20 – La proposta scandalosa di Lisette
Il luogo segreto dove sarebbe avvenuto l’incontro
lo avevo concordato insieme a Oscar e André, dopo aver vagliato svariate
soluzioni; la scelta iniziale cadde sulla cittadina di Chartres, 90 km a sud
ovest di Parigi.
La cattedrale gotica di Chartres sembrava un luogo
adatto allo scopo; era una delle più belle della Francia, con le sue guglie che
svettavano verso il cielo come torri appuntite, il grande rosone della facciata
e le profonde arcate con i bassorilievi ai portali.
Ma riflettendo, si valutò che era una costruzione
monumentale troppo in vista.
Serviva un posto sicuro, facile da raggiungere, ma
abbastanza isolato e assai poco frequentato: optammo per la modesta chiesetta
di Sant Lorence che si trovava una ventina di chilometri, fuori le porte della
città. [1]
Vicino alla chiesa c’era una radura ombrosa con
degli alberi, larici e cipressi che crescevano lì attorno. Era un posto
perfetto per incontrare qualcuno, senza essere notati.
Avevamo stabilito l’incontro per il sabato
successivo, di pomeriggio verso le quattro. Doveva avvenire in segreto e senza
testimoni. Comunicai ogni dettaglio a Monsieur Fossion, perché riferisse i
termini dell’accordo alla sua padrona.
Per un attimo pensai di attuare un altro scambio
di persona, e mandare Oscar al posto mio, per mettere alla prova Lisette, e
vedere se davvero era in grado di distinguerci.
Ma sarebbe stato un espediente inutile e forse
pericoloso, per tante ragioni diverse; la più inquietante di tutte era che Lisette,
con l’arma presunta del ricatto, potesse raccontare alla mia gemella, qualcosa
di sconveniente che riguardava André e me.
Posso accompagnarti, se vuoi, mi aveva detto Oscar con una strana insistenza.
Io rifiutai, assicurandola che l’avrei messa al corrente
di ogni sillaba che fosse uscita dalla bocca bugiarda di quella infima
intrigante.
Nell’ attesa affilai le armi e cercai di
sconfiggere il senso di ansia che mi assaliva infingardo. Dovevo mostrami
sicura, e questo voleva dire essere preparata a qualsiasi offensiva e attuare
una efficace strategia difensiva.
Mi facevo mille domande su cosa quella donna
volesse propormi: accettare l’adozione e magari concedere oltre al nome, una
rendita vitalizia alla piccola bastarda, per tacere a Leopold del piccolo gioco
imbastito da me e Oscar alla villa.
Ma riflettendo, quale danno poteva venirmene?
Non c’erano prove che confermassero il sospetto di
Lisette.
Restava appunto, solo un sospetto non
dimostrabile, e Leopold non avrebbe potuto nuocermi in alcun modo. L’avrei
ridicolizzata senza pietà, se fosse uscita con un accusa del genere. Se di
quello si trattava, l’avrei messa alla berlina con ostentata sicurezza.
Ma potevo anche essere completamente fuori strada.
C’era anche un altro elemento da considerare, un
fattore che m’inquietava, ed era una posta in gioco molto alta che mi
spaventava e mi seduceva allo stesso tempo.
La libertà.
Dio solo sa quanto l’abbia desiderata, sognata
fino a stare male.
Fino a piangere lacrime salate per un miraggio evanescente.
Quella donna voleva offrirmi la libertà.
Sembrava una grazia inaspettata.
Ma libertà da cosa? Dal mio legame con Leopold che
imbrigliava la mia vita?
Che ne sapeva Lisette di cosa volevo io, delle mie
più inconfessabili aspirazioni di felicità? Quella donna non mi conosceva, né
poteva sapere a cosa anelasse il mio cuore. Pensai al mio trasporto per André e
all’ improvviso il mio respiro si bloccò ed ebbi paura.
Non poteva essere così chiaro.
Alla villa non potevo essermi tradita così tanto,
al punto da rendere evidente il mio trasporto per il bel attendente di mia
sorella.
Se il mio segreto non era più tale, per nessun
motivo potevo coinvolgere Oscar come protagonista in quell’ incontro; solo io
potevo affrontare Lisette faccia a faccia, senza farmi mettere con le spalle al
muro.
Ero determinata ad affrontare la situazione con
orgoglio, e se era necessario, opporre la giusta resistenza alle richieste di
quella donna, ma due giorni prima dell’incontro, senza nessun preavviso, André
venne a bussare alla mia porta.
Era solo.
Strano che si muovesse senza Oscar; all’inizio
pensai che fosse venuto a Parigi su commissione di lei.
Ma sbagliavo.
Ci doveva essere un motivo serissimo se era venuto
a cercarmi, e per un momento si rinnovò in me la speranza di essere ricambiata, ma
André non mi concesse di cullarmi nella mia beata illusione troppo a lungo.
“Scusami Danielle se vengo qui a disturbarti; non
vorrei metterti a disagio con la mia presenza inopportuna in casa tua, ma ho
bisogno di parlarti di una cosa seria.”
Esordì, parandosi di fronte a me in tutta la sua
statura.
“In effetti, potrei trovarmi in serio imbarazzo se
si venisse a sapere. – Riflettei qualche istante. - Ma no, in fondo, tutti
sanno che sei l’attendente di madamigella Oscar. Tutt’ al più, è mia sorella
che ti manda da me.”
Allora lo vidi esitare.
“Beh, a dire il vero, Oscar non sa che sono qui.”
Sgranai gli occhi. Poi, sorrisi compiaciuta.
“Oh, questo è davvero sorprendente. Che tu faccia
qualcosa senza coinvolgerla, intendo. Come farai a giustificarti con lei?”
“Non è necessario che lo sappia, Danielle.”
“Questo è molto intrigante… oltre che eccitante, André. Che tu sia qui, come me, all’insaputa di lei. Sai, è davvero
incredibile da parte tua. - Mi ero
alzata dal divano con un certo slancio e mi ero avvicinata a lui, puntando i
miei occhi nei suoi. - Come devo
interpretarlo? È una tua resa? Posso sperare che tu sia venuto qui per…”
André reclinò la testa di lato e sorrise un po’
amaramente, bloccando le mie parole sul nascere con un semplice gesto della
mano.
“Frena, Danielle. Stai correndo nella direzione
sbagliata. Sono qui solo per parlare di quello che è accaduto alla villa. Dello
scambio di persona, e…”
“Ho già affrontato questa questione, anche con
Oscar…”
“Beh, intendevo quello che può essere accaduto la
notte che sei venuta nella mia stanza, te lo ricordi?”
“Certo che me lo ricordo! – Esclamai con un filo
di amarezza. – Anche troppo bene. L’umiliazione di essere stata respinta non si
dimentica facilmente.” Replicai un po’ stizzita.
“Non parlavo precisamente di quello. Stavo
pensando che Lisette potrebbe avere scoperto qualcosa di quello che è accaduto
tra noi. Forse quella notte, qualcuno ti ha vista entrare nella mia stanza, o
uscirne. Ci hai pensato?”
In verità, no, ma lo feci in quel momento.
“Non avrebbe visto me, ma avrebbe visto Oscar, e
ho il sospetto che sia proprio questo a preoccuparti… Comunque, sono stata
accorta: non mi sono fatta notare da nessuno. La casa era avvolta dall’oscurità
e tutti dormivano quando mi sono mossa per venire da te. - Restai in silenzio e
André sostenne il mio sguardo per qualche istante. - Oscar non sa nulla del
nostro incontro di quella notte, vero? E tu non vuoi che lo sappia… per questo
sei venuto qui.”
“Tu lo vorresti, Danielle? Sei pronta a confessare
quello che volevi fare? Credi che lei capirebbe?”
André aveva parlato con tono fermo, ma non mi
sfuggì il suo sguardo vagamente perplesso, e direi anche un poco allarmato.
Io tornai a sedermi sul divano, ma mi sentii punta
sul vivo.
“No… no. – Bisbigliai spaventata, prima di
proseguire. - O forse, quella stessa notte, ha visto te mentre raggiungevi
Oscar nella mia stanza… nel mio letto… - Terminai la frase in un sussurro,
riflettendo tra me e me. - Lisette avrà creduto che fossi io…” e mi rivolsi di
nuovo a lui con convinzione.
“Lisette potrebbe credere che io e te siamo
amanti, André. Peccato che la realtà sia un’ altra. Ironico che io rischi di
essere ricattata per un presunto amante che vorrei e non posso avere, non
trovi?”
A quel punto, mi rispose quasi con cattiveria, e
la voce venata di evidente risentimento.
“Vuoi solo un amante che scaldi le tue notti,
Danielle? Lo puoi trovare quando vuoi, c’è una fila di gentiluomini disponibili
fuori da questo palazzo. Non hai bisogno di me, per questo.”
Il tono acido riuscì a ferirmi, pur comprendendo
che il suo era lo sfogo di un malessere.
“Oh, sei ingiusto, sai benissimo che non sarebbe
così; perché non puoi accettare il mio amore, André? È sincero, appassionato e
non chiede nulla in cambio. Non sono degna di amare un uomo senza titolo solo
perché è al soldo dell’integerrimo e severissimo Colonnello Oscar?”
La mia voce era uscita incrinata. André, che fino
a quel momento era rimasto in piedi, si mosse lentamente per venire a sedersi
accanto a me. Avevo abbassato il viso per nascondere la mia afflizione, ma
dolcemente mi sollevò il mento e puntò i suoi magnifici occhi verdi nei miei.
Mi parvero infinitamente tristi.
“Non posso, Danielle. Non adesso… è impossibile.
Non sarebbe altro che un inganno crudele.” disse con inaspettata dolcezza.
“Se non ora, quando André? Quando sarà troppo
tardi e il cuore sarà troppo stanco, offeso dall’indifferenza? L’unica cosa
crudele è questa sofferenza che mi divora il cuore, e tu non vuoi far nulla per
placarla.”
Afferrai la sua mano e la trattenni tra le mie,
alla ricerca di un po’ di calore.
“Le cose tra me e Oscar sono cambiate, Danielle…
in un modo che non mi aspettavo neanche io.”
“Questo lo sa già. Sono stata io a...”
“No, non lo sai.” Obbiettò deciso.
Sospirai affranta e un po’ disorientata.
“Sei cambiato da quando siete tornati da
Chassillè, l’ ho notato appena ti ho visto. E anche Oscar è strana: ti guarda
come se fossi il più oscuro dei suoi desideri, ma tenta di resisterti. Sembra
più combattuta del solito. Laggiù è successo qualcosa tra voi, ma non riesco a
capire come si è evoluto il vostro rapporto. Forse Oscar ha capito cosa sei per
lei, ma crede ancora che tu sia innamorato di me. È questo?”
André scosse la testa sconsolato, prima di esternare
il suo disagio attraverso una confessione clamorosa e inaspettata, oltre che
per me, assai dolorosa.
“No, Oscar sa tutto. Dopo la tua ultima visita a
Palazzo Jarjayes, abbiamo avuto una accesa discussione e le ho detto che sapevo
del vostro scambio di persona…”
Mi sentii ridicola; quindi tutte le mie cautele
per non tradire il segreto di André erano state superflue. Ma lei non mi aveva
detto niente.
A quel punto mi chiedevo se si fidasse ancora di
me.
Forse non si fidava più nemmeno di André.
“Ma non è tutto, – continuò. - Le ho confessato
ogni cosa di quella strana alba nella tua stanza, dopo il ballo con Fersen,
quando ho tentato di sedurla, ben sapendo che era lei. Ma solo dopo siamo
diventati amanti. L’ho avuta Danielle, e non solo una volta. Quasi non ci
credevo. Dovrei essere felice per questo… ma sento che non è abbastanza. Manca
qualcosa. Sento che Oscar continua a sfuggirmi, anche se adesso sa che sono
innamorato di lei…”
E tu vieni a dirmi questo, ben sapendo quello che
provo, pensai amaramente. Fu come se
mi avesse sentito.
“Danielle, mi dispiace, ma è giusto che io sia
onesto con te…”
La voce di André rivelava una nota triste. La
potevo sentire scivolarmi sul cuore straziato. Erano amanti, ora ne ero certa,
e questo metteva un abisso tra me e lui. Una voragine che rischiava di
diventare incolmabile. Il colpo mortale di una scure aveva tagliato quel filo
fragile che poteva legare i nostri cuori; lo sentivo che mi sfuggiva dalle mani
e tentai disperatamente di riafferrarlo. Di salvarlo dal vuoto in cui rischiava
di cadere.
Volevo André con tutte le mie forze, forse più di
prima, e divenni spietata e quasi dura. Se Oscar non voleva concedere la sua
anima, se non voleva arrendersi ai sentimenti, io anelavo a farlo
completamente.
“Ti ha detto che ti ama, André? Te l’ha detto? No,
vero? E non te lo dirà. – Incrociai di nuovo i suoi occhi e vi trovai la mia
stessa angoscia, la paura di non essere amato. – Lei semplicemente non vuole
dividerti con nessuno, specie con me. Sta solo cercando di stringere di più la
catena che vi lega.”
Poi la mia voce si addolcì.
“Ma io te lo dico, André. Io ti amo! E non avrei
nessuna paura a dimostrartelo. Sono pronta a gridarlo, ad affrontare tutti i
ricatti delle Lisette di questo mondo. Solo per amor tuo, André. Sì, io lo
farei e non avrei rimpianti o esitazioni.”
Sopraffatto dalle mie parole, sì alzò per
allontanarsi; io lo inseguii bloccandolo, e allacciai le mie braccia alla sua
schiena, appoggiando la mia guancia bagnata da una lacrima, al panno morbido
della sua giacca marrone.
“Non andare via, ti prego. Ascoltami ancora un
momento. Cerca di capire quello che provo. È questo che vuoi sentire, vero
André? Lo senti come batte il mio cuore per te? Puoi dire che il suo palpiti
allo stesso modo? Con la stessa intensità del mio?”
Si girò lentamente sciogliendo le mie mani che lo
trattenevano e mi tenne stretta a lui, mi asciugò una lacrima che sporcava la
mia guancia con una lieve carezza.
“Danielle, mi fai star male, se fai così. Non
sarei dovuto venire, scusami. Lo so che mi ami… lo so. Ti sto facendo soffrire,
e ti giuro che non voglio.”
Alzai il mio sguardo a incontrare il suo, che in
quel momento era carico di dolcezza e comprensione.
Come faccio a dimenticarti, se mi guardi così, mi chiedevo. Perché devi essere così dolce,
perché devi amarla così tanto da non riuscire a lasciarla, nonostante ti faccia
soffrire?
“No, André… se tu non venissi più a cercarmi,
sarei io a venire da te, e non mi importerebbe nulla di tutte le sfuriate che
potrebbe fare Oscar. – Mi aggrappai a lui, circondandolo in un abbraccio tenero
e appassionato. – Baciami André, ti prego.”
“Danielle, non possiamo… io non posso.”
“Sei cattivo, André. Vuoi negarmi un semplice
bacio?”
“Ho giurato di appartenerle…”
“Non ti chiedo di rompere il tuo giuramento, ma tu
hai preso il mio cuore. Non calpestarlo, André… permettimi di amarti. Sarà la
mia consolazione più grande. Non ti chiedo altro. Non sei obbligato ad amarmi,
se non vuoi. Avrai da me, quello che lei non riesce a darti…”
“Oh, Danielle! - Quasi gridò. - Non puoi essere
disposta a tanto. È pura follia.”
“L’amore può essere follia, André. Non dirmi che
non lo sai…”
E finalmente mi avvolse tra le sue braccia forti e
sicure, in un abbraccio convulso che aveva una sfumatura di disperazione.
E quando mi baciò con tutto il trasporto che aveva
in corpo, forse fu davvero solo per consolarmi di ciò che non mi poteva dare. E
fu generoso, perché in quel bacio mise tutta la passione che lo divorava, tutto
il sentimento che traboccava dal suo essere. E sentii sotto le mie labbra
schiuse per lui, tutta la sua fame d’amore; era profonda e ne riconoscevo il
gusto salato, perché era anche la mia. Una fame inestinguibile che si rinnovava
senza placarsi, che per qualche ragione oscura, Oscar lasciava insoddisfatta.
Mi baciò con la tenerezza di un amante appassionato, mi baciò come se dovessimo
morire in quell’istante.
Poi mi lasciò andare dolcemente e accostò la sua
guancia alla mia e io mi sentii come una piccola barca in balia del leggero
infrangersi delle onde del cuore.
“Cara Danielle, quanto sarebbe più facile amare
te. Perché scegliamo sempre le cose più difficili? O forse, non siamo noi a
scegliere…”
“Come hai ragione.” Constatai con amarezza.
Lo sentii allontanarsi dal mio corpo, le sue mani
scivolarono lungo le mie braccia e mi sembrò che il distacco fosse penoso anche
per lui.
Forse, iniziava ad arrendersi e smettere di
opporre resistenza all’amore che gli offrivo su un piatto d’argento; sentivo
che per quanto lo negasse, aveva bisogno di un luogo di pace e tranquillità per
far riposare il suo cuore livido.
“Ora devo andare, Danielle. – Attraversò la
stanza, ma prima di raggiungere la porta si voltò. - Ti prego, se mi vuoi bene,
fai in modo che Oscar non debba mai scoprire cosa è accaduto alla villa; lei
crederebbe soltanto che l’abbiamo ingannata. Tu perderesti una sorella, io la
donna che nonostante tutto, continuo ad amare disperatamente.”
Prima che varcasse la soglia lo fermai.
“André, l’istinto mi dice che non posso arrendermi
con te. Non ancora. L’ho capito da come mi hai baciata poco fa; non hai
cancellato del tutto le mie speranze di averti, e lo sai anche tu. Stai
cercando di fare l’equilibrista con i tuoi sentimenti, e so quanto può essere
difficile, ma rischi di cadere ogni momento… lo sai, vero?”
Mi fissò serio per qualche istante.
“Sì, Danielle. Ma non posso tornare indietro. Se
cadrò, cercherò per quanto posso di non farmi male e di non farne ad altri…”
E sparì dietro la porta chiusa alle sue spalle,
lasciandomi sola con le mie ostinate speranze di un amore finalmente
corrisposto.
*********
Chiusi le tendine mentre la carrozza attraversava
la città, le riaprii quando fummo oltre i confini di Parigi.
Oscar e André mi avevano preceduto a cavallo, solo
per assicurarsi che lungo il percorso non ci fossero pericoli. Sarebbero
rimasti nei paraggi, senza interferire. Ci voleva un’ ora abbondante per
raggiungere Sant Lorence; a cavallo lanciato al galoppo, i tempi si
accorciavano molto.
Vista la distanza maggiore da Chassille,
immaginavo che Lisette fosse già sul posto ad attenderci. Avrei potuto
scegliere un luogo molto più vicino a Parigi, come il piccolo paese di Melun
oppure Fountainebleau, e lasciare tutto il disagio del viaggio alla mia rivale,
ma pensai che fosse meglio essere a distanza di sicurezza dalla capitale, ed
evitare incontri imprevisti o spiacevoli.
Quando fummo in prossimità della piccola chiesa,
Oscar e André perlustrarono la zona nelle immediate vicinanze, per assicurarsi
che tutto fosse tranquillo.
Al mio arrivo, una carrozza anonima e scura era
ferma in prossimità della radura; scostai la tendina del mio finestrino e vidi
madame Lisette scendere dal mezzo per attendere in piedi davanti ad esso.
La piccola chiesetta sorgeva pochi metri più in
là, semplice e spoglia, col piccolo campanile e il cimitero sul retro.
Scesi dalla vettura e andai incontro a Lisette che
immobile, mi aspettava puntando i suoi occhi scuri nei miei. Pareva
assolutamente calma.
Non era molto diversa da come la ricordavo;
osservandola, scorsi in lei una determinazione sconosciuta.
Per un attimo la vidi volgere lo sguardo in
direzione di Oscar e André, distanti a cavallo diversi metri da noi, poi tornò
a fissarmi con serenità.
Neppure lei era sola: monsieur Fossion era fermo al
lato opposto della radura.
“Ben arrivata, contessa. Spero che il vostro
viaggio sia stato piacevole.”
Mi accolse con un sorriso spontaneo e sincero, che
non mi tranquillizzò affatto, e io non volli mostrarmi amichevole.
“Il mio sì, non so se il vostro lo è stato
altrettanto. Vorrei evitare i convenevoli e andare subito alla questione che ci
riguarda, madame.”
“Ma certo. Intanto, vi propongo una passeggiata;
più avanti potremo sederci sotto gli alberi e parlare con più calma. Nessuno ci
disturberà, né il mio valletto, né madamigella Oscar e il suo attendente.”
Mi rassegnai a seguirla, ma dopo pochi metri la
investii con durezza.
“Se state pensando di ricattarmi in qualche modo,
sappiate che non cederò mai e non acconsentirò a nessuna vostra richiesta.”
“Ricattarvi? – Con sorpresa, la sentii emettere
una leggera risata. - Perché pensate che voglia ricattarvi? Che motivo avrei,
per farlo? No, tutt’altro, contessa. Io voglio farvi una proposta che possa
essere vantaggiosa anche per voi. In cambio, vi chiedo solo di non ostacolare
il riconoscimento di mia nipote.”
“Sarebbe uno scandalo, e non c’è nulla di
vantaggioso in questo; siete pazza se pensate che possa tollerarlo. Ho una
posizione e un nome da difendere. Mi dispiace per vostra nipote, ma non voglio
che una discendenza illegittima sia imparentata coi miei figli.”
“Ma io posso offrirvi un modo sicuro di evitare lo
scandalo, contessa di Recamier.” Mi rispose seria.
Dovevo ammettere che a quel punto, nonostante un
vago sospetto che non mi abbandonava, ero davvero curiosa. Continuammo a
camminare lungo il margine della radura e puntammo verso una panca in pietra
posta tra due alberi più avanti.
“D’accordo, allora. Di cosa si tratta veramente?”
chiesi con decisione.
“Prima debbo domandarvi qualcosa che richiederà da
parte vostra la massima sincerità, e la mia proposta dipenderà molto dalla
risposta che mi darete.”
“Parlate, dunque.” Le dissi, accomodandomi sulla
panca, di fronte a lei
“Conoscete da sempre le infedeltà di vostro
marito, vero? Come lui pretende di conoscere le vostre…”
Inarcai le sopracciglia, senza degnarmi di
rispondere, mentre Lisette continuava a parlare, sedendosi accanto a me.
“Avete mai pensato seriamente alla possibilità di
chiedere il divorzio?” [2]
Mi domandò candidamente, e io restai esterefatta.
“Divorzio? Ma certo, adesso capisco il vostro
gioco.” Dissi senza riuscire e reprimere un sorriso ironico, ma Lisette smentì
subito quello che presunse essere il mio pensiero.
“Vi assicuro che sposare vostro marito, è l’ultimo
dei miei desideri, nonostante il bene che gli voglio; sono già stata sposata
una volta e non ho tanta fretta di farlo di nuovo. Mi preme molto di più il
nome di mia nipote.”
“Che cosa c’entra questo con la possibilità
assurda che io possa divorziare da Leopold? Ho sempre gestito le sue infedeltà
senza drammi e posso continuare a farlo. Non ho bisogno di divorziare.”
Lisette mi oppose un breve silenzio, ma quando
parlò la sua voce insinuò in me il dubbio.
“Siete sicura, contessa? - mi chiese, e avvertii
una strana aspettativa. – Non vorreste poter gestire con più libertà la vostra
vita? Senza il legame con vostro marito, sareste libera di amare chi volete,
senza timore di scandali.”
Dopo quell’ultima frase, mi rivolse un sorriso
complice. Mi sentivo inquieta. Sollevai lo sguardo oltre la sua spalla
puntandolo sul profilo della chiesetta poco distante; da lontano, Oscar e André
ci stavano osservando.
******
Oscar osservava Lisette e sua sorella con espressione
pensierosa. Scrutava le due donne a distanza e cercava di indovinare le
reazioni, di cogliere perplessità, strani movimenti dei corpi, gesti convulsi
delle mani.
Quelle di Danielle ogni tanto sparivano sotto il
mantello profilato di pelliccia.
Oscar si sentiva rodere dall’ansia; stringeva le
redini di Caesar in maniera convulsa, segno inconfondibile che era sotto
pressione e immaginava che André di fianco a lei, potesse percepirlo.
Avrebbe voluto chiedergli cosa stesse pensando, ma
non osava interrogarlo.
Il suo cavallo ogni tanto scuoteva la testa e
nitriva, sensibile alla tensione nervosa che gli trasmetteva il suo cavaliere.
André, senza farsi notare, le lanciava delle
occhiate fuggevoli, ma anche lui aveva qualche buon motivo per essere preoccupato.
Neppure lui sapeva cosa aspettarsi dall’amante del conte, ma temeva
l’eventualità pericolosa di essere coinvolto in una diatriba che vedesse
opposte e nemiche le due gemelle.
Lisette e Danielle erano sedute sotto un gruppo di
alberi; da quella distanza non era possibile udire cosa stessero dicendo, ma
dopo alcuni minuti, Oscar vide la gemella scattare in piedi con un movimento
brusco.
La contessa di Recamier restò immobile, tesa come
un giunco di fronte a Madame Marchard che viceversa, non mostrava l’ombra del
più piccolo turbamento.
**********
“Non capisco cosa state insinuando…” chiesi,
rivelando nel tono di voce un velato disprezzo.
Lisette non si lasciò impressionare, ma continuò a
parlare con un atteggiamento complice.
“Ve lo spiego subito, contessa. Forse lo sapete
già, magari neppure vi interessa, ma vostro marito è convinto che esista una
relazione adultera tra voi e il conte di Fersen… io invece, credo che non sia
lui, l’uomo che vi interessa veramente.”
Mio malgrado, la mia espressione doveva tradire
come mi sentivo, benché tentassi di apparire imperturbabile, mentre continuavo
ad ascoltarla.
“Durante il soggiorno alla villa, ho notato un
curioso atteggiamento da parte vostra. In particolare, ricordo uno strano pomeriggio
in giardino; io e vostro marito stavamo passeggiando nel parco, insieme a noi
c’erano Oscar e il conte di Fersen. Dopo qualche minuto, notai la vostra
assenza e mi parve curioso che la padrona di casa non fosse lì, con i suoi
ospiti. Distrattamente, alzai lo sguardo al balcone della villa e fu allora,
che vi notai. Non eravate sola, ma in compagnia dell’attendente di vostra
sorella, un borghese dall’aspetto molto affascinante. Per quanto ho potuto
capire da quel poco che ho visto, avevate una strana intesa, oserei dire molto
intima con quel giovane… come si chiama? Ah, sì, André. Ma di più, mi colpì
molto lo strano atteggiamento di vostra sorella; il conte le parlava, ma lei
pareva non ascoltarlo, mentre la sua attenzione, come la mia, era attratta da
quello che accadeva sul balcone, tra voi e il suo servo. Madamigella sembrava
sulle spine, come se le desse fastidio che voi foste sola col suo attendente. Così,
lentamente sono arrivata alle mie conclusioni; sapete cosa si dice dei gemelli,
contessa? Che tendono a innamorarsi della stessa persona.”
“Che mezzucci spregevoli che state usando…”
sibilai, trattenendo a stento la rabbia che mi faceva tremare i polsi per
l’indignazione, ma Lisette obiettò con decisione alla mia accusa.
“No, contessa. Non dovete travisare le mie parole.
Non voglio giudicarvi, né mi interessa se siete innamorata di un uomo… diciamo,
inferiore al vostro ceto sociale; vorrei farvi riflettere sulla possibilità di
stare accanto alla persona che amate, chiunque esso sia. Per questo vi occorre
la libertà… libertà da un vincolo nuziale che può crearvi dei problemi.
Potreste obbligare Leopold a concedervi il divorzio, senza scandali e
conflitti, mantenendo tutti i vostri privilegi e diritti; potreste arrivare a
un comune accordo. Voi in cambio, potreste concedere il nome dei Recamier alla
figlia illegittima di vostro marito, vincolandolo al segreto sulla sua nascita.
Voi non sareste mai bollata come una moglie ripudiata e lo scandalo non vi
toccherebbe in nessun modo. Non vi pare una proposta ragionevole da cui avreste
molto da guadagnare?”
Rimasi in silenzio, lasciandomi sfuggire un breve
sospiro, prima di serrare le mie labbra. Sentivo il vento che mi solleticava le
guance, e sibilava leggero tra le foglie verdi degli alberi attorno a noi.
Qualcosa dentro il mio cuore si stava allargando,
doveva essere la speranza; volsi lo sguardo verso il punto in cui mia sorella e
André erano fermi ad attenderci, e improvvisamente mi parve di sentirmi
leggera.
Libera.
Libera di correre verso la felicità anelata.
Libera da un matrimonio imposto, che da molto
tempo mi andava stretto.
Libera di lottare per il cuore dell’uomo che
desideravo con una forza immensa. Libera di raggiungere André.
Oscar era il mio unico ostacolo, ma potevo
accettare la sfida su un piano di parità. Potevo essere onesta con lei e dirle
la verità.
Potevo dirle che amavo André più di quanto non lo
amasse lei.
Con tutti i rischi del caso, perché per amore si è
disposti a qualsiasi sacrificio.
Sì, sembrava davvero una proposta vantaggiosa, una
tentazione troppo forte, a cui mi era impossibile resistere, che mai mi sarei
aspettata di ricevere in maniera tanto insolita. In verità, era così semplice,
che mi pareva strano non averci pensato io per prima.
Continua…
[1] Mi serviva un luogo fuori
Parigi, e sulla cartina ho trovato Chartres, località a sud ovest della
capitale. La cattedrale esiste davvero, e vista in foto, più o meno corrisponde
alla descrizione, 90 km però mi sembravano troppi, così ho immaginato un luogo
a metà strada. Non so se esiste una chiesa fuori Chartres, quella di Sant
Lorence di cui parlo all’inizio del capitolo è pura invenzione letteraria.
[2] In realtà, il divorzio fu introdotto a tutti gli effetti nel 1792 dalla Francia rivoluzionaria. Non era una consuetudine comune, ed era considerata una vergogna per la famiglia, però pare che le domande di divorzio venivano presentate più dalle donne che dagli uomini. Ho letto che gli stessi genitori di Oscar (quelli veri) hanno divorziato di comune accordo, per poi risposarsi.