Salve
popolo di EFP!
Oggi,
per onorare il 30° compleanno di Bradley James, ecco
postato l’ultimo
capitolo della mia fanfiction, che oggi compie 1 anno!
Spero
tanto di essere riuscita a intrattenervi piacevolmente durante questi
365
giorni, ora siamo all’epilogo!!
Buona
Lettura.
“Cos’è
questa
roba? Come faccio a oltrepassarla?” gridò Arthur,
mentre tempestava di pugni
l’invisibile barriera.
“È
la barriera
del tempo. Sono bloccato qui da un mese ormai!” rispose
Merlin, con i palmi
premuti sulla liscia superficie, in corrispondenza delle mani serrate
di
Arthur.
“La
barriera
del tempo? È che cos’è?”
chiese lui, smettendo di picchiare e facendo combaciare
i loro palmi, scoraggiato. Lo aveva finalmente trovato, era
così vicino, eppure
così lontano…
“Arthur,
il
tempo è una cosa complicata. Essendo tornato bambino, io non
esistevo più nel
tuo presente, così come non potevo esistere nel futuro. Non
ci possono essere
due forme temporali contemporaneamente. Per questo sono bloccato qui.
Vi potevo
vedere, sapete? Urlavo e vi chiamavo, ma nulla ha
funzionato…”
“Ma
ora la tua
forma piccola è tornata nella sua epoca! Perché
non puoi uscire di qui?”
“Te
l’ho detto,
io non esisto nel tuo presente. Si è creato come un vuoto
temporale. Non posso
tornare nel presente dopo un mese, ormai non esisto
più…”
“Merlin,
smettila di dire sciocchezze! Certo che esisti! Sei qui davanti a me,
ti sto
parlando. E ora forza, dimmi come fare per fari uscire.”
“Non
lo so,
Arthur. Ho provato e riprovato. Non c’è
modo…”
“Come
non c’è modo?
Merlin non scherzare…”
“A
dire la
verità, un modo ci sarebbe.” Disse una voce alle
spalle di Arthur, che si girò
di scatto.
Era
Taliesin.
“Davvero?
E come?”
chiese Arthur, bramoso di saperne di
più.
“Purtroppo,
costerà molto.” Aggiunse lo stregone, guardando
Arthur in modo grave. “Dovrai
rinunciare a tutti i tuoi ricordi dell’ultimo mese.”
“Cosa!?
E perché?”
gridò Arthur, atterrito alla sola idea. Non voleva
dimenticare. Non ora che
aveva scoperto il vero Merlin, quella sua parte più genuina
e gaia, quella che
gli aveva insegnato a non essere superficiale, a non fare per scontato
tutto
ciò che aveva… Quella che gli aveva aperto gli
occhi sulla magia, che non era
tutta malvagia come sosteneva suo padre…
Quella
piccola
parte di Merlin che era riuscita ad accendere l’assopito
sentimento che sostava
quiescente nel cuore di Arthur.
“Perché
l’unica
è ritornare indietro nel tempo. Dovrai tornare al mese
scorso e impedire che si
verifichi l’incantesimo. Solo evitando l’apertura
dello spazio temporale Merlin
potrà continuare a esistere. Purtroppo, ciò
comporterà il non verificarsi del
futuro che avete vissuto e i vostri ricordi verranno rimossi per
sempre.”
“No!
Ci deve
essere un altro modo!” urlò Arthur, rifiutandosi
di accettare la cosa. Non avrebbe
perso tutti quei ricordi così preziosi.
“Arthur
Pendragon, mi dispiace dirti che questo è l’unico
modo, se vuoi riavere Merlin
nel tuo presente. Cerca di essere ragionevole.”
Merlin,
dall’altra
parte della barriera, osservava la scena.
Anche lui
aveva
dei ricordi ai quali non voleva rinunciare. Da li aveva visto tutto.
aveva
notato il cambiamento di sguardi e di emozioni che il se stesso da
piccolo e
Arthur si scambiavano.
Prima
timoroso
uno e diffidente l’altro.
Poi
gioioso uno
e scocciato l’altro.
Poi amore
uno –l’amore
inteso dai bambini, si intende- e… amore anche
l’altro. L’amore che un padre
riesce a dare ai suoi figli, o quello di un fratello
maggiore… ma a volte c’era
di più. C’erano state volte in cui Arthur si
metteva a fissare il vuoto e
pronunciava il suo nome…
No,
Merlin non
voleva rinunciare a quei ricordi, a
quei
progressi. Ma lui capiva che non c’era altro modo.
“Arthur,
ascoltatemi…” iniziò a dire, sperando
di convincerlo. Di solito Arthur, pur
essendo molto capriccioso e capoccione, lo ascoltava sempre, alla fine.
“No,
Merlin,
non ti ascolterò, è inutile tentare. Non
rinuncerò ai miei ricordi.”
“Arthur,
ma è l’unico
modo!”
“No.
Se ci
riflettiamo, sono sicuro che troveremo un altro modo.”
“Arthur,
ascoltate. Se Taliesin dice che quello è l’unico
modo, significa che non ce ne
sono altri. E questo voi lo sapete.”
“Si
ma non
capisci!” Esplose Arthur, dando un pugno alla barriera.
“ È dura. Ci ho messo
tutto me stesso, ho scoperto le cose come stanno davvero, ora vedo
tutto con
occhi diversi, non puoi chiedermi di dimenticare tutto.”
“Arthur,
anche
a me fa male. Anche io vorrei conservare quei ricordi per sempre. Ma
sarebbe
ancora peggio se dovessi rimanere intrappolato qui, no? Avremmo i
vecchi
ricordi, ma non potremmo mai costruirne di nuovi. Ve lo chiedo per
favore, non
siate testardo.”
“Ma…”
“Ragazzi,
il
tempo a vostra disposizione è quasi scaduto. Avete solo
cinque minuti prima che
l’ora scada. Decidetevi.” Li interruppe Taliesin, e
Arthur sentì un groppo alla
gola.
Rivoleva
Merlin
con se. Ma, per riaverlo, avrebbe dovuto rinunciare ai suoi ricordi.
Non lo
avrebbe più guardato con quella consapevolezza. Aveva cinque
minuti di tempo
prima che tutto venisse dimenticato.
“Arthur,
vi
prego. Anche se quelle cose verranno dimenticate, ne avremo tante altre
da
vivere e da costruire. Ora però dovete decidervi.”
Arthur
non era
pronto, ma non aveva più tempo.
“Va
bene. Facciamolo.”
Disse, con le lacrime agli occhi. Taliesin fece un cenno di
approvazione e
giunse le mani.
Arthur si
sentì
improvvisamente catapultato in una dimensione che sentiva non gli
appartenesse,
poi si sentì sbattere duramente contro un freddo pavimento,
e cadde a terra.
Si
trovava in
una rovina. Tutto era distrutto e solo due figure si muovevano.
Da quella
posizione, vide
gli occhi
neri dello stregone che lo fissavano maligni, prima di diventare dorati
e
provocare un’esplosione.
Ora
ricordava.
Doveva impedire a Merlin di pronunciare l’incantesimo che
avrebbe aperto lo
spazio temporale.
“Arthur!” sentì
chiamare da lontano. Merlin.
Merlin
lo stava
chiamando, stava andando in suo soccorso.
“Merlin!
Vattene!”
gridò invece Arthur, alzandosi di scatto e correndo a sua
volta verso il suo
servitore.
Gli
si buttò
addosso, per proteggerlo dall’esplosione provocata dal Mago
Oscuro.
Ora
o mai più,
pensava.
Prima
che fosse
troppo tardi, posò le sue labbra su quelle di Merlin, mentre
entrami rovinavano
a terra.
Fecero
in tempo a
darsi più di un semplice bacio a fior di labbra. Riuscirono
ad approfondirlo e
a darselo con voglia e passione, ma poi dovettero separarsi, quando
sentirono
un grido.
Entrambi
si
voltarono e videro delle macerie, provocate dalla sua stessa
esplosione, cadere
sullo stregone. Quella era la sua fine.
Arthur
e Merlin
incrociarono i loro occhi per un attimo, prima di perdere conoscenza
entrambi
ed essere soccorsi, diverse ore dopo, dai cavalieri che tornavano a
cercarli e
che li trovarono abbracciati sul pavimento.
**
3
anni dopo…
Merlin
correva
per il giardino della piazza, urtando almeno una mezza dozzina di
cavalieri di
passaggio, e si diresse alle cucine per prendere la camicia di Arthur.
“Che
cosa ci fai
nella mia cucina?” gli chiese, minacciosa, la grassa cuoca,
brandendogli contro
un mestolo.
“La
camicia del
re dov’è?” domandò invece
Merlin, scansandosi dalla donna, alla ricerca dell’indumento.
“… Tieni le tue mani lontane dal cibo, hai
capito?” gli strillò dietro la
donna, tornando alle sue faccende.
Ah
ecco la
camicia, appena accanto a delle cosce di pollo che un gancio dal nulla
scendeva
ad arraffare.
Merlin
guardò su e
vide, divertito, Gwaine e Parsifal dietro alla grata.
Ridendo,
attaccò
il gancio al pollo e schizzò via, temendo l’ira
della donna, che se ne era già
accorta.
Correva
troppo
veloce, però, e andrò a sbattere contro a un
altro servo, che portava del vino,
che macchiò la candida real camicia.
Mentre
si
disperava nel disastro, un voce dietro di lui lo distrasse.
“Si
smacchia con
il sale.” Era Lancelot.
“Arthur
mi
ucciderà!” esclamò scocciato.
“Vediamo.”
Replicò
Lancelot, fingendo di scrutare accigliato la macchia rossa.
“Hai affrontato
cose peggiori, Merlin.” Concluse, dandogli una pacca sulla
spalla. “Se avessi
il tuo talento, sistemerei tutto.”
Oh,
già, molto
furbo Lancelot.
Merlin
si guardò
attentamente attorno. “Furtuin Wham”
sussurrò,
e la macchia scomparve.
Lanciando
uno
sguardo complice all’amico, riprese la sua strada verso le
stanze di Arthur.
Arthur
era dentro.
Vestito.
Merlin
se ne
stava ancora meravigliando, quando vide che la maglietta era alzata
sulla
schiena.
Ridacchiò,
e si
avvicinò al suo principe per poterlo sistemare.
“Sire,
avete la
maglietta alzata.” Lo canzonò, prima di
mettergliela a posto.
“Merlin,
non ci
sono molti servitori che hanno l’onore di vestire re, sarebbe
troppo aspettarsi
un grazie?” lo prese in giro Arthur, cingendo le spalle del
valletto.
“Grazie,
Arthur.”
Disse Merlin, con profonda serietà. “Grazie per
essere qui, con me. Grazie… di
tutto.” poi lo baciò, come soleva fare tutte le
mattine da un anno a quella
parte.
E,
come tutte le
mattine da un anno a quella parte, Arthur lo stringeva forte a se,
facendolo
sentire più amato che mai.
The
End.
Note
del Capitolo:
-
Scusate
se vi ho fatto attendere tanto, ma ci tenevo ad aggiornare oggi, in
onore del compleanno
di Bradley e primo anniversario di questa storia.
-
La
parte finale è uno spezzone dei primi minuti della prima
puntata della quarta
stagione. Ah, e a questo proposito mi sono sempre chiesta…
perché Merlin va a
prendere la camicia del principe in cucina?
Bah..
Note
dell’Autrice:
Beh…
sinceramente, arrivati qui… non so che dire. È
passato esattamente un anno
dalla nascita di questa fanfiction, e non avrei mai creduto di arrivare
fino a
qui.
Questa è stata la mia prima storia su Merlin, ero nuova nel
fandom, e mi
aspettavo di ricevere al massimo un paio di recensioni a capitolo e una
ventina
di seguiti.
E invece no.
Mi avete accolta benissimo in tantissimi, mi avete lasciato tante
bellissime
recensioni, che stanno tutte nel mio cuore, così come state
voi.
Si, voi, che in un solo anno mi avete lasciato ben 104 recensioni, voi
che mi
seguite in ben 120, che mi preferite in 30 e mi ricordate in
9… in totale siete
159.
Troppi per me, sono davvero commossa.
Spero davvero che questo capitolo finale vi sia piaciuto e che sia
stato all’altezza,
e spero di rivedervi presto in qualche mia futura Fic.
Vi
voglio bene,
siete nel mio cuore.