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Autore: Mariam Kasinaga    10/10/2013    0 recensioni
Una ragazza con un sogno: poter diventare finalmente gondoliera per poter ottenere l'approvazione della madre.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2° Capitolo- Nuova vita

Tre anni dopo
Guardò il suo riflesso nell’acqua del canale, sfiorando quei capelli che da molto tempo non riconosceva più:lei, la sua essenza, era morta il giorno in cui aveva seppellito la madre nel modesto cimitero fuori città. Aveva guardato i becchini buttare la cassa di legno in una fossa e ricoprirla di terra, ascoltando distrattamente le parole di condoglianze dei pochi amici che si erano presentati alla cerimonia. In ogni granello di terra che aveva ricoperto il corpo di sua madre aveva impresso il suo giuramento:una volta le aveva promesso che un giorno sarebbe stata fiera di lei e, ora, era giunto il momento di tenere fede all’impegno preso.
Aveva dovuto cambiare il suo corpo e fingersi un ragazzo per poter essere ammessa alla corporazione:non solo si era tagliata i lunghi capelli neri che avevano fatto impazzire per anni i suoi clienti, ma era costretta a fasciare ogni giorno il suo corpo per non lasciar trapelare le proprie forme femminili. Si trattava di una sorta di rito, un dolore che doveva affrontare ogni mattina in solitudine, stringendo il seno ed i fianchi nelle fasce candide che nascondevano agli occhi di tutti la sua vera identità. Alcuni allievi la schernivano prendendo in giro la sua corporatura esile ed il volto efebico, ma nessuno avrebbe mai potuto sospettare che Zeno Carcereri non era chi diceva di essere. Rinunciare alla sua identità era stato il prezzo da pagare per poter realizzare il sogno di sua madre:avere un figlio gondoliere che, un giorno, avrebbe condotto la propria imbarcazione lungo il Canal Grande.
“Zeno! Con un nodo del genere la gondola sarà al largo tra meno di un’ora!”le gridò il suo maestro, raggiungendola sul pontile. Lei annuì con forza, cercando di stringere più saldamente la fune:“Sto facendo del mio meglio”replicò, tentando di ignorare il dolore causato dalle escoriazioni e vesciche che le deturpavano le mani. L’uomo si avvicinò a lunghi passi, strappandole di mano la corda ed assicurando velocemente la cima:“Zeno, in questo lavoro serve anche forza, non solo abilità. Sant’Iddio cerca di assomigliare ad un gondoliere qualche volta”borbottò. La ragazza continuò a tenere gli occhi bassi, fissi su quel nodo che non era riuscita ad eseguire:“Io ci provo...”cominciò, tentando di ricacciare indietro le lacrime. L’altro sbuffò:“Sono tre anni che sei il mio apprendista! Smetti di limitarti a provare e comportati da uomo”concluse lapidario, cominciando ad armeggiare intorno all’imbarcazione. Lei rimase ad osservare ogni movimento, ma la sua mente vagava altrove:in quegli anni aveva dovuto subire umiliazioni e derisioni, oltre al doversi “comportare da uomo”. Non soltanto si era dovuta abituare a sopportare l’alcool, bevendo ogni sera nella sua camera e vomitando senza che gli altri compagni potessero vederla, ma si era attirata la derisione di molti evitando sistematicamente i bordelli ed i bagni di gruppi nella laguna. Per loro Zeno era “lo strano”, quello a 
cui, forse, era più gradita la compagnia di altri ragazzi che delle puttane. Strinse forte i pugni, fino a farsi sanguinare i palmi, ricordando gli innumerevoli scherzi di cui era stata vittima od i momenti in cui aveva trattenuto il fiato in preda al panico, temendo che l’avessero scoperta. “La prego maestro mi dia un’altra occasione! Diventerò un bravo apprendista, sarà fiero di me!”urlò, tirandolo per la manica. L’altro sospirò, liberandosi facilmente da quella stretta:“Hai una settimana per imparare ad assicurare le funi come si deve! Dimostrami che non sei una stupida ragazzina”acconsentì. Lei annuì, cercando di sorridere:“Non la deluderò!”esclamò. 

   
 
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