Chiedo
umilmente perdono!!!! Ho involontariamente saltato il capitolo 23,
“Confessioni”.
L’ho aggiunto adesso… scusate!!!
Capitolo
25 –
Tredici anni e due parole
Stava
ancora rimuginando su quella faccenda, in un penoso
mercoledì pomeriggio di
fine aprile, dopo aver mandato al diavolo lo studio ed essersi
raggomitolata
sul divano.
Se a
scuola non riusciva neanche a incrociare lo sguardo di Walter da
lontano, quali
altre possibilità poteva avere?
Fu il
trillo del campanello di casa Cesaroni a darle la risposta. Quasi in
trance,
India si tirò su dal divano e andò a vedere chi
fosse. Non appena aprì la
porta, le si mozzò il fiato.
-
Walter…! – Stava lì, impalato davanti a
lei, sforzandosi di apparire
disinvolto.
-
Sono venuto per parlare con Eva. – disse, con lo sguardo
fisso sullo stipite
della porta. La sua voce sembrava provenire da un computer. India si
morse le
labbra.
- Per
favore, non… -
- Non
c’è Eva? – Sì, era proprio la
stessa voce fredda e metallica di un computer.
-
Walter, ti prego, parliamone! – lo implorò lei.
- Puoi
chiamarmela, per favore? –
- Ma
chiamatela da solo e vai al diavolo! – sbottò
India, voltandogli le spalle e
facendo come per allontanarsi. In quel momento, Eva scese
frettolosamente le
scale e salutò India con un cenno nervoso.
-
Ehm… ciao, India, ci vediamo! – Strano che non
l’avesse fulminata con lo
sguardo!
Non
piangere, India. Non
provarci neanche. Non fargli vedere che sei debole.
Aspettò
che la porta si richiudesse per scoppiare in lacrime. Era semplicemente
impossibile. Non sapeva neanche cosa pensare di Walter. Se dargli dello
stronzo
o chissà che altro… Perché non si
fermava un attimo, perché si rifiutava
categoricamente di sfiorare l’argomento? Come avrebbe potuto
dirgli la verità
se a malapena lui la guardava in faccia?
Già.
Ma come avrebbe reagito lei, vedendolo baciarsi con un’altra?
Chissà,
forse lui ed Eva si stavano consolando a vicenda.
Si
lasciò cadere sul divano, singhiozzando senza ritegno e
senza accorgersi di due
occhi scuri che la fissavano intimiditi.
-
Ehm… -
India
alzò di poco la testa, ma non riuscì subito a
distinguere i lineamenti della
persona che stava di fronte a lei a causa delle lacrime che le
inondavano gli
occhi. Se li strofinò energicamente con il dorso della mano
ma, non appena vide
Rudi in piedi davanti al divano, ricominciò a piangere,
nascondendo la testa
tra le braccia.
- Vai…
via… - balbettò.
- Dài,
per favore… Non possiamo parlare come…
ehm… buoni amici? –
- No,
perché non lo siamo! E ora vattene! –
ripeté, senza alzare la testa.
- E
su, non farti pregare! Per favore… -
In
fondo, aveva tanto disprezzato Walter perché non le offriva
l’opportunità di
parlargli. Chi era lei per commettere lo stesso errore? Si
asciugò le lacrime
alla meno peggio e tirò su col naso.
-
Avanti, sentiamo cos’hai da dire, mio caro buon amico.
– Non riuscì a
trattenersi dal dirlo. Rudi sospirò, lasciandosi cadere sul
divano accanto a
lei.
-
Senti, India, mi spiace. –
- Ah,
ti spiace. E mi chiami pure per nome! Cerchierò la data di
oggi sul calendario!
–
- No,
veramente. Io non… cioè, non è che
volessi farvi litigare… non per davvero.
Non ci avevo pensato, ma… -
- Oh,
certo, non ci avevi pensato. Io e Walter stiamo, anzi stavamo insieme,
tu mi
fotografi mentre un altro mi sta baciando, gli fai vedere la foto e non
ci
pensi neanche per un secondo, che lui possa rimanerci male! –
ribatté
amaramente. Rudi sospirò più forte.
- Non
volevo arrivare fino a questo punto, ecco. – India lo
guardò senza credergli.
-
Perché mi detesti così, Rudi? Cosa ti ho fatto di
tanto tremendo? Io non ero
mal disposta nei tuoi confronti, ma tu mi hai dichiarato guerra fin da
subito,
e adesso, questo! Perché? – Rudi esitò
prima di risponderle.
- Ma
perché tu sei… piaci a tutti, no? –
disse, come se fosse stato più che ovvio. –
Io faccio parte di questa famiglia da tredici anni, ma è
come se non ci fossi.
Anzi, quand’è così, forse è
meglio, perché altrimenti mi dicono che sono un
buono a nulla, uno sconclusionato… Tu, invece, eri appena
arrivata e… insomma,
ti sono bastate due parole per guadagnarti la fiducia di tutti! Mi
sarebbe
piaciuto avere questa capacità. – India rimase ad
ascoltarlo in silenzio,
sbalordita.
- Ah,
dunque è così? –
- No,
sai, mi sono inventato tutto di sana pianta solo per farti commuovere.
Certo
che è così! –
-
Quindi io piacerei a tutti? – Il suo tono risultò
vagamente canzonatorio.
-
Che, forse non si vede? Marco ti sbava dietro, mio padre non fa che
dire che
dovremmo prendere esempio da te, Lucia dice che sei
adorabile… Mimmo, non ne
parliamo, quello preferirebbe avere te come
sorella. E Walter… beh, lui…
- India si sentì salire un groppo in gola.
-
Lui, qualsiasi cosa pensasse prima, adesso ha cambiato idea.
– concluse
tristemente.
-
Senti, mi spiace, davvero… -
-
Anche a me dispiace. Mi dispiace se… beh, se ti sei fatto
quest’idea di me.
Però, santa pace… - Si nascose il viso tra le
mani, sospirando pesantemente. -
…Che bisogno c’era di arrivare fino a questo
punto? – Rudi perse ogni traccia
di timidezza e tornò quello di sempre.
- Ma
io non lo credevo così scemo! –
esclamò, con il suo solito tono strascicato. –
Cioè, quella foto gliel’ho fatta vedere quasi per
scherzo, ero sicuro che non
ci avrebbe creduto… All’inizio pensavo che
l’avesse capito, com’era andata
veramente, ma due secondi dopo praticamente gli fumavano le orecchie e
se n’è
scappato via! – India apprezzò le parole e le
scuse di Rudi, ma ormai c’era
poco da fare.
- Ti
ringrazio per essere stato sincero, ma adesso non
c’è molto da fare. – mormorò.
– Dubito che Walter abbia molta voglia di sentire
spiegazioni. – Rudi la guardò
in modo strano. – Che c’è? –
- No,
pensavo… Siccome ci siamo… ehm…
spiegati, io e te… Magari con Walter potrei
sbrigarmela io. –
- Sì,
come no. Secondo me penserà che stai scherzando. –
- Oh,
senti, lascia fare a me… Ci ho già pensato. Ti
fidi? – India non rispose
subito. Poi però sorrise e gli scompigliò i
capelli con la mano.
- E
va bene, mi fido. –
-
Ehm, sì, ok, però lascia stare i
capelli… - Sì, era decisamente tornato in
sé.
-
Allora, cos’avresti in mente? –
-
Segreto professionale. Ti dico solo che io e Alice facciamo parte della
redazione del giornalino della scuola. – India
aggrottò la fronte.
- E
questo cosa c’entra? –
-
Niente, niente, non fare quella faccia. Ti garantisco che domani tu e
Walter
starete di nuovo insieme! –
- Se
lo dici tu… -
Rudi
le rivolse una delle sue solite occhiate, lo sguardo di chi la sa
lunga.
Dopotutto, quel ragazzino non era poi così male. Non quando
ti dichiarava
guerra, certo… Chissà cosa aveva in mente,
adesso. India non era sicura che le
cose sarebbero andate proprio come Rudi aveva assicurato, ma…
Tanto,
peggio di così non può
andare.
La
mattina dopo, non appena mise piede nel cortile della scuola, non
poté fare a
meno di notare che svariate teste si voltarono a guardarla, indicandola
e
borbottando parole incomprensibili. Cercò di convincersi che
fosse solo una
sensazione e procedette, finché Stefania non le
tagliò la strada, rincorrendo
Walter, brandendo un fascio di fogli in una mano e agitandolo in aria
come una
spada.
-
Cretino! Sei sempre tu, eh?! Perché non appendi direttamente
la tua
gigantografia al cancello, se vuoi un po’ di
pubblicità? – strillava.
-
Mamma, ma ti ho detto che non ne so niente! – gridava lui in
risposta, correndo
qualche metro davanti a lei. Intanto, molti ragazzi continuavano a
lanciarle
occhiate furtive, ridacchiando. Alcune ragazze sospirarono. Di sicuro
non si
trattava di un’allucinazione. Ma allora…?
Che
Rudi l’avesse solo presa in giro, e cercasse solo di giocarle
un altro brutto
tiro?
India
si avvicinò a Marco, più immusonito che mai,
anche lui con un mazzo di fogli
sotto un braccio.
-
Marco, che sta succedendo? –
-
Lasciamo perdere, va’… - bofonchiò
allontanandosi. In quel momento, Veronica si
avvicinò di corsa ad India, brandendo anche lei un fascio di
fogli, ridendo e
strillando:
- Sei
‘na pazza! Ma come vi è venuto in mente?
– Quasi le saltò in braccio, ma India
si scostò.
- Ma
perché sono sempre l’ultima a sapere cosa succede?
Cos’è questa storia? – Il
suo sguardo vagò a lungo tra i ragazzi presenti in cortile,
prima di fermarsi
su Rudi. Era seduto su un muretto, accanto ad Alice, e reggeva una pila
di
fogli tra le braccia, distribuendoli ai ragazzi che man mano gli si
avvicinavano.
Chi
aveva parlato del giornalino
della scuola?
India
strappò i fogli di mano a Veronica, e la prima cosa che
riuscì a distinguere fu
una foto di lei e Walter, qualche settimana prima, abbracciati davanti
al
cancello della scuola.
- Ma
cosa fa quel ragazzino, mi pedina?! –
Il
titolo era stampato a caratteri cubitali di uno sgargiante color
arancio. Scherzi
crudeli, ovvero l’equivoco. Ingoiando
più o meno due litri di saliva, India
cominciò a leggere.
“Può
un innocente scherzetto, opera di un altrettanto innocente tredicenne,
compromettere un idilliaco rapporto di coppia? Ebbene, cari lettori,
può
eccome! Stiamo parlando di due studenti dell’ultimo anno,
tali Walter Masetti e
India Fabiani, i quali, per un’astuta burla compiuta da uno
dei vostri
redattori, Rudi Cesaroni…”
I
suoi occhi percorsero velocemente le righe fino alla fine
dell’articolo, firmato,
naturalmente, da Rudi. In sostanza, raccontava esattamente come si
erano svolti
gli avvenimenti che avevano portato India e Walter alla rottura. Per
fortuna,
il nome di Marco non era stato citato. Si parlava solo di “un
ragazzo preda
di bollenti spiriti adolescenziali”, ma India
immaginava fin troppo bene il
motivo dell’umore di Marco. India strinse i pugni, quasi
strappando le pagine
del giornalino, prese fiato e…
-
RUDIIIIIII!!! – Rudi la salutò allegramente con
una mano. India attraversò il
cortile a grandi passi, lo raggiunse e gli strappò di mano
le copie del
giornalino. – Ma sei scemo? C’era bisogno di farlo
sapere a tutta la scuola? –
-
Beh, se Walter non vuole parlare con nessuno, almeno può
leggere! E poi c’è
scritto, no? “A cura di Rudi Cesaroni”. Non
c’è mica il tuo nome! –
-
Tranne che nelle due pagine occupate dall’articolo!
–
-
Piantala di lamentarti, e comincia a cercare Walter: si sarà
nascosto in un
gabinetto per sfuggire a Stefania! – India sospirò
profondamente, cercando di
non perdere il controllo.
- Io
non lo cerco di sicuro. Adesso decide lui cosa fare! –
E
mantenne la parola, rimanendo al proprio banco, chiacchierando con
Veronica,
facendosi i fatti propri fino alla ricreazione. Quando suonò
la campana, un
esitante e immusonito Walter si avvicinò a loro con finta
disinvoltura. Rimase
in silenzio per un po’, guardando fuori dalla finestra, poi
dalla bocca gli
uscì un sommesso: - Possiamo parlare? – India si
trattenne dal dire “Era ora!”
e rispose con un semplice:
- Sì,
certo. – Walter uscì lentamente dalla classe, ed
India lo seguì fino alla fine
del corridoio, dove si fermarono. Per qualche secondo nessuno
proferì una
sillaba, poi Walter si passò una mano tra i capelli ed
esordì:
-
Allora… ecco… - India, che fino a quel momento
gli aveva voltato le spalle,
affacciata alla finestra, si girò a guardarlo e
appoggiò la schiena al muro.
- Ti
ascolto. – Walter fissò per qualche istante la
copia del giornalino, prima di
schiarirsi la voce.
- E’
vero quello che c’è scritto? –
- Ah,
non chiederlo a me, Walter. Mi pare che ti fidi più di un
ragazzino che di me.
Più di cose che credi di vedere, che di quelle che vedi
davvero. Quindi, se
vuoi, chiedilo a lui. - mormorò India, incrociando le
braccia e abbassando lo
sguardo.
-
Era… era una foto, India. Come facevo a non crederci?
–
-
Semplicemente venendo da me, o da Marco, a chiedere spiegazioni, e non
eclissandoti. –
- Mi
dispiace… -
- Ah,
davvero? – Si guardarono con diffidenza per qualche istante,
poi dissero addio
al rancore e finirono l’uno tra le braccia
dell’altro. – Perché non hai voluto
ascoltarmi, Walter? Credevo di contare qualcosa di più per
te… -
- Ma
no, India, che dici? – mormorò lui, stringendola
più forte. – Tu conti troppo
per me, è questo il guaio. Non… non puoi capire
come ci sono rimasto, davanti a
quella foto… -
- Più
o meno come ci sono rimasta io quando hai smesso di parlarmi.
– Walter le
accarezzò il viso, sorridendo come non faceva ormai da una
settimana.
- E’
che… guarda, se ci ripenso mi sento così cretino!
Ma ho ripensato a quando mi
hai raccontato che… insomma, che Marco credeva che noi non
ci vedessimo più,
no? E allora credevo… beh… -
S’interruppe.
- E
allora credevi che io l’avessi fatto apposta per lasciargli
via libera? Oh
madonna, che fantasia che hai! – Finalmente riuscì
a ridere di gusto.
-
Promettimi solo una cosa. –
-
Cosa? –
- Che
stavolta non mi farai la predica perché io e Marco abbiamo
chiuso. – India
sospirò.
- Ve
bene, per una volta starò zitta… - Walter le
sorrise e la baciò lievemente.
Sembrava quasi che non avesse mai baciato una ragazza, tanta fu la
timidezza e
l’esitazione con cui le sfiorò le labbra. India
sorrise e posò la testa sulla
sua spalla. – Mi sei mancato. –
-
Anche tu. E, India… - Improvvisamente la sua voce si
abbassò, si fece incerta.
La ragazza rialzò la testa e fissò lo sguardo in
quello di Walter. Quegli occhi
scuri e dolci… le sembrò di rivederli per la
prima volta da mesi.
Occhi
neri occhi neri
assoluti
e sinceri
occhi
amati e sognati
occhi
desiderati…
Occhi
neri e distanti
calamita
e diamanti
occhi
belli e impazienti
due
sparvieri vibranti…
(F.
Mannoia, “Occhi neri”)
- Ci
credi se ti dico una cosa? – Lei sorrise di fronte a quella
che sembrava
un’altra persona. Un ragazzo del tutto diverso
dall’irriverente, scherzoso,
schietto Walter Masetti.
-
Dipende da quello che vuoi dirmi. – Walter sorrise
imbarazzato e accostò il
viso a quello di India. Sì, sembrava decisamente un altro.
- Ti
amo, India. –
Pronunciò
quelle due semplici parole con voce sommessa, quasi fosse un segreto.
Un
segreto meraviglioso che nessun altro avrebbe potuto comprendere.
India
si morse le labbra, abbozzando un sorriso.
- Non
ho sentito… -
- Ti
amo… -
-
Puoi parlare più forte? – Sorrise nel prendersi
gioco di lui. Anche Walter
sorrise, scuotendo la testa come per dire “Tu non cambi
mai”. Poi prese fiato
e:
- TI
AMO, INDIA! – Una ragazza poco distante da loro
trasalì. Un bidello che passava
di lì per caso scosse pensosamente il capo. Una
professoressa piuttosto avanti
con l’età borbottò
“Ragazzi…”.
Ma
India non la sentì. Non sentì nessuno se non
Walter, raggiante di fronte a lei.
E
rise.
Dapprima
fu solo un sorrisetto, che poi si fece più largo, fino a
diventare una
squillante risata di gioia.
- Mi
sa che… ti amo anch’io, Walter! –
Neanche lui poté trattenersi dal ridere.
-
Adesso non abbiamo più problemi… tanto lo sa
tutta la scuola! –