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Autore: AmeliaWitch    08/10/2013    4 recensioni
Sequel di “Credendoci davvero”
Quando un brutto scherzo del destino fa incrociare le vite di due persone così lontane e diverse, possono succedere cose inaspettate.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Hermione/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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capitolo 37
Quel tardo pomeriggio libri e fogli d’appunti erano sparsi un po’ ovunque sul tappeto davanti al camino. Hermione sbadigliò sonoramente osservando il casino intorno a lei. Si domandava come avesse fatto a spargere tutto in quel modo e soprattutto dove avesse messo gli appunti sulla lezione della settimana precedente. Quella tenuta dal signor Plump in persona.
Si mise perciò in ginocchio in mezzo a quel macello, nella speranza di trovare quello che cercava.
Stava impilando l’ultimo dei libri, quando dei fogli gli furono sventolati davanti al naso.
“Gli appunti di tossicologia!” esclamò, tentando di afferrare le carte che però sfuggirono alla sua presa. Fintamente contrariata sollevò lo sguardo per incontrare quello di Severus.
“Deduco che tu stia cercando questi.” Ghignò.
“Si! Se fossi così gentile da ridarmeli, li potrei studiare.” Rispose a tono la ragazza.
“Mh. Non saprei. Dovresti avere più cura delle tue cose.” Il ghigno di Severus si fece più evidente, mentre guardava distrattamente i fogli.
Hermione, alzatasi di scatto, tentò di rubarglieli senza risultati. “Dove li hai trovati?” chiese.
“Dove tu li hai lasciati.”
“Molto divertente!” si finse esasperata la ragazza. “Allora?”
“Erano finiti sotto il letto … mi domando come.”
Hermione sorrise maliziosa, iniziando con l’indice a giocare con i bottoni della camicia di lui. “Forse perché la scorsa settimana …” cominciò scandendo la voce con un tono carezzevole “Quando sono tornata a casa, qualcuno mi ha teso un’imboscata spargendo tutte le mie cose sul pavimento della camera da letto.”
La smorfia di Severus si trasformò in un sorriso. “E’ una spiegazione plausibile.” Disse, porgendole infine i fogli.
“Grazie.” Lo baciò. “Vai da qualche parte?” chiese poi, notando che indossava il mantello.
“Vado a prendere una cosa …” rispose criptico.
“Cioè?”
“Lo vedrai …” disse l’uomo, già quasi alla porta.
Hermione lo seguì “Possibile che tu debba sempre essere così misterioso?”
“A tra poco, Granger.” La salutò l’uomo prima di sparire.
La giovane sbuffò e con gli appunti ancora in mano tornò verso il piccolo salotto. Sulla soglia della stanza si fermò. Un sorriso le nacque spontaneo sulle labbra. Ancora non riusciva a trattenere la gioia, quando pensava che quella era la loro casa.
Erano rimasti a Spinner’s End diverso tempo. Trovare una sistemazione più confortevole si era dimostrato più difficile del previsto. Avevano girato Londra magica e babbana in lungo e in largo in cerca di una nuova casa, fino a quando quell’appartamento li aveva conquistati entrambi.
Era in un quartiere babbano ma distava pochissimo da diversi accessi al mondo magico e permetteva ad Hermione di arrivare agevolmente al San Mungo e a Severus di recarsi alle varie farmacie magiche con cui aveva iniziato a collaborare.
Quella nuova vita li aveva piacevolmente colti di sorpresa. Hermione non poteva essere più felice e sapeva che anche Severus provava le stesse bellissime sensazioni, anche se probabilmente non l’avrebbe mai ammesso.
Dopo un mese dall’inizio della loro convivenza la ragazza aveva invitato a cena Harry e Ginny. I due,prima intimoriti, si erano ben presto ambientati e la venivano a trovare spesso, provocando il profondo disappunto del loro ex-professore.
Di James e Lily chiedeva notizie ad Harry. Il suo migliore amico le aveva raccontato che chiedevano spesso di lei. Più di una volta le aveva addirittura portato delle lettere di James. Diverse volte era stata sul punto di contattarli, ma tutte le volte aveva sentito come un peso sul petto che l’aveva fatta desistere. Si sentiva un’ingrata nei confronti di chi le era stato così vicino in uno dei momenti più brutti della sua vita, ma allo stesso tempo non avrebbe sopportato l’idea che loro si interponessero di nuovo tra lei e Severus.
Si era domandata se il loro rapporto sarebbe mai tornato alla normalità. Le lettere di James la facevano ben sperare, ma il silenzio di Lily la feriva ogni giorno di più.
Forse aspettava che fosse lei a fare il primo passo? Avrebbe aspettato in eterno.
Nonostante tutto, le giornate con Severus scivolavano via serene e così volò  anche il Natale in Normandia insieme ai suoi genitori.
Erano passati già sei mesi dal giorno del loro trasloco. Ricordava come fosse ieri la fatica di riordinare l’enorme numero di libri che lei e Severus avevano con se.
Hermione bloccò il flusso dei suoi pensieri.
Sei mesi.
Sorrise lasciandosi cadere sulla poltrona di pelle nera, unica eredità di Spinner’s End.
Che Severus avesse intenzione di festeggiare quella ricorrenza?
Si mordicchiò un’unghia indecisa su cosa fare. Poi pensò che, qualsiasi fossero le intenzioni di Severus, avrebbe potuto organizzare lei qualcosa.
Con un colpo di bacchetta radunò la sua roba sparsa sul pavimento e la impilò sulla sua scrivania.
Svelta apparecchiò la tavola e corse in camera da letto.
Si concesse una doccia veloce e si dedicò ai suoi capelli, nel tentativo di renderli meno crespi. Dopo si infilò il vestito che aveva indossato a capodanno. Era un abito nero aderente e con la scollatura che metteva in risalto le sue forme minute.
Il suono del campanello interruppe la sua preparazione.
Ancora scalza corse alla porta. Si aggiustò i capelli ancora una volta mordicchiandosi tesa il labbro inferiore, poi aprì la porta.
Il primo istinto fu quello di chiudere ma una rabbia, che non credeva di serbare nel suo animo, la spinse a parlare.
“Severus non c’è.” Disse con tono piatto e freddo. Il senso di colpa in quel momento taceva lasciando spazio alla rabbia, o forse alla paura.
La donna le rivolse un sorriso triste. “In realtà lo speravo … sono qui per te.” Aveva gli occhi così tristi. “Posso entrare? Non ti ruberò più di un minuto.”
Hermione ebbe l’istinto di cacciarla ma lo represse.
Dopo tutto quello che aveva fatto per lei glielo doveva ...
Mentre si spostava per farla entrare, gli occhi della donna la studiarono. Arrossì.
“Ti ho disturbato.” disse.
“No … cioè … Non è un tuo problema.” Sbottò. Non voleva darle spiegazioni, sarebbe stato … sbagliato.
“Ovviamente.” Rispose l’altra con un sussurro. “Non ce l’avere con Harry perché mi ha dato il vostro indirizzo. Era mosso solo dalle migliori intenzioni.”
“Non ho dubbi. Harry ha il complesso dell’eroe da sempre.” Rispose la riccia accomodandosi sulla poltrona di Severus.
Lily sedeva sul divano in silenzio. Aveva i capelli raccolti mollemente con un elastico, il verde così intenso dei suoi occhi sembrava sbiadito, le mani non smettevano di torturarsi, eppure brillava ancora di quella bellezza che è innata in certe persone.
Davanti a quella donna Hermione si sentì ridicola con il suo vestito scollato e i suoi capelli tanto curati. Si sentiva una bambina piccola di fronte a quell’amore tanto profondo da sminuire ogni gesto vissuto con lei.
“Cosa vuoi.” Le chiese con voce strozzata.
“Solo vedere come stavi.”
“So che Harry vi parlava di me.”
Gli occhi di Lily divennero rossi come se combattesse per non piangere. “Avevo bisogno di vederlo con i miei occhi …” prese un respiro profondo “Forse ho sbagliato a venire qui. James mi aveva detto di non farlo … ma … tu sei e sarai sempre importante per me.”
Hermione deglutì a vuoto. “Anche tu sei importanti per me.”
Lo scattò della porta fece sobbalzare entrambe. Lily sgranò gli occhi e si alzò in mediatamente dal divano. Aveva l’aria di una pronta a scappare.
Nonostante i loro attriti, Severus non le avrebbe mai fatto alcun male …
L’uomo fece il suo ingresso nella stanza. Teneva nella mano destra una bottiglia di champagne e con gli occhi più scuri che Hermione gli avesse mai visto fissava Lily che sostenne lo sguardo senza scomporsi.
“Che ci fai tu qui.” sibilò Severus, poggiando bruscamente la bottiglia su un mobile.
“Volevo vederla.”
“Mi sembrava di essere stato chiaro.”
“Non ce la facevo più.” replicò Lily, come per scusarsi.
I due continuarono a parlare ma Hermione smise di ascoltare.

“Volevo vederla.”
“Mi sembrava di essere stato chiaro.”
“Non ce la facevo più.”

Qualcosa non tornava. Lui l’aveva vista? Ci aveva parlato? Avevano parlato di lei?
Un crampo doloroso le contrasse l’esofago. Fu come soffocare.
Bugiardo.
“Hermione, ti giuro che non era mia intenzione intromettermi … io volevo solo vedere che stavi bene.” Lily attirò la sua attenzione.
“Lily … credo che tu debba andartene.”
Hermione guardò le difese della donna crollare, poi la vide sparire. Solo quando sentì la porta sbattere posò i suoi occhi su Severus. L’uomo era più pallido del solito.
“Vi siete incontrati?” domandò. Sentiva una frenesia contorcerle le viscere.
“Si.”
“Sei andato tu a cercarla?”
“Si.”
Hermione si passò una mano tremante tra i capelli. Severus cercò di raggiungerla ma lei fece un passo indietro.
“Le ho solo chiesto di non cercarti, almeno che non fossi stata tu a contattarla.”
“Perché l’hai fatto?”
“Perché volevo essere certo che non si sarebbe mai più intromessa tra di noi.”
La giovane chiuse gli occhi ma le lacrime corsero libere sulle sue guance.
“Sei stato tu. Tu l’hai di nuovo coinvolta nella nostra vita. Non riesci proprio a fare a meno di lei, Severus?”
“Cosa? No. Hermione, io l’ho fatto per te, per noi.”
“L’hai fatto per me, eppure me l’hai tenuto nascosto.” Mormorò Hermione.
“Se tu avessi voluto, l’avresti potuta cercare! Io non te l’ho impedito, ma tu non l’hai fatto altrimenti l’avrei saputo.”
“Appunto!” singhiozzò la ragazza “E’ questa la differenza tra me e te. Io non ti avrei mai tenuto all’oscuro di una cosa così importante. Tu invece l’hai fatto!”
Severus le si avvicinò e posò le mani sulle spalle della ragazza, scossa dai singhiozzi. “Non pensare che io non abbia fiducia in te. Io ho creduto che fosse le scelta migliore …”
“E’ questo il punto.” Si scansò Hermione “Non sei tu che non hai fiducia in me. Sono io che l’ho appena persa in te.”
Detto questo, uscì dalla stanza.
Per un attimo nel piccolo appartamento regnò il silenzio, poi sentì i passi di Severus avvicinarsi.
Non gli avrebbe permesso di parlare ancora. Di raggirarla un’altra volta.
Un’altra lacrima sfuggì al suo controllo.
Questa volta non l’avrebbe abbracciato e perdonato. Il dolore e la paura erano troppo forti.
Si mise le scarpe e indossò il cappotto. “Ho bisogno di un po’ d’aria” annunciò. Lui non la trattenne e lei si vietò di guardarlo negli occhi. Sapeva che ci avrebbe trovato tristezza e rammarico, forse anche paura.
Quel giorno però si sarebbe presa cura delle sue di ferite.

***

Girovagava ormai da due ore. Prima di smaterializzarsi, aveva pensato di andare da Harry ma aveva desistito. C’era di mezzo sua madre. Subito i suoi pensieri erano andati a Ginny, ma ben presto aveva capito che non poteva coinvolgere lei senza creare problemi anche ad Harry. Escluse anche i suoi genitori. Troppe spiegazioni.
Arresa, aveva camminato un po’ per Diagon Alley. Forse il silenzio le avrebbe schiarito le idee meglio delle parole.
Chissà quando era andato da Lily. Forse durante uno dei suoi lunghi turni al San Mungo, oppure quel giorno che lei aveva passato a dipingere le pareti della loro camera.
Umiliata.
Nascose un singhiozzò portandosi la mano alla bocca.
Una stupida ed un bugiardo. Ecco cosa erano loro due.
Un rumore sordo di roba caduta e vetri infranti la fece trasalire.
“Maledetto gattaccio! Prima o poi ti prendo e ti faccio arrosto! Miseriaccia i nuovi ordini!” Quel lamento attirò la sua attenzione.
Si rese conto di essere davanti alle vetrine dei Tiri Vispi Weasley. Il negozio doveva essere chiuso, perché all’interno tutte le luci erano spente. La voce proveniva dal retro dell’edificio.
Ron faceva lievitare una serie di scatoloni e si scambiava occhiate malevole con un gattone spelacchiato che dal muro su cui era seduto gli soffiava rabbioso.
“Schifoso sacco di pulci.” Borbottò il rosso, afferrando bruscamente l’ultimo scatolone.
“Hai sempre un pessimo rapporto con i gatti, eh Ron?”
Il ragazzo si voltò a guardarla sorpreso.
Era passato così tanto tempo dall’ultima volta che si erano parlati. Lui non le aveva mai perdonato di aver scelto Severus e lei non aveva avuto altra scelta se non quella di fare a meno di lui anche come amico.
“Hermione” il rosso abbandonò lo scatolone che aveva in mano “Che ci fai qui? Sei sola?”
“Si”
“E’ tardi.”
La riccia si strinse nelle spalle e non rispose. Aveva paura di scoppiare a piangere, se si fosse azzardata ad aprire bocca.
Si domandò che aspetto dovesse avere in quel momento, con quel vestito elegante e gli occhi arrossati.
“E’ successo qualcosa?” continuò Ron, andandole incontro. Gli occhi azzurri erano già pieni di preoccupazione. Quando le mani calde del rosso si posarono sulle sue spalle, come una morbida e rassicurante carezza, non riuscì più a trattenersi e scoppiò in lacrime.
“Ha rovinato tutto.”mormorò tra le lacrime.
“Ti ha fatto del male? Quella bestia ti ha messo le mani addosso? Hermione, rispondi! Io l’ammazzo quello stronzo!” Ron, ora paonazzo per la rabbia, la strinse a sé. Lei, anche se in parte impossibilitata nei movimenti dalle braccia del ragazzo, scosse la testa. “Non mi ha fatto del male … non fisico almeno.”
Le accarezzò i capelli.
“So di non essere il migliore in queste cose … ma che ne dici di raccontarmi cosa ha combinato quell’idiota del tuo fidanzato davanti ad un bel bicchiere di idromele? Ne abbiamo una bottiglia in negozio, ce l’ha regalato un nostro cliente e a dire di George dopo averlo bevuto ti senti un dio!”
“D’accordo.” Accettò Hermione.
Sul viso lentigginoso di Ron si aprì  un sorriso bello e genuino. “Allora entriamo.”

***

Mancavano poche ora all’alba quando Hermione rientrò. Parlare con Ron era stato confortante, ma non si sentiva ancora per niente bene.
Chiuse la porta e vi si appoggiò. Una luce proveniva dal salotto.
Lentamente si diresse nella stanza. Severus era abbandonato sul divano con in mano un bicchiere con una quantità eccessiva di whiskey incendiario. La bottiglia di champagne, che aveva comprato per la loro serata, giaceva vuota ai piedi dell’uomo. Faceva roteare il liquore nel bicchiere e lo fissava come fosse ipnotizzato.
Quanto poteva averne già bevuto?
“Sei tornata.” Le disse senza però girarsi a guardarla. “Dove sei stata fino a quest’ora?” sussurrò l’uomo.
“Non sono affari tuoi.”
“Ah.” Scolò il bicchiere e si pulì le labbra sottili con il dorso della mano “E da quando non ho più il diritto di sapere dove vai?”
Questa volta le aveva puntato gli occhi addosso.
“Da quando hai smesso di dirmi la verità.”
L’uomo sbattè il bicchiere sul tavolino davanti al divano. “Io ti ho sempre detto la verità!” sbottò, passandosi le dita tra le ciocche di capelli corvini.
“Prima hai dimostrato il contrario.”
“E’ stata una sola, stramaledetta volta e l’ho fatto per noi! Per proteggerci!” Tuonò Severus.
“Invece hai rovinato tutto.” Strillò la giovane.
“Dove sei stata, Hermione.” chiese l’uomo in modo più rude.
La ragazza si torturò un labbro. “Da Harry.” mentì.
“Bugiarda. Gli ho mandato un gufo almeno due ore fa. Con chi eri, Hermione.”  
“Ero con Ron. Contento adesso?”
La risata graffiante e ubriaca di Severus le graffiò il cuore e la pelle.
“Weasley. Il nostro caro Weasley.” La sua voce era roca e trasudava disprezzo. Hermione si sentì contorcere lo stomaco.
“E ti sei divertita?”
“Ron, è un amico e mi ha ascoltata.”
“Si. Me lo immagino. Quel pezzo di imbecille è buono giusto per abbassarsi i calzoni.”
“Non hai il diritto di dire una cosa del genere!”
“Ah no?” traballante Severus lasciò il divano e si fermò ad un palmo dal suo viso. Il suo alito puzzava di whisky. I suoi occhi erano persi. “Eppure scommetto che non ti è dispiaciuto per niente ricordare i bei tempi andati.” Sibilò.
Lo schiaffo rimbombò tra i due. Severus si portò una mano a massaggiare la guancia arrossata.
“Io ti amo più di quanto ti ama lui.”
“Ron è solo un amico.”
“Weasley ha smesso di essere tuo amico il giorno che te lo sei scopato.” Sibilò rabbioso.
“Infondo tra il fatto e il desiderato la differenza è poca.”  
Incapace di continuare la ragazza si rintanò nella camera. Chiuse la porta con un incantesimo e affondò il volto su un cuscino. Severus la seguì ma non spezzò l’incantesimo.
“Hermione, ti prego.” Furono le ultime parole che le disse, prima che tutto fosse avvolto nel silenzio.

La mattina seguente, quando Hermione si alzò scoprì l’incantesimo ancora intatto sulla porta. Lo sciolse ed uscì dalla stanza. La casa era avvolta nel silenzio. Le braci nel camino scoppiettavano ancora. Il salotto era stato ripulito . La poltrona preferita di Severus non c’era più.


N.d.A.
Salve a tutti!  Spero che non abbiate in progetto di uccidermi ... questo è un punto di svolta, anche se forse ora non lo sembra. Prima della fine della storia infatti tutte le faccende dovranno essere sistemate e chiarite, perciò non vi arrabbiate e incrociate le dita per quei due sventurati!
Ringrazio tutti coloro che leggono e commentano la mia storia! Vi adoro tutti!
Alla prossima,
Amelia

ps: sto pubblicando in fretta quindi se mi fosse scappato qualche errore grammaticale dalla tastiera per favore fatelo sapere ^^
   
 
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