Il sogno
Si trovava in un cerchio di luce, fuori da questo solo
oscurità, era spaventata e sola, con la coda dell’occhio vedeva dei movimenti
nell’ombra ma appena si girava erano spariti, stranamente quella apparizioni le
davano speranza e vederli sparire la riempiva di terrore e tristezza. Era sola,
completamente sola. All’improvviso una sensazione di calma e sicurezza scese su
di lei una figura era apparsa alle sue spalle non si voltò temendo di vederla
sparire, ma questa rimase e si avvicinò, lei allora girò lentamente su se
stessa…
La sveglia suonò e Lilly si svegliò ma non si mosse non
voleva perdere le sensazioni provate a causa della figura uscita dall’ombra. Ma
la sveglia imperterrita suonava così Lilly si mosse la spense e si alzò. Mentre
si preparava per andare al lavoro rifletteva sul sogno. Era raro che ricordasse
così chiaramente i sogni, in genere li dimenticava a meno che non fossero
incubi, quelli le rimanevano nella mente per tutto il giorno disturbandola. Ma
questo era diverso, sì era iniziato come un incubo ma per poi finire con quella
magnifica sensazione di sicurezza forza e calma provocate dall’ombra… l’ombra
appunto chi poteva essere non riusciva ad immaginarlo le sfuggiva, era fastidioso,
provava la stessa sensazione di quando stava per risolvere un caso, ottenendo
una confessione, la certezza di dire esattamente la parole giuste, di far leva
sui sentimenti che avrebbero indotto il sospettato a dire la verità, ma questa
chiarezza non arrivava per il sogno era li ma niente di più. Chiuse la porta di
casa e si avviò, faceva piuttosto freddo ma le strade a quell’ora erano libere
e arrivò agli uffici abbastanza in fretta. Come al solito era la prima ad
arrivare, quindi si mise a rileggere il rapporto del caso appena chiuso.
Stillman, Jeffris e Vera arrivarono insieme chiacchierando della partita di
basket della sera prima. “Ciao, Capo, Will, Vera” “Ciao Lilly” la salutarono.
Stillman andò nel suo ufficio, Will e Vera alla loro scrivania. Vera ancora
mezzo addormentato la guardò e le disse “ Sempre la prima eh! Ricordami di non
chiederti mai di prestarmi la tua sveglia!” la risposta di Lilly non si fece
attendere “ Temo che neanche la mia sveglia avrebbe effetto su di te!” risero
tutti “ No, non ditemi che mi sono perso Vera al tappeto!” Era arrivato anche
Scotty. Il brontolio di Vera fu accolto da un'altra risata. Scotty si avvicinò
a Lilly “Giorno, dormito bene?” “Si… ho fatto uno strano sogno…” Scotty le
sorrise stava per risponderle quando Stillman uscì dall’ufficio tutti si
girarono verso di lui “Un nuovo caso capo?” chiese Lilly tutti conoscevano
quella faccia. Infatti era così, Stillman espose i fatti, era stato ritrovato
nel Delawere il cadavere di un giovane, Jack Harrison, scomparso nel 1997. La
scomparsa era stata denunciata dal datore di lavoro. “Il ragazzo viveva solo,
niente genitori, fratelli, sorelle o parenti” a queste parole Lilly si
irrigidì: era solo, la chiara e terrificante sensazione di solitudine che
l’aveva tormentata nel sogno le si ripresentò prepotente, si allontanò dai
colleghi. “ Che ti succede?” le chiese Scotty che l’aveva seguita e la
osservava con sguardo preoccupato, la voglia di dire a Scotty quanto si sentiva
sola la travolse, ma eresse il suo scudo come aveva imparato a fare così bene
fin da piccola, lo scudo che la proteggeva dalle emozioni, che escludeva gli
altri “Niente…” il sogno le si ripresentò ancora alla memoria la necessità di
non sentirsi sola, per un attimo lo scudo tremolò e lei stava per dire la
verità, ma Vera li raggiunse “Allora noi andiamo dal datore di lavoro e voi
all’appartamento dove abitava, magari è rimasto qualcosa di lui”. Scotty
guadava ancora Lilly con aria preoccupata ma lei gli sorrise “Vado a prendere i
cappotti, prendiamo la mia o la tua macchina?” dicendo questo si allontanò.
Passarono la giornata ad indagare nel passato del ragazzo, un passato davvero
triste: sua madre era morta quando lui aveva appena tre anni e suo padre un
poco di buono, alcolizzato e violento era finito in prigione lasciando il
bambino ai servizi sociali. Il padre uscito di prigione aveva festeggiato in un
bar dove coinvolto in una rissa era stato ucciso. Il bambino, ormai undicenne,
non era più stato adottato ed era passato da un famiglia all’altra. A sedici
anni era scappato e dalle indagini risultava che aveva trovato un lavoro al
porto, il suo datore di lavoro era “un pezzo di …” come l’aveva gentilmente
descritto Vera e “l’appartamento” non era niente di più che un buco con una
branda e un fornello del gas. Più l’indagine andava avanti più Lilly disperava
di trovare qualcuno che avesse voluto bene al giovane e questo la spaventava
perché la sua vita si specchiava in quella di lui. Certo lei aveva i suoi
colleghi e loro le erano affezionati, per Stillman era come una figlia e
malgrado le battutaccie sia Vera che Will le volevano bene ed erano sempre
pronti a difenderla. E poi c’era Scotty, era l’unico che riusciva a capirla che
tentava di tirarla fuori dal suo guscio, era l’unico a cui aveva parlato di Joseph
perché era l’unico ad aver capito che c’era qualcosa che non andava, anche alla
morte della madre era lui che aveva capito ed era arrivato pronto a dargli
tutto il suo conforto, ed era lui che lei aveva chiamato quando era in ostaggio
nella sala interrogatori e lui, anche quella volta, non era mancato. Era lì per
lei sempre e glielo aveva detto
chiaramente. Eppure lei non riusciva ad aprirsi anche se avrebbe tanto voluto.
Le parole che aveva detto a Joseph “non voglio rimanere sola” erano state una
forte richiesta di aiuto ma lui le aveva interpretate male come un “piuttosto
che sola meglio stare con te” quando lei aveva voluto esprimere la necessità
che aveva di lui il desiderio di amare qualcuno senza essere ancora pronta a
farlo, la volontà di aprirsi ed amare senza paure ma lui non aveva capito e
così era finita. Non aveva mai riflettuto su queste cose, ma il sogno e
l’indagine avevano fatto sorgere in lei per la prima volta queste riflessioni.
Le indagini andarono avanti per tutto il pomeriggio e la
sera infine Stillman mandò tutti a dormire. Lilly arrivò a casa si coricò e si
addormentò. Il mattino seguente le indagini ripresero ma i vari interrogatori
non davano niente, i vicini del giovane lo ricordavano appena. Lilly cercava
disperatamente qualcuno che conoscesse veramente il ragazzo, che gli avesse
voluto bene.
Scotty non aveva più cercato di ottenere una confidenza da
Lilly sapeva che doveva lasciarla tranquilla però era preoccupato, vedeva che
c’era qualcosa che la disturbava ma non sapeva cosa e non osava chiedere
temendo che lei alzasse le sue barriere, lo feriva vederla erigere le sue
difese contro di lui, ma sapeva che non lo faceva apposta, sapeva che lo faceva
per difendersi, aveva sofferto molto e lui questo lo capiva.
Tornati in centrale, dopo l’ennesimo interrogatorio, che non
aveva portato a niente, trovarono Vera trionfante “Ho trovato la sua ragazza!”
dichiarò soddisfatto di sé “Un collega del ragazzo me ne ha parlato al porto”
Lilly era sollevata “La interrogo io, ma come mai non si è saputo prima?” Vera
rispose “Sfortuna, l’uomo che me l’ha detto, un certo Bishop, era fuori città
per un matrimonio, ho potuto interrogarlo solo oggi, per fortuna ricordava di
aver visto la nostra vittima andare via con una ragazza e ne aveva sentito il
nome, l’ho trovata e portata qua, tutta tua Lilly!”. L’interrogatorio fu
semplice, la donna confermò di essere stata la fidanzata della vittima, ma
disse che si erano lasciati qualche mese prima della sua morte, Lilly volle
sapere perché al che la donna chiarì che non era stata colpa sua, lei gli aveva
voluto bene, ma lui “Innalzava sempre le sue barriere, non voleva assolutamente
parlare del suo passato, ad ogni riferimento ai genitori diventava di ghiaccio
e io non ne potevo più, non so neanche se mi amava davvero, non esprimeva
niente di sé…”. La lasciarono andare.
Lilly, che alla notizia del ritrovamento della fidanzata era
sembrata nettamente più sollevata, agli occhi attenti di Scotty, alla fine
dell’interrogatorio appariva di nuovo abbattuta. Stillman comparve e chiese il
risultati delle indagini. Il resoconto di Scotty fu purtroppo breve, non
avevano fatto nessun passo avanti, l’unica cosa era l’assenza dal conto del
ragazzo di trecento dollari prelevati il giorno stesso della morte, ma non si sapeva
per cosa, avevano escluso la droga e gli strozzini, poco probabili viste le
azioni del ragazzo, l’ultima speranza era l’autopsia che non era ancora
arrivata. Il resto del pomeriggio lo passarono attendendo i referti medici,
Scotty cercò varie volte di parlare con Lilly ma veniva sempre interrotto, alla
fine Stillman lì mandò tutti a casa, il medico legale aveva riferito che i
risultati dell’autopsia sarebbero arrivati l’indomani mattina, era inutile
attendere ancora. Andarono tutti a dormire.
Era di nuovo nel cerchio di luce sola. Questa volta però
vedeva chiaramente le persone nell’ombra erano i suoi colleghi Stillman Vera e
Will tentavano di arrivare a lei, ma l’oscurità li teneva lontani e lei non
riusciva a muoversi per aiutarli. Era attanagliata dalla paura e dalla
solitudine, ma arrivò di nuovo l’ombra a rassicurarla, superò il cerchio di
tenebre e le si avvicinò, questa volta lo guardava ma non riusciva a
riconoscerlo, anche se c’era qualcosa di famigliare nel suo modo di muoversi,
le sensazioni di serenità e sicurezza la invasero spazzando la paura. L’ombra
le parlò con voce dolce sorridendo…
La sveglia la fece sobbalzare, la spense, non riusciva a
ricordare le sue parole era una sensazione fastidiosa come la prima volta ma
più intensa sapeva che era importante. Fece una doccia per scacciare quel
fastidio.
Arrivò alla centrale per prima, gli altri la raggiunsero
poco dopo. Non passo molto tempo che videro arrivare il medico legale che si
scusò per i tempi lunghi dell’autopsia causati da una mancanza di medici ed un
aumento dei delitti. La causa del decesso non era come si era sospettato la
botta alla testa, ma la caduta dal ponte nel fiume Delawere dove era stato
rinvenuto qualche giorno prima. Era inoltre stato trovato un biglietto nella
sua giacca, il medico si scusò per non aver fatto pervenire prima il biglietto
ma purtroppo oltre all’autopsia anche l’analisi degli oggetti trovati sul
cadavere era avvenuta solo la sera prima. Il biglietto era stato analizzato e
la scientifica era riuscita ad ottenerne il contenuto. Lilly lo prese e iniziò
a leggere:
“Ho scritto questo
biglietto perché so di non essere in grado di dirti queste cose a voce, ma
giuro che farò in modo di cambiare. Lo so che non ti merito ma ti amo! E spero
che questo anello te lo provi”.
“Probabilmente era per Sara, la ragazza che ho interrogato
ieri, e la mancanza dei trecento dollari potrebbe spiegarsi così, ma allora chi
l’ha picchiato e spinto giù dal ponte?” aggiunse Lilly. La risposta non venne,
però, considerando l’ora probabile del decesso e la testimonianza di una vicina
che lo aveva visto uscire di casa quella notte, era più verosimile il fatto che
lui stesse rincasando dopo aver passato del tempo fuori, probabilmente per
consegnare l’anello e il biglietto a Sara, e solo sulla via del ritorno avrebbe
incontrato il suo assassino. Si decise di riinterrogare Sara. Appena arrivata
fu condotta nella sala interrogatori e Stillman si incaricò
dell’interrogatorio. Will e Vera erano fuori, Lilly andò nella sala accanto
quella degli interrogatori per osservare le reazioni di Sara.
Stillman iniziò “Sara, sappiamo che Jack stava venendo da
voi quella sera l’avete visto? Dite la verità!”
Sara lo guardò,
sbalordita “Da me?” chiese “è impossibile non ci sentivamo da mesi!”
Stillman insistette “Ci pensi, se fosse venuto da lei cosa
lo avrebbe fatto andare via? Chi avrebbe potuto incontrare?”
Sara divenne improvvisamente pallida “Non è possibile, non
può essere stato lui…”
“Di chi sta parlando
Sara, me lo dica!”
“Non posso!”
Stillman prese il biglietto che avevano trovato sul corpo di
Jack “Glielo deve era venuto per lei, per dirle che l’amava!”
Sara lesse il biglietto e le lacrime, che aveva a stento
trattenuto, iniziarono a scendere sulle sue guance.
Lilly aveva osservato tutto e sapeva che ora avrebbe detto
la verità e probabilmente avrebbero preso il colpevole. La porta si aprì e
Scotty entrò nella sala “Ce l’ha fatta? Abbiamo un nome?” Lilly si girò verso
di lui “Non ancora, ma non ci vorrà molto”. Scotty la guardò “Cosa c’è Lil?” Lei
non rispose “Perché questo caso ti fa stare così male?” Lilly lo guardò e le
parole che l’ombra del sogno gli aveva detto le parvero all’improvviso
chiarissime: “Lasciali entrare”. Lo scudo che per quasi tutta la vita aveva
eretto tra lei e gli altri crollò. “Perché ho paura Scotty, non voglio morire
da sola…” Scotty la guardò sorpreso “Lil tu non sarai mai sola, io sarò sempre
qui per te! Sempre!” Fece un passo verso di lei, i suoi occhi erano colmi di
lacrime, lui sapeva quanto quella confessione le era costata. Si avvicinò
ancora, non aveva mai osservato i suoi occhi da così vicino erano di un intenso
azzurro. E poi fece ciò che pensava non avrebbe mai avuto il coraggio di fare,
ma in quel momento gli sembrò la cosa più giusta. La baciò.
Lilly si rese conto che le sue parole non erano vuote, ma
che venivano dal cuore, sincere, una gioia improvvisa la prese e le colmò gli
occhi di lacrime. Gli occhi scuri di Scotty esprimevano tenerezza, non li aveva
mai visti da così vicino. Quando la baciò, rispondere sembrò la cosa più
normale e giusta da fare.
Nella sala accanto Stillman aveva il nome che voleva, Sara
quando aveva lasciato Jack, aveva iniziato una relazione con un uomo di nome
William Parker, un uomo violento, che la sera in questione era da lei, ricordava
che era uscito all’improvviso di casa, per tornare solo ore dopo, con un ghigno
sulla faccia e le aveva detto :”Ora sei tutta mia, baby, non si torna
indietro!” lei non aveva capito, ma ora era tutto chiaro. Stillman si alzò per
sentire i commenti di Lilly nella sala accanto.
La porta si aprì e Scotty fece veloce un passo in dietro
lontano da Lilly, Stillman entrò e guardò Lilly “Allora cosa ne pensi? Direi
che lo teniamo no?” Lilly lo guardò sorpresa non sapeva cosa dire si era persa
tra le braccia di Scotty e non aveva assolutamente sentito il racconto di Sara.
Scotty intervenne in suo aiuto con un cenno del capo, lei allora rispose “Sì
capo, se ci dà il rapporto con il nome, cerchiamo se è schedato” Stillman li
osservò entrambi, nel sorriso che Scotty aveva rivolto a Lilly c’era qualcosa
di strano, non si fece altre domande e consegnò il rapporto a Lilly che uscì
dalla camera, seguita da Scotty. Appena lontano dallo sguardo di Stillman si
mise a leggere velocemente il rapporto per poi passarlo a Scotty che fece
altrettanto. Finito di leggere Scotty la guardò “Lil per prima… sono contento
di averlo fatto… tu?” Lilly gli rivolse un sorriso luminoso e il cuore di
Scotty perse un battito, “Intendi: farci quasi prendere da Stillman?”
arrivarono alla loro scrivania. Vera e Will erano appena rientrati, Lilly si
voltò verso Scotty e disse semplicemente “Anche io”. Poi fece un veloce
resoconto ai colleghi sbalorditi per il
rapido volgersi alla fine di un caso praticamente bloccato.
Nello schedario risultava il loro sospetto, era in carcere
da due anni per aver selvaggiamente picchiato un uomo che si era permesso un
commento sulla sua ragazza. Tutto tornava. Lilly e Scotty andarono ad
interrogarlo.
“Ispettori della Omicidi Rush e Valens, ci hanno detto che
lei è un tipo geloso… e violento…” iniziò Lilly “Cosa volete da me, sono già in
gabbia, no?” rispose in malo modo William, Scotty intervenne “Parliamo di Sara,
gran bella donna, no?… io ci farei un pensierino…” William lo guardò furioso
“Quella putanella mi ha lasciato!” “Davvero? Dopo quello che tu hai fatto per
lei?” Insistette Scotty “Sappiamo quello che hai fatto e se un uomo lo avesse
fatto per me certo non lo lascerei…”aggiunse Lilly. William iniziava a agitarsi
“Infatti!” “A meno che…” insinuò ancora Lilly “A meno che… cosa?!” “A meno che…
lei non amasse ancora l’altro…” William saltò su verso Lilly, Scotty si
interpose immediatamente e lo spinse di nuovo verso la sedia “Stai seduto!,
allora è andata così, lo hai ucciso per liberarti di un rivale e scopri che lei
non ti voleva … patetico!” William era rosso di rabbia, Lilly intervenne “L’hai
picchiato e buttato giù dal ponte sei stato tu il più forte, non è vero?” “Sì,
sì era un pivello ma lei lo voleva ancora così quando l’ho visto arrivare mi
sono precipitato fuori e l’ho colpito, Sara non se n’è nemmeno accorta è stato
sufficiente un colpo perché crollasse svenuto, poi l’ho caricato in macchina e
buttato giù dal ponte!” William aveva ceduto, far leva sul suo ego era stato
sufficiente, confessò di aver trovato l’anello e di averlo venduto per qualche
centinaio di dollari ad un suo amico. Scotty e Lilly lo rimisero in cella dove
sarebbe rimasto molto più del previsto.
Chiuso il caso non rimaneva che scrivere i rapporti. Scotty
e Lilly ritornarono alla Centrale. In macchina Scotty sbirciava, Lilly persa
nei suoi pensieri, lei se ne accorse e gli sorrise “E’ stato facile no?” Scotty
non rispose subito la guardò “ Si… Lil…” si interruppe non sapeva cosa dire.
Lilly lo guardò, aveva finalmente compreso appieno il sogno: l’oscurità era lei
stessa a crearla, era lei a tenere lontano tutti a non lasciarsi toccare. Ma
l’ombra aveva fatto breccia, l’aveva liberata da se stessa, ormai era chiaro di
chi si trattasse.
“Ti amo Scotty”.