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Autore: Defiance    14/10/2013    2 recensioni
Dopo la divulgazione del video che Jeanine aveva tanto cercato di tenere segreto, Tris, che non è più solo una semplice Divergente, ma anche l’ultima Prior, è costretta a intraprendere una corsa contro il tempo, una corsa per la vita dal cui esito dipenderà il suo destino: vivere o morire?
Avrà un'unica persona al suo fianco, l’ultima al mondo con cui si sarebbe aspettata di poter scappare… Peter.
Riusciranno i due Intrepidi a salvarsi?
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Peter, Tris
Note: Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 3
 
 
 
“Tris, Tris, svegliati! Maledizione!”
Apro gli occhi di scatto: Peter mi sta scrollando per le spalle, ha i muscoli del corpo tesi e sul volto riesco a leggergli l’ansia.
“Che succede?” domando con voce roca, rimettendomi subito in piedi.
“Ci hanno trovati” mi informa.
“Cosa?” bofonchio, ancora assonnata.
“Dobbiamo filarcela” dice.
Mi alzo e vado a guardare fuori dalla finestra: riesco a distinguere tutto ciò che nella notte non avevo colto.
Ci troviamo in un’isolata casa nel pieno di quello che sembra un enorme prato dall’erba alta e qualche rado albero, nel bel mezzo del nulla.
In lontananza, scorgo un gruppo di Esclusi che avanza a ritmo di marcia verso di noi: non accelerano, forse ci credono in trappola.. il che vuol dire che la recinzione non può essere molto distante da qui, forse possiamo ancora farcela.
Sbatto le più volte le palpebre, prima di realizzare che più i nostri nemici si avvicinano, più sembrano crescere di numero.
Dieci, venti, trenta… comincio a singhiozzare forte e mia accascio sul pavimento.
Piango a dirotto.
“No, basta… voglio che questo finisca!” urlo, portandomi le mani sul viso.
“Tris! Tris!” mi chiama Peter, afferrandomi per le braccia e scuotendomi nel tentativo di farmi ragionare.
Sono in preda a una crisi di panico mista ad isteria, stanchezza e un’improvvisa voglia di arrendermi.
“Sono mesi che scappo, non ce la faccio più.. se la mia vita vale così tanto per loro, che se la prendano pure..” sussurro con voce strozzata.
Lui mi alza il mento, facendo sì che i nostri occhi s’incontrino.
No” ribadisce.”Ascoltami, Tris. Ascoltami bene”.
Quando pronuncia il mio nome, mi sento sprofondare: è come se bastasse a distruggere ogni distanza, ogni barriera, ogni dissapore passato presente tra di noi.
Mi sento molle, e non riesco a fare a meno di cedere alla sua volontà.
“Devi fare tutto ciò che ti dico. Tutto. E con questo intendo anche scappare, se te lo ordino. Raggiungi la recinzione senza di me, se è necessario”
“Cosa?!” sbotto, spalancando la bocca.
Lui mi fissa e nei suoi occhi riesco a leggere tutta la sua determinazione, la sua determinazione nel cercare a tutti i costi di mettere in salvo me.
Ma perché?
Osservo i suoi capelli biondi, il suo corpo muscoloso… non è la prima volta che mi ci soffermo. Ricordo di essermi chiesta come potessi voler fare a pezzi qualcuno di così bello.
“C’è un motivo se Christina ha accettato che venissi io con te e non Uriah. Ed è perché, se ce ne fosse stato bisogno, sapeva che non ti saresti fatta scrupoli a lasciarmi indietro e a fuggire” mi rivela.
La rabbia comincia a salire, il sangue mi affluisce sul volto.
Sono sicura di essere diventata rossissima.
“Come puoi solo pensare..” comincio, ma Peter non mi lascia proseguire.
“Non c’è tempo, Tris. Tu mi odi, ricordi? Ti ho fatto tanto male ed è per questo motivo che non devi preoccuparti per me, né dovrai mai avere dei sensi di colpa nei miei confronti, qualunque cosa succeda, va bene?” mi chiede.
È troppo. Scuoto la testa e lascio scorrere le lacrime sulle mie guance.
Peter è da due giorni la mia unica costante, ciò che non mi ha permesso di impazzire fino ad ora, ciò che mi ha distratta dal pensiero dei miei amici e di Tobias, l’unico legame con il mio mondo che mi sia rimasto.. non posso perderlo.
Come hanno potuto solo pensare che sarei stata capace di abbandonarlo?
Una voce nella mia testa mi rammenta: ‘hai ucciso Will. È normale che ti credano perfettamente in grado di farlo.”
Mi costringo a mandarla via, non posso lasciarmi buttare giù proprio ora.
“Tris. Ti prego.” Mi supplica lui.
Annuisco, solo per dargliela vinta. Per cominciare a fuggire.
Stiamo perdendo tempo.
 
Afferro lo zaino e prendo in mano il pugnale che Peter mi ha dato l’altro giorno.
Usciamo dalla porta sul retro, guadagnando così un piccolo vantaggio sui nostri inseguitori.
Corriamo rapidi, tra gli steli delle piante e saltando qua e là per evitare di inciampare nei grossi massi presenti sul terreno.
Ci troviamo la strada sbarrata da un Escluso, che comincia subito a lottare con Peter.
Scappa” mi ordina.
Ovviamente, non lo faccio.
Prestando molta attenzione lancio il pugnale, che si conficca nel petto dell’uomo, che si accascia al suolo.
Peter mi squadra, sorpreso.
“Ti avevo detto di fuggire!” esclama, arrabbiato.
Recupera il pugnale e mi raggiunge in fretta, prendendomi per mano.
Ricominciamo a correre, tra gli alberi, questa volta.
Non sappiamo quale strada prendere.
A cosa ci porterà, tutto questo?
Mi guardo alle spalle e il cuore mi balza in gola.
“Peter! Ci stanno raggiungendo!” lo avverto, e cerchiamo di andare più veloci.
Un dolore lancinante mi attraversa la spalla e si spande per tutto il corpo.
Cado per terra e stringo gli occhi, cercando di reprimere un urlo di dolore; istintivamente, mi porto una mano sulla ferita e tocco un bastoncino di legno.. è una freccia, conficcata nell’esatto punto in cui la pallottola mi ha perforato la spalla…
Peter di fionda su di me ed estrae il dardo, che lancia nella direzione degli Esclusi: spero ne abbia colpito uno.
Mi prende in braccio e ricomincia a correre.
“Dovresti lasciarmi qui e metterti in salvo, lo sai? È quello che avresti fatto fino a qualche giorno fa” gli faccio notare, ma lui non sembra ascoltarmi.
“Tris”
Dice il mio nome con estrema fermezza.
“No, stammi a sentire. Non so perché tu ti stia comportando così ma… Ti sto rallentando. E non m’importa di qualsiasi cosa tu abbia fatto in passato, non voglio che qualcun altro muoia per causa mia! Per favore, Peter..
Mi interrompe.
“Tris, guarda” mormora.
Il suo volto mi appare illuminato e dalla sua voce non percepisco solo un’eccitazione palpabile, ma anche.. speranza. Noto che mi sta indicando un punto a pochi metri da noi.
La recinzione. Ce l’abbiamo fatta.
 
Una miriade di pallottole e dardi cominciano a sfrecciarci attorno.
Siamo morti, penso. Non ce l’abbiamo fatta. È finita.
Siamo a due passi dalla salvezza, ma altrettanto vicini alla morte.
Da un lato, il mondo sconosciuto e spaventoso che ci aspetta la fuori, dall’altra, una trentina di Esclusi con l’ordine di ammazzarci.
“Copriti il volto!” mi ordina Peter, posandomi a terra.
Tira fuori quell’oggetto strano che gli avevo visto sul treno, preme un pulsante e lo lancia contro i nostri nemici.
Si eleva un alto fumo che mi annebbia la vista.
“Forza, dobbiamo scavalcare la recinzione e correre il più lontano possibile!” grida Peter, cercando di sovrastare gli schiamazzi di stupore, rabbia e dolore degli Esclusi.
Annuisco, e mi faccio forza.
Ancora un ultimo, piccolo, sforzo, penso.
Mi arrampico sulla rete e dopo tre falcate ne raggiungo la cima; mi lascio cadere dall’altro lato, col cuore che batte con un ritmo decisamente accelerato.
Sento le braccia di Peter cingermi e mi lascio trasportare da lui.
 
Corre per diversi minuti, ma poi si ferma.
Gli Esclusi non avranno mai il coraggio di scavalcare la recinzione.
Mi rimette a terra, ma senza smettere di reggermi con un braccio.
“Stai bene?” mi domanda e io annuisco, con le lacrime agli occhi.
Dinnanzi a noi si staglia il più bel spettacolo che abbia mai visto in vita mia, lo giuro: enormi palazzi illuminati, edifici costruiti in vetro, di estrema raffinatezza, una montagna di auto che si muovono sulle strade.. luci, luci ovunque, che illuminano tutto.
Istintivamente, mi volto verso Peter e gli sorrido.
Anche lui mi guarda e ricambia.
“Ce l’abbiamo fatta, Tris” mi dice.
“Mi chiedo quando riprenderai a chiamarmi Rigida” confesso, senza smettere di sorridergli.
“Probabilmente, mai” ammette.
Siamo l’uno di fronte all’altra adesso.
“Ce l’abbiamo fatta” ripete “siamo salvi”.
Mi abbraccia e appoggia delicatamente la sua fronte sulla mia.
Poi mi prende il viso tra le mani, chiude gli occhi e mi bacia.
E io bacio lui.
Peter posa dolcemente le sue labbra sulle mie, e io non mi ritraggo.
Peter.
Non dura a lungo, perché si stacca da me dopo pochi secondi e mi scosta una ciocca di capelli dal volto.
Lo guardo negli occhi.
“Cosa significa?” gli chiedo, con voce roca.
Ho il fiato mozzato, per gli eventi dell’ultima ora, per quello che ha appena fatto.
Per quello che abbiamo appena fatto.
Non credevo fosse possibile, ma il mio cuore accelera ancora di più il suo battito.
Lui sostiene il mio sguardo e mi sorride, accarezzandomi la guancia.
“Te l’ho già detto, Tris. Tu mi hai salvato.” Sussurra.
Rimaniamo a fissarci per quelli che sembrano minuti, poi si decide a posare le sue labbra sulle mie, di nuovo, con più sicurezza e questa volta non solo per la gioia di avercela fatta, di essere vivi.
È un bacio più intenso e passionale… chiudo gli occhi, e l’ultima cosa che sento sono le sue braccia che mi afferrano e la sua voce che sussurra il mio nome.
 
 
Mi risveglio su un comodo letto a due piazze, in una stanza accogliente e calda.
Peter è seduto su una sedia, a due passi da me; è appoggiato sui gomiti, con le mani incrociate sulla sua fronte.
“Peter?!” lo chiamo.
Lui scatta e vedo una lacrima gli scivolargli sul viso.
“Tris” mormora, “sei sveglia”.
La sua mano cerca la mia e io la stringo forte.
Sposto lo sguardo sulla spalla e lui mi informa che un medico mi ha disinfettato la ferita e sistemato i punti.
Ora avrà tutto il tempo di guarire.
“Dove siamo?” gli chiedo.
“In un piccolo paesino vicino alla nostra vecchia città.. mi hanno detto che si chiama Chicago, tu lo sapevi?” mi domanda a sua volta.
Scuoto la testa.
“Di chi è questo posto?” continuo.
“È un bed&breakfast… affittano le stanze e offrono tre pasti al giorno” mi spiega.
“Peter..” cerco di ricordargli che non abbiamo denaro con noi, ma lui mi dice che ha fatto il giardiniere per i padroni del posto per tutto questo tempo.
Ho dormito tre giorni e nessuno è mai venuto a cercarci.
Siamo al sicuro.
“Cosa facciamo ora?” domando ancora, fissando un punto fuori dalla finestra.
Viviamo” mi risponde, sorridendo.
“Ci creeremo una nuova identità e ricominceremo da capo”.
Mi volto verso di lui e incrocio il suo sguardo.
Insieme, spero.” aggiunge.
Rimango in silenzio per diversi istanti, poi mi sposto di lato e lascio che lui si stenda al mio fianco.
Appoggio la testa sul suo petto, sorrido e sussurro:
Insieme.”
Mi stringe forte a sé ; alzo il viso e lo bacio.
È la prima volta che prendo l’iniziativa.
Quando mi stacco i miei occhi si posano  involontariamente sulla sua gamba e porto istintivamente la mano sulla cicatrice che gli ho procurato quando l’ho sparato.
Il senso di colpa comincia ad inghiottirmi.
Lui mi blocca, prendendo la mia mano tra le sue e mi bacia.
No”  mormora.
“Peter..” comincio io, ma ancora una volta non riesco a parlare, perché i si mozza il fiato nel notare il modo in cui mi sta guardando.
I suoi occhi verdi sembrano più luminosi e fissano intensamente i miei.
“Ti amo, Rigida” mi dice e sento che niente ha più importanza di questo, adesso.




************* Angolo dell'autrice***********************

Salve a tutti :)
Spero che la mia storia vi stia piacendo e che mi lasciate qualche recensione per farmi sapere cosa ne pensate... domani o dopo domani pubblicherò l'epilogo :)
Non vi rubo altro tempo, 
a presto,
Bell :D

 
  
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