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Autore: kk549210    09/10/2013    3 recensioni
Harm e Mac ora sono sposati, ma la loro vita sarà davvero felice come hanno sempre sognato?
Seguito di "Cuore di padre".
Genere: Drammatico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Bud Roberts, Harmon 'Harm' Rabb, Harriet Sims, Sarah 'Mac' MacKenzie
Note: Cross-over | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Cuore di padre'
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Tutta la nuova famiglia Rabb era sulla spiaggia, con Malcom e Wanda al seguito. Era l’ultimo giorno a Miami e volevano passare alcune ore spensierate prima della partenza.
- Ha avuto un’ottima idea, Malcom! – disse Harm allo psicologo.
- È per questo che sono venuto a lavorare in Florida… sole, mare, ragazze in bikini… - aggiunse lui strizzando l’occhio.
Harm gli manifestò tutta la sua cameratesca comprensione con un largo sorriso.
- Sono cresciuto al freddo. A Brooklyn… in una famiglia di donne! Ho sei sorelle minori. La più piccola va ancora al liceo.
- Complimenti! – disse Wanda.
- Mio padre fa il ginecologo. Non si è fatto mancare il lavoro! – Jackson era proprio fiero della sua famiglia. Era quella la molla che lo aveva spinto ad occuparsi di bambini in difficoltà.
- L’importante è che sua madre fosse d’accordo… - scherzò Mac. Anche Malcom scoppiò a ridere.
- Io invece sono nato in California e sono finito al freddo e al gelo di Washington… - aggiunse Harm.
L’allegra combriccola si sistemò sotto una tenda. Gabriel era sul suo passeggino, ben coperto da un cappellino che lo proteggeva dal sole. L’aria di mare lo metteva di buon umore e lui muoveva le manine e emetteva entusiastici gorgheggi. Ma la più felice del gruppo era Maria. Saltellava intorno e scalciava la sabbia, impaziente di buttarsi a mollo.
-Voglio fare il bagno! – sentenziò cominciando a spogliarsi.
-Aspetta, piccolina! Devo metterti la crema solare – la bloccò dolcemente Mac, seduta su una sdraio vicino a Wanda.
-No, voglio fare il bagno! Non voglio la crema! Non mi piace… preferisco il gelato! – ribatté buffamente la piccola.
-La crema solare non si mangia, tesoro – la rassicurò Wanda.
-Dopo mi fai fare i tuffi, gigante? – chiese Maria ad Harm. Dato che se ne stava ferma a farsi spalmare come un panino, voleva ottenere la giusta ricompensa.
-Certo, bellina!
La bambina cominciò ad agitarsi ancora di più. Harm le mise i braccioli e la prese in braccio.
-Come sei scivolosa! Sembri un’anguilla! – le disse sistemandole una buffa cuffietta da bagno.
-Voglio fare i tuffi dal trampolino! – squittì lei.
-Hai fatto un ottimo acquisto, Maria. Guarda, Harm è più alto anche di me – fece Malcom mettendosi spalla a spalla con il nuovo padre della bimba.
I tre entrarono in acqua. Dopo alcuni tuffi e sbruffi, lo psicologo si allontanò con una scusa, lanciando un’occhiata d’intesa ad Harm. Papà e bambina rimasero in acqua a ridere e giocare.
 
 
-Sono proprio felice per questi tesori. Lei e Harm siete i migliori genitori che potessero desiderare – disse Wanda sorridente.
-Grazie, Wanda. Lei è molto gentile.
-Non è solo buon cuore, Sarah – confermò Malcom – Si fidi anche del mio giudizio professionale. Lo scriverò sulla mia relazione. Dovrete continuare a farvi seguire dai miei colleghi di Washington. Per i primi sei-otto mesi sarete, per così dire, in prova. E se tutto va bene, la conferma dell’adozione dovrebbe arrivare non più tardi di un anno. 

Al momento di uscire dall’acqua, Maria si lasciò avvolgere di buon grado in un telo di spugna soffice e profumata. Harm iniziò a strofinarla con tenerezza.
-Sai una cosa,  Harm?
-Cosa, tesoro?
-Sei strano ma tanto bello… - gli disse a un orecchio, buttandogli le braccine al collo e stampandogli un sonoro bacetto sulla guancia ispida.
Il neopadre arrossì emozionatissimo. Aveva conquistato anche il cuore di quella piccola, meravigliosa donnina. E lei per tutto il viaggio verso casa non si staccò un attimo da lui.  
 
 

- Ecco la nostra bella casina! – disse Mac varcando la soglia con Gabriel in braccio e Maria per mano.
“Dove li metto a dormire questi due tesorini? Harm è il solito cialtrone… Mi toccherà scassinare la porta della stanza degli ospiti. O peggio ancora, chiamare un fabbro” rimuginò un po’ in ansia.
– Harm, dove vai? Devi ancora scaricare l’auto! – urlò all’indirizzo del marito, che se stava scomparendo al piano di sopra, macinando i gradini a due a due.
- Non c’è problema, amore. Tanto Arcadio è al sicuro, lì con Maria! – ribatté lui senza nemmeno voltarsi indietro.
“Che cretino! Pensavo di avere due bambini, ma ne ho tre! Altro che sconto del supermercato… quello in omaggio è grande, grosso… e ha quasi quarantacinque anni!” pensò lei sconsolata.
Dal piano di sopra venivano strani rumori di ferraglia. Cosa cavolo stava combinando quel penecefalo vitaminizzato invece di aiutarla? Non era certo quello il momento di perdersi nel paese dei balocchi del bricolage per smontare la casa…  
- Venite su tutti e tre! – gridò Harm.
- Non siamo a Union Station. Non c’è il montacarichi! – Mac era passata al registro arrabbiato. Quanto le seccava, che i bambini assistessero a una scaramuccia coniugale proprio appena arrivati a casa!
Maria non se lo fece ripetere due volte. Si inerpicò su per le scale, seguendo la voce di suo padre. Harm la prese in braccio e la portò nella sua nuova cameretta.
- Ti piace? – le sussurrò.
- Sì, tanto – fece lei abbracciandolo forte – Sarah, Sarah, vieni di sopra con Gabo! Subito! - gridò con entusiasmo.
“Il piccolo Harm ha trovato una socia. Spero non le abbia già fatto infilare le dita in qualche presa!” pensò Mac scuotendo la testa e avviandosi su per le scale, mentre Gabriel faceva larghi sbadigli.
 
 
La stanza degli ospiti era aperta. Fatto inaudito, per non dire miracoloso! Ma non era più la stanza degli ospiti. Le pareti, prima completamente  bianche,  avevano ora un alto zoccolo giallino delimitato da un nastro di carta da parati con Winnie Pooh e i suoi amichetti. Ai due lati della stanza, il vecchio letto con nuove lenzuola vivaci e un piccolo lettino con le sbarre, in legno, riverniciato di nuovo. Completo di paracolpi e biancheria azzurra. Un comodino tra i due letti, un fasciatoio, una seggiolina e un piccolo scaffale con ripiano per scrivere completavano l’arredamento. Sarah aveva le lacrime agli occhi… ecco cosa aveva armeggiato suo marito in gran segreto, nei giorni prima di partire per Miami. L’aquila aveva preparato in gran segreto il nido per i suoi pulcini.   
- Harm, è bellissima! – gli disse la moglie intenerita.
- Sì, mi piace tantissimo! – gridò Maria saltando sul suo nuovo letto. Anche Gabriel sembrava smanioso di provare la sua nuova tana. La mamma lo depositò dolcemente nel lettino.
- Ho pensato che sia giusto che continuino a dormire insieme. Dev’essere così bello essere fratelli… – pensò con una punta di tristezza alla gioia che era mancata sia a lui che a sua moglie.
- È un’ottima idea. E questo, Harm? Non l’hai certo comprato da Wal-Mart!
- È tutto bello, bello, bello! – Maria si mise a trafficare tra i libri dello scaffale.
- È il mio lettino. Di quando ero piccolo. Ho chiesto a mamma di mandarmelo, il giorno stesso in cui abbiamo iniziato questo nostro cammino… sapevo che sarebbe arrivato un piccolo Rabb dormiglione a occuparlo.
- Ecco che cos’era quel pacco misterioso in cantina… è il pensiero più dolce che tu potessi avere –disse Mac dandogli un bacio.
No, Harmon Rabb jr non era un bambinone di quasi due metri. Era un padre di famiglia sensibile e affettuoso. Non era più una testa calda come quando lei lo aveva conosciuto. Ora era il suo cuore ad essere caldissimo.
  Maria acchiappò Arcadio con una mano e con l’altra trascinò via Mac. Era curiosa di esplorare la sua nuova casa.
Gabriel si era già abbandonato al sonno. Harm tirò la tenda e accarezzò la testolina del suo amato bambino.
- Sogni d’oro! Ti voglio bene, Gabriel Garcia Rabb! – disse piano piano, mentre da una borsa da viaggio tirava fuori una cornice che depositò sul comodino.  Chiuse la porta dietro di sé pensando con grande pace e serenità: “Papà, ora ho un figlio anch’io. Non volerò più sui caccia. Vola tu per me, al di là delle nuvole”.
  
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