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Autore: Yvaine0    18/10/2013    4 recensioni
Questa è la storia di qualcuno che, semplicemente, è distratto; di qualcuno che è disattento e di qualcun altro che invece è fin troppo premuroso. È la storia di chi parla troppo, di chi nuota troppo veloce, di chi ha paura di parlare e di chi, invece, dice sempre le cose come stanno. È la storia di come la disattenzione di qualcuno può portare alla sofferenza di un altro e a volte, di conseguenza, alla nostra. È la storia di errori di distrazione notati un po' in ritardo, ma mai troppo. È la storia di chi ama, di chi ascolta e di chi parla, di chi sbaglia e di chi corregge, di scelte giuste ed errate. È la storia di Michael e Shae-Lee, di Calum, di Debbie, di Ashton, River e Luke.
«River sta con Luke. Ma allora perché sembra avere una cotta per Ashton?»
«È complicato».
«Allora spiegamelo».
«Ho un'idea migliore. Perché non mi spieghi perché Debbie ce l'ha tanto con me».
«Perché sei troppo distratto e non ti accorgi di come stanno le cose».
Michael si acciglia. Questo cosa dovrebbe significare? «E come stanno le cose?»
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton, Irwin, Calum, Hood, Luke, Hemmings, Michael, Cliffors, Nuovo, personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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3.

La città, di notte, è così illuminata che quasi non si nota, che è buio. I lampioni ogni dieci metri, le insegne luminose dei negozi, dei dei locali, i fanali delle auto, dei motori e delle biciclette. Anche di sera c'è un allegro via vai a caratterizzare le sue strade. Lo stesso via vai che di giorno è frenetico, ma durante le sere del weekend assume tutto un altro sapore: birra, cocktail, musica, pub; film, bibite, pop corn, pizza, patatine e cibo spazzatura di ogni genere.

Di solito la combinazione perfetta di profumi per un venerdì sera di River è composta da odore di casa, di Luke, di cane bagnato, di bagnoschiuma, il leggero sentore di bruciato emanato dal vecchio asciugacapelli che gli Hemmings permettono loro di usare per lavare il cane, e cioccolata calda preparata dalla madre di Luke, concessa loro solo dopo aver finito – e ripulito tutto il macello combinato da Towner. Ma non questa sera.

Stanno camminando lungo un marciapiede diretti al Denim Pub, per incontrare il proprietario e vedere di che genere di locale si tratta. Le sorelle Anning sono già lì, li stanno aspettando.

River era con Luke, quando Michael gli ha telefonato per chiedergli il suo parere sulla proposta fatta loro da Kerrie Anning, la sorella maggiore della sua compagna di classe. In un primo momento Luke è stato più interessato al fatto che Michael sia stato a casa di Shae-Lee, poi ha capito cosa gli stava chiedendo e il suo sguardo si è acceso di entusiasmo. Quando ha riattaccato, si è girato verso River: «Forse andiamo a suonare in un locale» ha detto. Lei è saltata in piedi e gli ha gettato le braccia al collo, entusiasta, e solo in quel momento Luke ha realizzato che cosa significa. Significa che forse la band senza nome a cui dedica gran parte del suo tempo e dei suoi sforzi potrebbe avere una speranza.

Ashton è in preda ad una logorrea entusiastica delle peggiori, di quelle che farebbero venire voglia di schiaffeggiarlo persino a Luke, e probabilmente qualcuno glielo farebbe notare, se non fossero tutti così elettrizzati. È una grande opportunità quella che è stata offerta loro, ne sono consapevoli.

Ashton, in quanto più grande del gruppo, si è eletto suo portavoce. Certo, Michael sarà sempre al suo fianco, perché è lui che ha trovato l'aggancio, ma è Ashton quello che di certe cosa ne capisce. In realtà non è vero, che ne capisce, ma ha cercato di informarsi e si è fatto un'idea di come le cose dovrebbero essere. Sa già, tanto per cominciare, che, essendo tre su quattro di loro ancora minorenni, non li pagheranno. O, se lo faranno, li pagheranno una sciocchezza. L'amico di suo padre con cui ha parlato ha detto che dovranno ritenersi fortunati se offriranno loro una consumazione gratis come ricompensa. Però ai ragazzi non importa, davvero, perché, insomma, hanno la possibilità di suonare in pubblico! Se anche non verranno pagati, cosa cambia? Strimpellando nel garage di casa Irwin non solo non guadagnavano, ma non avevano nemmeno un pubblico. Ed esibirsi in pubblico era già una ricompensa abbastanza preziosa per tutti loro.

River tiene Luke a braccetto e, mentre camminano, osservano Calum e Michael che cercano di frenare, senza reale volontà di farlo, la logorrea di Ashton. Ascoltano solo poche di tutte le parole che lui sta sbrodolando, ridono molto, sono semplicemente entusiasti.

«Si prospetta una grande serata!» annuncia Calum, non appena entrano nel pub. Ad accoglierli è la musica ad alto volume proveniente dalle casse, collegate ad una radio, perché, ovviamente, la band ha dato buca ai proprietari.

Il locale non è enorme, non è strapieno, ma c'è un po' di gente. Gente giovane, ragazzi tra i sedici e i venticinque anni, forse. È un posto tranquillo, non molto in voga, ma, ehi, è pur sempre un'opportunità.

La prima cosa su cui Calum mette gli occhi, una volta dentro, è il palco scenico. È piuttosto piccolo, ma a loro basta, se ci sta la batteria di Ashton. E, ad occhio e croce, ci sta. Quella sera la stanno usando come pista da ballo un paio di ragazze, che si spingono, saltellano e ridono tra loro. A giudicare dalle occhiate che continuano a lanciare verso il bancone del bar, forse non sono autorizzate a stare lì. A Calum non importa, comunque, quello che gli interessa è che una delle due ragazze, la bruna, è davvero niente male. Oltre tutto gli sembra di averla già vista da qualche parte – che frequenti la loro scuola? In ogni caso, la sua presenza non fa che aumentare il suo buon presentimento per quanto riguarda la serata.

Michael si guarda attorno, mentre avanzano tra i tavoli per trovarne uno libero che sia abbastanza grande per ospitarli tutti e cinque. Di Kerrie non c'è traccia, motivo per cui decide che le sorelle Anning non devono essere ancora arrivate. Segue Ashton attraverso la sala, fino a raggiungere un tavolo, dove si lascia cadere per primo sull'imbottitura rossa della panca.

«Questi tavoli sono uguali a quelli del McDonald» osserva Luke, sedendosi, senza sapere nemmeno perché lo abbia detto; River ride.

Michael pensa di essere disposto a metterne uno persino in camera sua, al posto della scrivania, pur di poter suonare davanti ad un pubblico. Anche se quel posto non è un granché, anche se la gente seduta lì dentro non è particolarmente interessante, si tratta pur sempre persone vere e lui, di barattoli di vernice e vecchie biciclette, ne ha abbastanza.

«Che poi sono simili a quelli della mensa scolastica» osserva l'unica ragazza della compagnia, causando le solite eccessive risate da parte di Ashton.

Calum le punta l'indice contro, sconcertato, come se avesse appena udito la soluzione ad un enigma irrisolvibile: «La nostra scuola è un McDonald!» esclama poi, cercando l'approvazione negli sguardi degli altri. Ashton sta già ridendo, di nuovo, quando River e Luke si uniscono al coro. Anche Michael non riesce a trattenersi e sghignazza, ma il suo sguardo è fisso sulla porta, alla ricerca delle sorelle Anning.

«Quindi, Mickey, dov'è questa Kerrie?» domanda Ashton, come leggendogli nella mente.

Lui estrae il telefono dalla tasca, lo controlla: non ci sono messaggi. «Non lo so» risponde, quindi. «Forse non sono ancora arrivate».

Il tono di Ashton è strascicato e lamentoso, leggermente acuto, mentre protesta: «Ma sono le nove e quaranta, noi siamo in ritardo di almeno venti minuti!»

Calum sogghigna. «Be', devi ammettere che fissare un appuntamento per le nove e un quarto è assurdo» commenta con la voce incrinata dal divertimento.

Luke corruga la fronte e lo guarda scettico. «No, Cal, è un orario normalissimo» gli fa notare.

L'amico sembra scandalizzato a quell'obiezione: «Oh, andiamo! Nove e un quarto? Un quarto? E perché non alle nove e ventisette

L'altro ci pensa su un attimo, poi dà il suo responso: «Tu sei tutto scemo».

Calum sta già rispondendo qualcosa, ma l'attenzione di Luke si sposta inconsciamente su River, non appena questa alza una mano per salutare qualcuno dall'altro lato della sala.

«Mickey, c'è Shae-Lee» avvisa; allora Michael si volta e, finalmente, la vede.

Quello che non sa è che negli ultimi due minuti ha lasciato scorrere lo sguardo su di lei ben tre volte senza riconoscerla. E dire che lei gli stava sorridendo.

Arrossisce, quando la ragazza si ferma in piedi accanto al loro tavolo, raggiante come sempre, trascinando con sé una sua amica – la stessa che si sorbiva le sue chiacchiere a mensa, la stessa che era con lei quando lo ha salutato fuori dalla scuola. Arrossisce perché Shae-Lee indossa un vestito corto, anche se non troppo, che la fa sembrare davvero una ragazza. E hai i capelli sciolti: sono lunghi, ondulati, biondi. Hanno lo stesso esatto colore che avrebbero quelli di Michael, se solo non li tingesse. Arrossisce perché pensa che sia bella e perché, da stupido qual è, non se ne è accorto prima.

«Ciao a tutti!» saluta, cercando di non sembrare impacciata. I ragazzi ricambiano il saluto, abbozzano sorrisi, lo sguardo di Calum è già sulla bruna, che lo nota e sgrana un po' gli occhi con diffidenza.

La più loquace, nonostante la timidezza, risulta essere River. «Ciao! Sei Shae-Lee, giusto?» Michael sa che sarebbe toccato a lui fare le presentazioni, ma, d'altro canto, ha sempre pensato che la cortesia e le chiacchiere fossero cose da ragazze. È giusto che se ne occupi Riv- sì, okay, sono tutte scuse: la verità è che si sente troppo in imbarazzo per dire alcunché. Il suo problema non è tanto Shae-Lee, con cui ormai è quasi in confidenza, ma Deborah: ha uno sguardo sveglio e severo, che si indurisce ogni volta che finisce su di lui. Non sono mai andati molto d'accordo loro due. Michael non ha mai cercato di conoscerla a fondo e lei, d'altra parte, ha sempre dato prova di considerarlo un cretino, in classe.

«Sì, esatto, e lei è Debbie».

«Ciao» borbotta questa in tono poco entusiasta, allungando un po' la “a”.

A primo impatto, a River Deborah non piace – non le piace come guarda Mickey, non le piace il suo atteggiamento superiore e distaccato–, ma cerca di non farci caso; quella è una serata importante per i ragazzi, non vuole rovinarla con inutili paranoie. Quindi presenta sé e i suoi amici, ridacchiando quando Calum afferra la mano di Debbie e dice con fare ammiccante: «Ehilà, bambola» e lei ritira la mano, turbata.

*

È passato ormai più di un'ora, da quando i ragazzi si sono alzati e sono andati a parlare con Kerrie, il suo ragazzo e il proprietario del locale. Da allora, River, Shae-Lee e Debbie sono sedute allo stesso tavolo, scambiandosi qualche chiacchiera di cortesia nell'attesa del loro ritorno.

In quell'ora River ha scoperto che Debbie ha un carattere un po' burbero, ma non è affatto male come sembra; che chiama la sua amica “Lee” quando deve chiederle un favore e che non ama bere, almeno non quando lo sta facendo l'altra.

Ma River ha anche scoperto che Shae-Lee non regge per niente gli alcolici, perché sta già ridendo come una matta, dando pugni sul tavolo, dopo un solo drink. Un drink che, pur non essendo un'esperta, River può assicurare non essere troppo forte, visto che ne sta bevendo uno uguale – acquistato con l'aiuto di Debbie e della sua maggiore età – ed è ancora perfettamente sobria. Forse il fatto che il suo bicchiere sia ancora per tre quarti pieno può aver contribuito alla sua lucidità, ma in ogni caso Shae-Lee sembra parecchio su di giri.

E, sì, è divertente vederla così, sentirla dire sciocchezze a raffica, ma River è anche un briciolo scossa, perché non ha idea di cosa fare per aiutarla. Non capita spesso che lei veda gente ubriaca. L'unico che ha visto in quelle condizioni è stato Ashton, al suo diciottesimo compleanno, quando non c'è stato modo di impedirgli di togliersi i vestiti e Luke si è offerto volontario per accompagnare River in giardino, in modo che non fosse obbligata a vedere lo spettacolo – soluzione che lei ha accettato di buon grado, sul punto di morire per l'imbarazzo. Quando sono rientrati, Ashton era steso sul pavimento in boxer e rideva come un matto. Sono bastati cinque minuti perché si addormentasse come un bambino.

«E poi il professor Toomeeeeeeeey è entrato nello spogliatoio delle ragazze e ha chiesto: “Che ci fate voi qui dentro? Dove sono i ragazzi?”» Shae-Lee scoppia in una risata chiassosa e incontrollata, mentre Debbie scuote il capo e sorride.

«È successo davvero» spiega poi a River, mentre Shae-Lee ordina una birra. «Era così arrabbiato con la Phelps, che è entrato come una furia nella stanza più vicina e si è trovato in mezzo alle ragazze. Ci ha sgridate, prima di rendersi conto di aver sbagliato porta. Shae ha riso fino alle lacrime» racconta. «E ogni volta che le torna in mente la situazione non riesce a smettere di ridere».

River non può non sorridere; ha notato tutto l'affetto e la nostalgia con cui Debbie parla delle sue avventure trascorse, di tutte le sciocchezze fatte insieme a quella che non può che essere la sua migliore amica. Non può che sorridere e pensare che magari lei ha lo stesso sorriso quando racconta episodi vissuti con Luke. Ed è quello che fa: senza pensarci due volte, sta già raccontando loro dell'insistenza con cui il professor Toomey gli chiede di partecipare alle gare e, subito dopo, di quando, tornando da scuola al primo anno, hanno trovato Towner abbandonato in un vicolo. Era un cucciolo minuscolo e lei se n'è innamorata al primo sguardo. Verificata l'assenza di segni distintivi, lo hanno portata a casa Loveday e, sapendo che i suoi genitori non volevano animali in casa, lo hanno nascosto nella vecchia casetta dei giochi.

Il suo racconto si interrompe, quando Ashton crolla sulla panca proprio accanto a River, spaventandola. «Riiiiiiv!» la chiama in tono entusiasta. «Ci hanno presi!»

Shae-Lee scoppia a ridere felice, mentre Debbie alza uno sguardo scettico su Michael, che lo ha trascinato fino al tavolo, incolpandolo silenziosamente dello stato del suo amico.

«È una fortuna che gli abbiano offerto da bere solo dopo aver parlato col proprietario» commenta Mickey a mo' di scusa e questo un po' spiega quello che è successo, a conti fatti.

Quando arriva Luke, Ashton sta abbracciando River e le sta affondando il volto nell'incavo del collo. Biascica qualcosa, mentre lei se ne sta irrigidita sul posto ad occhi sgranati e un sorriso imbarazzato in volto, senza avere la minima idea di come comportarsi.

Luke sente la rabbia attorcigliare le proprie interiora, ma non fa niente. Si limita a guardare le scena, immobile, poi si sede all'altro lato del suo amico un po' troppo brillo. Luke detesta quando Ashton si ubriaca. Lo detesta perché diventa estremamente stupido, infantile e fa un sacco di sciocchezze. Tipo chiedere a River di ballare con lui e trascinarla in mezzo alla pista, quando una pista da ballo non c'è affatto. Gli fa rabbia pensare che lui dovrebbe essere il maturo del gruppo, quello che parla con il capo e fissa le serate. Ed è stato così, infatti, ma al momento riesce solo a pensare a quanto Ashton sia immaturo. Si è preso una sbronza al primo colloquio di lavoro, sul luogo di lavoro.

Calum occupa il posto lasciato libero da Ashton, proprio accanto a lui. Gli dà una pacca sulla spalla, gli sorride: «Vuoi ballare anche tu?» propone, sorridendo con fare ammiccante.

A Luke viene spontaneo ridere, nonostante l'irritazione punga ancora da qualche parte dentro di lui. Rifiuta con un cenno del capo, poi si impossessa del bicchiere lasciato sul tavolo da River, prima che possa farlo Calum; ne prende una lunga sorsata dalla cannuccia, lo sguardo fisso sul livello di liquido rossastro che si abbassa mentre lui beve.

*

River è stordita. Non dalle due dita di drink alcolico che ha ingerito, ma dall'atteggiamento di Ashton. Si dimena nello spazio libero tra i tavoli a ritmo di musica, le tiene le mani nelle proprie e le agita senza troppa forza le braccia, invitandola sia con quel gesto che a parole a scatenarsi con lui. Se solo avesse bevuto quanto lui, River lo farebbe. Non perché Ashton abbia bevuto molto – no, non in così poco tempo, semplicemente è tanto esaltato e solo un po' brillo – , ma perché quel poco basterebbe a lei per andare fuori di testa. Ride, quando lui le si avvicina e la abbraccia con slancio.

La canzone è appena cambiata, quella appena iniziata gli piace di più, Ashton la conosce, la canta; trascina la ragazza con sé in un energico moto ondulatorio.

Balla bene, non è vero?

Oh, sì, quasi come un professionista, risponde lei tra le risate.

Ashton sa che lo sta prendendo in giro, ma non ci fa caso. Le scompiglia i capelli con una mano, posa la fronte contro la sua e le lascia un bacio sulla punta del naso, poi torna a cantare a squarciagola, allontanandosi.

Non fa caso neanche all'espressione sconvolta di River, al rossore sulle sue guance, al fatto che non stia più ballando con lui. È immobile, paralizzata sul posto, gli occhi sgranati e la bocca dischiusa. Il cuore le batte all'impazzata nel petto e si sente così stupida ad essere emozionata tanto per un gesto del genere. Ma Ashton le ha appena dato un bacio. Sul naso. È una cosa così intima e dolce che River non riesce a capacitarsene. È la scarica di adrenalina successiva a quel momentaneo blocco a permetterle di ricominciare a ballare e ridere con lui, come se non ci fosse niente di meglio al mondo – e forse è così davvero, pensa.

*

Luke non sa da che parte guardare, cosa fare o come comportarsi; ecco perché ride e basta – un po' per divertimento e un po' per disperazione.

Michael ha un'espressione confusa, si guarda attorno con un abbozzo di sorriso in volto; non sa che pesci prendere almeno quanto Luke.

Debbie, dal canto suo, sembra sapere benissimo con chi prendersela: con Michael. In parte forse ha ragione, visto che è stato lui a offrire un altro giro di birra a tutti i presenti per festeggiare, in parte perché quello a cui Shae-Lee è praticamente stesa in braccio è un suo amico e, ancora, per qualche altro oscuro motivo da migliore amica che Luke può solo intuire ma non vuole sapere. Qualcosa come istinto di protezione tra ragazze, odio viscerale verso chiunque non ricambi i sentimenti dell'amica, qualche sciocchezza del genere di cui francamente non gli importa. Sa solo che sono solo le undici di sera, è sabato, Shae-Lee è sbronza, Calum ci sta provando con lei in un modo ridicolo, che, per assurdo, sembra funzionare; Ashton ha rapito River per ballare e la sta miseramente illudendo, senza nemmeno rendersene conto; Michael sorseggia la sua birra con fare annoiato e Debbie sembra star pianificando qualcosa – se non uno sterminio di massa, almeno l'omicidio di Michael Clifford.

In tutto questo, lui vorrebbe tenere d'occhio River tra le braccia di Ashton, ma allo stesso tempo proprio non ci riesce, per via dell'incontenibile e irrazionale rabbia che lo coglie appena posa lo sguardo su di loro, le loro mani unite, il sorriso felice di lei, gli occhi appannati di lui. Vorrebbe che River si accorgesse dell'assenza di malizia e interesse nelle azioni del suo amico, vorrebbe che smettesse di arrossire ed innamorarsi. Vorrebbe che tornasse da lui e smettesse di lasciarsi illudere da qualcuno che la considera una sorella, ma è troppo stupido per accorgersi dei sentimenti di lei e frenare la propria idiozia. Vorrebbe prendere a pugni Ashton, allontanarlo da lei, sputargli in faccia la verità e fargli promettere che smetterà di farla soffrire.

Si rende conto di suonare patetico, però, ecco perché non si muoverà di lì e non interverrà.

Continua quindi ad ascoltare le squallide battute che Calum spara a raffica solo per godersi la risata di Shae-Lee, che non si sa bene come sia finita stesa sulla panca, appoggiata a lui, che la abbraccia da dietro.

Luke sa, però, che Debbie si è rassegnata a lasciare loro posto per star comodi quando se li è praticamente trovati addosso, col rischio di dover far loro da materasso. Ora è seduta accanto a Michael e sembra odiarlo come non mai.

Quando River si presenta al tavolo con le guance arrossate, i capelli rossi scompigliati e l'ombra di un sorriso ancora in volto, per annunciar loro che sua madre vorrebbe che tornasse a casa subito, Luke tira un sospiro di sollievo. Non vedeva l'ora di andarsene.

Si alza, quindi, raccoglie i soldi e si offre per andare a pagare.

L'aspetto migliore di quella serata, si dice, mentre saluta il proprietario del locale, è che almeno sembrano aver fatto una buona impressione al loro – forse – futuro capo. Hanno lasciato a Kyle il link del canale YouTube di Luke, quello su cui caricano i video delle loro cover, a patto che lui si faccia sentire qualunque sia il responso della loro analisi. Che piacciano o meno, vogliono saperlo. Kyle ha approvato e, be', ora dovranno tenere le dita incrociate.

*

Incredibilmente Shae-Lee riesce a camminare sulle proprie gambe senza barcollare troppo, fatto che dà a Michael qualche buona speranza riguardo al suo effettivo stato. Forse non è sbronza come sembra, forse è solo alticcia e parecchio su di giri. Non saprebbe dirlo Michael, non la conosce ancora così bene e Debbie non sembra molto in vena di parlare. Soprattutto non con lui.

Ascolta le farneticazioni della sua amica, mentre camminano lungo il marciapiede, lanciando continue occhiatacce a Michael, come se la colpa fosse sua, come se fosse stato lui a farla bere.

Quando Debbie arriva a casa propria, lui ne è sollevato. Per qualche motivo, una parte di lui è convinta che da quel momento in poi dovrà camminare per la città da solo; il silenzio, la pace, i propri pensieri, il cielo scuro e le luci dei lampioni a fargli compagnia.

La raccomandazione che gli fa Deborah, però, lo fa tornare con i piedi per terra e spazza via brutalmente il suo sogno ad occhi aperti: «Assicurati che chiuda la porta a chiave, prima di andare via. I suoi non torneranno fino a lunedì e Kerrie non credo dormirà a casa questa notte».

Michael sgrana gli occhi, guarda Shae-Lee e capisce di cosa stia parlando la bruna: Debbie si aspetta che lui la accompagni a casa. Perché? Vorrebbe chiederlo, ma la ragazza sta già salutando la migliore amica e un attimo dopo, prima che lui abbia trovato il coraggio di parlare, ha chiuso loro la porta in faccia.

«Non ti ha nemmeno salutato» osserva Shae-Lee, ridacchiando.

Michael sospira e si sistema i capelli con aria assorta. Ormai è tardi per lamentarsi, no? «Non gli sto molto simpatico» commenta in risposta.

Shae-Lee ridacchia, sbadiglia silenziosamente, stiracchiandosi come un gattino, poi con una naturalezza che da sobria non avrebbe, lo prende a braccetto e gli posa la testa sulla spalla. Sta ridacchiando, quando miagola un «Sono staaaaanchissima», guardandolo dal basso.

Michael si irrigidisce, preoccupato da tutta quella confidenza, che se da un lato comunque non gli dispiace affatto, dall'alto lo mette a disagio. Non riesce ad impedirsi di ridere, ma evita il suo sguardo. «Riesci ad arrivare a casa, almeno, sì?»

«Ma certo!» trilla lei in tono offeso, allontanandosi. Rimane in silenzio per un po', mentre camminano e Michael cerca di ricordarsi la strada, per poi aggiungere: «Altrimenti puoi sempre portarmi in braccio».

Quando si volta a guarda, Michael sta già sorridendo divertito. Non c'è dubbio sul fatto che possa tenerla in braccio senza troppi sforzi, forse potrebbe addirittura portarla a casa in quel modo, se solo non indossasse un vestito. Lei è così allegra e disinibita, che forse, con la rassicurazione che l'indomani Shae-Lee non si ricorderebbe niente, potrebbe anche prenderla in spalla senza imbarazzarsi. O almeno potrebbe farlo, se lei indossasse un paio di pantaloni e lui non fosse così timido.

Michael quindi non risponde, si limita a scrollare la testa. Shae-Lee cammina vicinissima a lui, le loro braccia si sfiorano mentre percorrono il marciapiede. «Raccontami qualcosa» propone lei, che proprio sembra non riuscire ad apprezzare abbastanza il silenzio – da sbronza anche meno che da sobria. Lui non ha nemmeno il tempo di pensare a qualcosa da dire, però, ché lei ha già ripreso la parola e sta sciorinando una frase dopo l'altra, fin troppo velocemente, andando a comporre un racconto bislacco di “quella volta che il professor Toomey ha sbagliato spogliatoio”, che le ha sentito narrare in maniera sconclusionata almeno un'altra volta quella stessa sera.

A malapena ascolta le sue parole, mentre camminano insieme. Michael si gode l'aria fresca, il suono della voce di Shae-Lee, il poco traffico, il silenzio della sera con cui la ragazza interferisce. Sorride, quando lei ride, la guarda diverito, quando si aggrappa al suo braccio per mantenere l'equilibrio, e nel giro di venti minuti – fin troppo brevi, per essere venti minuti – sono arrivati a casa Anning.

La villetta al buio non appare meno bella o più vissuta, sembra sempre il set di un film agli occhi del ragazzo. Apre il cancelletto con le chiavi che Shae-Lee gli porge. La accompagna alla porta, apre la serratura, spingendo poi la superficie di legno per permetterle di entrare. Lei lo fa, sorridendo timidamente, ma non se la richiude alle spalle come Michael si aspetta; lo guarda, invece, lasciandogli spazio per seguirla all'interno. Lui, tuttavia, non capisce. «Be', uhm, buonanotte» la saluta.

Lei corruga la fronte, poi scoppia a ridere. «No, vieni dentro».

Michael non può impedirsi di sgranare gli occhi e arrossire un po' sulle orecchie a quella richiesta. Sposta il peso da un piede all'altro. Non sa come Shae-Lee intenda quella proposta, ma di solito le scene del genere, nelle case come quella – e quindi nei film – vanno a finire in modo poco vestito. «Oh. È meglio che vada, piuttosto. Chiudi la porta a chiave e...»

«Avanti, non essere sciocco!» lo riprende Shae-Lee; gli afferra una mano e lo trascina dentro, mentre Michael si ritrova a sperare che i vicini non abbiano visto la scena e si stiano facendo strane idee.

«Davvero, io dovrei andare. È tardi e...» sta provando ancora a giustificarsi, ma la ragazza alza gli occhi al soffitto, sbuffa e scoppia ridere. È ridendo che corre al piano di sopra, proprio come il pomeriggio delle ripetizioni, e lo invita con un grido soffocato dalle risate a seguirlo.

Michael sospira, rassegnato, e la segue. Come si è cacciato in quella situazione? Fa le scale ripetendo a mezza voce che lui non dovrebbe essere lì, che dovrebbe proprio tornare a casa, prima che sua madre chiami la polizia, ma lei non lo sta minimamente ascoltando. La trova sulla soglia di una stanza che lui non sa cosa contenga, ma ha la netta impressione che lo scoprirà presto. Di fatto, quando lui si avvicina, Shae-Lee entra e comincia a canticchiare la canzone che riempiva il Denim pub quando loro sono usciti, invitandolo implicitamente a seguirlo.

Quando fa il suo ingresso, Michael deglutisce a vuoto. Quella è senza alcun dubbio la camera di Shae-Lee; lei è seduta sul proprio letto con il vestito sgualcito e le gambe un po' troppo scoperte, anche se lui si sforza di non guardarci. La situazione è sempre più imbarazzante e non ha la minima idea di cosa fare.

Rimane sulla soglia, appoggiandosi goffamente allo stipite della porta; non ha intenzione di avvicinarsi di più. Sta sudando freddo; si schiarisce la gola, affonda le mani nelle tasche del giubbotto e aspetta che lei dica qualcosa. Qualcosa come spiegargli perché l'ha portato fino a lì, per esempio.

Eppure lei non sembra aver intenzione di dire niente; se ne sta seduta dondolando i piedi nudi – ha gettato le scarpe sotto al letto qualche istante fa–, lo sguardo perso nel vuoto e la mente chissà dove.

Michael prende un respiro profondo, si guarda attorno mentre aspetta. La camera di Shae-Lee è esattamente come ce la si aspetta: non troppo grande, disordinata ma non troppo, con le pareti verde acqua e i mobili di legno chiaro; qualche fotografia e alcuni foglietti scritti a mano appiccicati con lo scotch qua e là, i libri di scuola sugli scaffali, la cartella sul pavimento, la divisa scolastica abbandonata sulla sedia e il computer portatile sulla scrivania. Non molto diversa dalla sua, solo meno sporca. Gli fa strano non vedere uno stereo; esiste al mondo un adolescente che non abbia uno stereo, o almeno una radio, in camera? C'è sempre l'ipod sul comodino – bianco proprio come il suo.

«Non ho mai capito una cosa» dice Shae-Lee all'improvviso, rompendo il silenzio. Michael la guarda interrogativo e allora lei continua: «River sta con Luke. Ma allora perché sembra avere una cotta per Ashton?» domanda, usando un tono curioso, innocente e capriccioso allo stesso tempo, proprio quello che avrebbe una bambina che vuole a tutti i costi capire qualcosa di troppo grande per lei. E la situazione reale forse non è troppo grande per essere compresa da Shae-Lee, ma Michael non ha intenzione di parlargliene mentre è in quelle condizioni. Dio solo sa cosa le gira per la testa al momento e domani non ricorderà più niente.

«È complicato» risponde solo, dunque.

Lei però si imbroncia, indispettita dalla sua vaghezza. «Allora spiegamelo».

Lui scuote il capo. No, non è il caso di spiattellare gli affari dei suoi migliori amici, nemmeno ad una ragazza che se le lascerà scivolare via dalla mente prima ancora di rendersene conto. «Ho un'idea migliore. Perché non mi spieghi perché Debbie ce l'ha tanto con me» propone. A dirla tutta non gli importa ciò che Deborah pensa di lui, ma ha notato lungo il tragitto che a Shae-Lee piace particolarmente parlare di lei.

Di fatti lei si illumina, gli sorride raggiante e incomincia: «Perché sei troppo distratto e non ti accorgi di come stanno le cose».

Michael si acciglia. Questo cosa dovrebbe significare? «E come stanno le cose?» domanda.

Shae-Lee si paralizza un istante, sembra pensarci su, poi scoppia a ridere.

A volte l'incoerenza di una mente entusiasta e annebbiata dall'alcool è una benedizione; nel caso di Shae-Lee Anning, per esempio. Infatti, anziché rivelare a Michael la propria storica cotta e il motivo dell'antipatia nutrita da Debbie nei suoi confronti, comincia ad elencargli tutto ciò che fa di lei un'ottima amica, come si sono conosciute e una serie di aneddoti.

Quando lei si addormenta, mentre farfuglia per la terza volta l'aneddoto del signor Toomey, e Michael può finalmente andare a casa, è ormai l'una e lui sa per certo che sua madre lo metterà in punizione, a meno che non abbia la fortuna di trovarla addormentata. Ha scoperto anche un sacco di cui non gli importa nulla su Debbie, tra le quali manca però il motivo per cui sembra odiarlo tanto. E in fondo va bene così. Si alza, percorre il corridoio e le scale a ritroso, esce chiudendosi la porta alle spalle; finge di girare una chiave nella toppa, in caso qualcuno stia guardando, e poi si avvia verso casa – non senza una certa preoccupazione al pensiero di Shae-Lee a casa da sola in quelle condizioni. 




Buonsalve e buon weekend! Here I am. Ho tutto e niente da dire, quindi inizio senza troppi preamboli. XD
Ammetto di aver iniziato a rileggere il capitolo, ma arrivata alla scena di Michael e Shae-Lee a casa di lei, avendola letta e riletta più volte mentre la scrivevo, mi è passata la voglia e ho smesso di ricontrollare il testo. Spero quindi che non ci siano troppi errori, ma non sono sicura che sia così. ^^'
Oltre a questo, ho l'impressione che questo sia uno di quei capitoli estremamente lunghi ma in cui non succede niente. Non sbaglio, vero? Spero che non sia tanto male, per lo meno.
Vi informo, anche se non ve ne importerà niente XD, che ho perso la scaletta che mi ero fatta per questa storia. Lì erano annonatati tutti gli avvenimenti di otto capitoli, ma ora è, come dire, sparita. Davvero, si è volantilizzata! Non so che fine abbia fatto. L'avevo tra le mani pochi giorni fa e ora... puff. Non ce n'è più traccia. Insomma, la morale della favola è che da ora andrò ad improvvisazione - basandomi più o meno sui passaggi che ricordo di aver appuntato -, ma non avendo più un numero preciso di eventi da far accadere in ogni capitolo, è probabile che i prossimi siano più corti. Non lo so, però, perché in effetti ora siamo nelle mani di Dio! XD
Okay, potrei aver finito.
Vi ringrazio per le recensioni e per il seguito, che pur essendo ridotto è sempre molto apprezzato, specie trattandosi di una storiella come questa. :3
Grazie a tutti, quindi. :3
Una domanda: qual è la coppia (plausibile o meno, canon, fanon o crack) che preferite per ora? :3
Anche se, sì, ve lo concedo, quindi romanticismo non ce n'è ancora stato molto. XD
Basta, sparisco. Un abbraccio a tutti! :D

Per qualunque domanda, chiacchiera, curiosità e insulto, mi trovate QUIQUI e QUI
E, uh, sono tornata anche sul mio profilo facebook fake: se volete, è questo QUI


 

  
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