A
_eco
e
a Wip,
che con il loro talento e la magia delle loro storie, rendono perfetto
e
completo il mondo di Hunger Games.
Oggi era il giorno in cui la vita di
due
ragazzi del distretto sarebbe finita. Oggi c’era la
mietitura. Quest’anno è
toccato ad Isaac, l’amico di mio fratello, sarà
lui a partecipare agli Hunger
Games.
Ogni anno il giorno della mietitura,
la
mamma ci mette a letto prima del solito. Dice che se il forno
è stato chiuso
prima per quell’evento, il giorno dopo dovrà anche
aprire prima, e quindi ci
vuole riposati.
A me non dispiace. Mi sento sempre
meglio, quando mi rendo conto che a casa ci siamo tornati tutti
insieme, e nel
mio lettino mi sento al sicuro.
Papà, come ogni sera,
passa a
controllarci. Quando apre la porta della mia camera, si accorge che non
dormo.
Probabilmente riesce a vedere che ho gli occhi aperti grazie alla luce
che
viene dal corridoio, e si ferma sulla soglia.
-
Peeta,
non dormi?
Poco fa, mentre assistevamo
all’estrazione
dei nomi per la mietitura, lui mi teneva stretta la mano. Ha una presa
forte e
calda, e ogni tanto mi chiedo se da grande l’avrò
anche io o se è solo una sua
caratteristica.
Non riesco a dormire,
perché penso solo
al fatto che questo è stato di fatto l’ultimo anno
in cui papà ha potuto
tenermi stretta la mano durante l’estrazione.
-
L’anno
prossimo avrò 12 anni. Potrebbe toccare a me, vero
papà?
Lui sospira, e si appoggia allo
stipite
della porta, resta in silenzio qualche secondo. Forse avrei dovuto far
finta di
dormire e non dire nulla. Se un giorno dovesse davvero toccare a me o
ai miei
fratelli, non sarebbe facile nemmeno per papà.
-
Si
Peeta, potresti essere tu il prossimo. Ma non pensarci da ora. Oggi
è già
passato, domani ti sveglierai, andrai a scuola e al forno ti
insegnerò una
nuova glassatura, ti va?
Annuisco fra le mie coperte. Dice
sempre
così papà. Non avere
paura. Fai progetti.
-
Buonanotte
Peeta, fai bei sogni.
Se la mamma lo sentisse, gli direbbe
certamente che i sogni sono per chi non ha voglia di far nulla. Gli
direbbe che
ci cresce come degli illusi. Sono contento che sia lui a passare nelle
stanze a
controllarci.
-
Buonanotte
papà.
*****
L’urlo di Katniss riempie
la stanza.
E’ finita? Non mi rendo
più conto di
nulla, quanto è durato? Katniss allenta la presa sulla mia
mano e subito dopo
un pianto acutissimo squarcia l’aria.
Mi porgono un fagottino rosa ancora
sporco, con una massa di capelli neri e due manine che cercano di
afferrare
tutta l’aria intorno.
-
E’
una bimba Katniss, avevi ragione tu…
-
E’
una bimba?
Katniss è sudata, ha i
capelli bagnati
e respira affannosamente, ma allunga le braccia e io le presento la
nostra
bambina.
-
Ciao
mamma… sono arrivata. – non riesco nemmeno a
vederla bene, tante le lacrime che
ho agli occhi. Ma la sistemo sul petto di Katniss, e smette subito di
agitarsi,
mentre io mi siedo sul letto accanto a lei.
-
E’
perfetta Peeta. Perfetta… - sorride, e piange anche lei.
-
Sì,
lo è…
La bimba apre gli occhi e sembra
vederci, per richiuderli dopo un attimo.
Sono padre.
Fai
bei sogni, piccolina.
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Ciao
a tutti! Allora…
Un
mese esatto dall’ultima
pubblicazione! Sono rimasta nel fandom a leggere qua e là,
ma per quanto
riguarda le mie fan fiction, aspetto sempre un’illuminazione!
L’altro
giorno ho pensato al
padre di Peeta – brav’uomo
– e me lo
sono immaginato a fare un giro di stanze per controllare che i figli
dormissero, ed ecco qui questa fan fiction! Io adoro il padre di
Peeta…
Per
la mia reverenza nei
confronti di questo personaggio, devo ringraziare le autrici alle quali
è
dedicata questa storia: _eco e workinprogress e le loro storie sui
child. A proposito… penso davvero quello che ho scritto
nella dedica. Siete
fantastiche.
Scusatemi
se proprio la storia
dedicata a voi parte in un modo così triste, ma sul finale
si riprende…
A
questo punto, spero che ogni
lettore abbia voglia di farmi sapere cosa ne pensa!
Un
bacio a tutti!