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Autore: Aout    08/10/2013    4 recensioni
Ehm, sì il tema è quello, ci siamo capiti.
Pepper e Tony, Tony e Pepper. Facile, no?
Tante diverse salse per tanti momenti diversi. Armature luccicanti, battute sarcastiche, retroscena succosi che non aspettano altro che essere letti.
Fatevi avanti e venite ad esplorare un po’ le gioie e i dolori dell'avere un fidanzato genio, miliardario, playboy, filantropo. Non è certo una cosa da tutti i giorni, no?
(Sono presenti anche one-shot Pre-Pepperony)
“Perché, ovviamente, se non fossero implicati ufficiali governativi infuriati, il gioco non sarebbe sufficientemente interessante, divertente. Non sarebbe sufficientemente alla Tony Stark.”
(Saltuariamente Fluff a palate, siete avvertiti)
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nda. Capitolo post-The Avengers ma Pre-Iron Man 3



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Incubi e suggestioni




Quando si svegliò, Pepper sentì immediatamente che qualcosa non andava.
Una particina del suo cervello, quella pragmatica e concreta fino al midollo, la stessa che non le faceva mai leggere gli oroscopi perché “dai, come si fa a credere agli oroscopi?”, le disse imperiosamente di ignorare lo stupido peso che le premeva lo stomaco e che non aveva ragione di esistere. Che “sentire” che qualcosa non andava non era umanamente possibile e che quasi sicuramente quella sensazione doveva necessariamente essere dovuta ad un qualche incubo idiota che fino a qualche minuto prima doveva aver avuto tutta la sua attenzione, anche se in quel momento non se lo ricordava.
Poi però, spinta da chissà cosa, Pepper allungò una mano verso sinistra, il suo palmo incontrò la stoffa liscia del lenzuolo di lino del letto e dovette ricredersi. Tony non c’era.
Ora, normalmente, uno non si dovrebbe allarmare eccessivamente per una scoperta del genere. Soprattutto se è lunedì mattina, il sole è già sorto e sia tu che il tuo partner avete un lavoro impegnativo da portare avanti.
Ma quella situazione non era “normale”.
Innanzitutto, le occasioni in cui era Tony ad alzarsi per primo erano rare e preziose come i diamanti  e di soluto includevano una qualche festività in particolare (pareva che ultimamente Tony si divertisse come un pazzo a trovarle il regalo perfetto, anche se a lei continuava a sfuggire il perché) oppure una delle numerose e poco apprezzabili idee del suddetto (quali per esempio un viaggetto a Parigi il mercoledì dell’incontro con gli azionisti perché “non hai vissuto veramente finché non hai mangiato le escargot sulla cima della Tour Eiffel quando nevica”), entrambe possibilità, queste, che bastavano già da sole a giustificare quella sottospecie di premonizione che l’aveva svegliata qualche secondo prima.
In secondo luogo, poi, quella non era una situazione normale perché non lo era, punto.
Per esempio, non era normale che l’umanità avesse appena scoperto di non essere l’unica forma di vita dell’universo, né che le suddette “altre forme di vita” fossero per la maggior parte, almeno per quanto poteva saperne lei, intenzionate a ridurla in poltiglia. Non era normale anche, e non c’era nemmeno bisogno di dirlo, che il suo fidanzato supereroe avesse sventato un tentativo governativo di distruggere l’isola di Manhattan infilando un missile a propulsione nucleare all’interno di un buco spazio-temporale e avesse rischiato di lasciarci tutte quante le penne.
Tutte questa considerazioni, sommate a quel dannatissimo masso di cemento che non accennava a volersi togliere dal suo stomaco, spinsero Pepper ad alzarsi in piedi e ad andare ad investigare su cosa stesse succedendo, con buona pace della particina del suo cervello pragmatica e razionale.
Arrivata alla fine del corridoio, Pepper sentì il famigliare scroscio dell’acqua della doccia e si avvicinò furtiva - furtiva? Perché furtiva? Non mi ci sono appena trasferita, qui? - alla porta del bagno e la spalancò silenziosamente - fantastico, ora mi sento ufficialmente una guardona...
Il rumore dell’acqua non era l’unico della stanza.
- I’m blue daba dee dabadie daba dee dabadieeeee... – Tony, cantando - ahimé - a squarciagola, stava uscendo dalla doccia, un asciugamano sui fianchi e uno ad asciugarsi i capelli. Per i primi secondi parve non accorgersi della sua presenza. Poi però, giunto allo specchio, inclinò la testa verso di lei e le sorrise.
Ecco, imbambolata. Perché rimango sempre così quando c’è di mezzo lui?
- Perché mi guardi così? Non si può più cantare?
- Oh, no. Cioè... – riprenditi, donna! – In effetti, pensavo che un gatto stesse agonizzando. – battuta idiota. Da dove le era uscita? Adesso gli racconterai anche quella dell’italiano, dell’inglese e del francese sul volo di linea?
- Oh, vedo che siamo particolarmente simpatici, stamattina. – appunto.
Pepper osservava Tony radersi davanti allo specchio e per un attimo sentì riaffiorare pressante quella strana sensazione di disagio. Cosa c’era che non andava? Tony stava bene, si disse. Erano passate due settimane, tutte le sue ferite erano state curate e il cattivo era stato rispedito sul suo pianeta natale. Perciò, cosa diamine c’era che non andava?
Poi Pepper se ne accorse. Era la linea della mascella. Era rigida e contratta, come se Tony avesse digrignato i denti tutta la notte. Come se non avesse dormito affatto.
E poi c’erano le sopraciglia, per nulla rilassate, e gli occhi, cupi, fissi, come se Tony non stesse veramente fissando la sua immagine allo specchio ma qualcos’altro, da un’altra parte.
- C’è un motivo per cui sei qui o devo forse pensare che il tuo outfit sia predisposto per convincermi a fare un po’ di sana ginnastica mattutina? – le chiese improvvisamente lui, mentre il suo sorriso assumeva una sfumatura più maliziosa.
Pepper si riscosse dai suoi pensieri.
Che?
Abbassò lo sguardo verso la camicia di seta che indossava, aperta molto più del necessario, e sui pantaloni che... che non c’erano affatto.
Ugh, come mi sono ridotta così? Beh...  più che altro, come diamine ho fatto a non accorgermene?
- Tony sei... – disse, con tono lamentoso. La stava distraendo dalle sue conclusioni! – Non sviare il discorso!
Lui la fissò di rimando, un sopraciglio alzato.
- Discorso? Quale discorso? Lo saprei se stessimo facendo un...
- Come stai, Tony? – gli chiese, avvicinandosi quanto bastava per guardarlo dritto negli occhi.
Era una domanda idiota, lo sapeva. Insomma, prendere le parti della mamma chioccia non era mai e poi mai stato nelle sue intenzioni, ma riuscire a parlare con uno come Tony Stark a cuore aperto e convincere lui stesso a farlo, era più o meno come decidere di scalare l’Everest durante una tempesta di neve. Se si sentirà attaccato, ti risponderà con del sarcasmo tagliente e cinico quanto basta, se invece si sentirà dalla parte del vincente, lo farà comunque, per marcare il suo territorio. Pepper, per qualche strana ragione, era sempre stata in grado di dosare questo particolare aspetto del carattere di Tony, ma ciò certo non implicava che potesse fare miracoli. La strategia migliore era quella di andare dritta al punto, no?
Basta che poi non mi metta a chiedergli come è andata la scuola, se ha mangiato e se gli altri bambini lo hanno trattato male...
Tony, per tutta risposta, tornò a fissare lo specchio.
Brutto segno.
- Bellissimo, purissimo e levissimo, come al solito. Che domande.
Stavolta toccò a lui sorbirsi lo sguardo perplesso.
- Che c’è?
- Te l’ho chiesto prima io, se non sbaglio.
Tony sbuffò: - Sto bene, te l’ho detto. Benissimo. Una rosa in fiore, praticamente.
Bruttissimo segno. Era sarcasmo?
- Tony. – e rieccolo, il tono da mamma chioccia, -  Hai appena vissuto una situazione terribile – gli disse, misurando le parole e avvicinandosi a lui. Il contatto fisico di solito aiuta, no? – Hai appena affrontato dei semi-dei-alieni-muscolosi, hai dirottato un missile, hai rischiato di morire almeno una cinquantine di volte in una cinquantina di modi diversi nel giro di due giorni. È logico che qualche ripercussione...
Tony la zittì con un bacio.
Perché gli uomini sono convinti che questo sia un buon metodo per cambiare discorso?
- Tony.
- Pepper, ascolta. – wow, non dirmi che ce l’ho fatta. – Sono contento che tu sia preoccupata per me, ma sto bene, non dovresti. Ho già affrontato situazioni del genere in passato ed ora che sei qui con me sono convinto che sarà molto più facile dimenticare anche questa.
- Mmh... – questa storia mi puzza.
- Cosa dovrei fare per convincerti? Mettermi a ballare il Can-Can? Perché posso farlo, se proprio lo desideri. Credo che sarei un discreto ballerino...
- Tony...
- Pepper, senti, ora mi devo vedere con Banner. Hai presente? Quello che si trasforma in un enorme mostro verde rabbioso. Sembra simpatico. Perché non vieni anche tu? Posso presentartelo, scommetto che ti piacerebbe.
“Enorme mostro verde rabbioso”? Mica quell' “enorme mostro verde rabbioso”, vero?
Uhm... chissà, forse la sensazione di stamattina si riferiva semplicemente al fatto che il mio fidanzato sta diventando il migliore amico di Hulk.
Come fonte di preoccupazione era comunque un buon inizio.
- Stavolta passo. – la supereroina qui non sono io, grazie al cielo, - Ma tu vedi di stare attento.
In fondo, poteva anche esserselo immaginato, quel presentimento.
Tony le sorrise e sembrava che l’ombra che aveva prima nello sguardo fosse completamente scomparsa: - Stai tranquilla, so come gestire le cose, come sempre. Allora magari ci vediamo a pranzo. Stasera potrebbe essere un buon momento per quella gitarella a Parigi di cui stavamo discutendo, non credi?
Pepper annuì, senza sicurezza.
Chiamatemi scema, ma il mio oroscopo oggi non me lo toglie nessuno.
 
Tony baciò Pepper di nuovo - le donne lo adorano – e si diresse verso il suo guardaroba, nell’altra stanza. Prese la cravatta celeste, quella che gli illuminava lo sguardo, come aveva detto quella commessa procace di non si ricordava nemmeno dove, e la indossò, mentre Jarvis gli controllava le mail in arrivo, come se niente fosse.
Ma qualcosa c’è e, dannazione, non sono nemmeno stato in grado di nasconderlo come si deve.
Si ricordava lo spazio vuoto, anche in quel momento e gli venivano i brividi. Quella notte, dalle due poco piacevoli uniche ore di sonno che era riuscito a racimolare, era stato proprio lo spazio vuoto a svegliarlo.
La gente normale almeno sogna di cadere, io sogno di galleggiare.
Eh già. Perché ovviamente, a fargli paura, non era quello che era successo. No, sarebbe stato troppo semplice. Era ciò che sarebbe potuto succedere.
Nei suoi incubi c’era l’oscurità, c’era quell’esplosione. C’era quel portare che si era chiuso troppo presto e c’era il silenzio. Un silenzio tanto opprimente che lo faceva svegliare urlante. Beh, quando riusciva ad addormentarsi, se non altro. E lui non ci riusciva da due settimane.
Un genio playboy filantropo codardo. Lo sapessero le signore, indirrebbero una giornata di lutto nazionale.
Non che a lui fregasse qualcosa ormai, delle altre signore. La sua, di signora, per quanto questa definizione le andasse stretta, era davvero l’unica che lui non avrebbe mai voluto far preoccupare. E aveva fallito. Piuttosto miseramente, fra l’altro.
Tony mentiva spesso, non volentieri, ma spesso. Non ci aveva mai trovato nulla di male, bastava solo eclissare la verità quanto bastava e nessuno probabilmente si era mai reso conto di quanto in effetti lui tendesse a mascherare con quel suo sarcasmo. Ma quando aveva guardato Pepper negli occhi e le aveva detto che andava tutto bene, aveva sentito una coltellata al petto. Insomma, quanto era patetico il fatto che avesse cominciato a canticchiare per cercare di sembrare indifferente? Si sentiva come se avesse maltrattato un cucciolo di cane, rubato una caramella ad un bambino. Pepper non ci era cascata, d’accordo, perché lei di infantile non aveva niente e anzi era molto più intuitiva di quanto tutti si potessero aspettare, incluso lui stesso, ma, anche se non andava bene niente, finché non avesse influito sul loro rapporto, non andava forse bene continuare a fingere?
- Signor Stark, ho completato la Mark 18.
- Bene, J. Adesso però prepara un altro progetto, amplia il raggio di azione dei propulsori, diminuisci l’energia della spinta laterale e vedi se riesci a trovare un modo di alleggerire un po’ il peso degli anteriori.
- Ne è sicuro, Signore? Se mi posso permettere, questa sarebbe la Mark 19 in poco più di due settimane...
- Se ne sono sicuro? J, non credo di averti programmato per fare domande inutili. Che Mark 19 sia.
Sì, per il momento andava bene quanto bastava.






Note: Sono tornata e con un altro capitolo ancora diverso dai precedenti. Sia mai che io riesca a creare una raccolta omogenea, eh? Va beh, lasciamo perdere.
Non ho molto da dire a riguardo, spero solo che il fatto che questo capitolo sia molto meno a lieto fine (se così possiamo dire) degli altri, non vi sia troppo dispiaciuto. Ma, in fondo, poi sappiamo che i due hanno risolto, no? (Mi riferisco alla scena di Iron Man 3 dove Tony confessa a Pepper che lui la notte non dorme e costruisce le sue armature)
Non ho molto da dire, appunto, solo... ecco, la canzone che Tony canta sotto la doccia è “Blue” degli Eiffel65, che è poi anche la canzone con cui prende il via Iron Man 3. L’ho scelta un po’ per rendere omaggio al film, un po’ perché è uno di quei motivetti che, che ti piacciano o non ti piacciano, ti rimangono fissati in testa e non ti lasciano più.
Bene, ho finito. Grazie mille a voi che siete giusti fino a qui :)
 
  
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