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Autore: Lady_Wolf_91    08/10/2013    10 recensioni
Clara è una ragazza come tante, senza nulla di particolare.
Clara non sa quello che il destino ha in mente per lei.
Clara non sa che presto la normalità, sarà solo un lontano ricordo!
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ESPRIMI UN DESIDERIO

Una macchina per scrivere, una macchina per esaudire,

una macchina per richiedere e nell’oscurità realizzare




 
Vero è che Clara aveva i suoi buoni motivi per esultare.
C’è da dire che da piccola era una bambina silenziosa, ma che dico silenziosa?
Muta, si completamente, mai un vagito o un brontolio era uscito dalla sua bocca.
Inutile dire che i Pastries erano molto preoccupati per la salute della piccola e pagarono i migliori specialisti, ma niente nessuno capiva perché la piccola si ostinava a non aprire bocca.
Finché il giorno del suo quarto compleanno, i Pastries, di ritorno da uno dei loro numerosi viaggi, le portarono in dono un gigantesco libro di favole, alla piccola Clara si illuminarono gli occhi e, nonostante l’età, divorò quel librone in pochi giorni, una volta finito, fissò a lungo i genitori e finalmente pronunciò la sua prima, preziosa parola
 “Ancora”
 si, Clara parlò solo per chiedere un altro libro.
Ad essere onesti devo dire che Clara non era affatto muta e quindi quel libro non aveva compiuto nessun miracolo, come invece credevano i Pastries, no la dolce bambina amava parlare quando era sola, al sicuro nella sua stanza, circondata dai suoi amati pupazzi.
Era anche molto intelligente, non per niente a quattro anni sapeva già leggere da sola, ma quindi perché si ostinava a rimanere muta davanti ai suoi genitori? Direte voi,
ebbene, la verità era che Clara era semplicemente e dolorosamente triste.
Cercate di capirla, era solo una bambina e vedeva più estranei, che le facevano da baby-sitter che i propri genitori continuamente in viaggio, continuava a vederli partire e proprio come un cucciolo abbandonato si chiedeva se sarebbero mai tornati da lei.
Così, si ostinava a rimanere chiusa nel suo mutismo sperando di conquistare maggiori attenzioni, ma la scoperta di quel mondo magico, dove delle parole scritte davano vita a mondi meravigliosi l’aveva così stupita da farle dimenticare il suo intento.
Dopo il finto miracolo i Pastries ripresero i loro viaggi riempiendole la casa di libri e Clara dopo la sua eccitante scoperta, era un po’ meno triste, si perché adesso con le sue fiabe, i suoi racconti, sentiva quell’immenso vuoto dentro di se farsi sempre più piccolo.
 
Leccai via una macchia invisibile dalla mia zampa sinistra mentre Clara continuava a saltare da un lato all’altro della stanza, si fermò solo udendo il suono squillante del campanello
 “E ora chi sarà? Porca puzzola imbalsamata e se sono i servizi segreti e vogliono la mia macchina da scrivere? Dobbiamo nasconderla Ampolla, dobbiamo nascondere tutte le prove!
 Anzi facciamo che io apro e tu attacchi alla gola Ampolla, alla  gola!”
 so di aver appena detto che era una bambina molto intelligente ma ho dimenticato di dirvi che aveva anche una grande o per meglio dire immensa fantasia!
“Clara! Non posso crederci! Sei ancora in pigiama!”
 affacciandomi pigramente all’uscio della porta, potei notare la presenza di una ragazzina  da capelli rossi raccolti in due piccole trecce, il fisico slanciato e gli occhi piccoli e verdi, agitai la coda per niente entusiasta da quella visione
“Ma ciao Ampolla, chi è il gattino più carino del mondo? Chi? Chi?” capite perché non ami codesta ragazzina invadente, volete sapere che ruolo ha in questa storia? Bè evitate di soffermarvi a  pensare a me e continuate a leggere
“Corro a vestirmi Meli, vuoi un the? Un pasticcino? Un po’ di apple pie?”
 “Via i convenevoli e corri a vestirti, odio fare tardi a scuola!” Melissa, questo il nome della giovane donna, era la miglior amica della nostra Clara. Ad essere sincero, non so proprio come si fossero trovate ma sapete ho conosciuto un tale tempo fa e lui diceva che nel mondo esiste per te la tua persona, come tu esisti per lei, quella con la quale sei completo, riuscite a capire? Quella che se sei tanto fortunato da trovarla te ne accorgi subito la sintonia e immediata e non servono mai spiegazioni? Quella persona che sa, che anche tu sei la sua persona e lo sapete entrambe senza bisogno di dirlo? Avete presente? Bè, loro due erano la loro persona e l’hanno capito al primo sguardo, al primo ciao, più che amiche, erano sorella, due anime affini e complementari.
“Quindi perché sei ancora in pigiama?”
“Oh, non puoi capire ho ricevuto un regalo”
 “Ed è sconvolgente perché…”
“Si lo so, ma questo è…è”
“Cosa?”
 “una macchina da scrivere, vieni te la faccio vedere!” a malavoglia, scesi le scale anche io.
Oh povere le mie dolci zampe, presto a tardi avrebbero risentito di tutto quel Sali e scendi.
“Guardala non è stupenda?” Melissa si morse il labbro accarezzando il tavolo liscio
“Bè è una macchina da scrivere, insomma, non fa molto a parte scrivere” la povera Clara mise su un adorabile piccolo broncio
 “Si ma…”
“Ma so cosa significa per te e a proposito, auguri di nuovo” le tirò una ciocca di capelli e l’abbracciò, fece dondolare un piccolo braccialetto rosa e azzurro con una luna come ciondolo e l’attacco al braccio di Clara
 “Il mio regalo non sarà mai all’altezza”
Clara si osservò il polso “Meli…è stupendo” si scambiarono un’occhiata complice  
“Dici che te l’hanno regalata i tuoi?”
 “Non saprei ma se non sono stati loro chi altro?”
“Mmh, un ammiratore segreto?”
“Smettila”
 “Ok, hai già provato a scrivere qualcosa?” Clara fece un piccolo saltello sbattendo le mani “Muoio dalla voglia di farlo”
“E aspetti un invito scritto? forza”
 Le dita tremarono appena sopra i tasti neri e lentamente scrissero un’unica, piccola, innocente, parola
“Leone? Perché hai scritto leone?”
 lei alzò le spalle “Non so è la prima cosa a cui ho pensato…per tutte le puzzole imbalsamate è tardissimo dobbiamo correre!”
 “Si e di chi è la colpa?” senza rispondere Clara afferrò le afferrò la mano sfiorando il braccialetto uguale al suo e la trascinò fuori.
Mi stiracchiai osservando un’ultima volta la macchina da scrivere, balzai poi sulla finestra e mi avventurai fuori, eh si non è che noi gatti c’è ne stiamo in panciolle sul divano ad aspettare il vostro ritorno, non siamo mica come quei cosi, com’è che li chiamate? Ah si, cani!
La scuola si trovava a due isolati da Hope Avenue ovvero da dove si trovava la casa di Clara, bisognava superare Square Strawberries, dai fiumi scoppiettanti e le colline zuccherose, arrivare nei pressi della Building Cherries, svoltare dove si trovavano gli alberi di marshmallow e attraversare il ponte sullo Sweet River e ci si trovava a School of Wonders, l’originale e bizzarro complesso scolastico dalle pareti viola sgargianti, le finestre grigie e un delizioso tetto rosa a forma di gatto saltellante, un edificio a mio avviso magnifico.
Di solito mentre Clara era a scuola girovagavo un po’ senza meta precisa, ma per quel giorno, avevo camminato  abbastanza e così mi accoccolai sotto un albero e schiacciai una meritata pennichella.
 
Mi risvegliai col suono vibrante della campanella che segnava la fine delle lezioni, dopo la scuola Clara era solita soffermarsi in Square Mint a ciarlare con le sue amiche, visitava poi la biblioteca, prendendo un nuovo libro ammuffito e ritornava a casa, dove l’aspettava un nuovo pomeriggio di solitudine e di dolce far niente.
Oh ma non quel giorno no, quello era un giorno particolare e non solo perché era il suo compleanno.
Clara ancora non lo sapeva, ma a casa  c’era un ospite inatteso e alquanto bizzarro che attendeva paziente.
Una volta recuperato il libro, ci dirigemmo a casa infilò la chiave nella serratura dorata girando prima a destra e poi a sinistra, poggiò la borsa sul tavolo di conchiglia bianca in cucina e salì di corsa le scale, pronta ad immergersi in una nuova lettura o almeno era questo che avrebbe fatto, se non fosse che passando dalla porta del salotto notò un immenso e preoccupante disordine.
Ci affacciammo entrambi, piume colorate volavano per la stanza, il divano era capovolto e quelli, erano davvero graffi quelli?
“Ampolla ma cos’hai fatto?” ovvio diamo la colpa al gatto, vero era che l’artefice di tutto ciò era pur sempre un felino, non era elegante quanto me ma con zampe possenti, denti affilati ed una folta e luminosa criniera
“Porca puzzola imbalsamata…è davvero un leone quello?” come se capisse quello che Clara diceva, il vecchio e gigantesco leone  girò l’enorme testa dorata verso di noi fissandoci con occhi ferini e curiosi e regalandoci poi un soave ruggito, prima che potessi fare conoscenza con il mio affascinante antenato mi sentii afferrare per la collottola e trascinare fuori.
Mi stiracchiai mentre Clara cercava confusamente di bloccare la porta con oggetti vari e afferrava saldamente una piccola e  nera lampada.
“Non è possibile no un leone nel salotto? No forse è un’allucinazione, come diavolo c’è finito un leone nel salotto??”
 “L’ha chiamato lei” entrambi ci voltammo sobbalzando, Clara si lasciò uscire un urletto acuto e lanciò la lampada contro il nostro secondo ospite. Un ragazzo davvero bizzarro, dagli occhi viola i capelli argentei e i vestiti imperlati d’oro
“Chi-chi-chi sei tu? Com-come sei entrato? Cosa vuoi?” il tizio si massaggiò la spalla, colpita dalla lampada e fece un leggero inchino
“Io sono Abraxas, al vostro servizio mia padrona” per un attimo pensai stesse parlando con me ma, l’ultima volta che avevo controllato non ero una femmina, quindi no quella reverenza non era riservata a me purtroppo
 “Padrona? È, è tipo uno scherzo questo? Oh ho capito sei qui per la mia macchina da scrivere!”
“Si”
 “Ah-ah Beccato! Chi ti manda? Eh? I servizi segreti? La mafia russa? La strega del paese incantato?” tenete a mente, ragazza intelligente ma con tanta fantasia
“Non sono qui per riprendermi la macchina, sono qui per servirvi”
 “Cosa? Che vuol dire?” miagolai poggiando una zampa sulla parete, come mai si erano dimenticati del leone? Il tizio, quel Abraxas dagli abiti bizzarri sorrise, togliendosi il cappello adornato da una lunga piuma nera
“Giusto il leone”
“L’hai portato tu qui?”
 “Io? No siete stata voi”
“Perché parli così?”
 “Questione di rispetto”
“Uhm che vuol dire che l’ho portato io?”
“Ricordate cosa avete scritto prima di uscire?” Clara si attorcigliò una ciocca di capelli alle dita senza smettere di fissare gli occhi viola del tipo bizzarro
 “…Leone? Ma…non è possibile”
 “Lo è invece vedete quella non è una semplice macchina da scrivere, quella è una macchina magica qualsiasi cosa scriviate con quella macchina si materializzerà”
“Porca puzzola imbalsamata sto sognando vero? Non è una cosa possibile come…no”
“Si che lo è e vi dirò di più, la macchina non fa solo questo, il che spiega la mia presenza qui, vedete grazie alla macchina avete la possibilità di esprimere tre desideri, che io mi premurerò di realizzare”
 “Tre desideri?”
 “Si”
 “E mi basta scriverli sulla macchina?”
“Oh no se vi limitate a scrivere qualcosa sulla macchina quella appare, ma non sarà duratura, ora prendete il leone che avete creato  potete mandarlo via in due modi: strappando il foglio sul quale avete scritto stamane, oppure aspettare che l’effetto svanisca cioè  tra circa ventiquattro ore”
“Q-quindi è una cosa temporanea?”
“Certo! I desideri invece saranno permanenti vi basterà scrivere ‘desidero…’  e io schioccherò le dita e il vostro desiderio si realizzerà senza svanire mai più”
“E…posso desiderare tutto quello che voglio?”
 “Ovvio, bè tranne la vita eterna, far morire qualcuno, far resuscitare qualcuno, diventare la persona più ricca del mondo, scatenare una guerra, chiedere la pace nel mondo, mmmh, far innamorare di voi qualcuno e cose così”
“E tu sei”
“ Il genio della macchina, Abraxas al vostro servizio”
 “Ma da dove sei uscito?”
 “Io vivo nella macchina da scrivere”
“Come il genio della lampada?” Abraxas fece una smorfia disgustata lisciandosi il gilet dorato
“Oh no no, non ho niente a che fare con quegli assurdi esseri blu, vedete catene ai miei polsi?”
 “Ehm no”
“Infatti, diciamo che siamo… cugini ecco” un ruggito spostò la nostra attenzione dall’agghindato ospite a quello munito di artigli e zanne
“Ehm Abraxas, giusto? Potresti far sparire il leone?”
 “Oh mia signora, per voi lo farei, ma mi è impossibile dovete essere voi a strappare il foglio, certo a meno che non lo desideriate”
“Ok, desidero che tu faccia sparire quel leone”
“Mi spiace ma, dovete scriverlo sulla macchina, così non vale”
 “Bene, entrerò la dentro e strapperò quello stupido foglio, Ampolla seguimi” fissai la mia umana con la testa leggermente inclinata, per poi rifugiarmi tra le gambe del prode Abraxas, Clara ci fissò incrociando le braccia si legò poi i capelli in una treccia e con coraggio aprì la porta.
Il leone stava sgranocchiando un prestigioso pezzo di mobilia
 “Ok leoncino prendo solo il foglio, d’accordo? Non voglio altro” mantenendo lo sguardo sul felino strusciò fino ad arrivare al gigantesco tavolino, strappò via il foglio e con forza e decisione lo ridusse in tanti piccoli brandelli, il leone si alzò i suoi contorni si illuminarono come fatti d’oro e con un piccolo ruggito, sparì.
“Ottimo lavoro mia signora, ora ditemi, qual è il vostro primo desiderio?”
 








Angolo sempre mio sempre più inutile :p
oibò cari lettori(?) ci risiamo, ecco un nuovo fantastico(??) capitolo!
ci tengo a ringraziare tutti quelli che hanno letto il primo breve capitolo e quelli che lo hanno commentato, ho cercato di fare pace con la punteggiatura ma non sono sicura di esserci riuscita >.<" i hope so!
Sono davvero contenta che l'idea del gatto narratore vi sia piaciuta e...niente fuggo via, il poco tempo a mia disposizione è già finito, ma prima ho una domanda per voi ovvero:
quali sarebbero i vostri desideri?
un bacio!

 
   
 
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