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Autore: Feel Good Inc    09/04/2008    7 recensioni
Nel Labirinto della propria Anima qualunque essere umano può e deve trovare se stesso. Ma il più delle volte questa sfida è impossibile da vincere. Perché l’Anima è di per sé un intrico di segreti, di illusioni, di speranze, di abbagli, e non sempre ci è chiaro ciò che nel profondo noi siamo e desideriamo. [...]
Pertanto questa è la vostra ultima prova. Dovrete entrare nel Labirinto, fronteggiare voi stessi, le vostre paure, i vostri sogni, e tutto ciò che non avete mai nemmeno saputo che desiderate dalla vita.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eriol Hiiragizawa, Li Shaoran, Sakura Kinomoto | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli Inganni Dentro

Gli Inganni Dentro

L’Ultima Sfida

 

 

Chiuse gli occhi. Poteva percepire le loro presenze. Si dirigevano verso di lui, e stavano per congiungersi lungo il cammino. Verso l’ultima sfida.

Sorrise. Era quasi giunto il momento della prova finale. Non gli restava che aspettare. Il tempo di una corsa a scuola.

 

Sakura Kinomoto sfrecciava sui pattini a rotelle lungo il viale degli alberi di ciliegio. Era ancora presto per andare a scuola, ma doveva muoversi, ne aveva bisogno. Altrimenti si sarebbe fermata a pensare, e sarebbe stato insostenibile.

Eppure non poteva impedire a quel pensiero, a quegli occhi bruni, a quelle parole dette d’impulso di vagarle nella mente…

«Voglio dirti che io ti amo, Sakura…»

Era successo solo la sera precedente, e già non ne poteva più di consumarsi in quel ricordo…

Lui era il suo migliore amico. E adesso, d’improvviso, quella rivelazione. Cosa, cosa doveva fare? Come doveva comportarsi? E perché non lo aveva capito prima? Perché lui non le aveva mai detto niente? Perché adesso? Perché lui? Non ci capiva più nulla.

Sospirò profondamente. Superò una curva.

E investì in pieno qualcuno.

 

Li Shaoran fu scosso dal turbine dei suoi pensieri quando si sentì urtare alle spalle da qualcosa o qualcuno che si muoveva alla massima velocità. Barcollò, si resse in piedi a stento e si voltò a cercare la fonte della collisione.

E si ritrovò a guardare quegli occhi verdi che da una vita aveva impressi nel cuore.

No, impossibile. Era uscito di casa a quell’ora proprio per evitare di incontrarla. E invece, addirittura, lei gli era piombata addosso. Si sentì arrossire, come al solito, sotto il suo sguardo.

La ragazza lo guardò con la stessa espressione sbalordita. Era ovvio che quella mattina avevano avuto lo stesso pensiero, quello di evitarsi.

«Li…? Scusami, io… Mi dispiace…»

Lui scrollò le spalle, distogliendo gli occhi dai suoi.

«Non preoccuparti. Non è successo niente.»

Non era vero. Qualcosa era successo, e se ne stava là tra di loro, opprimendo l’aria, rendendola tesa e tagliente. Perché, perché glielo aveva detto? Non avrebbe mai pensato prima a quanto sarebbe stato difficile e imbarazzante starle accanto poi.

 

Sakura si studiò i piedi, a disagio. E adesso?

Tanto valeva andare a scuola insieme…

Sì, certo, una cosa facile… Come poteva stargli accanto e dissimulare il nervosismo che le attanagliava lo stomaco?

«Ehm, beh… Andiamo?», mormorò esitante, guardandolo di sottecchi.

Lui annuì. Aveva il viso in fiamme. Sakura non se ne stupì; probabilmente lei aveva una faccia simile.

Si incamminò di nuovo, muovendosi piano sui roller, restando al fianco di Li, che camminava con le mani ostinatamente affondate nelle tasche, senza guardarla.

Non c’era mai stata così tanta tensione tra loro. Molte volte si erano ritrovati a condividere dei silenzi; del resto, era inevitabile, se si era amici di Li Shaoran: lui viveva di silenzi, si apriva poco, preferiva ascoltare, era ciò che c’era di più misterioso in lui. Probabilmente per questo non le aveva mai parlato prima dei suoi sentimenti… Ma, se non altro, si era sempre trattato di silenzi complici, scelti, magari ristoratori, mentre adesso il silenzio era obbligato e opprimente.

Sakura non riusciva a smettere di chiedersi per quale motivo si sentisse così confusa. Era come se le avessero imposto un macigno da qualche parte tra il cuore e lo stomaco. Sarebbe sempre stato così, d’ora in poi, tra loro due? Non credeva di poterlo sopportare.

 

Li ascoltava il grattare dei roller di lei sul freddo asfalto, con l’assurda illusione di concentrarsi su quel suono per escludere tutto il resto, per non ascoltare il martellare assordante del proprio cuore.

Possibile che parlarle fosse stata una scelta così sbagliata, tanto sbagliata da disperdere l’allegria della loro amicizia, lasciando il posto solo a confusione e imbarazzo e silenzi vuoti e tesi? Possibile che fosse stato tanto stupido da mettere a repentaglio tutto ciò che lei gli aveva dato di sé, da rischiare di perderla come effettivamente ora la stava perdendo?

Si arrischiò a sbirciarla con la coda dell’occhio. Sakura si muoveva sui pattini a testa bassa; sul suo volto non c’era traccia del sorriso abituale grazie al quale lui riceveva il solito stimolo per vivere una nuova giornata. Ma anche senza sorridere era bellissima.

Quanto l’amava…

Non avrebbe mai creduto possibile di poter amare tanto. Era cosciente di essere ancora solo un ragazzino, per di più un ragazzino che non si era mai legato a nessuno. Cosa poteva saperne, lui, dell’amore? E invece con lei… Con lei tutto era cambiato, tutto si era evoluto in meglio, dentro e fuori di lui, e aveva scoperto il significato di quella piccola parola tanto facile da pronunciare e tanto difficile da capire…

Abbassò di nuovo lo sguardo e strinse i pugni nelle tasche. Si odiava per ciò che stava per dirle. Ma doveva. Questo era forse ancor più importante. Perché questo significava perderla definitivamente, forse per sempre, e significava ancor più dolore dentro.

«Sto per partire.»

 

Accarezzò lo scettro che teneva tra le mani, senza smettere di sorridere.

Ora poteva percepirli ancor più vicini. Mancava poco, davvero poco. Solo il tempo di una nuova confessione, di poche parole confuse. E di alcuni passi verso un’altra dimensione.

 

Sakura puntò i piedi al suolo e lo guardò sconcertata.

«Che cosa?»

Li continuava ad evitare il suo sguardo.

No. Non poteva essere. Perché? Per quale razza di motivo adesso doveva partire? Cosa diavolo aveva in mente quel ragazzo?

«Ti prego, dimmi che non è vero.»

Si accorse di un tono di supplica nella propria voce.

Finalmente Li sollevò il viso e la guardò. Nei suoi tratti c’era una tristezza infinita. Sakura si sentì improvvisamente rimescolare nel profondo. Non poteva crederci. Non questo. Non anche questo.

«Mi dispiace, Sakura. È ora che io torni a casa.»

Sakura si lasciò trasportare di fronte a lui dai pattini a rotelle. Non distolse lo sguardo dal suo.

«Ma ormai è questa la tua casa.»

Li arrossì quando lei gli fu tanto vicina, ma scosse la testa.

«Lo credevo. Ma non è così. La mia casa era ed è ancora in Cina. Qui non ho altro da fare.»

 

SCIAFF.

Confuso, Li si portò una mano alla guancia. Non provava dolore; solo… disorientamento.

Sakura ritrasse la mano e lo fissò con improvvisa furia. I suoi occhi scintillavano di lacrime di rabbia.

«Non hai altro da fare qui? E non pensi a me? Non pensi che mi hai fatto crollare tutto, che mi stai facendo dubitare di tutto ciò che c’era?… E ora vorresti andartene dicendo che qui non hai altro da fare

L’accusa nella sua voce e nelle sue lacrime faceva mille volte più male che quello schiaffo.

Li distolse lo sguardo e parlò in un sussurro.

«Credevo che avresti capito.»

Pausa.

«Cosa c’è da capire?», sbottò infine Sakura, ansante, ovviamente nel tentativo di reprimere il pianto.

Li tornò a guardarla, lasciando fluire tutta la propria frustrazione.

«C’è che lo sto facendo per evitarti tutti quei dubbi. C’è che lo faccio per te. C’è che penso sempre prima a te, sempre, e che anche adesso voglio pensare prima a te.»

Silenzio.

Sakura abbandonò le braccia lungo i fianchi e non cercò più di impedire alle lacrime di scorrere.

Li lasciò andare il fiato che non si era accorto di aver trattenuto. Ecco fatto, anche l’ultimo scudo era crollato. Ora davvero non gli restava che lasciarla. Ora non sperava più.

Le voltò le spalle e varcò il cancello della scuola.

 

Ancora pochi passi. Solo pochi passi.

 

Sakura si riscosse. Immersa com’era nel suo imbarazzo, e ora nella sua confusione, non si era accorta che erano arrivati davanti alla scuola. Superò il cancello ed entrò nel cortile, seguendo il ragazzo, improvvisamente vergognandosi di se stessa.

«Li, aspetta! Mi dispiace, io… Io non volevo… farti male…»

A qualche metro da lei, Li si fermò. Parlò senza voltarsi a guardarla, ma dal suo tono Sakura ebbe la certezza che stesse sorridendo amaramente.

«Mi avevi già fatto male. Da morire. Quando mi sei entrata nel cuore.»

 

Solo pochi istanti. Ancora pochi istanti.

 

Li strinse di nuovo i pugni, il respiro affannoso. Come aveva sperato che le cose andassero diversamente… Come aveva sperato che lei…

Sentì Sakura avvicinarsi a lui, alle sue spalle, ma non si voltò. Non voleva più guardare quei maledetti occhi, non voleva più soffrire. Poi, d’improvviso, la sentì fermarsi, come in allerta. E capì il motivo di quell’improvviso allarme.

Ora lo percepiva anche lui, ora che era più vicino e distinguibile, ora che cercava di ignorare le proprie emozioni e riusciva a sentire tutto intorno…

Da qualche parte in quel cortile c’era Clow Reed.

 

Sorrise. Ecco che finalmente si erano accorti di lui. Benissimo.

Ma non era ancora il momento che lo vedessero. Prima dovevano lasciare quel luogo e avventurarsi nella dimensione a metà tra il ricordo e l’oblio.

Mosse leggermente lo scettro, componendo un simbolo nell’aria. E il suo sorriso si fece sempre più aperto.

Era arrivato il momento dell’ultima sfida.

 

Sakura si irrigidì. La sensazione che qualcuno di molto potente fosse nei paraggi le era ormai ben nota; ma ciò che stava succedendo in quel momento era assolutamente inedito, qualcosa di totalmente sconosciuto, e per questo ancor più inquietante. Era come se una forza immane e invisibile la stesse risucchiando da dentro; il suo corpo era immobile, eppure al tempo stesso aveva la certezza che si stava allontanando da quel cortile, da quel mondo. Si sforzò di tenere gli occhi aperti, resistendo alla forza cieca che ora le sferzava il viso come un vento di bufera, e vide Li, ancora di spalle e a qualche passo da lei, che allo stesso modo cercava di opporsi all’invisibile spirale di magia. Ma cosa stava succedendo?

Di certo c’era solo che il responsabile era di nuovo lui, Clow Reed… O meglio, l’essenza del mago nel corpo del loro coetaneo Eriol Hiragizawa, la sua reincarnazione.

Ben presto il flusso che sembrava muoversi in vari sensi, fuori e dentro di lei, divenne insostenibile. Sakura fu costretta a chiudere gli occhi.

Quando il vortice si fermò e riuscì a riaprirli, osservò senza fiato ciò che si stendeva alla sua vista.

 

Ma dove diavolo era finito?

Persino l’aria circostante era diversa dal solito. Aveva qualcosa di pesante, di opprimente in modo visibile; quello che doveva essere il cielo era completamente nero, solcato solo da brevi saette bianche ed immobili che sembravano pura energia, e tuttavia tutto ciò che aveva davanti agli occhi era ben visibile. Il suo sguardo vagò su quello che sembrava un immenso muro di cinta, con un’apertura dall’aspetto tetro, che dritto davanti a lui costituiva una breccia in tutta l’altezza del muro, fino al cielo, come un’entrata per un mondo ignoto e minaccioso. Suo malgrado, Li si sentì rabbrividire.

Si guardò intorno, in cerca di Sakura. La vide lontana da lui, di fronte ad una seconda fenditura altissima. Per fortuna sembrava star bene…

Ma cosa stava succedendo? Clow Reed li aveva portati là? Ma dov’era esattamente quel ? Perché Eriol non si era semplicemente mostrato, come il giorno precedente, e non aveva lanciato quella che sembrava essere un’altra sfida?

Poi il silenzio intorno a lui rimbombò di una voce conosciuta, e Li ascoltò attentamente le nuove intenzioni del suo antenato.

 

«Benvenuta, dolce Sakura. Benvenuto, giovane Li.

«Vi avevo promesso che non vi avrei più fatto del male. Ed è così, non ne ho l’intenzione. Ma ho dovuto condurvi qui perché manca solo un ultimo passo, un’ultima sfida, e stavolta sarà unicamente contro voi stessi. Per questo è così fondamentale.

«Siete in un luogo che non appartiene a nessuno dei mondi conosciuti ai comuni esseri umani. Vi trovate esattamente a metà tra ricordo e oblio. Il buio su di voi è l’oblio, i lampi di luce sono i ricordi che costantemente lottano contro di esso. E quello che vedete è il Labirinto delle vostre Anime.

«Ogni essere umano ha qui un Labirinto che rispecchia la sua Anima. Voi due avete un Labirinto in comune; due che nel centro si fondono e diventano uno. Immagino possiate comprendere il perché. La vostra comune missione nell’universo vi rende un’unica Anima, e così sarà per sempre, per quanto distanti voi possiate essere in futuro… Questo non dimenticatelo.

«Nel Labirinto della propria Anima qualunque essere umano può e deve trovare se stesso. Ma il più delle volte questa sfida è impossibile da vincere. Perché l’Anima è di per sé un intrico di segreti, di illusioni, di speranze, di abbagli, e non sempre ci è chiaro ciò che nel profondo noi siamo e desideriamo.

«Sakura, la nuova padrona delle Carte non può certo possedere e controllare le Carte, se prima non possiede il controllo di se stessa.

«Li, il tuo ruolo nella missione non sarà mai del tutto concluso se non troverai davvero te stesso ed il senso, lo scopo che ti hanno mosso finora.

«Pertanto questa è la vostra ultima prova. Dovrete entrare nel Labirinto, fronteggiare voi stessi, le vostre paure, i vostri sogni, e tutto ciò che non avete mai nemmeno saputo che desiderate dalla vita. Entrerete da soli, divisi, e cercherete di giungere al cuore del Labirinto, l’unico luogo dove potrete rincontrarvi e da cui potrete tornare indietro, ma solo dopo aver oltrepassato tutti gli ostacoli. Tuttavia fate attenzione: a volte si crede di poter controllare il proprio cuore, ma questo inevitabilmente è in grado di sottometterci. Potrete farvi del male, molto, ma non sarò io a farvene: dipenderà unicamente da voi stessi, e sarete sempre voi a capire il modo di evitare o sconfiggere il dolore. Inoltre, tenete a mente che ogni Anima ha sempre i suoi Inganni interiori da distruggere, che sono ciò che ci distoglie dalla meta. Siate saggi nel vostro cammino, e imparate a leggervi dentro, ad essere consapevoli di ciò che è vero e ciò che non lo è.

«Ora fate il primo passo verso la comprensione di voi stessi.

«Perché solo conoscendo se stessi si può vivere.»

 

Sakura si guardava intorno, ma non riusciva a vedere Eriol. Sembrava che fosse ovunque e in nessun luogo; la sua voce echeggiava in quel posto assurdo da mille punti diversi. Si voltò un’ultima volta e incrociò lo sguardo di Li.

Era lontanissimo da lei, in piedi di fronte ad un’apertura simile a quella che lei aveva davanti agli occhi, e che ora sapeva essere una delle entrate del Labirinto. Il ragazzo la guardava a sua volta, ma erano troppo distanti per parlarsi, e il silenzio e le parole non dette e le cose in sospeso impedirono a Sakura di urlare il suo nome in cerca di un sostegno.

Ma negli occhi di Li c’era un’unica certezza, la stessa di lei. Dovevano entrare là dentro.

Ma cosa diavolo aveva in mente Clow Reed?

 

Li rimase immobile a fissare il viso di Sakura, così lontano, eppure così irrealmente luminoso e nitido in quell’atmosfera cupa. Anche a quella distanza gli sembrava di poter distinguere il verde dei suoi occhi, quel verde in cui più volte, da che la conosceva, aveva rischiato di annegare.

E negli occhi di Sakura c’era un’unica certezza, la stessa di lui. Dovevano entrare là dentro.

Li si costrinse a riportare lo sguardo sul suo personale ingresso nel Labirinto. «Un Labirinto in comune, due che al centro si fondono», aveva detto Eriol. Rabbrividì nel pensare a quanto quella frase lo aveva illuso che l’unione dei due dedali significasse un’unione ben più grande, ma che non avesse nulla a che vedere con la loro missione… Gli venne in mente anche un’altra delle frasi pronunciate dalla reincarnazione di Clow Reed. «… Per quanto distanti voi possiate essere in futuro…» Dunque sapeva, sapeva tutto, come sempre…

E ora aveva assegnato loro un’altra missione, un’ultima prova, una sfida interiore.

Li sospirò e sbirciò di nuovo Sakura. Gli sembrò che gli stesse sorridendo, in un vago tentativo di incoraggiamento. E gli bastò.

Si diresse al Labirinto della sua Anima e fece il primo passo.

 

Finalmente.

Ora erano entrati nel loro intrico interiore. Ora tutto si sarebbe ripresentato, sogni dimenticati, incubi mai sopiti, speranze e delusioni e tutto ciò che avevano dentro. Compresi gli Inganni.

Ora non aveva che da aspettare.

Aspettare di verificare che Sakura Kinomoto fosse davvero la degna nuova padrona delle Carte.

Aspettare di verificare che Li Shaoran capisse quale fosse davvero il suo posto in quella storia.

Aspettare. Fino al cuore del Labirinto.

 

Buio. Freddo. Oppressione.

Questa era la prima impressione che poté ricavare dal corridoio in cui si era ritrovata, subito dopo aver varcato la soglia della sua Anima.

Camminò lentamente, chiedendosi dove sarebbe andata a finire.

La penombra non rendeva invisibile il cammino, solo più minaccioso.

Mentre metteva costantemente e automaticamente un piede davanti all’altro, Sakura non poteva fare a meno di pensare a tutto ciò che era accaduto prima che Clow Reed la proiettasse là.

Li stava per partire. Sarebbe tornato a Hong Kong. L’avrebbe lasciata.

Aveva detto che lo stava facendo per lei. Ma lei non voleva che partisse, non poteva pensare di perdere la sua amicizia. Però… In fondo, non l’aveva già persa? Sì, era stata cieca a ciò che lui provava, e ora lo aveva perso, niente sarebbe stato più come prima, nemmeno se lui fosse rimasto in Giappone. Si sentiva una stupida. E si vergognava profondamente di quello schiaffo.

Arrivò ad un bivio.

E adesso?

Si voltò in entrambi i sensi. Forse poteva usare qualcuna delle Carte per orientarsi… Iniziò ad estrarre il mazzo che portava sempre con sé dalla tasca dell’uniforme scolastica – una tenuta che le sembrò quasi ridicola in quella situazione. Ci fosse stata Tomoyo, avrebbe insistito per farle indossare qualcuno dei suoi costumi da eroina… Ma Tomoyo non c’era, e lei non sapeva nemmeno se e quando avrebbe potuto rivederla…

Mentre portava il mazzo di Carte davanti agli occhi, ispezionandole nella semioscurità così stranamente illuminata, sentì una voce risuonare davanti a sé, avvicinandosi.

«Sakura…»

Si irrigidì all’istante, impugnando la Chiave del Sigillo, pronta a tramutarla in Scettro al primo segnale di pericolo. Ma quella voce non aveva nulla di pericoloso… Era così… dolce… Così eterea e incantevole…

«Sakura, non avere paura… Sono io… Ti aspettavo da tanto tempo…»

Proveniva da uno dei corridoi in cui sfociava il bivio. Sakura si voltò lentamente in quella direzione. All’improvviso, sapeva nel suo intimo a chi appartenesse quella voce di donna. Si sentì tremare le mani e le gambe, e il cuore le tambureggiò assordante nelle orecchie, mentre alcune lacrime pungenti sembravano reclamare il diritto a riversarsi dai suoi occhi.

Dall’ombra emerse una donna che era un fantasma del suo passato e del suo presente, e che tuttavia non aveva nulla di illusorio. Poteva percepire il suo respiro regolare, persino il suo profumo, un odore che le risvegliò nella memoria ricordi che non credeva più di avere. Sakura abbandonò le braccia, e le Carte e la Chiave del Sigillo le caddero dalle mani, sparpagliandosi al suolo.

La donna sorrideva dolcemente. Si diresse verso di lei, allargò le braccia e pianse di gioia.

E Sakura si gettò come una bambina spaventata sul petto di sua madre e scoppiò in singhiozzi.

 

Oppressione. Freddo. Buio.

Li si guardava intorno, spaesato. Si trovava davanti ad una biforcazione. Per un istante pensò di trovare l’orientamento grazie ai suoi poteri, ma aveva l’impressione che fosse sbagliato… Quella era una sfida con se stesso, un se stesso nudo, nel profondo della sua Anima, e non aveva senso cercare aiuti esterni. Avrebbe dovuto contare solo sul proprio cuore…

O forse no? Qual era la cosa più giusta da fare?

Sospirò profondamente e si lasciò scivolare a terra.

Anche se si odiava per quei pensieri, non riusciva a togliersi dalla mente ciò che era accaduto pochi minuti e un universo prima, quando ancora era al fianco di Sakura, ma già non la sentiva più vicina a sé. Si passò lentamente una mano sulla guancia dove lei lo aveva colpito. No, non faceva male. Non quanto stava male dentro.

Perché le cose erano andate così?

Lei non aveva il diritto di entrare in quel modo nella sua vita e stravolgerla completamente. Non aveva il diritto di farlo innamorare fino a quel punto, lui che non conosceva l’amore, lui che non sapeva ancora cosa aspettarsi dalla vita, lui che era solo un adolescente con le sue paure e le sue fughe… Non aveva il diritto di fargli così male ogni volta che lo guardava negli occhi…

Ma lui, ugualmente, non aveva il diritto di sconvolgerla in quel modo, come invece aveva fatto, prima rivelandole i suoi sentimenti, e poi decidendo di andarsene così…

Era troppo difficile. Era troppo per loro. Ancora non avevano idea di cosa fosse la vita.

Forse per questo Clow Reed aveva voluto portarli a tu per tu con se stessi, in quel Labirinto…

Si rialzò. Se quello era il suo compito, doveva portarlo a termine. Poco importava basarsi sull’istinto o sui poteri o su che altro. Doveva arrivare al centro del Labirinto, se voleva trovare se stesso… e Sakura.

Mentre si voltava nelle due direzioni in cui il passaggio proseguiva, si soffermò su quella che si inoltrava alla sua destra. Un piccolo bagliore, forse lontano anni luce, prendeva forma in quel cunicolo.

All’erta, Li evocò la Spada. Di cosa aveva parlato Eriol? Segreti, illusioni, speranze, abbagli… Inganni. Possibile che tutto questo si materializzasse in immagini concrete?

Rimase immobile, la Spada tesa in posizione di attacco. Ma non ebbe bisogno di usarla.

Nella galleria alla sua destra, alcune persone camminavano verso di lui. Vide quattro giovani donne sorridenti, e prima ancora che fossero abbastanza vicine Li seppe.

Abbassò lentamente la spada, incredulo, ma anche pieno di una sensazione indefinibile, a metà tra la paura e l’eccitazione…

Le sue sorelle arrivarono all’imbocco del cunicolo. Gli sorrisero, poi si divisero per permettergli di vedere una quinta donna. Li la guardò, come al cospetto di un fantasma.

«Figlio mio… Vieni con me, c’è qualcuno che vuole vederti…»

E un altro fantasma affiorò dal passato, mentre Li spostava gli occhi sul viso di suo padre.

 

Il suo sorriso si spense lentamente.

La prima illusione aveva già bussato alle loro menti.

Sarebbero stati in grado di fronteggiare il Passato?

Dovevano. Dovevano esserlo, se volevano avere qualche speranza di arrivare al Futuro.

 

«Mamma… Mamma… Sei tu… Io non…»

«Non dire niente, piccola mia.» La donna le accarezzò i capelli, bagnandoli delle proprie lacrime. «Non mi sembra vero poterti rivedere. Sei cresciuta così tanto… Sei bellissima. Sei il mio piccolo fiore di ciliegio… Sono così fiera di te.»

Sakura rimase a lungo con il viso affondato nel suo petto. Il pianto la scuoteva dalla testa ai piedi. Non aveva parole, non aveva pensieri; aveva solo la certezza che aveva ritrovato sua madre, e questa era l’unica cosa che contava.

Ma…

Una debole protesta si fece strada nei recessi della sua mente. Questo non era possibile. Sua madre era morta, e per quanto potesse fare male, era questa la dura realtà.

Ma allora come poteva essere così reale e calda e morbida mentre la stringeva a sé e…?

«Hai sofferto tanto, Sakura, lo so. Deve essere stata molto dura fronteggiare tutto questo. La tua missione, l’adolescenza, la mancanza di una madre… Devi esserti sentita molto sola.»

Sakura si strinse ancor di più a lei e non disse nulla. Ma no, un attimo, lei in fondo non era mai stata sola. Aveva sempre avuto il papà e Toy e Tomoyo e anche Yuki… E poi Kero-chan e Yue, e tutte le Carte che vivevano in armonia con lei… E poi…

Il viso di Li le esplose nella mente, come a ricordarle dolorosamente che lui le era sempre stato accanto…

Avrebbe voluto dirlo a sua madre, spiegarle che sì, aveva sofferto, ma aveva sempre potuto contare su qualcuno che era stato ed era ancora la sua famiglia… Ma non riusciva a parlare, l’emozione era troppo grande…

«Perciò, piccola mia, sono venuta a farti una proposta… Mi è stato concesso di tornare da te, e ora io ti chiedo di andarcene lontano, di andarcene da tutto questo… Vieni via, dove non dovrai più pensare a questo compito così difficile, e alla tua vita così piena di pensieri e preoccupazioni… Ce ne andremo, tu, io, tuo padre e tuo fratello, molto lontano, e dimenticheremo tutto e avremo una vita normale…»

La proposta era così allettante… Quante volte la sua missione le era sembrata troppo grande per lei… Cosa non avrebbe dato per svegliarsi la mattina dopo ed essere una ragazza normale, alle prese con problemi normali, con un’amica da far sfogare e con un ragazzo di cui innamorarsi…

Un ragazzo…

Ma nella sua mente vibrava ancora quella timida protesta, e ora si intensificava sempre più…

Mollare tutto? Avrebbe significato rinunciare a ciò che aveva… Ma nella sua vita non aveva solo problemi… Aveva anche amici, aveva risate e colori e musica, aveva Tomoyo, aveva le Carte e…

Il viso di Li era sempre più nitido, come se fosse là, davanti ai suoi occhi chiusi, perfettamente visibile e reale, tanto vicino da poterlo toccare con mano.

Aprì debolmente gli occhi. Da uno spiraglio tra le braccia di sua madre, riuscì a vedere una Carta, abbandonata a terra. L’Illusione.

Un’illusione. Già.

Proprio come aveva detto Eriol

Si allontanò dal petto di sua madre, si asciugò le lacrime e la guardò seriamente.

«No. Tu non esisti. Tu sei solo un Inganno della mia Anima. Un sogno passato. E io devo vivere il presente.»

 

«Quante volte hai sognato di lasciar perdere tutto e tornare a condurre una vita semplice?»

Tante. Ma…

«E quante volte hai sognato di poter essere come gli altri ragazzi, di non essere condannato a nascondere la tua vera natura agli altri?»

Moltissime. Ma…

«E quante volte ti sei illuso di poter dimenticare tutto e tutti, comprese le persone che ti hanno fatto soffrire tanto, che non hanno mai capito quando c’era bisogno di capire?»

Il viso di Sakura gli esplose nella mente, come a voler dare un senso alle parole di suo padre…

Li scosse la testa con energia.

«No.»

Il sorriso angelico di sua madre tremò.

«Come hai detto, tesoro?»

«Voi non siete reali. Voi non siete che Inganni. Non potete portarmi con voi, perché io non mi farò ingannare.»

La figura che incarnava suo padre si portò davanti a lui. Si inginocchiò e gli mise le mani sulle spalle, guardandolo negli occhi, senza smettere di sorridergli. Quelle mani erano così reali… Eppure… Come poteva essere vero? Lui non c’era più, non sarebbe tornato, era questa la verità…

«Li, ragazzo mio, non chiudere il tuo cuore. Sappiamo bene che ti confini in te stesso per evitare di soffrire. Ma questa volta non soffrirai, se sei con noi. Noi siamo la tua famiglia, noi ti amiamo, non smetteremo mai di farlo. Davvero rinunceresti a ciò che puoi avere con noi, per restare qui e vivere questa missione insostenibile, accanto a persone che non ti capiscono davvero?»

Il viso di Sakura negli occhi della sua mente sembrò rafforzarsi.

Li abbassò lo sguardo dal volto di suo padre, e solo allora si rese conto di avere gli occhi offuscati dalle lacrime.

«Mi piacerebbe… se fosse vero», mormorò. «Ma non è così, e il mio posto non è nel passato.»

Il suo posto era altrove. Se solo lei

«Li, mi stai dicendo addio?»

Il mormorio triste di suo padre lo riscosse. Sollevò di nuovo il viso e lo guardò. Cercò di sorridergli, ma questa volta non riuscì a trattenere il pianto.

«No. Certo che no. Non potrei mai dimenticare. Ma non posso nemmeno rifiutarmi di andare avanti.»

I contorni dell’immagine di suo padre iniziarono a perdere consistenza. L’uomo sorrise tristemente e annuì.

«È giusto.» Gli sfiorò i capelli con una mano, ma il suo tocco si era già fatto impalpabile. «Buona fortuna, figlio mio.»

Li chiuse gli occhi. Non si sentiva pronto a vederlo sparire. Ma era deciso, e non avrebbe cambiato idea. Un paio di iridi verdi nella sua mente lo tenevano fermo sui suoi passi…

Riaprì gli occhi dopo qualche istante. Insieme alle lacrime, le illusioni perdute se n’erano andate.

Raccolse la Spada che aveva lasciato cadere, e si incamminò nella direzione opposta a quella da cui gli era apparsa la sua famiglia.

 

Sospirò di sollievo.

E così, il primo Inganno dell’Anima era stato vinto.

Dopotutto, non era stato molto difficile, anche se molto doloroso, forse più del previsto.

Si passò una mano sugli occhi. Ora avrebbero dovuto affrontare il Presente.

Si augurava per loro che sapessero superare anche questo.

 

Sakura fissò tristemente il punto dove l’immagine di sua madre era appena svanita come fumo.

Poi si asciugò gli occhi, raccolse la Chiave del Sigillo e le Carte e imboccò la direzione opposta del bivio.

Dunque era questo il senso degli ostacoli di cui aveva parlato Eriol. Tutti i dubbi interiori, tutti i ricordi da cui non si riusciva a distaccarsi, in quel Labirinto diventavano reali; ma ad ogni modo quella non era la realtà; erano solo Inganni, quelli da cui occorreva allontanarsi se si voleva capire ciò che davvero si era e si desiderava…

Quello di sua madre era stato un fantasma che aveva infestato forse tutta la sua vita…

Ma ora sapeva di poterlo superare, se pensava a ciò che aveva.

E rendersi conto che era per gran parte merito di Li la fece sentire molto strana… Le fece ripensare con tristezza che stava per perderlo per sempre, proprio ora che aveva capito quanto dipendeva da lui, e la faceva disperare in quel pensiero e in quello stato di totale impotenza…

Si riscosse quando si ritrovò ad un altro bivio.

Questa volta rimase in attesa, già certa di cosa doveva aspettarsi.

Sarebbe comparso un altro Inganno, un’altra illusione, e avrebbe cercato di distoglierla dalla meta che ancora non conosceva, ma cui doveva assolutamente arrivare.

Chiuse gli occhi e aspettò il suono di una voce.

Una voce che, non appena si diffuse in quell’oscuro Labirinto, le fece battere il cuore.

«Ciao, Sakura

Riaprì gli occhi di scatto.

In piedi all’imboccatura a sinistra del bivio c’era Yuki.

Per un attimo, la sorpresa fu tale che Sakura non fu in grado di reagire in alcun modo. Quando si riprese, tutto ciò che riuscì ad esalare fu un mormorio confuso.

«Yuki… Ma tu… Tu cosa ci fai qui?»

La figura dell’alto ragazzo dai lineamenti dolci le si avvicinò.

«Ma come, sei sorpresa di vedermi? Eppure non dovresti… Io sono il tuo più grande sogno… Non ricordi?» Le arrivò vicinissimo e le prese una mano tra le sue. Sakura rabbrividì al calore del suo tocco. Possibile che anche quella fosse solo un’illusione? «Non devi più preoccuparti, mia dolcissima, piccola Sakura… Perché ora sono qui, e sono qui per dirti che anch’io ti voglio bene… Proprio come tu ne vuoi a me… Perché tu mi vuoi ancora bene, non puoi più nasconderlo a te stessa…»

Sakura si sentì arrossire. Ritrasse precipitosamente la mano, ma Yuki non smise di sorridere.

«L’unica cosa che rimpiango è di non avertelo saputo dire prima d’ora…»

Quelle parole le smossero qualcosa nella mente.

Qualcun altro non era stato in grado di dirle qualcosa in tempo… Un qualcuno cui lei doveva ricongiungersi al più presto, e che mai avrebbe voluto perdere…

Si scosse e si concentrò di nuovo su Yuki.

Era davvero ciò che lei voleva?...

No. Aveva smesso di amarlo. Non c’era più nulla di quella gigantesca cotta adolescenziale che per tanto tempo l’aveva fatta sospirare per lui. Nulla, se non una grande amicizia, un grande affetto, ma nulla di più, nulla di più romantico. Perché ormai aveva capito, aveva solo frainteso ciò che la legava a lui. E ora, anche se continuava ad essere nervosa in sua presenza, in cuor suo sapeva che no, lui non era ciò che lei voleva. Lui non sarebbe mai più stato il suo più grande sogno. Lui era solo un altro Inganno. Un pensiero presente che la distoglieva e la distraeva da ciò che cercava davvero.

Ma cosa cercava davvero?

Inspiegabilmente, il suo pensiero si mosse di nuovo verso Li…

E mentre pensava a lui, e mentre la vista le si annebbiava di nuovo di lacrime, vide la figura di Yuki farsi sempre più inconsistente e astratta, e capì che stava rinunciando ad un’altra parte di se stessa. Ma non importava, non doveva starci male; ora anche il presente diventava poca cosa, perché ora sapeva che, in un modo o nell’altro, si stava dirigendo al futuro…

Era quello il senso del viaggio?...

Yuki svanì nel nulla. Sakura si asciugò gli occhi con un gesto deciso ed entrò nel corridoio alla sua destra.

 

«Stai zitto! Stai zitto! Non ti voglio ascoltare!»

Li teneva gli occhi serrati e le mani premute sulle orecchie, come se questo bastasse per tenere lontana quella voce che invece riusciva a penetrargli sotto la pelle come una lama; ma no, non bastava, perché, anche se aveva un suono umano, quella voce non apparteneva a nulla di umano. Era qualcosa che trascendeva la realtà, eppure era così maledettamente reale, ed era così difficile da ignorare…

«Perché? La verità ti fa male? Devi arrenderti, piccolo, la verità è questa.» La voce si fece più vicina, insieme al suo detentore. Li poté sentirne il respiro malevolo sul volto. «La verità è che tu non potrai mai averla. Perché lei sarà sempre mia, che ti piaccia o no… Lei non ti amerà mai quanto ama me… Lei non si dimenticherà mai di me, mentre di te si dimenticherà facilmente, non appena tornerai in Cina… Rassegnati, Li. Sakura amerà sempre e solo me.»

Li aprì gli occhi, scoprendoli rabbiosamente umidi. Davanti a lui, chino sul suo viso, il ghigno di Yuki appariva decisamente diabolico. Questa era la conferma: non era il vero Yuki, era solo un altro degli Inganni di cui aveva parlato Eriol. Il vero Yuki non l’avrebbe mai fissato con tanta malevolenza, e non gli avrebbe mai detto quelle cose su Sakura, semplicemente perché lui era sempre stato totalmente cieco alle attenzioni di lei nei suoi confronti, non aveva mai capito quale fortuna avesse avuto potendo entrare in quel modo nel cuore di Sakura

Ma allora perché le sue parole gli facevano così male?

Si allontanò di scatto da quel suo ghigno e urlò nella penombra la sua frustrazione.

«Tu non esisti! Tu sei solo la mia paura! Tu non puoi piegarmi in questo modo! Sparisci!»

Stranamente, il ragazzo occhialuto non subì lo stesso processo di dissolvimento che invece aveva colpito le immagini dei suoi familiari. Al contrario, Yuki restava solido e reale, quasi a volergli infierire un colpo più forte, facendogli capire che quella sua paura era troppo grande, era impossibile da superare.

«Come pensi di potermi sconfiggere, ragazzino?»

La crudeltà con cui bisbigliò quella domanda… Li si impose di non pensare a quanto c’era di vero in quelle parole, ma si impose invece di pensare a quel che era accaduto quando Sakura aveva deciso di rivelare i suoi sentimenti a Yuki, al vero Yuki: lui l’aveva respinta, le aveva fatto capire che ciò che li legava era solo amicizia, complicità, fiducia; e lei ne aveva parlato a lui, a Li, e aveva pianto sulla sua spalla, ma gli aveva anche dimostrato che aveva capito, che si era solo illusa, che non sarebbe mai stato come lei aveva immaginato…

«Se tu fossi reale, non crederesti alle tue stesse parole.» Li parlò senza guardarlo negli occhi, in un tono fermo e distaccato, senza più lacrime. «Se tu fossi reale, sapresti che lei non è più tua, e che in fondo non lo è mai stata. E sapresti anche che sono stato io a starle accanto, che è stata lei a cercare il mio conforto, e che ormai per lei io sono più importante di te. Certo, non nel senso che io vorrei; lei non mi ama che come amico, ma per ora mi basta sapere che mi antepone a te. Questo dimostra che io ti ho già sconfitto, anche se non direttamente in quel senso… E il fatto che non sai tutto questo dimostra che sei solo una paura, sei solo un Inganno, e come tale devi sparire dalla mia Anima. Perché io non voglio crederti.»

Tenne lo sguardo ostinatamente chino. Ma poté percepire che Yuki si era avvicinato di nuovo; si stava chinando ancora su di lui, a sussurrargli all’orecchio.

«Potrai anche superare la paura di me, Li, ma continui a mentire a te stesso. La verità è che tutto questo ormai non ti basta più. Dovrai essere in grado di ammetterlo, se vorrai andare avanti nel tuo cammino.»

Li sollevò il viso, cercando ancora la malvagità di quell’Inganno… Ma non vide più nulla.

L’immagine di Yuki era finalmente svanita.

Sospirò di sollievo, sentendo le gambe tremare furiosamente. Si appoggiò al muro per riprendere fiato. Era vero, ancora non riusciva ad ammettere che ancora mentiva a se stesso. Ma era riuscito a superare la sua paura nei confronti di Yuki, e questo era stato relativamente più facile. Il pensiero di lui e di ciò che lo legava a Sakura non sarebbe più stato una minaccia… O almeno credeva.

No, doveva essere così, per forza. Altrimenti l’Inganno non sarebbe svanito.

Si ricompose. Entrò nel corridoio opposto a quello da cui aveva visto arrivare la figura di Yuki.

Ora doveva concentrarsi sulla strada per il cuore del Labirinto. Perché, tra tutte quelle illusioni, una sola cosa diveniva sempre più chiara in lui: Sakura non era mai stata, non era e non sarebbe stata mai un’illusione. Lei era vera, lei era ciò di cui aveva bisogno.

Sentiva che il suo viaggio era ormai quasi terminato. Perché già conosceva la sua meta.

 

Per fortuna, il Presente non aveva rappresentato un vincolo irrinunciabile per nessuno dei due.

Oramai stavano iniziando a capire. Ed erano sempre più vicini alla meta, che era ciò che desideravano nel profondo delle loro Anime.

Restava solo da vedere se fossero stati in grado di controllare le paure del Futuro.

Il Futuro era l’unica cosa che potesse essere modificata dall’Anima. Ma questo dipendeva da quanto un’Anima fosse in grado di definire da sé la propria meta.

Per questo era necessario evitare anche gli ultimi Inganni.

A questo punto, si giocava il tutto per tutto.

Avrebbero avuto bisogno di più fortuna, forza d’animo e coraggio di quanti ne avevano impiegati finora. Ma lui aveva fiducia in loro.

Sorrise. Mancavano solo pochi altri passi. Solo pochi altri istanti.

 

Questa volta era diverso.

Invece del solito bivio, ora davanti a lei si stendeva un’ampia sala a soffitto aperto. Il cielo nero, con i suoi lampi di ricordi, riempiva quella sorta di stanza, in cui si aprivano due immensi portali, ciascuno sbarrato da battenti robusti. Nel complesso, la scena appariva più inquietante delle precedenti.

Sakura si fermò nel centro della sala e si guardò intorno, smarrita. Doveva aspettarsi l’arrivo di un altro Inganno? Oppure ora doveva solo trovare la strada per il cuore del Labirinto?

Percepì una presenza nell’ombra davanti a sé. Non riuscì a capire se la fonte di energia provenisse da uno dei due portoni… Ma sentiva che c’era, c’era un’energia immensa in quel posto…

E poi, prima ancora di vederlo, capì…

Immobile di fronte a lei, come apparso dal nulla, il ragazzo dagli occhi e i capelli bruni la guardava. La solita espressione seria, il solito silenzio misterioso.

Li.

Sakura fu investita da un flusso di sollievo. L’aveva ritrovato, finalmente. Ora avrebbero potuto uscire da quella strana dimensione interiore, tornare nel loro mondo… Eppure c’era ancora una cappa di tensione tra loro, poteva percepirla con la stessa intensità con cui percepiva la sua vicinanza… Si costrinse a scuotersi da quei pensieri e fece un passo verso di lui.

«Li… Come sono contenta di rivederti… Presto, andiamocene…»

Il ragazzo arretrò mentre lei gli si avvicinava. Le parlò in un tono freddo e distante, e le sue parole furono echi duri nel vuoto della sala aperta al cielo.

«Sono venuto a dirti addio, Sakura. Sto partendo.»

Sakura si fermò a metà di un altro passo. Lo guardò senza capire.

«Come? Ma… Li, io…»

«Non dire niente.» Il ragazzo arretrò ancora, rifiutando la sua vicinanza. «Non puoi fermarmi. Non più. Ormai è finita. Addio, Sakura

Le voltò le spalle e si incamminò verso uno dei due portali.

Sakura rimase immobile. Era impossibile, Li non poteva certo pensare di andarsene ora che erano finiti chiusi in quel Labirinto… Allora doveva essere un’altra illusione, l’Inganno mancante, quello del suo futuro… Allora lei doveva saperlo affrontare…

Ma come affrontare quella paura?

Si accorse improvvisamente di avere le guance solcate dalle lacrime.

La verità era che non poteva nemmeno sostenere quel pensiero. Quello era un Inganno che non avrebbe saputo superare facilmente. Era troppo grande la paura di perderlo, era troppo orribile l’eventualità di non poter più guardare negli occhi il suo migliore amico…

E intanto l’immagine di Li si era avvicinata al portone e lo stava varcando senza bisogno di aprirlo, come un fantasma, pur essendo così maledettamente realistico

Sapeva che avrebbe dovuto lasciarlo andare, dirigersi invece all’altra porta: solo questo poteva significare il superamento di quel determinato Inganno, solo così avrebbe dimostrato di poter giungere alla meta… Ma no, no, non era così, perché questo equivaleva a rinunciare a Li, a lasciarlo andare, e non era questo che lei voleva…

Si lasciò cadere in ginocchio, prendendosi la testa tra le mani.

Dunque era quello ciò che desiderava? Seguire l’Inganno? Seguire il sogno di Li? Senza poter andare avanti da sola? Ma Eriol aveva detto espressamente che per poter giungere a se stessi occorreva superare tutto… Quindi lei non poteva in alcun modo pensare di dipendere da una paura futura, da un Inganno dell’Anima…

Cosa significava tutto questo? Cosa doveva fare?

I suoi singhiozzi disperati e confusi echeggiavano sotto il soffitto inesistente.

 

Sospirò. A quanto pareva, lei non era in grado di farcela da sola. Era un qualcosa di troppo vivo, troppo attuale, e troppo confuso nel suo giovane cuore. Lo aveva previsto.

Per riuscire a superarla, aveva bisogno di aiuto.

Era il momento di intervenire.

In vista della scelta che sarebbe dipesa unicamente da lei. L’unica scelta dell’Anima che avrebbe potuto cambiare il Futuro.

Si augurava che anche lui arrivasse presto.

 

Questa volta era diverso.

Non si trovava all’estremità di un bivio, ma in un salone il cui soffitto si affacciava direttamente sul cielo oscuro, immobile tra due porte immense, chiuse.

Era certo di non essere solo, là dentro.

Li si concentrò intensamente. C’erano almeno due presenze, nascoste in qualche angolo buio, da cui si irradiava una magia travolgente.

Riaprì gli occhi e il cuore quasi gli si fermò nel vederla.

La ragazza lo fissava con quei suoi occhi verdi, sconvolta, spaventata, silenziosa. Alle sue spalle poteva vedere il vago sorriso enigmatico del ragazzo pallido dai capelli scuri e gli occhi irrealmente neri e duri dietro le lenti.

Sakura.

Eriol.

Come potevano essere lì? Aveva finalmente ritrovato Sakura? Ma come mai era con lui? Cosa stava succedendo?

Poi, di colpo, ne ebbe la consapevolezza. Non era la realtà, non ancora; quello era solo un altro Inganno. Non aveva che da cercare di superarlo.

«Li…» Il bisbiglio dell’immagine di Sakura gli pervase le orecchie, il cervello e il cuore. La sua voce era così dolce, così vera… «Li, ho bisogno di te… Aiutami… Perché non vuoi aiutarmi?»

D’istinto fece un passo verso di lei – ma certo che voleva aiutarla – ma si trattenne, ripetendosi che quella non era la vera Sakura. In quel momento i suoi occhi si spostarono su Eriol, il cui sorriso ora gli appariva malevolo quanto quello che aveva scorto sulle labbra del falso Yuki.

«Tu l’hai lasciata, Li. L’hai lasciata sola. E guarda a cosa ha portato questo. Lei non può andare avanti da sola. Ha paura. Tu l’hai lasciata sola…»

Li vacillò come inebetito.

«No…», mormorò confusamente. «No, lei non può aver paura… Lei è più forte di me, ha più coraggio, non può aver bisogno di me… Lei…»

«Povero sciocco.» Eriol sogghignò più apertamente nella penombra. «Proprio non capisci cosa succederà, quando tu la lascerai? Allora guarda. Guarda, stupido ragazzo.»

L’adolescente dal colorito pallido si rivolse a quella che sembrava in tutto e per tutto essere Sakura e tese le braccia intorno al suo corpo, da dietro le sue spalle, fino a stringerla a sé. Immediatamente una smorfia di dolore increspò i bei lineamenti della ragazza, mentre le forze sembravano abbandonarla. Li capì all’istante. Eriol stava assorbendo le energie di Sakura.

Urlò, con l’impulso di gettarsi su di loro e distruggere quell’immagine illusoria…

Ma appunto, era illusoria, era solo un Inganno, non doveva dimenticarsene…

Ma allora, come sconfiggerla? Questa non era una semplice paura, o un semplice ricordo cui voltare le spalle: questa era un’eventualità da fronteggiare…

Fece ricorso a tutta la sua forza d’animo ed evocò di nuovo la Spada.

Forse questa volta il cuore e la testa non gli sarebbero bastati.

 

Benissimo. Anche lui stava fronteggiando il Futuro.

Mancava veramente poco al momento del loro incontro…

Ora poteva intervenire liberamente. Ma il suo intervento aveva solo una funzione esplicativa. Sarebbero stati unicamente loro a capirsi, a ritrovarsi, e a cambiarsi, se fosse stato necessario.

Accarezzò nuovamente lo scettro che teneva tra le mani, compose un altro simbolo nell’aria e si ritrovò nel cuore delle loro Anime. Ad un passo dal cuore di lei.

Perché era lei ad aver più bisogno di aiuto.

Era lei a non avere ancora capito tutto.

 

«Mia cara, dolce, piccola Sakura…»

Sollevò la testa, ma le lacrime le impedivano di vedere qualunque cosa. Tuttavia conosceva quella voce, e non aveva bisogno di vedere il suo viso per riconoscerlo. E ugualmente sapeva già che lui era vero, non era un Inganno.

«Ma che cosa vuoi da me?», esalò debolmente.

Attraverso il velo di pianto, vide che Eriol si chinava accanto a lei. Le sfiorò i capelli.

«Io non voglio nulla da te. Sei tu che devi trovare te stessa. Devi capirti…»

Sakura si asciugò gli occhi con un gesto rabbioso e si sottrasse al suo tocco.

«Ma è proprio questo il punto! Come ti aspetti che io capisca me stessa, se per farlo sono costretta ad accettare la partenza di Li? Io… Lui… Lui è il mio migliore amico… Non posso pensare di rinunciare a lui… Però devo farlo, non è così? Devo essere totalmente lucida e obiettiva per guardarmi dentro… Beh, mi dispiace, ma non credo di esserne in grado! Io non sono così forte, non sono niente, e senza di lui sono ancora meno…»

Eriol le sorrise e scosse lentamente la testa.

«Proprio non capisci che hai già le risposte…»

Lo guardò interdetta, ancora quasi accecata dalle lacrime.

«Che vuoi dire, adesso? Io non capisco… Tutto questo è troppo per me…»

«Allora, Sakura, lascia che ti spieghi. In questo Labirinto, come tu stessa hai indovinato, hai affrontato paure relative al tuo Passato, al tuo Presente e al tuo Futuro. Questi Inganni hanno la capacità di non farti vedere ciò che davvero vuoi. Io so cosa hai dentro. È stata dura vivere con il ricordo perduto di tua madre, è stato orribile il dubbio di ciò che ti lega a Yuki, ed è ancora più duro il pensiero di poter perdere l’amicizia di Li.»

Sakura deglutì un nuovo fiotto di lacrime, ma non distolse lo sguardo.

«Sei riuscita a superare Passato e Presente. Ora devi accettare il Futuro, o cambiarlo.»

«Ma come?», mormorò esasperata. «Come potrei cambiarlo?»

«In questo senso, cambiarlo equivale ad accettarlo. Devi superare la paura della perdita. Solo così avrai modificato il Futuro. Se non lo farai, ciò che ti aspetta sarà quello che hai vissuto vedendo l’Inganno di Li. Sarà solo dolore.» Eriol non sorrideva più. «E questo non farà del male solo a te…»

Sakura tacque, in attesa, con un orribile presentimento.

La reincarnazione di Clow Reed sospirò.

«Sakura, se non sarai in grado di superare le tue paure relative a Li, l’unione delle vostre Anime farà sì che anche lui soccomba ai suoi Inganni. Come te, non riuscirà a sottostarvi. Improvvisamente non avrà più la forza di lottare. Potrà solo subire. Fino a morirne.»

Silenzio.

Il cuore di Sakura saltò un battito, due, tre. Era come se non volesse battere mai più.

«Non… Non può essere. Non può succedere.»

«Succederà.» Eriol la fissò seriamente. «A meno che tu non decida consapevolmente di essere tu stessa a cedere alle tue paure. Dovresti offrirti in cambio di Li. Dovresti sacrificarti.»

Gelo.

La paura le attanagliò le viscere.

Era disposta ad un simile passo?

Come una serie infinita di immagini, mille ricordi le scorsero nella mente.

Li. I suoi occhi di quel caldo color marrone. I capelli castani perennemente arruffati. Quel suo sorriso timido, così raro. Il modo in cui le aveva detto che l’amava. La sua imminente partenza per Hong Kong. Il fatto che probabilmente solo il suo pensiero l’aveva portata fino a quel punto, aiutandola a superare le immagini di sua madre e di Yuki

E quei flash le fecero capire mille cose in un secondo, o una sola cosa in un’eternità…

Lui era molto di più che il suo migliore amico…

Non poteva sopportare di arrendersi e di lasciarlo cadere in balia dei suoi Inganni e delle sue paure più profonde.

Per un istante si chiese se quelle paure comprendessero lei, in un modo o nell’altro…

No. Non poteva pensarci. Non poteva nemmeno considerare l’eventualità.

Aveva fatto la sua scelta.

«Eriol… È mille volte meglio che sia io a perdermi. Perché ho capito la mia meta troppo tardi, ed è giusto che ora io non possa raggiungerla. È giusto che io non lo abbia indietro, lui che è la mia meta… Ma Li deve andare avanti. Lui ha avuto il coraggio di guardarsi dentro, ce l’ha avuto già quando ha deciso di dichiararmi i suoi sentimenti. Perciò lascia che si salvi. Fa’ in modo che io possa salvarlo. Forse è l’unica cosa che posso fare per lui. Perché… Perché lo amo…»

 

Li gridò mentre la lama della sua Spada si schiantava sul vortice di energia che ora circondava interamente le immagini di Sakura e di Eriol. Fu sbalzato indietro, cadde a braccia aperte, e l’arma gli scivolò dalle dita.

Non era questo il modo giusto.

Si rialzò, più deciso che mai, recuperando la Spada. In un modo o nell’altro, doveva fermare quell’Inganno, distruggerlo, liberarsene. Ma un pensiero insistente gli infondeva mille dubbi.

Sarebbe successo davvero questo, una volta che Sakura fosse rimasta sola? Una volta che lui fosse partito per Hong Kong, lei avrebbe dovuto affrontare Clow Reed senza il suo aiuto, e ne sarebbe stata sopraffatta?

Non poteva permetterlo.

Ma cosa poteva fare? Lui doveva convincersi che lei non correva nessun rischio; solo così avrebbe trovato la giusta razionalità per arrivare al centro del Labirinto, nel suo stesso cuore, e finalmente capirsi. Ma come? Come? Come, maledizione?

Si costrinse a respirare profondamente e a chiudere gli occhi. Svuotò la mente, anche se era difficile ignorare le grida dell’Inganno impersonante Sakura.

Quando riuscì a cadere in una sorta di oblio, si lasciò come fluttuare nel buio, sperando che la risposta arrivasse da sola. E quella arrivò sotto forma di un pensiero dolce, il pensiero di due occhi verdi e di una risata argentina, il pensiero dell’altra metà della sua Anima.

Se voleva essere forte, solo il pensiero di lei era in grado di aiutarlo.

E si aggrappò a quell’immagine onirica come ad un simulacro, un punto di forza, lasciandosi lentamente attirare verso la soluzione all’intrico nel suo cuore.

Era lei, solo lei la sua risposta. Era lei, solo lei il suo modo di vincere le paure. Solo lei.

All’improvviso fu come se una nuova forza gli scorresse nel corpo e nella Spada. Senza aprire gli occhi, brandì di nuovo l’arma con le due mani e si lanciò in avanti gridando, il pensiero sempre costantemente rivolto a Sakura, sua disperazione e suo modo di venirne fuori. Si aspettò l’impatto con la barriera intessuta intorno ai due Inganni…

Invece non accadde nulla.

Continuò semplicemente a correre, e quando si costrinse a riaprire gli occhi si accorse di essersi diretto, come guidato da un istinto sconosciuto e primordiale, verso uno dei due portali chiusi. Non era affatto solido come gli era sembrato; in un attimo lo superò, come con un ologramma, e si fermò ansante dall’altra parte della sala.

Riprese brevemente fiato, solo finché una nuova immagine non giunse a stravolgerlo. E questa volta sapeva che non si trattava di Inganni, questa volta no…

Al centro di una stanza uguale in tutto e per tutto a quella che aveva appena lasciato, si svolgeva una scena analoga a quella che aveva appena vissuto.

Eriol stava assorbendo la forza vitale di Sakura.

Li si ritrovò di nuovo a gridare. Ma questa volta, inaspettatamente, fu come se qualcosa di invisibile lo tenesse inchiodato al suo posto, impedendogli di scagliarsi contro la reale reincarnazione di Clow Reed.

Vide Eriol voltarsi a guardarlo, senza interrompere il flusso inspirante che lo legava a Sakura. Un lieve sorriso gli affiorò alle labbra.

«Finalmente sei arrivato», mormorò, udibilissimo nonostante la forza praticamente distruttiva della sua magia.

Ma Li lo udì appena. Guardò Sakura, immobile, investita dall’incantesimo di Eriol, con gli occhi chiusi, un’espressione di dolorosa accettazione sul volto. Era come se lei lo volesse… Ma era impossibile che potesse volere questo

E poi, improvvisamente come gli era apparso, finì.

Eriol svanì, al pari di uno degli Inganni che Li aveva incontrato finora. Sakura si lasciò scivolare lentamente in ginocchio, senza aprire gli occhi, ansimando, pallida come un fantasma.

«Sakura

Nello stesso istante in cui urlava il suo nome, la cappa di energia che sembrava lo avesse tenuto là inerme lo abbandonò, e Li scattò verso la ragazza, portandosi in ginocchio davanti a lei. Lasciando cadere la Spada, la prese delicatamente per le spalle.

«Sakura… Ti prego, apri gli occhi…»

La ragazza obbedì debolmente. Sollevò piano il viso, lo guardò e cercò di sorridere.

«Li… È bello… rivederti…»

E di colpo, guardando quel fievole sorriso, come era stato certo di mille altre cose da quando era entrato in quel maledetto Labirinto, Li fu ugualmente certo che sì, lei lo aveva davvero voluto.

«Perché?», mormorò lui, angosciato. «Perché hai fatto una cosa del genere?»

Sakura parve reprimere un brivido mentre prendeva fiato per rispondere. Parlare doveva costarle una fatica immensa.

«Perché… Perché ho capito qual era la mia meta. E l’ho capito tardi. Non sai quanto vorrei aver capito prima…» Si sforzò di sorridere più apertamente. «Hai… Hai visto? Le nostre strade si sono unite. Questo deve essere il… il cuore del Labirinto. Il punto in cui le nostre Anime diventano una.»

Li continuò a guardarla negli occhi, sentendo il familiare batticuore mescolarsi a una tristezza indicibile. Era consapevole di non poter fare nulla per alleviare la sua sofferenza. Provò l’impulso di stringerla a sé, di ripeterle quelle due parole che avevano rischiato di distruggere per sempre il loro legame… Ma non sarebbe servito, stavolta meno che mai…

«Li… Tu devi andare avanti… Non lasciarti sopraffare, non farlo mai… E… E pensami quando vorrai ricordare…»

Sakura chiuse di nuovo gli occhi e si accasciò lentamente, fino a fermarsi contro il suo petto. Li sollevò le braccia e la circondò, mentre cedeva al pianto.

Non ricordava di aver pianto da molto, molto tempo. Credeva di non poter mai più provare dolore, non più di quanto ne avesse già provato, soprattutto dal momento in cui aveva deciso di parlarle. Invece, fin da quando aveva rivisto gli occhi di suo padre, aveva già avuto modo di capire che il dolore c’era sempre, sempre più forte, sempre in grado di farlo piangere… E adesso, con il viso spento di Sakura contro la sua spalla, si ritrovò a soffrire come non mai.

E poi non sentì più quei lenti battiti di cuore sul petto…

Stordito, confuso, interdetto, Li adagiò Sakura sul freddo pavimento della sala. Le sfiorò una guancia, pallida, morbida, così come avrebbe voluto sfiorarla da sempre. Una lacrima cadde sul viso della ragazza, un’altra tra i suoi capelli.

Avrebbe dovuto saperle parlare prima. Ora ne sentiva il bisogno in modo insostenibile. Li ruppe il silenzio, pur sapendo che era troppo tardi per spiegarle ciò che aveva dentro.

«Avrei voluto che fosse tutto diverso, sai?» Abbassò il viso fino a sfiorarle la fronte con la sua, gli occhi serrati per sfuggire alla vista del suo viso così innaturalmente privo di vita. «Te ne vai senza darmi la possibilità di farti capire… Sei arrivata nella mia vita e mi hai stravolto… Un po’ mi hai anche fatto male… E adesso te ne vai senza davvero sapere quanto mi hai fatto battere forte il cuore… Perché non sono mai stato in grado di farti capire… Avrei voluto che fosse diverso…» Strinse i pugni, tenendo gli occhi ostinatamente chiusi. «Non doveva finire così. Non è giusto.» L’iniziale bisbiglio rotto dal pianto salì di tono. «Non è giusto…», ripeté con voce più alta, prima di rendersi conto che stava urlando. Sollevò il viso verso il cielo nero dell’oblio e gridò tutto il dolore che aveva dentro. «Non è giusto! Non è giusto!»

Per qualche istante, il suo urlo prolungato echeggiò nel Labirinto delle loro Anime.

Quando abbassò di nuovo gli occhi, vide a poca distanza da sé la sua Spada.

Ad un passo, c’era la possibilità di raggiungerla.

Era lei, solo lei la meta della sua Anima…

Fu un lampo. Li afferrò la Spada con entrambe le mani e se la puntò al petto…

Rimase immobile per un attimo, gli occhi alla lama che lo trapassava; poi scivolò lentamente in avanti, con la testa sulla spalla già più fredda di Sakura, mentre un manto gelido calava su di lui.

Buio.

Poi la luce.

 

«Congratulazioni, ragazzi.

«Vi siete ritrovati, e al contempo avete ritrovato voi stessi. Avete compreso le vostre mete, così intrecciate da essere una sola per entrambi, un’unica essenza come l’unione delle vostre Anime nell’infinità del Cosmo.

« Avete trovato il vostro scopo e avete imparato a comprendervi. Avete sconfitto gli Inganni dentro di voi e avete trovato la strada razionale per capire chi siete. Avete compiuto la vostra missione.

«So che è stato difficile. So che alcune cose resteranno al di fuori della vostra comprensione. Ma questo ora non importa, perché ora conoscete voi stessi.

«Sappiate sempre ritrovarvi; non importa dove, non importa quando, ma sappiate andare oltre ciò che credete sia vero e invece non lo è. Oltre gli Inganni.

«La vostra ultima sfida è conclusa. Siete pronti per il Futuro.

«È tempo di tornare indietro.»

 

Sakura aprì gli occhi e vide su di sé un cielo azzurro.

A poco a poco, sentì una brezza leggera sul viso, e l’aria scorrerle nei polmoni. Fu in quel momento che capì di essere viva.

Avvertì un movimento contro la sua spalla. Era Li. Il ragazzo sollevò il capo e la guardò. Il suo viso riluceva di tracce di lacrime, ma lo sguardo era lucente, vivo, piacevolmente incredulo… meraviglioso. Sakura si perse per un istante nel bruno caldo dei suoi occhi, prima di rendersi conto che i loro visi erano vicinissimi. Poi lo vide arrossire furiosamente, e a sua volta si sentì in vago imbarazzo.

«Sakura…», mormorò Li. «Sei… Siamo…»

Il ricordo la investì improvvisamente. Eriol, il Labirinto, sua madre, Yuki, l’Inganno finale… E ciò che aveva capito quando si era ritrovata nuda di fronte a se stessa, dilaniata dalle immagini delle sue paure, eppure finalmente senza più schermi.

Sakura sorrise vagamente mentre Li si sollevava da lei e restava seduto al suo fianco, ancora rosso in viso. Si alzò a sua volta a sedere, puntellandosi con le mani al suolo, e sentì qualcosa di morbido sotto le dita.

Quando si guardò intorno, si ritrovò nel cortile della scuola.

Era tornata indietro.

Era viva.

Era con lui.

Era il momento di essere sincera anche con lui.

Ora che lo era con se stessa.

 

Li si sfiorò il costato, in cerca di una ferita che sembrava non ci fosse mai stata.

L’ennesima magia di Clow Reed…?

Poi ricordò di aver sentito la voce di Eriol, appena prima di svegliarsi sulla spalla di Sakura.

«Avete compreso le vostre mete, così intrecciate da essere una sola per entrambi…»

«È per questo che siamo vivi?», mormorò tra sé e sé, a mezza voce.

Sakura lo sentì. Si voltò a guardarlo.

«Siamo? Ma… Tu non… Cos’è successo mentre…?»

Li alzò lo sguardo su di lei. Era ancora vicinissima, e i suoi occhi verdi lo trafiggevano. Si sentì arrossire di nuovo.

Mete intrecciate, un’unica meta per entrambi. Ma se la sua meta era lei… Qual era la meta di Sakura?

Come se gli avesse letto nel pensiero, la ragazza si fece improvvisamente seria.

«Li… Non so bene cosa sia successo oggi… Ma…» Piegò le gambe sotto il corpo per avvicinarglisi ulteriormente nell’erba del cortile scolastico. Li si sentiva evaporare per quella sua vicinanza. «Ti ho detto che ho capito tardi quale fosse la mia meta. Hai sentito le parole di Eriol

Perplesso, il ragazzo annuì. Smise del tutto di pensare o di chiedersi qualsiasi cosa quando lei gli prese le mani.

«Sei tu la mia meta…»

Sakura avvicinò il viso al suo, mandandolo letteralmente in ebollizione.

«Li, anch’io ti amo…»

E poi…

Poi fu il tutto.

Lo sguardo divenne sorriso e il sorriso divenne abbraccio e l’abbraccio divenne bacio… E il sogno divenne vero…

Quando Sakura si distaccò da lui, per Li fu davvero come svegliarsi da un incantesimo o da un sogno. Ma questo non era un Inganno. Questo era il Futuro.

«Non partire.»

Li la guardò senza parlare. Poi le rivolse un timido sorriso di accettazione. Come poteva fare qualcosa che lei non volesse? Lei era la sua meta… Era la sua Anima.

Sakura sorrise di rimando, imbarazzata ma raggiante.

«Forse è meglio che andiamo in classe.»

Si alzò prendendolo per mano.

Li la seguì, sentendosi leggero come non mai. I loro passi echeggiavano verso ciò che avevano trovato dietro desideri falsi e paure sconfitte. Verso un Futuro che avevano saputo cambiare. Insieme.

 

Sorrise. Un’ultima volta.

Alla fine ce l’avevano fatta. Sakura aveva dimostrato di possedere il controllo di se stessa. Li aveva trovato lo scopo che lo aveva mosso finora e che lo aveva tenuto sempre al fianco di lei.

Gli elementi delle Carte di Clow non avrebbero potuto essere in mani migliori.

Del resto, lui aveva sempre avuto fiducia in loro.

L’ultima prova era terminata. Non gli restava che affidar loro un ultimissimo compito, uno in cui lui non sarebbe più stato compreso. Vivere il Futuro.

Perché solo conoscendo se stessi si poteva vivere.

Mentre si lasciava sparire, rivolse loro un ultimo pensiero.

«Buona fortuna per sempre.»

   
 
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