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Autore: Yahohel    14/10/2013    5 recensioni
Il Dottore mangia larve velenose ed è costretto a tornare bambino per ventiquattr'ore. Sarà compito di Rose prendersi cura di lui.
“Buona fortuna Rose” disse il Dottore mentre cominciava a illuminarsi “Da quello che mi ricordo, ero un bambino piuttosto pestifero” sorrise, mentre l’intero Tardis veniva invaso di luce e la ragazza fu costretta a chiudere gli occhi.
[baby!Doctor][Rose/Ten]
Genere: Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10, Rose Tyler
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quarto Capitolo

 

Quando Rose aprì la porta capì che chiamarlo bagno era riduttivo. Era più simile ad una piscina, con quella sua vasca enorme e le vetrate.

Il bimbo corse immediatamente dentro, affascinato dall’ennesimo posto nuovo tutto da scoprire, e andò a premere il naso contro il vetro della finestra più vicina. Quando Rose aveva chiesto come fosse possibile che ci fosse qualcosa fuori – erano in una nave spaziale! – il Dottore le aveva detto che era solo un’immagine. Il Tardis la cambiava tutti i giorni, ma certe volte, quando il Signore del Tempo era giù e si andava a fare un bagno, il panorama diventava quello del suo Pianeta.

Quel giorno era un semplice giardino verde con qualche alberello e lo stagno con le papere, talmente semplice che sembrava uscito dall’immaginazione di un bambino, ma mentre John guardava fuori, il paesaggio cambiò, diventando lo sfondo degli interminabili bagni del Dottore adulto, i prati rosso scuro e il cielo arancio bruciato di Gallifrey.

Rose si avvicinò preoccupata al bimbo.

“Tutto bene?” chiese.

Il bimbo si voltò a guardarla e annuì. “Cos’è quello?” fece poi, indicando fuori.

“Gallifrey, il pianeta del Dottore” rispose lei “Non c’è veramente, è solo un’immagine”

Chissà perché lo sfondo era cambiato. Probabilmente il Tardis aveva fatto il collegamento bagno – tristezza talmente tante volte che ora si attivava automaticamente ogni volta che il Dottore entrava nella stanza.

“Ci sei mai stata?”

La voce di John la riscosse dai suoi pensieri. Il bimbo aveva ancora lo sguardo fisso fuori dalla finestra, probabilmente cercando di memorizzare i particolari di quel paesaggio così alieno. O forse gli ricordava qualcosa, e allora sarebbe stato un problema per Rose spiegargli il perché.

“No, mai. È andato distrutto” rispose la ragazza.

John si voltò verso di lei, con gli occhi spalancati. Poi si ricompose e, con quel tono che poco si addiceva a un bambino di sette anni, il tono di quando voleva risposte, le disse “Racconta”.

Rose richiamò alla mente le poche conversazioni avute al riguardo con il Signore del Tempo, rendendosi conto di quanto frammentaria fosse la sua conoscenza di Gallifrey. Il Dottore non amava parlarne, era cosa risaputa, e molto di ciò che era avvenuto nella leggendaria Guerra del Tempo le era ancora sconosciuto.

“C’è stata una guerra” cominciò allora, rendendosi conto di star usando il tono che il Dottore aveva le rare volte in cui avevano affrontato il discorso. “La Guerra del Tempo, tra i Signori del Tempo e una razza malvagia chiamata Dalek. Nella guerra entrambe le fazioni hanno perso, sono morti tutti e il pianeta è bruciato. Il Dottore è l’ultimo della sua specie.” Aggiunse l’ultima frase con un velo di tristezza. Sapeva bene la solitudine che l’altro ancora sentiva, nonostante ora ci fosse lei con lui.

“In realtà, abbiamo scoperto che i Dalek non sono estinti, e che in un modo o in un altro rispuntano sempre fuori, in tempi e situazioni diverse. Per quello che ne sappiamo, però, i Signori del Tempo sono tutti morti. Il Dottore dice che riesce a sentirlo, che non c’è più nessuno.” Rose si fermò un attimo, indecisa su come proseguire. Bene o male questo era quello che sapeva sulla Guerra e su Gallifrey, nonostante avesse incontrato più volte i Dalek e quasi tutti gli alieni che avevano incontrato ne parlassero. Il Dottore non le aveva mai spiegato cosa era successo di preciso, di come era riuscito a fuggire o altro. Era uno dei tanti misteri con cui si doveva convivere se si voleva viaggiare con lui, e lei lo aveva accettato.

Mai si sarebbe immaginata di dover dare così tante spiegazioni – su cose per lei pressoché sconosciute, tra l’altro – a un mini Signore del Tempo  assetato di sapere.

“È  bello” mormorò l’altro che nel frattempo era tornato a guardare fuori.

Rose si chiese se magari stesse percependo l’appartenenza a quel posto. Si chiese se anche lui sentisse quel qualcosa mancante nella sua testa, come una connessione interrotta.

“Allora, qualcuno qui ha bisogno di un bagno!” esordì dopo qualche minuto di silenzio, cambiando discorso.

Il Dottore si voltò verso di lei con un sorriso che illuminava la stanza, il che rassicurò Rose: non avrebbe dovuto costringerlo in nessun modo a lavarsi infradiciandosi e allagando il bagno. Era già un passo avanti.

“Voglio le bolle colorate!” esclamò John, correndo ad aprire tutti i rubinetti.

Ora che li notava meglio, c’erano centinaia di rubinetti tutto intorno alla vasca e ne usciva acqua e sapone colorato, alternandosi.

L’acqua che ne fuoriusciva, ora che il piccolo li aveva aperti tutti, era talmente tanta da aver riempito l’enorme vasca già per metà. La ragazza si chiese perché mai si ostinava a lavarsi nella doccia della sua camera, quando lì c’era anche l’idromassaggio. Si trattava bene il Dottore.

Il ragazzino, nel frattempo si era spogliato, riuscendo miracolosamente a districarsi con i bottoni e la cravatta, e ora sgambettava sul bordo, pronto a tuffarsi.

Rose nel frattempo era indecisa se chiudere gli occhi o meno: era pur sempre il Dottore, nudo.

Diamine, Rose, ha sette anni! Si rimproverò.

Riaprì gli occhi giusto in tempo per vedere uno schizzo enorme bagnarla da capo a piedi.

“Dottore!” strillò isterica, prima di mordersi la lingua.

Il bimbo però non dette segno di averla sentita, impegnato com’era a creare schiuma colorata sbattendo l’acqua con le mani.

Sospirò. Non poteva andare avanti così per sempre. L’unica cosa buona era che tra non molto le fatidiche ventiquattr’ore sarebbero scadute, e lei non avrebbe più dovuto tenere nascosto al Dottore chi fosse realmente.

“Rose!” la chiamò il bimbo dalla vasca, reggendosi al bordo “Vieni anche tu?”

La ragazza rispose con un enorme sorriso e, cercando di mascherare l’imbarazzo, gli fece cenno di aspettare.

Corse in fretta in camera sua e si mise il primo costume da bagno che le capitò sotto mano.

Quando entrò nel bagno, vide il Dottore seduto sul bordo che faceva sbattere i piedi in acqua, creando una quantità incredibile di schiuma. Quando fu soddisfatto del suo lavoro si alzò in piedi sul bordo e si ributtò in acqua.

Rose osservò la scena divertita, prima di avvicinarsi alla vasca ed entrarci dentro a sua volta.

Ora che ci rifletteva, non faceva un bagno da secoli, probabilmente da quando aveva incontrato il Dottore. Quando tornavano a casa ci restavano per talmente poco tempo che era praticamente impossibile concedersi un paio d’ore di relax. O peggio, erano coperti di schifezze aliene e la sua unica preoccupazione era quella di togliersi di dosso muco intergalattico il più presto possibile.

In definitiva, quello era il suo primo bagno da molto tempo, e aveva intenzione di goderselo.

Non fece in tempo a terminare quella frase nella sua mente che uno schizzo di acqua saponata la centrò in faccia, facendole aprire gli occhi.

“John!” sbraitò strofinandosi gli occhi per togliere il sapone. In grazia di Dio il Dottore aveva impostato la vasca su “sapone per bambini”, dopo la loro ultima discussione post-bagno sul “perché mi entra il sapone negli occhi? Io non gliel’ho chiesto! E poi brucia!”.

Quando Rose gli aveva detto che c’era lo shampoo anti-bruciore lui era saltato su, ignorando l’irritazione ai bulbi oculari e il fatto di essere in un accappatoio con i cacciaviti sonici, proclamandola Invenzione di ogni Linea Temporale – un grande titolo, a detta sua – mentre pilotava il Tardis verso la fabbrica più vicina.

L’aver prosciugato la fabbrica per riempire il serbatoio della vasca, ad ogni modo, le aveva salvato la vista.

Non le aveva evitato, ovviamente, di ritrovarsi con tre dita di trucco scolato sotto gli occhi, pensò due secondi dopo, osservandosi i pugni neri di mascara.

John, nel frattempo, stava ancora ridacchiando per la sua bravata, perciò quando Rose si avvicinò rovesciandogli l’acqua dalle mani a coppa in testa, non se ne accorse minimamente.

Due secondi dopo cominciò a sbraitare, gridando al complotto.

*

Dopo un paio d’ore passate in ammollo, Rose e il Dottore uscirono dalla vasca e si infagottarono per bene in due morbidi asciugamani di spugna blu.

Dopo essersi asciugati e rivestiti, dettero un’occhiata al panorama gallifreyano ancora presente “fuori dalla finestra” e uscirono.

Una volta in corridoio, Rose si domandò cosa fare.

Il piccolo accusava già segni di stanchezza e, per quanto lei non avesse mai visto il Dottore dormire, suppose che essendo un bambino avesse bisogno di qualche ora di sonno ristoratore.

Avrebbe dovuto portarlo a letto, si disse.

Era abbastanza riluttante, in verità. Non voleva dire addio a John, per quanto potesse mancarle il Dottore.

Ora che aveva avuto anche solo un piccolo accenno della sua infanzia e innocenza, era doloroso tornare a scrutare negli occhi del Signore del Tempo e non sapere perché ci fosse quel fondo di perenne tristezza e rabbia.

Avrebbe tanto voluto delle risposte ma, come non poteva chiederle al bambino perché ancora non aveva vissuto quella parte della sua lunghissima vita, sapeva perfettamente che se avesse domandato qualcosa all’adulto, avrebbe ricevuto in risposta solo silenzio.

Non sapeva ancora, inoltre, se e come il Dottore avrebbe ricordato le ultime ventiquattr’ore. Sarebbero state trasferite direttamente tra i ricordi della sua infanzia o avrebbe saputo di essere stato bambino fino a qualche ora prima?

Rose non sapeva cosa rispondere. Decise che, per prima cosa, lo avrebbe messo a letto, e poi avrebbe riflettuto su quali spiegazioni dargli una volta tornato normale.

Come in risposta ai suoi pensieri, una porta si aprì di fronte a lei, rivelando la camera del Dottore.

La ragazza prese per mano il bambino ed entrò.

“Questa è la stanza del mio amico” fece lei con un sorriso, osservando John sbattere le palpebre più velocemente nel tentativo di non addormentarsi “Puoi dormire qui, mentre lui non c’è”.

Il ragazzino annuì e cominciò a spogliarsi.

“Resti qui?” domandò dopo un po’ con voce assonnata, come a voler essere sicuro.

“Certo” promise Rose “vado a mettermi il pigiama, tu mettiti a letto” terminò con un sorriso dolce.

Una volta uscita dalla camera si rese conto dell’assurdità di ciò che aveva detto. Il mattino dopo il Dottore sarebbe tornato grande, non poteva dormire con lui! Arrossì improvvisamente al pensiero.

Sospirò.

Tornò alla sala della console. Avrebbe atteso che il piccolo si fosse addormentato, e poi sarebbe tornata in camera sua. Semplice.

Dando un’occhiata in giro si accorse che il completo del Signore del Tempo adulto era ancora lì per terra. Lo raccolse e andò in camera sua per mettersi il pigiama.

Quando tornò nella camera del Dottore il bimbo si era già addormentato, perciò senza far rumore aprì l’armadio e mise il completo al suo posto. Stava per chiudere l’anta quando una delle grucce cadde a terra facendo un fracasso infernale.

Rose imprecò sottovoce.

Dal letto giunse un grugnito assonnato. “Rose?”

“Non ti preoccupare, torna a dormire” lo rassicurò la ragazza.

“Vieni qui!” la chiamò allora, con il tono pseudo-autoritario che avevano i bambini quando volevano qualcosa, un po’ falsato dal sonno.

La bionda sorrise inconsciamente e si avvicinò.

“Dovresti dormire, è stata una giornata stancante” fece dolcemente.

“Non ci riesco, faccio brutti sogni” si lamentò il piccolo. “C’è gente che urla, il fuoco e io so solo che devo scappare lontano” cominciò a piangere.

“Va tutto bene, era solo un sogno” sussurrò.

La ragazza si issò sul letto e lo prese tra le braccia per consolarlo, accorgendosi in quel momento che era completamente nudo. “Ti prenderai un raffreddore se dormi così!” disse preoccupata.

John tirò su con il naso, asciugandosi le lacrime con una mano. “Non volevo rovinare il vestito” borbottò impacciato.

La ragazza ridacchiò, poi si alzò e prese dalla cassettiera una maglietta del Dottore e un paio di boxer.

Navigava in entrambi – le mutande sembravano dei pantaloncini piuttosto larghi – ma almeno avrebbe avuto qualcosa addosso al suo risveglio invece di ritrovarsi con i vestiti a brandelli effetto Hulk.

L’imbarazzo del mattino dopo sarebbe notevolmente diminuito, si disse.

Rimise il bimbo a letto,  gli rimboccò le coperte e gli diede il bacio della buonanotte prima di accorgersi dell’occhiata triste che gli stava lanciando.

“Oh, al diavolo! Fammi spazio!” fece ridacchiando. Un sorriso spuntò immediatamente sulle labbra del piccolo che l’abbracciò felice.

“Ora dormi” concluse, stringendolo a sua volta. “Buonanotte”.

 

 

 

 

 

Note dell'Autrice:

Ciao a tutti e scusatemi per l'infinito ritardo! Mi vergogno da morire perchè è quasi passato un mese dallo scorso aggiornamento, ma ora sono qui per la vostra felicità (?) con il Quarto Capitolo! YEEEEE A mia discolpa dico che se non fosse stato per Flamerain che mi ha chiesto di betargli una Jily avreste avuto l'aggiornamento molto prima u.u Love you sistah <3
Comunque, l'ho terminato qualcosa tipo trenta secondi fa e non ho ancora iniziato il prossimo. Tra poco comincia anche Doctor Who su Rai4 quindi non penso che per stasera continuerò a scrivere u.u Ciononostante questa settimana a scuola c'è occupazione, il che significa che in assenza di compiti ho un po' più di tempo per scrivere! Il prossimo potrebbe essere l'ultimo aggiornamento perchè non so se farò l'epilogo. Vorrei, ma forse non sarà necessario e non mi piace allungare il brodo quando non serve :)
Detto questo, spero che nonostante il ritardo vi sia piaciuto anche questo capitolo, e ringrazio chi ha seguito/preferito/recensito: Se vi andasse di commentare anche questo ne sarei onorata :)
Baci,

L.
   
 
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