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Autore: kk549210    09/10/2013    3 recensioni
Harm e Mac ora sono sposati, ma la loro vita sarà davvero felice come hanno sempre sognato?
Seguito di "Cuore di padre".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Bud Roberts, Harmon 'Harm' Rabb, Harriet Sims, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Cuore di padre'
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-Malcom Jackson, piacere di incontrarvi – lo psicologo dei servizi sociali era un trentenne afroamericano – Non fatevi ingannare dal mio aspetto da giocatore dell’NBA…
Harm e Mac sorrisero. Non avevano certo il costume di giudicare le persone dall’apparenza. E la loro lunga esperienza di avvocati faceva loro intendere che quel ragazzone dal largo sorriso empatico e dalla stretta di mano energica doveva essere un ottimo professionista.
-… vedetela come una sorta di abito di scena – disse indicando la sua tuta da ginnastica – un modo per entrare meglio in confidenza con i bambini e i ragazzini. È dura per un uomo, in un ambiente di lavoro tutto femminile. Come se l’universo dei bambini fosse di appannaggio solo delle donne…
“Questo Jackson è proprio un tipo a posto” pensò Harm.
-Scusatemi, sono un gran chiacchierone. Ma veniamo al nostro caso. Gabriel e Maria Garcia Iguaràn, 4 mesi e 4 anni, sono due fratellini rimasti da poco orfani. I genitori, Aureliano e Tranquilina erano due giovani cubani, con regolare permesso di soggiorno. Due persone semplici, ma del tutto integrate nella comunità, molto ben volute…
-I bambini sono cittadini americani? Così ci hanno detto ai servizi sociali di Washington – disse Mac.
-Sì, sia Maria che Gabriel sono nati qui. I loro genitori sono immigrati  quando non avevano ancora vent’anni. Dopo l’incidente abbiamo cercato di contattare i parenti a Santiago de Las Vegas, ma non abbiamo trovato nessuno disponibile ad accogliere i bambini.
-È comprensibile. Con tutti profughi che attraversano il mar dei Caraibi su dei barconi… - concluse Harm.
-Eh, già. I Garcia Iguaràn vedono la disgrazia come un’occasione per i bambini di avere una vita migliore. Dovete capirli… - disse lo psicologo.
-Certamente – sorrise Mac.
-E così è stato dichiarato il loro stato di adottabilità. Ora Gabo…
-Gabo? – chiese Harm stupito.
-Sì, lo chiamano tutti così. Come dicevo, ora Gabo e Maria sono ospiti di un’anziana signora della parrocchia che già si occupava di loro quando i genitori erano al lavoro.
-È un’ottima cosa. Molto meglio che finire in una casa famiglia, tra persone sconosciute – disse Harm, ricordando quando anche Mattie aveva rischiato di essere affidata allo Stato. 
- Ora andiamo, la signora Kincaid ci aspetta – propose Jackson.
 
 

 
Wanda Kincaid era una vedova settantenne che abitava in un condominio di periferia.  
- Buongiorno, Malcom! –
- Harmon e Sarah Rabb, la signora Kincaid – disse Jackson facendo le presentazioni.
- Chiamatemi Wanda – disse sorridendo la piccola signora con gli occhi azzurri e una gran testa di riccioli grigi.
- E io sono Harm – fece Harm stringendole la mano con calore.
- Siete venuti a conoscere questi due piccoli tesori…

Mac e Harm annuirono sorridendo. In quel momento fece capolino dall’altra stanza una graziosa bambinetta con le treccine e una tutina gialla. Maria. La piccolina si strinse a una gamba di Malcom e cominciò a scrutare i due sconosciuti con i suoi occhioni scuri.
- Ehi, Maria! Cara, vieni… questi due nuovi amici sono venuti a conoscerti… si chiamano Sarah e Harm – disse Wanda.
- Ciao – fece timidamente la bambina, senza muoversi e continuando a fissare Harm e Mac con occhi indagatori.
- Ciao – dissero loro. Mac si avvicinò a Maria e le fece una carezza. La bambina rispose con un sorriso. Anche Harm le si accostò, ma lei mise su il broncio.
- Sei brutto! – gli disse fissandolo.
L’aspirante padre si sentì a dir poco abbacchiato. Mai nella vita un essere di genere femminile l’aveva disprezzato a quel modo. E sentirsi rifiutato da quella che doveva divenire sua figlia rischiava di portare ai minimi storici la sua incrollabile autostima.
- Tesoro, facciamo conoscere a Harm e Sarah anche il tuo fratellino? – disse lo psicologo accarezzando la testolina di Maria e guardandola dritta negli occhi.
La bambina tese una mano a Mac e una a Malcom e li condusse nella sua cameretta. Harm si tenne qualche passo indietro, insieme alla signora Kincaid. A debita distanza. “Maria potrebbe anche mordere questo mostro bruttone” pensò.
Nella piccola stanza, accanto a un letto con le lenzuola colorate, c’era una culla di vimini. Maria si aggrappò al bordo, con l’aria fedele e protettiva di un cane da guardia.
- Gabo – disse con orgoglio agli adulti.
Mac e Harm, incoraggiato amorevolmente dalla signora Wanda che lo spinse in avanti, si chinarono sulla culla. Un bambolotto con gli occhioni scuri e la testolina piena di capelli rispose gaiamente al loro sorriso, poi si rabbuiò improvvisamente e si mise a frignare.
- Non vi preoccupate – li rassicurò la Kincaid. – E’ l’ora della pappa. Quando ha fame, non c’è santo che tenga…
- Gabo mangia sempre. Lui è piccolo – sentenziò la sorellina con tono un po’ saputello – Io sono già grande. Vuoi vedere Arcadio? – chiese a Mac.
- Certo. È un tuo amico? – disse lei.
Harm ricevette Gabriel dalle braccia di Wanda. Il piccolino mostrò di gradire il suo abbraccio caldo e si calmò. Maria guardò in silenzio la scena e fece un timido sorriso di approvazione. In fondo quello strano gigante doveva essere buono, se trattava così bene il suo amato fratellino.
Lasciando la stanza, Harm colse al volo quel piccolo spiraglio positivo “Le mie quotazioni stanno risalendo. Non sarà una conquista facile, ma è già qualcosa…” pensò rincuorato.


- Avete altri figli, Harm? – chiese l’anziana signora mentre preparava il biberon.
- Sì, Mattie. La mia figlia adottiva. Ha già diciannove anni – rispose lui con un sorriso.
- Allora è già esperto di pappine e pannolini… Gabriel sta entrando nella fase dello svezzamento…
- No, sono un perfetto imbranato in materia… – ammise candidamente Harm – Quando l’ho conosciuta, Mattie aveva quattordici anni.
- Beh, figliolo, questa è la parte più facile – disse  Wanda con dolcezza materna - … questi due angioletti sono deliziosi, ma hanno un grande dolore da superare. Maria in particolare… Gabriel è piccolino, ha necessità molto elementari, ma Maria ha bisogno di tante cure e attenzioni. Mia zia diceva sempre “figli piccoli, mal di braccia… figli grandi, mal di cuore”….
Harm annuì.  Mattie gli aveva fatto sperimentare a più riprese sia il mal di braccia che quello di cuore.
- Vuole dargli lei il latte?
- Sì. Mi farebbe molto piacere – disse lui entusiasta.
Gabriel si abbandonò tra le braccia del suo futuro padre e iniziò a succhiare avidamente, tutto concentrato nella sua attività preferita.
- Questi tesori… - continuò la signora Kincaid – se potessi li terrei con me. Ma sono sola… le mie figlie hanno la loro vita… la più grande, Lucy, sta addirittura in Italia. Lavora al consolato, a Firenze. Ah, sono una povera vecchia, non ho niente da offrire a questi bambini. Lei e Sarah potete fare molto per loro…
- È lei che sta facendo davvero tanto…
- Poveri Aureliano e Tranquilina. Non avevano cinquant’anni in due. Due ragazzi speciali, tanto religiosi. Ci siamo conosciuti alla parrocchia di Padre Stephen. Tranquilina cantava nel nostro coro. Un angelo. – Wanda si commosse - Poverini, lavoravano tanto per dare un futuro migliore ai loro figli. Ma quella maledetta mattina, lei aveva appena finito il turno al bar… portava Aureliano al cantiere. Un colpo di sonno e quel Tir se li è portati via in un lampo.
“La strada è come la guerra, ormai” pensò Harm. Quanti orfani. Lui, Mattie, e ora anche Gabriel e Maria. Ma il nido si sarebbe ricostituito. L’amore avrebbe vinto la morte.
Il bambino aveva finito la poppata. Harm si alzò in piedi per aiutarlo nella digestione e ne approfittò per posare una mano sulla spalla di Wanda per consolarla.
- Voglio che Maria e Gabriel mantengano il più possibile il contatto con le loro radici. È essenziale conoscere la propria storia, per crescere bene – le disse.
- Si sta scegliendo la strada più difficile… lei è molto saggio, Harm! – esclamò la donna, ripagata da un luminoso sorriso. “L’apprendimento attraverso il dolore…” meditò lui tra sé.
Gabriel suggellò il momento con un boato che usciva dalla sua tenera boccuccia.
- Figliolo, lei sembra proprio nato per fare il papà!
- Grazie – rispose Harm con un sorriso di beatitudine. E il suo cuore di padre gli sussultò nel petto. 
  
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