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Autore: Deb    12/10/2013    5 recensioni
È la prima volta che l'accompagno io a scuola, da sola. Normalmente Peeta viene con me e ridiamo insieme a lei, prima di vederla entrare nell'edificio scolastico che è completamente diverso da come era prima dei bombardamenti.
Mi fermo davanti al cancello, perché ora ne ha uno, e lascio la mano di mia figlia per potermi accovacciare e raggiungere la sua altezza. Le aggiusto le trecce che si sono un po' disfatte e metto apposto il colletto della camicia che indossa.
Le sorrido e le stampo un bacio sulla guancia.
«Divertiti a scuola», le sussurro, guardandola correre dentro l'edificio.

{Partecipa alla challange Multifandom & Originali con il prompt #41. Esplosione}
Genere: Hurt/Comfort, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Delly, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Feelings After-war ~ Katniss/Peeta'
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We are a family

Mia figlia è inevitabilmente cresciuta. Pochi giorni fa ha cominciato a frequentare la scuola e so che prima o poi le parleranno degli Hunger Games e della rivolta.
Io non sono ancora pronta a parlargliene, aspetto il momento giusto che so non arriverà.
Prima o poi dovrò farmi forza e dovrò dirle tutto, senza dimenticare nulla, e Peeta sarà con me quando lo farò, quando lo faremo insieme.
È la prima volta che l'accompagno io a scuola, da sola. Normalmente Peeta viene con me e ridiamo insieme a lei, prima di vederla entrare nell'edificio scolastico che è completamente diverso da come era prima dei bombardamenti.
Mi fermo davanti al cancello, perché ora ne ha uno, e lascio la mano di mia figlia per potermi accovacciare e raggiungere la sua altezza. Le aggiusto le trecce che si sono un po' disfatte e metto apposto il colletto della camicia che indossa.
Le sorrido e le stampo un bacio sulla guancia.
«Divertiti a scuola», le sussurro, guardandola correre dentro l'edificio.
Intorno a me ci sono altre mamme e papà che, solitamente, si fermano a chiacchierare con mio marito, ma io non sono così socievole ed ora mi guardano aspettando forse che li saluti.
«Buongiorno», dico allora, forzando un sorriso. Con Peeta e mia figlia non devo fingere e solitamente sono davvero felice, ma non con gli estranei, o con i conoscenti.
Non ero socievole da giovane come non lo sono ora.
«Buongiorno, signora Mellark».
Hanno cominciato a chiamarmi così da quando li ho conosciuti, non mi dà fastidio, ma lo trovo strano. Io sono Katniss Everdeen e credo che lo rimarrò per sempre.
Mi guardano sempre con diffidenza, hanno forse paura che ricominci a parlare di rivoluzioni o di prese al potere? Quando c'è Peeta sono più rilassati, ma io li intimorisco, forse perché sono colei che ha ucciso tantissime persone innocenti tra cui, probabilmente, anche loro familiari.
Non riesco più a spiccicare parola, guardo il suolo e continuo a sentirli discutere.
«Mi sembra ieri che siano nati, invece già vanno a scuola».
«È una fortuna che non ci siano più gli Hunger Games, non dover avere più quella paura che potrebbero essere mandati nell'arena a morire. È tutto merito di Katniss».
Alzo lo sguardo ed arrossisco, ma rimango sempre in religioso silenzio. Non so cosa dire se non che io non ho fatto assolutamente nulla. Non sapevo neppure che si stessero muovendo per fare una rivoluzione, io ero all'oscuro di tutto. E mi sono data da fare, poi, solo per poter salvare Peeta.
Mi sono mossa soltanto per egoismo, anche se è vero che, ora che gli Hunger Games non esistono più, la paura di vedere i propri figli andare incontro alla morte non esiste più.
«È merito di tante persone», affermo infine, senza pensarci.
«Non sono stata io a scatenare la rivoluzione, ma lo scontento generale. Io sono stata soltanto la scintilla. Non ho fatto nulla».
Mi osservano, senza dire più nulla ed io vorrei sotterrarmi, forse sarebbe stato meglio se fossi rimasta zitta.
«Beh, tu e Peeta avete fatto sì che i nostri figli potessero crescere in un mondo migliore. È giusto che veniate premiati come meritate».
Ricordo questa voce, alzo gli occhi ed un sorriso involontario nasce sulle mie labbra. Quando è tornata nel 12?
«Delly», le vado incontro e l'abbraccio.
Io e lei non siamo amiche, come non lo siamo state in passato, ma sono contenta di vederla.
Lei che mi ammirava e mi vedeva come una persona che non ero, mi idolatrava inutilmente, ma è un'amica d'infanzia di Peeta e sono sicura che sarebbe felicissimo di poterla riabbracciare.
Delly si irrigidisce, non si aspettava che fossi così espansiva e, sinceramente, non so nemmeno io cosa mi sia preso.
Ricordo ancora quando è entrata nella stanza di Peeta, quando credeva che fossi un ibrido, per parlare con lui.
«Oh, Katniss. Come sta Peeta?»
«Bene, stiamo bene», le rispondo.
Salutiamo gli altri genitori e comincio ad avviarmi verso la panetteria, con Delly al seguito.
«Quando sei tornata?» Le domando curiosa.
«Volevo far crescere mio figlio qui, dove sono cresciuta io. Sono stata un po' nel Distretto 5, dopo essere andata via dal 13. Siamo tornati da qualche settimana», Delly si stringe nelle spalle. «Ci ho messo un po' a convincerlo a venire a vivere qui, ma sono felice di poter camminare nuovamente su queste strade, anche se il Distretto è cambiato in maniera paurosa».
Annuisco, «hai ragione. È diverso, ma noi tutti siamo diversi».
«È bello, comunque, vedere come ci siamo mescolati. Non ci sono più quelli del Giacimento o quelli del Villaggio. Siamo soltanto persone».
Sorrido. All'inizio sono tornati in pochi nel dodicesimo Distretto, poi, abbiamo cominciato ad aumentare di numero. Ora persino tutte le case del Villaggio dei Vincitori, che non ha cambiato il nome, sono abitate. Io e Peeta abitiamo in quella che una volta era casa mia, Haymitch – con le sue oche – è nostro vicino e le altre case sono piene di gente. Quella che una volta era di Peeta, è stata data a Sae la Zozza che spesso ci viene a trovare con sua nipote.
Sto per risponderle, quando mi butto a terra e copro le orecchie. Delly mi guarda sconcertata, ma non me ne curo.
Veniva dalla scuola, il rumore veniva dalla scuola. L'hanno bombardata.
Mi alzo in piedi di scatto e corro di nuovo verso l'edificio gridando il nome di mia figlia.
Mi fermo davanti al cancello, ormai chiuso, e lo prendo a pugni.
Non possono uscire, i bambini non possono uscire. Li hanno chiusi dentro, è stata una trappola.
«Katniss?»
Mi volto verso Delly che mi ha raggiunto. La guardo un attimo, con il cuore ancora in gola.
«Io...». Cerco di dire senza sapere esattamente cosa dovrei dire, con le parole che mi muoiono in gola. Guardo nuovamente verso la scuola e capisco che l'esplosione è stata frutto della mia mente.
Non c'è una guerra in corso, nessuno bombarderà la scuola di mia figlia.
Delly mi stringe le spalle, «Katniss, va tutto bene. Non è successo nulla».
«Sì», rispondo allentando la presa dal cancello, «scusa», quantomeno per la scena pietosa, dico a me stessa.
«Non devi scusarti, davvero. Anche io a volte ho questa paura inesistente. Dopo tutto quello che abbiamo passato, tu soprattutto, è normale. Davvero».
La sento, ma non l'ascolto davvero. Voglio andare da Peeta. Solo lui riesce a tranquillizzarmi davvero.
Mia figlia sta bene. Ripeto nella mia mente come un mantra.
«Scusami, Delly», ripeto, cominciando ad incamminarmi nuovamente verso la panetteria. Peeta lo troverò lì, lo abbraccerò, riceverò i suoi baci e mi rilasserò.
«D'accordo», mi risponde, forse comprendendo ciò che voglio, «rivediamoci, okay?»
Cerco di sorriderle alla meno peggio, «certo, dirò a Peeta che sei tornata».

Quando arrivo in panetteria, Peeta sta infornando una torta.
Lo abbraccio e sussulta, non aspettandomi. Lo stringo forte a me, da dietro, e rimango in silenzio.
«Bentornata», mi saluta provando a girarsi, allento allora la presa e quando me lo trovo davanti appoggio la mia testa sul suo petto.
«Ho sentito un'esplosione, sono andata nel panico», ammetto, stringendolo ancora più forte.
Peeta sospira, penserei che sia scocciato di me se non sapessi con sicurezza che non può essere così, «guardami», mi ordina con voce ferma.
Obbedisco e lo fisso negli occhi azzurri.
«Cosa ti ha detto il dottor Aurelius?»
Non rispondo, mi metto in punta di piedi ed unisco le nostre labbra. Ho già provveduto a fare quella stupida lista.
Mi chiamo Katniss Everdeen, sono nel Distretto 12, la guerra è finita, non c'è stata alcuna esplosione, mia figlia sta bene, starà sempre bene, voglio baciare mio marito Peeta Mellark.
Come se fosse ormai una cosa automatica, lui mi stringe a sé e ci avviciniamo ancora di più. La mia lingua disegna il contorno delle sue labbra, prima di incontrare la sua.
È sempre così, quando siamo nervosi, quando io ho gli incubi o le crisi di panico, quando lui ha qualche episodio in cui si chiede chi sono, le nostre bocche si trovano e ci calmiamo a vicenda.
Basta un semplice bacio per ritrovare la ragione.
«Brucia», dice tra le mie labbra, facendomi fare qualche passo indietro.
Il bacio? Poi mi do della stupida. Siamo praticamente incollati al forno.
«Scusami, ti sei scottato?»
Peeta mi sorride, «non è successo nulla».
«Fammi vedere la schiena», dico brusca tentando di alzargli la maglia, senza riuscirci.
«Davvero, non è nulla, non mi sono appoggiato», cerca nuovamente la mia bocca, trovandola subito e rimaniamo un po' lì, dentro il laboratorio, a scambiarci baci.
«Delly è tornata. Ha un figlio, sai?»
Peeta sorride felice, «allora dobbiamo invitarla a cena!» Esclama pensando già al menù da preparare e mentre continua ad elencare i piatti che potrebbe cucinare, il mio naso accarezza il suo prima di tornare sulle sue labbra. Come mi succede sempre più spesso, sento la stessa sensazione che ho sentito durante i miei secondi Hunger Games. Adesso però riesco a chiamarla con il suo nome: eccitazione.
E mi piace giocare con lui in questa maniera, fargli sapere quello che voglio, che lo voglio e adoro sentire la sua risata felice quando è con me o con nostra figlia.
Abbiamo sempre i nostri incubi, ma siamo felici e non credevo che sarei riuscita a ritrovare la felicità. Devo ringraziare Peeta per questo e così il mio debito nei suoi confronti continua a crescere, anche se, sicuramente, si arrabbierebbe se gli dicessi che continuo ad essergli debitrice perché non siamo più estranei, siamo una famiglia.

---


Ed ecco uno spaccato di vita post-rivoluzione dove Katniss, stranamente, non è tarda e non ha pare mentali. Stare con Peeta le ha fatto bene ai neuroni del cervello, grazie a Dio.
Spero che vi sia piaciuta, anche se non è granché e non ha propriamente una trama. xD
Io, comunque, sono contenta di essere riuscita ad inserire la figlia dei nostri Everlak senza dover darle un nome! :3 (Quando scrissi queste note, questa era la prima fic dove compariva Bimba Mellark. So di averne pubblicate alcune scritte successivamente nelle quali c’è la bimba xD)
Bacioni
Deb
   
 
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