Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: kishal    10/10/2013    7 recensioni
Così allungò il braccio, sigillò la porta e, infine, si voltò a guardarla.
Ovviamente lei non si era persa un solo attimo di quella scena, e nei suoi occhi intelligenti stava riflessa la paura. L’aveva colta di sorpresa. La sua volpe non sapeva dove scappare.
“Rimani qui.” Le disse.
“No.” Replicò subito lei.
“Non era una richiesta.”
Genere: Comico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

FOX

 

 

 

 

Aveva i capelli lunghi fin quasi alle natiche – quelle invitanti, sode rotondità al momento a malapena coperte da impalpabili slip lilla; le guardò con desiderio per qualche istante, ricordando alla perfezione tutte le posizioni in cui le aveva strette e costrette durante quella lunga serata. Infine, accorgendosi che era un po’ troppo tardi per quell’ennesimo round fra le lenzuola, si decise a scacciare il pensiero, distrarre lo sguardo da quei due obiettivi che ciondolavano a pochi passi da lui e riprendere la sua analisi.

 

Aveva i capelli lunghi fin…. Mmm.

 

Aveva i capelli molto lunghi. E folti. Al momento erano pure notevolmente scarmigliati, ma il disordine non toglieva alcunché al loro fascino. Forse, anzi, lo arricchiva dei ricordi di quegli amplessi bollenti oramai consumati… quante volte glieli aveva tirati? Merlino. A un certo punto si era pure lamentata. Quando? Forse l’ultima volta, sul divano, lui era sopra. Non l’aveva fatta apposta, erano così lunghi che ricoprivano ogni superficie. Per qualche istante erano stati perfino sul suo.. eh-ehm.

Cazzo.

In tutti i sensi.

Così non andava.

Il coprifuoco scadeva fra pochi minuti e no, non poteva piegarla a novanta di nuovo. Non ce n’era il tempo.

 

Rosso. Ecco su cosa si doveva concentrare. Sul rosso. Sul rosso dei suoi capelli. Luminoso. Dorato. Quasi baciato dal sole. Rosso oro. In pratica aveva lo stemma Griffyndor sulla testa. Che cazzo si poteva aspettare da una Weasley, in fondo?

Eppure gli piaceva. Inteso il colore. Anche lei gli piaceva, tanto. Ma questo era più complicato. Meglio soffermarsi su quanto apprezzasse la sfumatura della sua chioma di fuoco. Rendeva la sua pelle bianca quasi iridescente, perfetta all’inverosimile, preziosa come un gioiello.

E di gioielli ne aveva visti altri due in quel viso celato al suo guardare. Gli dava ancora le spalle mentre si rivestiva con gesti chiaramente stanchi e infastiditi. I quali, in tutta sincerità, gli dispiacevano parecchio. Ogni volta sembrava che il sesso fra loro fosse un’imposizione sgradita, piuttosto che quello che era veramente: attrazione. Folle richiamo sensuale. Al solo pensiero sentì l’inguine tendersi in un familiare bisogno.

Merlino.

Cazzo.

Merlino, che sortilegio avevano lanciato su di loro? Per quanto volesse che lei facesse finalmente pace col suo istinto, non poteva darle torto se vedeva nella loro “relazione” solo un errore abominevole. Una Weasley e un Malfoy che fornicano è roba tosta. Da storia dell’orrore. Certo, a lui del parere del pubblico non fotteva un emerito cazzo, però sapeva bene cosa passava in testa alla gente. E cosa passava in testa a lei non era difficile da decifrare.

 

Anche perché aveva appena sbattuto con ferocia il tappo del suo portagioie in porcellana sulla relativa scatolina. Chissà se era sopravvissuto allo schianto. Mah.

“Qualche problema?” Osò domandare.

“Non trovo il reggiseno.” Sbottò lei. Anzi, ringhiò. Uuuuh, la bambina era arrabbiata! Strano.

 

Ginevra si voltò di scatto, fulminandolo coi suoi occhi di cioccolato.

Eccoli là gli altri due gioielli di quella splendida collezione targata Griffyndor: quelle iridi cupe, ombrose, passionali. Attente, diffidenti, selvagge. Sfuggenti. Non riusciva mai a catturarle nel suo sguardo cinerino. Ci aveva provato anche prima, fermandole la testa con le mani. Voleva vederla venire. Voleva vedere quel sentimento di godimento estremo riflettersi lì, negli specchi oscuri della sua anima segreta. Molto romantico, in fin dei conti. Il risultato, tuttavia, era stato disastroso. Le aveva bloccato l’orgasmo, l’aveva fatta incazzare e si era beccato una testata, di cui probabilmente aveva ancora il ricordo sulla fronte. Poi lei si era messa cavalcioni su di lui e aveva ripreso il gioco, raggiungendo ciò di cui lui prima l’aveva involontariamente privata. Vabbé, pazienza, succede.

“Sotto il letto… hai provato?” Consigliò con cautela. Non sapeva bene che tono usare per evitare il linciaggio. Quando era in quello stato tutto era possibile.

“Sì, e non c’è.” Grugnì lei. Non era di buon umore. Che cazzo, come si fa a non essere di buon umore dopo del buon sesso? Donne. Bah. “Ti spiacerebbe aiutarmi? Il coprifuoco è fra dieci minuti!”

 

Draco sbuffò, annoiato. Certo che gli spiaceva aiutarla, era così soddisfacente vederla gironzolare seminuda per la stanza, perché doveva privarsene? “Ok…” Mugugnò, tuttavia. Di negarle l’aiuto non se ne parlava, sapeva bene che la sua volpe non era calda solo sotto le lenzuola. Così, mentre lei cercava in un lato della stanza, lui si mise a cercare nell’altro.

Non ci volle troppo perché trovasse il pezzo della biancheria che lei ambiva riavere indietro. Era finito, chissà come, in uno dei divani del suo salottino personale, al fianco della sua bacchetta.

 

E fu vedendo la bacchetta che gli venne in mente una brutta idea.

Qualcosa che suonava tipo come trascorrere tutta la notte con lei.

Ovviamente si sarebbe trattato di ospitalità coatta, ecco il perché della necessità di usare la bacchetta per sigillare le porte della camera. Cosa le sarebbe potuto succedere, in fondo? Era sabato, il giorno dopo non avevano lezione. E lui aveva una gran voglia di chiarire quella situazione tra loro. Si andava avanti così da mesi. Quattro, per l’esattezza. Era tanto, troppo tempo. Specie tenendo conto che da un po’ si era accorto di non volere altre ragazze oltre lei.

 

Così allungò il braccio, sigillò la porta e, infine, si voltò a guardarla.

 

Ovviamente lei non si era persa un solo attimo di quella scena, e nei suoi occhi intelligenti stava riflessa la paura. L’aveva colta di sorpresa. La sua volpe non sapeva dove scappare.

“Rimani qui.” Le disse.

“No.” Replicò subito lei.

“Non era una richiesta.”

In un attimo lo spiazzamento lasciò spazio alla rabbia. Per le ascelle di Morgana, ora era lui ad avere paura! Cazzo, in che pasticcio si era ficcato? Quella non era una femmina con cui scherzare!

“Come ti permetti di impormi una tua volontà, eh?” Sbottò, con tono di voce crescente. Incurante della sua nudità, coi capelli che le ricoprivano il busto a mo’ di criniera, lo sfidava apertamente come mai nessuno si era permesso di fare.

Nel guardarla Draco aveva la pelle d’oca per il terrore che facesse saltare in aria lui e la stanza con la semplice forza della sua collera, e il pisello bello sveglio per la voglia di possederla.

“Chi ti credi di essere?!” Continuò la sua fiamma Gryffindor.

Lui si schiarì la voce, cercando di darsi un certo tono. Non era tipo da cose serie, o almeno, non lo era mai stato. Fuggiva la serietà come il peggiore dei mali. Ma in questo caso – con lei di mezzo – aveva intenzione di smettere di latitare. “Devo chiarire una questione con te.”

“Non mi interessa chiarire nulla con te!” Strano. Di solito era così loquace.

“A me sì.” Inamovibile, una roccia. Il suo tono era sicuro e dominante. Ma lei riuscì a fanculizzarlo ugualmente.

“E allora parlatene da solo!”

“E’ con te che devo parlarne!” Sbottò, iniziando a perdere la flemma. Ok, era deciso a conquistarla. Però lei era piuttosto irritante, non gli semplificava le cose.

“Ti ho detto che non mi interessa!”

“Trombiamo da quattro mesi, Ginevra Weasley!” Urlò, perdendo le staffe. La pazienza non era mai stata il suo forte. Non per niente era l’emblema del ricco pargolo viziato dalla nobile stirpe. “Sempre qui, nella mia stanza! Fuori dalla quale tu neanche mi saluti!”

“Perché ti dovrei salutare?!” Strillò lei, allibita.

Lui sbarrò gli occhi, senza parole. “Come perché?! Io infilo il mio bolide nella tua porta, e tu mi chiedi perché?!”

Beh…

Eh…?!”

“Che paragoni fai?!” Commentò, scioccata.

“Posso non usarne affatto, se preferisci.” La trivialità non lo spaventava, anzi. Cazzo, quanto gli piaceva!

Draco…” Mormorò lei, ormai assai più calma. Anzi, appariva particolarmente provata dall’argomento che lui aveva tirato in ballo.

“Ginevra.”

“Mi chiamano tutti Ginny…” Buttò lì, quasi in automatico.

“Nomignolo del cazzo.” Commentò con tutta la sua elegante sincerità.

“Sei sempre tutto a modo tuo.” Osservò lei, sorridendo lievemente e portandosi con una mano indietro le ciocche ribelli che le cascavano di continuo sul viso. Nel farlo, uno dei piccoli seni venne fuori dalla matassa rossa, rapendo subito lo sguardo del suo amante.

“Sono un Malfoy.” Rispose il ragazzo, con l’acquolina in bocca. Aveva voglia di assaggiare quel bocciolo rosa. Aveva voglia di assaggiarla tutta, a dire il vero. Di impazzire di nuovo fra le sue gambe. Ma le parole di lei lo riportarono brutalmente alla realtà. Soprattutto, la tristezza con cui furono pronunciate.

“Eccolo, lo hai detto. Sei un Malfoy. Ed io sono una Weasley, aggiungo.”

Tombola.

Ma guarda un po’, non aveva intuito che fosse quello il problema. “Cosa ce ne frega?” Arguì dunque, con la sua nota nonchalance.

“Ho sei fratelli, un padre e una madre. Tanti amici. E tutti, nessuno escluso, ti disprezzano.”

“Non sei molto d’accordo con loro se passi la maggior parte del tuo tempo libero qui nascosta con me.”

“Niente affatto. Capisco perfettamente perché ti odiano. Alle volte ti odio pure io.”

“Effettivamente mi hai dato una testata prima…

“Te la meritavi.”

“… Ciononostante vedi qualcosa di buono in me. Non può essere solo sesso!” Esclamò, aprendo le braccia come a sottolineare l’ovvietà della sua deduzione. “Tu sei una Weasley, non può essere solo sesso!”

 

Silenzio.

 

Lui rimase a fissarla mentre lei, a sguardo chino, gli impediva di scrutare i suoi occhi e carpirne qualche informazione. Tipico. La vedeva in bilico, indecisa senza dubbio fra le scelta di esternare i suoi sentimenti e quella di tenerseli per sé. Sperava seriamente nella seconda.

 

“Non lo è.” Disse poi, finalmente.

 

Oh, sì! Draco percepì chiaramente la tensione - che non si era accorto di provare - abbandonargli il corpo e la mente. Illuminato dalle sue parole, in due balzi la raggiunse, stringendola fra le sue braccia e tempestandole le labbra di baci.

Era sua. Ginevra era sua.

Vorrei… vorrei…” Mormorava, ma ogni volta anziché continuare si interrompeva per baciarla di nuovo. “Vorrei uscire con te, passeggiare per i giardini al tuo fianco, baciarti per i corridoi, portarti a cena a Hogsmead...” Poi scese, baciandole il collo e ancora più giù, arrivando finalmente al tanto ambito capezzolo.

Oh… sì…” Mormorò lei, già travolta dalla passione.

“Pensi sia possibile farlo?” Domandò lui, tutto pimpante, alzandosi di scatto e fissandola negli occhi. Sì, eccoli là i suoi occhi ribelli, al momento completamente spaesati, rapiti nel suo sguardo.

“Cosa?!” Brontolò Ginevra, non capendo. Era già in un altro mondo. Non appena lui la toccava, il cervello si faceva poltiglia.

“Te l’ho detto! Le uscite assieme, i bacini per via, le passeggiate…

Oh…

La vide spegnersi, rabbuiarsi. E allontanarsi da lui, anche se solo di pochi centimetri.

Perse il suo sguardo, di nuovo.

Dannazione.

 

“Credo sia un po’ troppo prematuro …”

“Prematuro?!” Lo stava prendendo per culo? Quattro mesi di sesso animalesco per lei rendevano prematuro un passo del genere?

“Sì, Draco. Forse sarà sempre troppo prematuro.”

“Mi stai facendo girare i coglioni.” Si alterò lui, subito.

“Con un calcio rimediamo al problema.” Lo redarguì lei, fulminandolo con gli occhi di cioccolato. Quando parlava di castrazione stranamente non si faceva problemi a fissarlo bene in faccia.

Lui sbuffò. “Ginevra, non puoi dirmi di no solo perché chi ti sta attorno così farebbe. Non ho chiesto a tuo fratello di fare ufficialmente la parte del mio fidanzato.” Storse il naso. “E il solo pensiero mi manda in cancrena le budella!”

 

Qualcosa di quel che aveva detto parve piacerle perché l’aria da erinni furiosa scomparve all’istante, lasciando spazio a un sorriso dolcissimo. Ridacchiò perfino, divertita, stringendosi un pochino più a lui dopo aver mormorato “… fare ufficialmente la parte della tua fidanzata?”. Oh, ecco cosa le era piaciuto. E ora gli stava facendo perfettamente sentire il suo corpo nudo attraverso la vestaglia di seta verde acido in cui lui era stretto. Senza malizia, un gesto così spontaneo e innocente da fargli sobbalzare il cuore.

Per Morgana, che bello…

 

La abbracciò, non riuscì a farne a meno. E depositò pure un tenero bacio sul suo capo. L’anima appagata, non solo il sesso.

“E’ bello stringerti così.” Le disse con voce tremante.

“Sì, è bellissimo.”

“Se sapessi cosa provo, mia piccola volpe…

“Se sapessi cosa provo io…

“Eppure, non è un sì, vero?”

“Non lo è. Non è ancora tempo.” Sospirò Ginevra, affranta. “Però, adesso che so cosa provi e cosa pensi, potrò vivere più tranquillamente il nostro rapporto.”

“Per questo eri così tesa nei miei confronti? Pensavi ti stessi prendendo alla leggera?”

“Puoi farmene un torto?”

“No.” Disse Draco, scuotendo il capo. Era il trombatore più noto di Hogwarts, nulla di strano che avesse pensato qualcosa del genere. “Per questa notte, comunque, il mio invito è sempre valido. Anche perché, ormai, credo abbiamo sforato alla grande i termini del coprifuoco.”

Lei sorrise. “Una notte fra le tue braccia. Si può fare. Ti accontenterai di questo? Riuscirai a fare a meno di passeggiatine e bacini pubblici?”

“E sia, mi accontenterò di averti fra le mie lenzuola. Per averti al fianco davanti al mondo attenderò ancora. Anche tutta la vita se necessario, mia piccola volpe.” Cazzo, che sviolinata pazzesca. Però era tutto vero. In quel momento sentiva che avrebbe davvero potuto fare una cosa del genere per lei.

 

La prese in braccio, percorrendo quel breve tratto che li separava dal letto, dove la depose con cautela. Senza troppo pensarci, scostò i capelli che come tende di rubino celavano al suo sguardo i suoi piccoli seni, e si chinò per baciarne uno.

“Perché mi chiami volpe?” Chiese la più piccola dei Weasley.

“Perché lo sei.”

“E’ un complimento?”

“Alle volte è una gran rottura di scatole per il sottoscritto… ma sì, è un complimento.” Spiegò, salendo sul materasso e mettendosi a cavalcioni sopra di lei. Quella pelle. Merlino. Impazziva solo guardandola.

“…?”

“Le volpi sono animali particolari.” Iniziò a spiegare Draco. Non aveva gran voglia di dare spiegazioni in quel momento, ma doveva. Ora che lei gli aveva aperto (vabbé, socchiuso) il suo cuore, doveva. Ma non mancò dal proseguire con la sua opera di adorazione, riempiendo di baci quella via che lo avrebbe condotto al paradiso più dolce fra tutti. “Intelligenti.” Bacio. “Diffidenti.” Bacio. “Istintive.” Bacio. “Selvagge.” Bacio. “Sfuggenti.” Bacio. “E assolutamente….” Mormorò, togliendole le mutandine. “Bellissime.” Fremette, stringendole i glutei fra le mani mentre moriva al sol pensiero di cosa le avrebbe fatto fra pochi istanti.

Draco…” Sospirò lei, colpita dalla sua passione.

“Sì, continua, Gin. Continua a dire il mio nome.” Ringhiò lui, sentendo l’istinto selvaggio di possederla montare violento in lui. “Dillo per tutta la notte.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: kishal