Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Illunis    19/10/2013    1 recensioni
"Tutti possono sbagliare e in quel tutti vi sono racchiusi anche quelle poche persone che credi - credevi - immortali, perfetti, e sei tanto un bambino che guarda con sognante ammirazione un genitore, il fratello maggiore, con occhi cechi davanti alla loro umana capacità di sbagliare, d'essere in torto, di morire.
Ora, in una manciata di secondi, questa certezza su di lui si sta dissolvendo, perché infine la gravità ha vinto, i fili d'acciaio che sono le vostre ali l'hanno tradito e in un tuo frenetico respiro lo vedi cadere nell'abbraccio delle tumultuose acque del fiume, vostro compagno lungo il bosco che stavate attraversando.
Non è perfetto, il tuo caporale, non è perfetto e ora è in pericolo."
Au, uhm, particolare e Levi/Eren.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Titolo: Invictus

Capitolo: 2/2
Beta: nessuno *sniff* (si accettano candidature)

Fandom: Shingeki no Kyojin

Personaggi/Paring: Levi/Eren, qualcun’altro

Conteggio parole: 1434

Prompt: Classe Sirene + Ventose + Vuoto per il Genetics fest
Rating/Warning: Safe/Pg 13, Shonen-ai, Au

(vecchie) Note: Perché annegare la gente è molto divertente, sì. (Quella immaginaria, che sia ben chiaro, eh anche se certa plebaglia...) Ovviamente se non mi metto a scrivere giusto il giorno prima della scadenza non mi diverto \o/ quindi non è betata, di nuovo #LOLdadisperazione

P.S. L'ho riletta, ma so già che ci saranno la solita marea di errori di varia natura (ma prettamente grammaticale), però se aspettavo di avere un po' di tempo per cercare una beta sarebbe arrivato novembre. Dato che è la prima volta che ho un capitolo già bello che finito in poche settimane mi sembrava un peccato non aggiornare presto per una volta \o/

[prima parte]

Sono minuscole, tonde, aggraziate diresti se non si sviluppassero lungo le tue dita. Le schiacci delicatamente e il tatto ti racconta la loro morbidezza un po’ viscida - non è una novità, ormai sei tutto viscido - e l’inganno dietro la loro innocenza. Fatichi un bel po’ per staccarti le dita che avevi congiunto, entrambe dotate di ventose.

« Dovresti imparare a calmarti. » sussulti, la tua mente aveva accantonato l’immagine di Levi nella tua stanza, in piedi, vicino al letto su cui ti hanno trasportato (ti rifiuti di ricordarti come ti hanno portato nei sotterranei), e gli chiedi come è possibile restare calmi quando ti ritrovi in un corpo di pesce.

« È per questo che non riesci a ritornare umano, Eren. » incontri i suoi occhi e forse è la tua ammirazione o è veramente così, ti sembra che la pece che li disegna sappia la risposta ad ogni domanda.

Ti si è formata una piccola certezza nei momenti in cui Hanji impazziva ad analizzarti, Armir snocciolava possibili soluzioni e Mikasa ti abbracciava fino a stritolarti, colma di preoccupazione: ogni volta che il terrore minacciava di impossessarti ti bastava alzare lo sguardo, annegare nella silenziosa tempesta delle iridi di Levi e tutto ritornava semplice, facile.

Stai calmo, credi in noi.

« Cosa dovrei fare per ritornare umano… così… così non servo a niente… » in questo stato come potrò servire per riprendere il muro di Maria?

Ritorni sui tuoi palmi, con quelle piccole ventose contratte animate da una volontà propria, almeno è questo che credi; si stanno muovendo contrarie ai tuoi desideri, quasi come se fossero bramose di voler attaccarsi a qualcosa.

Le lettere della sua risposta t’arrivano da lontano, ovattata dalla vista di quelle piccole ventose, perciò non noti quanto il tuo caporale si sia avvicinato, percepisci solo la punta del suo piede conficcata nel tuo fianco.

« Smettila di fissarti, stupido moccioso. » lo fai, soprattutto perché il corpo ti ha ordinato di dare un po’ di conforto alla parte lesa, e ti sembra strano che non ti faccia poi così male, il caporale Levi è così forte…

« Ti ho detto di restare calmo o sbaglio? »

« Sì, l’ha detto, ma—» l’ultima sillaba te la devi ingoiare, Levi sta seguendo la sua personale teoria su come inculcare dei concetti e il suo piede ha preso dimora sulle squame del tuo fianco.

« Eren. Se ti ordino di stare calmo devi restare calmo, hai capito? » si è chinato su di te, pochi respiri vi separano, ti appiattisci contro la testiera del letto, perché… non te lo sai spiegare, il caos regna sovrano nella tua calotta cranica, e sei diventato un pesce, un maledetto pesce, e di dare un po’ di tempo alla tua ragione per fare un po’ di domande a quell’insensato sentimentale di cuore non ne vedevi l’utilità. Sono altre le prerogative, ti dicevi, cosa importa se il vuoto si impossessa della tua mente al percepire il fiato del caporale sulla pelle?

« Oi, rispondi. »

Lo stai per fare, lo vuoi fare, racimoli l’aria che andrà a vibrare le corde vocali, raccogli le parole nella mente, espiri, ma nessun suono lascia le tue labbra, solo il nulla accompagna il loro muoversi.

Respira sussurra la tua mente, ne hai bisogno per vivere, ma c’è qualcosa che te lo impedisce e sottili stiletti si ficcano lungo il collo ogni volta che tenti di cogliere dell’ossigeno, ti brucia la carne della gola, arsa, secca, anela acqua t’avverte l’istinto; la ragione ride delle sue parole, hai bisogno d’aria urla, a quale pro cercare dell’acqua?

Sei diviso dalle loro idee e il terrore, secondo dopo secondo, conquista la tua mente, artigli le braccia dell’uomo che sta pronunciando il tuo nome e cerchi sul suo viso un punto fermo nella tempesta, la soluzione a tutto. Ma il tuo caporale non è onnisciente, nessuno lo è, lui è freddo e risoluto, ha imparato a far scorrere la paura sulla sua pelle senza che questa gli si insinui nelle cellule, senza cedergli il controllo. Questa volta sarà più difficile non lasciarsi prendere, Levi, il nemico è immateriale, subdolo, non basta tagliarlo per sconfiggerlo e troppe vite hanno spirato sui tuoi occhi, troppe.

Eren non sarà una di queste.

Le tue labbra s’abbelliscono di blu - è la morte che te li dipinge, attenta ti aspetta impazientemente -, il rosa del tuo viso le sta seguendo e Levi si è chinato su di te, raccoglie con lo sguardo i possibili modi per strapparti dall’imminente destino (non è ferito, non è ostruito) e… le branchie.

Sottili ferite vermiglie incise lungo il collo, che ora si stanno contraendo, aprendosi e chiudendosi spasmodicamente, nervose vibrano quasi stessero richiamando dentro di sé un qualcosa.

Eren ora è un pesce.

Ricordarselo solo in questo momento è da stupidi, si sgrida il tuo caporale, ma le sue braccia sono veloci e forti, ti strappano dalle coltri che fra poco avrebbero accolto il tuo cadavere, determinate ti stringono al suo petto e al grande cuore che occulta dietro al suo impassibile viso, ti conducono fuori dalla stanza per adagiarti nella vasca, in bagno.

Accogli le prime gocce infrante sul tuo collo con un lungo e profondo ispiro.

Il getto della vasca-doccia non è pieno, per te sono gocce date al deserto, ma Levi ha tappato la ceramica, un sottile strato di acqua ti accarezza la coda e lentamente ti sommergerà. Quel poco d’ossigeno che filtri ti permette di sopravvivere, però il terrore non ti ha abbandonato e ti aggrappi all’uomo che ti sta strappando dall’incertezza dopo la vita.

Levi vorrebbe adagiarti sul fondo cosicché le tue assetate branchie inghiottirebbero di più, ma le tue mani sono rigide attorno ai suoi bracci e le ventose stanno risucchiando la sua pelle seguendo l’istinto di non lasciare la salvezza che ti sta strappando dal gelido vuoto che ti stava consumando.

Eren sussurra la sua voce mutata in una calda carezza sulla tua guancia, Eren sospira cercando il tuo sguardo annegato nella pece delle palpebre, hai poche forze per parlare, e per comandare alle mani di lasciarlo così come ti sta chiedendo; non sai da quanto tempo - forse da sempre - lui riesca a capirti solo guardando l’increspatura fra le sopracciglia o il brillare dei tuoi testardi occhi, però capisce che è il tuo corpo sordo alle sue richieste.

Smette di chiamarti - ti senti quasi perso senza la musica della sua voce - entra nella vasca e si abbassa con te.

L’acqua è gelida, il tuo viso brucia arso dai suoi palmi che lo raccolgono per sospingerlo nel lenzuolo d’acqua che ora lambisce metà del tuo corpo, il tuo respiro si è fatto più cheto, e la mente ha sospinto il nero baratro dell’orrore e la luce dell’intelletto ha ripreso a regnare.

Ispiri ed espiri, non sei mai stato più felice di fare una cosa così ovvia, e collimi i vostri sguardi.

È Levi, il tuo caporale, ma non è nemmeno lui.

Credevi che nulla avrebbe smosso il brillare delle tenebre delle sue iridi, nulla, tanto meno l’incertezza della tua vita. Lo sai perfettamente che sono stille d’acqua quelle che stanno rigando il suo viso, non lacrime, evitare però il nascere del prepotente desiderio d’abbracciarlo non poi, è un ordine dettato da una parte di te che non credevi possedere più e come tale poi solo obbedire.

L’abbracci e ti perdi nel tepore del suo corpo, lo stringi e lacrime di frustrazione lasciano le ciglia chiuse, vorresti sommergerlo di parole di ringraziamento, vorresti dirgli quanto l’ammiri, quanto ormai sia importante per te e quanto vorresti fare per lui; sai, dopotutto che ogni suo gesto è dettato dalla tua importanza strategica - l’unica speranza per l’umanità è ormai il tuo titolo - e forse lacrimi anche un po’ di tristezza per questa certezza.

Forse lo stai stringendo troppo forte, ora l’acqua è bollente sulla vostra pelle e l’aria è densa e calda. Dischiudi le palpebre e una fitta nebbia colma la stanza.

Una coltre di vapore vi abbraccia, lentamente si separa da voi, ma perdi interesse nell’osservarla appena poi vedere il suo viso e le lettere dell’ennesimo stupido moccioso disegnate dalla sua bocca.

« Non rifarlo mai più. » ogni sillaba è un respiro sul tuo viso, vorresti con tutto te stesso aver capito cosa intende, ma chiederesti troppo al tuo provato cervello e quel cosa che magari sarebbe stato meglio lasciarlo vagare fra le tue sinapsi l’hai formato con la lingua.

« Non » t’artiglia una guancia, stritolandola « trasformarti in un pesce mai più. » stai per rispondergli che non hai nessuna intenzione di ripetere l’esperienza, anzi vorresti evitare di trasformarti in qualsiasi cosa, ma le sue labbra accarezzano le tue ed ogni cosa, per quei istanti, perde ogni importanza.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Illunis