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Autore: Nike93    07/04/2008    2 recensioni
La diciottenne India si trasferisce a Garbatella per due anni. Lì farà la conoscenza della grande famiglia Cesaroni e, soprattutto, dei Masetti: un ragazzo spensierato e irriverente, una professoressa vigile e severa, un meccanico simpatico e distratto. Non tutto ciò che sembra complicato lo è davvero...
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo umilmente perdono!!!! Ho involontariamente saltato il capitolo 23, “Confessioni”. L’ho aggiunto adesso… scusate!!!

 

Capitolo 25 – Tredici anni e due parole

 
Stava ancora rimuginando su quella faccenda, in un penoso mercoledì pomeriggio di fine aprile, dopo aver mandato al diavolo lo studio ed essersi raggomitolata sul divano.
Se a scuola non riusciva neanche a incrociare lo sguardo di Walter da lontano, quali altre possibilità poteva avere?
Fu il trillo del campanello di casa Cesaroni a darle la risposta. Quasi in trance, India si tirò su dal divano e andò a vedere chi fosse. Non appena aprì la porta, le si mozzò il fiato.
- Walter…! – Stava lì, impalato davanti a lei, sforzandosi di apparire disinvolto.
- Sono venuto per parlare con Eva. – disse, con lo sguardo fisso sullo stipite della porta. La sua voce sembrava provenire da un computer. India si morse le labbra.
- Per favore, non… -
- Non c’è Eva? – Sì, era proprio la stessa voce fredda e metallica di un computer.
- Walter, ti prego, parliamone! – lo implorò lei.
- Puoi chiamarmela, per favore? –
- Ma chiamatela da solo e vai al diavolo! – sbottò India, voltandogli le spalle e facendo come per allontanarsi. In quel momento, Eva scese frettolosamente le scale e salutò India con un cenno nervoso.
- Ehm… ciao, India, ci vediamo! – Strano che non l’avesse fulminata con lo sguardo!

Non piangere, India. Non provarci neanche. Non fargli vedere che sei debole.
Aspettò che la porta si richiudesse per scoppiare in lacrime. Era semplicemente impossibile. Non sapeva neanche cosa pensare di Walter. Se dargli dello stronzo o chissà che altro… Perché non si fermava un attimo, perché si rifiutava categoricamente di sfiorare l’argomento? Come avrebbe potuto dirgli la verità se a malapena lui la guardava in faccia?
Già. Ma come avrebbe reagito lei, vedendolo baciarsi con un’altra?
Chissà, forse lui ed Eva si stavano consolando a vicenda.
Si lasciò cadere sul divano, singhiozzando senza ritegno e senza accorgersi di due occhi scuri che la fissavano intimiditi.
- Ehm… -
India alzò di poco la testa, ma non riuscì subito a distinguere i lineamenti della persona che stava di fronte a lei a causa delle lacrime che le inondavano gli occhi. Se li strofinò energicamente con il dorso della mano ma, non appena vide Rudi in piedi davanti al divano, ricominciò a piangere, nascondendo la testa tra le braccia.
- Vai… via… - balbettò.
- Dài, per favore… Non possiamo parlare come… ehm… buoni amici? –
- No, perché non lo siamo! E ora vattene! – ripeté, senza alzare la testa.
- E su, non farti pregare! Per favore… -
In fondo, aveva tanto disprezzato Walter perché non le offriva l’opportunità di parlargli. Chi era lei per commettere lo stesso errore? Si asciugò le lacrime alla meno peggio e tirò su col naso.
- Avanti, sentiamo cos’hai da dire, mio caro buon amico. – Non riuscì a trattenersi dal dirlo. Rudi sospirò, lasciandosi cadere sul divano accanto a lei.
- Senti, India, mi spiace. –
- Ah, ti spiace. E mi chiami pure per nome! Cerchierò la data di oggi sul calendario! –
- No, veramente. Io non… cioè, non è che volessi farvi litigare… non per davvero. Non ci avevo pensato, ma… -
- Oh, certo, non ci avevi pensato. Io e Walter stiamo, anzi stavamo insieme, tu mi fotografi mentre un altro mi sta baciando, gli fai vedere la foto e non ci pensi neanche per un secondo, che lui possa rimanerci male! – ribatté amaramente. Rudi sospirò più forte.
- Non volevo arrivare fino a questo punto, ecco. – India lo guardò senza credergli.
- Perché mi detesti così, Rudi? Cosa ti ho fatto di tanto tremendo? Io non ero mal disposta nei tuoi confronti, ma tu mi hai dichiarato guerra fin da subito, e adesso, questo! Perché? – Rudi esitò prima di risponderle.
- Ma perché tu sei… piaci a tutti, no? – disse, come se fosse stato più che ovvio. – Io faccio parte di questa famiglia da tredici anni, ma è come se non ci fossi. Anzi, quand’è così, forse è meglio, perché altrimenti mi dicono che sono un buono a nulla, uno sconclusionato… Tu, invece, eri appena arrivata e… insomma, ti sono bastate due parole per guadagnarti la fiducia di tutti! Mi sarebbe piaciuto avere questa capacità. – India rimase ad ascoltarlo in silenzio, sbalordita.
- Ah, dunque è così? –
- No, sai, mi sono inventato tutto di sana pianta solo per farti commuovere. Certo che è così! –
- Quindi io piacerei a tutti? – Il suo tono risultò vagamente canzonatorio.
- Che, forse non si vede? Marco ti sbava dietro, mio padre non fa che dire che dovremmo prendere esempio da te, Lucia dice che sei adorabile… Mimmo, non ne parliamo, quello preferirebbe avere te come sorella. E Walter… beh, lui… - India si sentì salire un groppo in gola.
- Lui, qualsiasi cosa pensasse prima, adesso ha cambiato idea. – concluse tristemente.
- Senti, mi spiace, davvero… -
- Anche a me dispiace. Mi dispiace se… beh, se ti sei fatto quest’idea di me. Però, santa pace… - Si nascose il viso tra le mani, sospirando pesantemente. - …Che bisogno c’era di arrivare fino a questo punto? – Rudi perse ogni traccia di timidezza e tornò quello di sempre.
- Ma io non lo credevo così scemo! – esclamò, con il suo solito tono strascicato. – Cioè, quella foto gliel’ho fatta vedere quasi per scherzo, ero sicuro che non ci avrebbe creduto… All’inizio pensavo che l’avesse capito, com’era andata veramente, ma due secondi dopo praticamente gli fumavano le orecchie e se n’è scappato via! – India apprezzò le parole e le scuse di Rudi, ma ormai c’era poco da fare.
- Ti ringrazio per essere stato sincero, ma adesso non c’è molto da fare. – mormorò. – Dubito che Walter abbia molta voglia di sentire spiegazioni. – Rudi la guardò in modo strano. – Che c’è? –
- No, pensavo… Siccome ci siamo… ehm… spiegati, io e te… Magari con Walter potrei sbrigarmela io. –
- Sì, come no. Secondo me penserà che stai scherzando. –
- Oh, senti, lascia fare a me… Ci ho già pensato. Ti fidi? – India non rispose subito. Poi però sorrise e gli scompigliò i capelli con la mano.
- E va bene, mi fido. –
- Ehm, sì, ok, però lascia stare i capelli… - Sì, era decisamente tornato in sé.
- Allora, cos’avresti in mente? –
- Segreto professionale. Ti dico solo che io e Alice facciamo parte della redazione del giornalino della scuola. – India aggrottò la fronte.
- E questo cosa c’entra? –
- Niente, niente, non fare quella faccia. Ti garantisco che domani tu e Walter starete di nuovo insieme! –
- Se lo dici tu… -
Rudi le rivolse una delle sue solite occhiate, lo sguardo di chi la sa lunga. Dopotutto, quel ragazzino non era poi così male. Non quando ti dichiarava guerra, certo… Chissà cosa aveva in mente, adesso. India non era sicura che le cose sarebbero andate proprio come Rudi aveva assicurato, ma…

Tanto, peggio di così non può andare.
La mattina dopo, non appena mise piede nel cortile della scuola, non poté fare a meno di notare che svariate teste si voltarono a guardarla, indicandola e borbottando parole incomprensibili. Cercò di convincersi che fosse solo una sensazione e procedette, finché Stefania non le tagliò la strada, rincorrendo Walter, brandendo un fascio di fogli in una mano e agitandolo in aria come una spada.
- Cretino! Sei sempre tu, eh?! Perché non appendi direttamente la tua gigantografia al cancello, se vuoi un po’ di pubblicità? – strillava.
- Mamma, ma ti ho detto che non ne so niente! – gridava lui in risposta, correndo qualche metro davanti a lei. Intanto, molti ragazzi continuavano a lanciarle occhiate furtive, ridacchiando. Alcune ragazze sospirarono. Di sicuro non si trattava di un’allucinazione. Ma allora…?
Che Rudi l’avesse solo presa in giro, e cercasse solo di giocarle un altro brutto tiro?
India si avvicinò a Marco, più immusonito che mai, anche lui con un mazzo di fogli sotto un braccio.
- Marco, che sta succedendo? –
- Lasciamo perdere, va’… - bofonchiò allontanandosi. In quel momento, Veronica si avvicinò di corsa ad India, brandendo anche lei un fascio di fogli, ridendo e strillando:
- Sei ‘na pazza! Ma come vi è venuto in mente? – Quasi le saltò in braccio, ma India si scostò.
- Ma perché sono sempre l’ultima a sapere cosa succede? Cos’è questa storia? – Il suo sguardo vagò a lungo tra i ragazzi presenti in cortile, prima di fermarsi su Rudi. Era seduto su un muretto, accanto ad Alice, e reggeva una pila di fogli tra le braccia, distribuendoli ai ragazzi che man mano gli si avvicinavano.

Chi aveva parlato del giornalino della scuola?
India strappò i fogli di mano a Veronica, e la prima cosa che riuscì a distinguere fu una foto di lei e Walter, qualche settimana prima, abbracciati davanti al cancello della scuola.
- Ma cosa fa quel ragazzino, mi pedina?! –
Il titolo era stampato a caratteri cubitali di uno sgargiante color arancio. Scherzi crudeli, ovvero l’equivoco. Ingoiando più o meno due litri di saliva, India cominciò a leggere.
Può un innocente scherzetto, opera di un altrettanto innocente tredicenne, compromettere un idilliaco rapporto di coppia? Ebbene, cari lettori, può eccome! Stiamo parlando di due studenti dell’ultimo anno, tali Walter Masetti e India Fabiani, i quali, per un’astuta burla compiuta da uno dei vostri redattori, Rudi Cesaroni…”
I suoi occhi percorsero velocemente le righe fino alla fine dell’articolo, firmato, naturalmente, da Rudi. In sostanza, raccontava esattamente come si erano svolti gli avvenimenti che avevano portato India e Walter alla rottura. Per fortuna, il nome di Marco non era stato citato. Si parlava solo di “un ragazzo preda di bollenti spiriti adolescenziali”, ma India immaginava fin troppo bene il motivo dell’umore di Marco. India strinse i pugni, quasi strappando le pagine del giornalino, prese fiato e…
- RUDIIIIIII!!! – Rudi la salutò allegramente con una mano. India attraversò il cortile a grandi passi, lo raggiunse e gli strappò di mano le copie del giornalino. – Ma sei scemo? C’era bisogno di farlo sapere a tutta la scuola? –
- Beh, se Walter non vuole parlare con nessuno, almeno può leggere! E poi c’è scritto, no? “A cura di Rudi Cesaroni”. Non c’è mica il tuo nome! –
- Tranne che nelle due pagine occupate dall’articolo! –
- Piantala di lamentarti, e comincia a cercare Walter: si sarà nascosto in un gabinetto per sfuggire a Stefania! – India sospirò profondamente, cercando di non perdere il controllo.
- Io non lo cerco di sicuro. Adesso decide lui cosa fare! –
E mantenne la parola, rimanendo al proprio banco, chiacchierando con Veronica, facendosi i fatti propri fino alla ricreazione. Quando suonò la campana, un esitante e immusonito Walter si avvicinò a loro con finta disinvoltura. Rimase in silenzio per un po’, guardando fuori dalla finestra, poi dalla bocca gli uscì un sommesso: - Possiamo parlare? – India si trattenne dal dire “Era ora!” e rispose con un semplice:
- Sì, certo. – Walter uscì lentamente dalla classe, ed India lo seguì fino alla fine del corridoio, dove si fermarono. Per qualche secondo nessuno proferì una sillaba, poi Walter si passò una mano tra i capelli ed esordì:
- Allora… ecco… - India, che fino a quel momento gli aveva voltato le spalle, affacciata alla finestra, si girò a guardarlo e appoggiò la schiena al muro.
- Ti ascolto. – Walter fissò per qualche istante la copia del giornalino, prima di schiarirsi la voce.
- E’ vero quello che c’è scritto? –
- Ah, non chiederlo a me, Walter. Mi pare che ti fidi più di un ragazzino che di me. Più di cose che credi di vedere, che di quelle che vedi davvero. Quindi, se vuoi, chiedilo a lui. - mormorò India, incrociando le braccia e abbassando lo sguardo.
- Era… era una foto, India. Come facevo a non crederci? –
- Semplicemente venendo da me, o da Marco, a chiedere spiegazioni, e non eclissandoti. –
- Mi dispiace… -
- Ah, davvero? – Si guardarono con diffidenza per qualche istante, poi dissero addio al rancore e finirono l’uno tra le braccia dell’altro. – Perché non hai voluto ascoltarmi, Walter? Credevo di contare qualcosa di più per te… -
- Ma no, India, che dici? – mormorò lui, stringendola più forte. – Tu conti troppo per me, è questo il guaio. Non… non puoi capire come ci sono rimasto, davanti a quella foto… -
- Più o meno come ci sono rimasta io quando hai smesso di parlarmi. – Walter le accarezzò il viso, sorridendo come non faceva ormai da una settimana.
- E’ che… guarda, se ci ripenso mi sento così cretino! Ma ho ripensato a quando mi hai raccontato che… insomma, che Marco credeva che noi non ci vedessimo più, no? E allora credevo… beh… - S’interruppe.
- E allora credevi che io l’avessi fatto apposta per lasciargli via libera? Oh madonna, che fantasia che hai! – Finalmente riuscì a ridere di gusto.
- Promettimi solo una cosa. –
- Cosa? –
- Che stavolta non mi farai la predica perché io e Marco abbiamo chiuso. – India sospirò.
- Ve bene, per una volta starò zitta… - Walter le sorrise e la baciò lievemente. Sembrava quasi che non avesse mai baciato una ragazza, tanta fu la timidezza e l’esitazione con cui le sfiorò le labbra. India sorrise e posò la testa sulla sua spalla. – Mi sei mancato. –
- Anche tu. E, India… - Improvvisamente la sua voce si abbassò, si fece incerta. La ragazza rialzò la testa e fissò lo sguardo in quello di Walter. Quegli occhi scuri e dolci… le sembrò di rivederli per la prima volta da mesi.

Occhi neri occhi neri
assoluti e sinceri
occhi amati e sognati
occhi desiderati…
Occhi neri e distanti
calamita e diamanti
occhi belli e impazienti
due sparvieri vibranti…

(F. Mannoia, “Occhi neri”)

 - Sì? – Walter le cinse la vita con le braccia.
- Ci credi se ti dico una cosa? – Lei sorrise di fronte a quella che sembrava un’altra persona. Un ragazzo del tutto diverso dall’irriverente, scherzoso, schietto Walter Masetti.
- Dipende da quello che vuoi dirmi. – Walter sorrise imbarazzato e accostò il viso a quello di India. Sì, sembrava decisamente un altro.
- Ti amo, India. –
Pronunciò quelle due semplici parole con voce sommessa, quasi fosse un segreto. Un segreto meraviglioso che nessun altro avrebbe potuto comprendere.
India si morse le labbra, abbozzando un sorriso.
- Non ho sentito… -
- Ti amo… -
- Puoi parlare più forte? – Sorrise nel prendersi gioco di lui. Anche Walter sorrise, scuotendo la testa come per dire “Tu non cambi mai”. Poi prese fiato e:
- TI AMO, INDIA! – Una ragazza poco distante da loro trasalì. Un bidello che passava di lì per caso scosse pensosamente il capo. Una professoressa piuttosto avanti con l’età borbottò “Ragazzi…”.
Ma India non la sentì. Non sentì nessuno se non Walter, raggiante di fronte a lei.
E rise.
Dapprima fu solo un sorrisetto, che poi si fece più largo, fino a diventare una squillante risata di gioia.
- Mi sa che… ti amo anch’io, Walter! – Neanche lui poté trattenersi dal ridere.
- Adesso non abbiamo più problemi… tanto lo sa tutta la scuola! –

 

  
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