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Autore: La Matta    10/10/2013    1 recensioni
Terra, anno 2186. Mentre i Razziatori assediano la Terra, qualcuno invia strane mail che sembrano in grado di anticipare i loro attacchi. E’ un nemico? Un folle? Un alleato? Nessuno lo sa.
Intanto, nello spazio, Konstantin Shepard è alle prese con le ultime fasi della guerra - ai Razziatori, ma anche a Cerberus - e col presentimento che la fine ormai è vicina, in un modo o nell’altro.
Ma sarà un finale…. diverso. Perché, oltre a Distruzione, Sintesi e Controllo… c’è una quarta scelta.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Comandante Shepard Donna, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Konstantin Shepard'
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la quarta scelta 13

Questo capitolo è dedicato ad andromedahawke, per il suo costante sostegno… spero che ti piaccia, soprattutto l’ultima scena XD

 

Capitolo Quattordicesimo

La notte prima della battaglia

 

(Londra, Terra)

 

Emeirin sta immobile, in un edificio sventrato.

Il vento le arruffa i capelli, la polvere le brucia gli occhi.

Non è la prima volta che assiste a tanta distruzione.

Il Razziatore si muove, una macchia nera fra nuvole e fuoco.

Emette il suo verso - il suo ringhio, la sua voce metallica - e con esso il suo richiamo.

Vorrebbe andare da lui.

Riunirsi con la sua razza.

Ritornare a casa.

Sentirsi di nuovo completa, nello spazio oscuro, a cui appartiene.

Eppure, rimane immobile, mentre il vento le soffia in faccia e la polvere le secca le labbra.

Andrà bene? Andrà male?

E’ il momento in cui tutto si conclude, in un battito di ciglia.

Strano come miliardi di vite possano rimanere sospese, in attesa.

 

Poco lontano, Konstantin sta parlando con Anderson, per metterlo al corrente del nuovo piano.

- E’ un Razziatore, Shepard.- è la prima cosa che risponde l’Ammiraglio.

La guarda a lungo, in silenzio, mentre la sua voce si spegne.

- E’ più di un Razziatore, Anderson.- ribatte infine la comandante

- Sarò sincero con te, Shepard. Questo non mi conforta minimamente. La nostra intera strategia si basa sull’unire le nostre forze con quelle delle altre specie, eppure… collaborare con un Razziatore?-

Un sorriso stanco si delinea sulle labbra di Konstantin:- a mali estremi…-

- Già.- Anderson scuote la testa, rassegnato - ebbene, mi sono sempre fidato di te e non mi hai mai dato motivo di pentirmene. Speriamo che la fortuna sia dalla nostra parte.-

- Si guardi intorno, Anderson - scherza Shepard, ma senza allegria - potrebbe davvero andare peggio?-

- Potrebbe.- la contraddice lui, posandole una mano sulla spalla - Se l’Umanità è arrivata ad avere una speranza di sopravvivere ai Razziatori, è perché tu non ti sei mai arresa. E perché hai sempre preso la giusta decisione - aumenta un po’ la stretta, guardandola con occhi pieni d’affetto e orgoglio - continua così, figliola, e ti prometto che ne vedremo la fine.-

- Lo spero, Anderson.- ammette lei, in un sospiro - ma, dopo tutto quello che abbiamo visto… come possiamo ancora credere nel lieto fine?-

- Siamo ancora vivi, Shepard.- una nuova ruga compare sul volto di Anderson, mentre sorride - pensa a questo.-

- Fra poco il mio unico pensiero sarà di schivare gli attacchi di quel gigantesco mostro nero.- scherza Konstantin, sforzandosi di sorridere, di non dare a vedere quanto quelle parole scavino un solco nel suo cuore.

Ma David Anderson la conosce - probabilmente meglio di chiunque altro -. Sa leggere ogni piccola smorfia del suo viso, ogni invisibile contrazione delle sue dita. A volte, sembra in grado di intercettare i suoi pensieri, di rispondere alle sue domande prima che lei le abbia poste.

- Andrà bene, figliola.- le dice, dolcemente.

Konstantin si volta e, per qualche istante, semplicemente lo guarda, spaesata:- Anderson?-

- Andrà bene in ogni caso.- le accarezza una guancia, piano, con delicatezza. Le sue dita sono calde e ruvide, le mani di un soldato - Mi hai reso fiero di te.-

Rimangono insieme per qualche altro minuto, in silenzio e Shepard sente la consapevolezza che Anderson non smetterà mai di essere il suo mentore e avrà sempre qualcosa da insegnarle.

 

Nell’edificio distrutto c’è ancora una rampa di scale.

Emeirin le sale, lentamente, eppure con l’assoluta certezza di non poter cadere.

Oltrepassa un gradino frantumato, scavalca il cadavere di un mutante, la cui testa è semplicemente esplosa.

I mutanti, riflette con un sospiro. La più orrenda crudeltà commessa dai suoi fratelli.

Guarda il corpo scomposto con un misto di tristezza e compassione, poi se lo lascia alle spalle.

I Razziatori sono quasi un organismo collettivo.

Ognuno è un’entità unica, ma è unito agli altri da una fitta rete.

Condividono tutto. Pensieri, informazioni, ordini, prospettive.

E’ da tanto tempo che Emeirin non si sente così. Completamente accettata.

In verità, è da quando si è ribellata che non sente più i Razziatori come suoi fratelli.

E’ come una menomazione, come un arto amputato che pulsa ancora, nel cuore della notte.

E’ una solitudine interiore, l’incapacità di bastare a sé stessa.

Gli organici sono in grado di colmare il vuoto con i sentimenti. Con l’affetto, l’amicizia, l’amore.

Lei non ce la fa. Per tutti i secoli della sua rivolta, ha sempre risentito dell’assenza dei suoi fratelli.

Spera che il suo piano funzioni. Spera che tutto vada per il meglio.

Spera di potersi risvegliare, domani, e di vedere tutto con una diversa prospettiva.

 

Gli ultimi preparativi fervono.

Javik ancora non sa come giudicare gli Umani, se apprezzare o disprezzare il loro attaccamento alla speranza, al desiderio, il loro attaccamento alla vita.

Quello che Shepard è riuscita a fare - costruire il Crucibolo ma, soprattutto, unire le razze dell’Universo - l’ha colpito, costringendolo a riflettere. Forse il destino non è ineluttabile. Forse i Razziatori possono davvero essere annientati.

E poi è arrivata Emeirin.

Emeirin che l’ha turbato e l’ha confuso, che gli ha trasmesso emozioni troppo complesse per essere descritte, come contorti arabeschi in tinte troppo cupe per non sembrare semplicemente nere.

Emeirin che sembrava diversa, ma non così tanto.

Stringe un pugno, tanto forte che le dita gli fanno male.

Un Razziatore. Un Razziatore, lì, così vicino da poterne sentire l’odore, da poterne percepire la presenza, come un’oscurità crescente, come uno scatto d’ira.

Quando Shepard gliel’aveva detto, l’aveva scagliata contro il muro con un’onda biotica.

Era stato un riflesso, una rinascita dell’antico istinto.

Il drell di nome Thane era scattato in avanti e Javik aveva sentito le sue mani bloccargli le braccia.

“Ma sei impazzito, insettone?” aveva detto l’umano di nome James, mentre i muscoli gli guizzavano sotto la pelle.

“Comandante” aveva detto Javik, ignorandolo “stai davvero prendendo in considerazione l’idea di dare fede alle parole di un Razziatore? Quell’abominio ha distrutto il mio popolo, ha seminato distruzione in tutto l’universo… e tu vorresti darle il beneficio del dubbio?”

“Distruggere i Razziatori potrebbe non essere la soluzione migliore, Javik.” aveva ribattuto Shepard, riprendendo fiato, mentre la morsa biotica si allentava.

Si era passata una mano fra i capelli e, dopo aver preso un respiro profondo, aveva continuato

“So che ti sto chiedendo molto, Javik. Ma devi fidarti di me.”

“Non dubito della tua buona fede, comandante. Ma del tuo giudizio.”

“Shepard ci ha guidati fin qui” si era intromesso l’umano di nome Kaidan “l’abbiamo sempre seguita e, per quanto mi riguarda, continuerò a seguirla fino alla fine.”

Javik l’aveva guardato, scuotendo la testa, poi si era voltato di nuovo verso la comandante

“Non approvo questa condotta” aveva detto, gelido “ma sei il mio comandante e hai la mia stima per le imprese passate. Penso che tu sia la migliore speranza per l’universo e spero che, conscia di questo, tu ponderi a fondo prima di prendere una decisione” aveva abbassato la voce, mentre i suoi occhi emanavano uno scintillio cupo, quasi minaccioso “… e ne valuti le conseguenze.”

Ora, mentre lo scontro finale si avvicina, non prova rimorso per quello che ha detto.

Eppure, quando Shepard arriva alle sue spalle, si volta e la guarda dritta negli occhi.

- Buona fortuna, comandante.- le dice, e nella sua voce c’è una punta di calore.

- E così - sospira lei - siamo alla fine. Qualche consiglio dell’ultimo minuto?-

- Non hai più bisogno dei miei consigli.- il prothean scuote la testa - grazie, per avermi dato l’occasione di combattere ancora. E di assistere a questo momento. Quando mi sono risvegliato e ho realizzato che il mio mondo era perduto per sempre… ho pensato di aver perso la mia utilità. Di essere solo un fossile, una reliquia del passato. Tu mi hai fatto ricordare cosa significa essere un soldato.-

Konstantin sorride, mentre uno sbuffo di vento le solleva una ciocca di capelli.

E poi Javik dice qualcosa che lei non si aspettava, qualcosa che la coglie del tutto di sorpresa.

- Cerca di sopravvivere, comandante.-

 

Thane Krios spegne il comunicatore.

Ha rivisto Kolyat e saperlo al sicuro, lontano da quell’inferno, gli ha tolto un peso dallo stomaco.

Ma un’altra angoscia rimane e cresce - un istante dopo l’altro, un millimetro dopo l’altro - man mano che vede Shepard muoversi per il campo, congedandosi dagli amici, controllando gli ordini, coordinandosi con le altre squadre.

Ha paura di perderla e l’idea che si ricongiungeranno, oltre l’Oceano, non gli è di alcun conforto.

Hanno passato insieme l’ultima notte sulla Normandy e, come prima di oltrepassare Omega 4, per qualche ora non hanno pensato alla battaglia, alla morte, alle preoccupazioni.

Ma l’incanto non dura mai a lungo e, dopo aver fatto l’amore, sono rimasti distesi, al buio, uno accanto all’altra, ad ascoltare il suono del loro respiro.

Gli occhi di Thane si fanno vitrei, mentre il ricordo lo sommerge, come la marea.

“- Grazie - dice lei.

Dita che accarezzano le mie.

Nell’aria, profumo di petali nell’acqua, profumo di lei.

L’acquario, vuoto, emette un lieve ronzio.

- Siha…- mormoro, poi incertezza.

 Non so cosa dirle. Non so cosa pensare.

Desiderio di lei, di rimanere da soli per sempre, di dimenticare l’universo e i Razziatori.

- Thane…- sbuffo delicato sulle mie labbra.

Un bacio dolce, lento, delicato.

- Qualunque cosa succeda, sappi che sei stato in assoluto la cosa migliore di tutta la mia vita.-

- Anche tu, siha.-

Una risata. Retrogusto amaro. Un velo di tristezza nei suoi occhi chiari.

- Ti ho trascinato nel bel mezzo di una guerra universale, Thane…-

- E se potessi tornare indietro, ti seguirei di nuovo.-

Sicurezza. E’ la mia siha, il mio angelo guerriero, l’altra metà della mia anima.

Un altro bacio. Lungo, affannoso. Sapore di lei sulle mie labbra.

- Siha… ho una cosa, per te.-

Si raddrizza su un gomito. Estraggo un sacchetto e glielo porgo.

Un oggetto di metallo rotola fuori. Emozione.

Il cuore batte forte nel mio petto. Sorrido.

L’oggetto è un anello. Metallo freddo sul palmo della mia mano.

Linee semplici, armoniche. Uno scintillio adamantino.

- Thane….-

La interrompo, dolcemente, sfiorandole il viso con una carezza.

- Siha, quando la guerra sarà finita, io ti farò una domanda…-

Mi guarda. Negli occhi, cenni di comprensione.

Un sorriso delicato, sull’angolo della bocca.

-… sì.- dice poi, in un sussurro.

I suoi occhi brillano. Uno scintillio d’acqua sull’orlo delle ciglia.

- Sì.- ripete, posandomi un bacio a fior di labbra - quando la guerra sarà finita, io risponderò di sì.-”

 

 

La Coda

Questo è un capitolo corto, un capitolo di calma placida prima dell’ultima battaglia.

Non c’è molto da dire in merito, davvero. Ma sono felice di averlo scritto!

Un bacio a tutti!

 

- La Matta -

 

  
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