te c’erano anche i tuoi fratelli, non potresti avvelenarli nemmeno se lo volessi. Quanto ad Angroba, ha la pellaccia dura e sa badare a se stesso: non temere per lui -.
- Ma perché sono diverso? -, chiese Jormungandr, accoccolandosi meglio tra le sue braccia. – Perché sono come.. doppio? Perché anche tu e Angroba siete così? -.
Loki lo strinse di più a sé, pensieroso. Sapeva che prima o poi avrebbero dovuto affrontare quel discorso.

- E’ una caratteristica propria solo della nostra razza, tesoro. Noi Jotun siamo così. Tu e i tuoi fratelli non lo siete completamente, ma ne avete alcune caratteristiche. Tu sei ermafrodita, come me. Ma non è una vergogna, come alcuni vorrebbero farti credere, tesoro. E’ un dono -.
- Un dono? -, chiese il bambino, alzando lo sguardo.
- Si, piccolo mio, un dono. Siamo speciali, noi due, Jor -, disse, rivolgendogli un’occhiata complice che lo fece sorridere. – Siamo ambivalenti -.
- Che cosa vuol dire? -.
- In parole semplici, possiamo fare bene due cose opposte, almeno sotto certi aspetti. Come il ghiaccio. Può far male, ma anche lenire il dolore di un livido. Un po’ come me e te. Possiamo dispensare vita e morte a nostro piacimento, Jormungandr, e questo ci rende diversi dagli altri -.
- E’ una brutta cosa? -.
- Essere diversi? No. Ma le nostre abilità, da sole, sono pericolose, è vero. Non bisogna mai abusare dei propri poteri, e tu questo lo sai bene. Molti ci considererebbero dannosi, e non puoi mostrare le tue capacità a chiunque, perché ti metteresti in pericolo, capisci? -.
Suo figlio annuì. – Ma come fai a sapere che essere diversi non è una brutta cosa? -, domandò.
Lo Jotun stette un momento in silenzio, prima di sorridere dolcemente. Gli prese la mano.

– Guarda qui -, disse, spostando il palmo del biondo all’altezza del suo ombelico. – Per tanti mesi, tu e i tuoi fratelli siete cresciuti dentro di me, e, quando siete nati, ho subito capito che eravate la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Ma non avrei mai potuto avervi, se non fossi stato così -.
Il piccolo serpente sembrò sbalordirsi. – Davvero eravamo tutti e tre qui? Dentro la tua pancia? -.
- Sì, tesoro -.
- E ci stavamo tutti? Non eravamo stretti? -, chiese ingenuamente.
Loki rise. – Sì, Jor, forse eravate un po’ stretti, ma ci stavate tutti e tre, perché eravate molto più piccoli. Anche se tua sorella, grande com’è, è stata la prima a voler uscire -, continuò, ridendo insieme al figlio.
- Papà -, chiese Jor, improvvisamente perplesso. – Ma se per fare i bambini bisogna essere in due.. E zio Angroba non è il nostro secondo padre, allora chi è l’altro? -.

Il serpente avvertì Loki irrigidire la sua stretta.
- E’ complicato, tesoro -, rispose, passando una mano sui suoi capelli d’oro.
- Perché è complicato? -.
- Perché sì, amore mio. Un giorno, forse, vi spiegherò come siete nati, quando sarete in grado di capire certe cose -.
Jormungandr non protestò. – Però mi racconti qualcosa di lui? -.
- E che cosa dirti, Jormungandr? Vediamo -, disse, lasciando che il figlio si sistemasse tra le gambe. – Penso che voi tre abbiate preso il suo fisico. Specie tu e Fenrir. Tuo fratello, da lui, ha ereditato il carattere, e gli occhi azzurri -.
- Anche lui è un lupo? -.
- No, Jor. E non è nemmeno un serpente. Ha un aspetto umano, ed è bellissimo. Non quanto voi tre, però -, rispose, accarezzandogli la guancia. Il biondo vide gli occhi verdi di suo padre farsi lontani, sognanti; non lo aveva mai visto pensare a qualcuno in quel modo.
- Con il cielo negli occhi e la tempesta nel cuore. Coraggioso e prestante.. -.
- Che vuol dire ‘prestante’? -.
Loki arrossì di botto.

- Niente, tesoro. Non vuol dire niente -.
- Ma se hai usato quella parola un significato deve ave.. -.
- Te lo spiegherò tra qualche decennio, Jor. Non ripetere quella parola davanti a tuo zio, mi raccomando -.
- Ma.. -.
- Niente ‘ma’, amore mio. Ora andiamo, Angroba ci starà cercando e devo fare un discorsetto ai tuoi fratelli.. -.








Bon soir! Ho aggiornato prima del solito, stavolta. Ho deciso così perché il capitolo mi è venuto di getto, e perché così aggiorno le mie storie tutte e due in una volta, mi viene più semplice dati i miei altri impegni.

Comunque...
Solo io posso trasformare un momento così fluff in una cosa del genere O_O quella del 'prestante' potevo, forse dovevo risparmiarmela XD
Questo finale quasi-comico è quello che mi esce quando cerco di essere umoristica, scusatemi.
Ma, a parte questo, spero vi sia piaciuto tanto baby!Jor con youngmum!Loki <3 e che recensirete in tanti! 

La prossima volta vi farò vedere zombie!Hela, così vedremo da chi ha preso il suo
lato oscuro. E vedremo anche cosa stanno facendo gli Asgardiani, ovvio!

Alla prossima!
Madama Pigna

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > The Avengers / Vai alla pagina dell'autore: Madama Pigna