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Autore: A n g e l a    20/10/2013    1 recensioni
Al quarto anno di liceo Kurt Hummel aveva un ragazzo che non avrebbe mai nemmeno immaginato di avere.
Blaine era adorabile, fantastico, dolcissimo e un’altra marea di altre cosa ma-diamine, era anche arrapato da morire e lui, si lo amava, in una maniera che neanche avrebbe potuto ritenere possibile ma, no, il sesso no.
Sapeva che, però, avrebbero rotto per quello.
Gli avrebbe dato tutto, sul serio, ma non poteva, semplicemente.
Si sentiva sotto pressione e, avrebbe tanto voluto dirglielo, davvero, ma non ancora.
Si sentiva un po’ un bambino, infantile e sciocco perché l’unica cosa che si ripeteva era non posso e non ancora.
Sapeva che rimandare non avrebbe evitato l’inevitabile.
Oh, si perché Blaine l’avrebbe lasciato. Ne era sicuro.
Perché chi avrebbe voluto stare con uno scherzo della natura?
*
Ship: Kurtbastian, min. Klaine.
Friendship: Kurtcedes, Sebtana, Puckurt, Anderberry, Furt.
Avvertenze: BoyPussy!Kurt, angst, romantico, sentimentale
Personaggi: Sebastian Smythe, Kurt Hummel, un po’ tutti.
Note Autrice: La storia è deliberatamente ispirata a Welcome to my life dei Simple Plan come ogni capitolo sarà ispirato ad una canzone.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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                      Welcome to my life.

         2. Make Over, Christina Aguilera.



Kurt si accoccolò ancora più su stesso quando la suoneria del cellulare lo svegliò.
La sera prima i suoi occhi rossi e gonfi, i capelli scompigliati e la voce arrochita dal pianto erano stati evidentemente sufficienti a impietosire la madre di Mercedes che lo aveva fatto entrare e, senza dire una parola, gli aveva indicato le scale con un gesto secco.
Lui aveva annuito riconoscente ed era corso verso le scale salendole due a due, desideroso di essere stretto nell’abbraccio confortante della sua migliore amica.

Non che non considerasse Rachel una delle sue migliori amiche, lo era, ma, quando aveva deciso di dirlo a qualcuno, il peso di quel segreto troppo per stare sulle spalle di una sola persona,  l’aveva subito esclusa dalle opzioni.
Ovviamente le voleva bene, anche troppo considerando i suoi comportamenti, ma, ogni volta che ci pensava sentiva la voce di Santana nella sua testa che la chiamava Rachel bocca-larga Berry.
Il che non era esattamente rassicurante.
Adorava, letteralmente, Rachel ma non riusciva a fidarsi di lei per un segreto tanto importante.
Così, quando la sua scelta era caduta su Mercedes, era stato felice perché quella ragazza lo capiva come nessun’altro.
Però era stato un mese a prepararsi psicologicamente.
Il peso di tutto quel pensare e macchinare non aveva fatto altro che fargli venire mal di testa e far preoccupare i suoi amici.
Poi, un venerdì sera, Mercedes lo aveva incastrato in un pigiama party per farlo rilassare e farlo stare meglio: avevano guardato Twilight e mangiato popcorn, ‘Cedes si era lasciata fare le unghie e una maschera di bellezza e poi, troppo stanchi per rimanere in svegli, avevano spettegolato un po’ da sotto le coperte.
Ancora non si spiegava quando Mercedes lo aveva abbracciato mentre lui piangeva e lui le aveva raccontato ogni cosa tra un singhiozzo e l’altro.
La sua amica aveva annuito e poi lo aveva abbracciato sussurrandogli che era sempre il suo Kurt e che per lei non sarebbe cambiato assolutamente nulla.
Kurt, all’inizio, non le aveva creduto perché come poteva restare tutto uguale dopo una rivelazione  del genere?
Ma, ormai, dopo un anno, come poteva non credere ad un persona che lo aveva appoggiato sempre?
“Kurt, Kurties…” lo chiamava una voce femminile.
“Mh… ‘Cedes.” Rispose affondando di nuovo la testa nel cuscino.
“Sono le undici, alzati, su.” Lo spronò lei.
“Già le undici?” mormorò con la guancia schiacciata contro il cuscino.
“Mh, mh.”
Kurt aprì un solo occhio e sorrise alla sua migliore amica…e il cellulare squillò di nuovo.
Accadde in un nanosecondo: lo Scandals, lo Shirley Temple, Sebastian Smythe, la pista da ballo, Blaine e qualche birra di troppo, Sebastian Smythe che ghignava, quello che era successo in macchina, le lacrime, la testa contro il volante, Sebastian Smythe che ghignava –ancora?-, Sebastian Smythe che lo scherniva e la sua auto che andava a 80 km/h con un limite stradale di 60.

Aveva sul serio detto ‘Sebastian Smythe’  così tante volte in un solo pensiero?

Improvvisamente il suo sorriso si trasformò in una smorfia e ricadde con la testa sul cuscino.
Il sorriso di Mercedes si spense all’istante, sul suo viso e nei suoi occhi.
“Kurt, io…” era in evidente difficoltà.
“No, ‘Cedes non fa nulla. Sapevamo entrambi che sarebbe successo.”
La ragazza sospirò, poggiò il vassoio sul letto e “Su mangia qualcosa.” Disse indicando con la testa il vassoio.
“Io non-“ provò a dire.
“Oh, non provarci nemmeno Hummel. Tu non digiunerai.” 
Le sopracciglia corrucciate in un espressione arrabbiata fecero capire a Kurt che non l’avrebbe avuta vinta su questo.
Afferrò un biscotto e iniziò a mangiare.

 * * * * 

Due ore e una doccia dopo Kurt Hummel non aveva ancora avuto il coraggio di prendere in mano il cellulare.
Quando suonò per la quindicesima – o forse la ventesima? – volta sospirò frustrato sapendo che era una delle cose che non poteva evitare.
Prese il telefono dal comodino e rispose.
 “Oh, Dio-finalmente. Kurt, ciao. Io non ricordo cosa ho-“
Kurt sentì il cuore spezzarsi nel petto. 

Dio come poteva fargli una cosa del genere?

Deglutì un boccone amaro e “Tu potrai anche non ricordare…” iniziò piano, la voce bassa e un po’ roca, “ma io si, e non è tanto per quello che hai fatto ma per quello che hai detto. Non posso perdonarti.”
“Io, Kurt- non ricordo nemmeno quello che ho detto. Ti prego, Kurt.” Mormorò Blaine supplichevole e Kurt trattenne un singhiozzo.
“Ma io si, Blaine.” e non gli diede nemmeno il tempo di rispondere che “donnina frigida” sussurrò piano mentre le parole di Blaine che si ripetevano all'infinito nella sua testa, alla velocità della luce.
“Io- “ trattenne un singhiozzo più forte, le lacrime che scorrevano veloci e copiose, e scosse la testa, come se Blaine potesse vederlo “Mi dispiace Blaine.”
E chiuse la telefonata.
Il mondo gli crollò addosso.
Sentì Mercedes abbracciarlo e stendersi con lui sul letto.
L’ultima cosa che ricordava era di aver pensato era ‘Make Over, Christina Aguilera.’

   *** 
La domenica era passata in fretta e Kurt avrebbe tanto voluto anche solo un altro paio d'ore per riuscire ad entrare meglio nel personaggio.
Quando era entrato in aula canto non era affatto pronto allo sguardo scioccato dei suoi amici per le occhiaie spaventose e allo sguardo ferito, preoccupato e pieno di sensi di colpa di Blaine.

Non era pronto a cantare quella canzone.
Non era pronto a mentire spudoratamente in quel modo.
Ma doveva farlo. 
Per il bene suo e per quello di Blaine.
Perché Blaine doveva andare avanti, se lo meritava.
Così quando a metà della spiegazione sul tema della settimana interruppe il professore per chiedere di poter cantare una canzone nessuno ne rimase stupito e, anche se era dietro di lui, era riuscito a sentire Blaine che tratteneva il respiro.
Aveva fatto un respiro profondo e, partita la canzone aveva iniziato a cantare parole vere solo per metà, una storia un po' alterata.

Forse un po' più riferite alla sua condizione che alla sua storia con Blaine.

***

Sebastian Smythe aveva messo piede in una scuola pubblica senza vomitare.

Era stupito da se stesso.

Aveva preso due caffè al Lima Bean prima di andare al McKinley, uno per lui e uno per Blaine.
Quella sottospecie di cotta era alquanto irritante ma un bel culo è pur sempre un bel culo e quella sua ingenuità era eccitante.
Chiese a un paio di cheerleader quale fosse l'aula canto e loro tentarono di convincerlo a passare prima per i bagni per un giro con loro.
Declinando gentilmente - se, come no - l'offerta si diresse a passo spedito verso l'aula.
Si fermò sulla soglia: Mrs. Hummel stava cantando.

Feeling confined, like I'm being forced in 
My vision's blurry and I'm lost in regrets 
It's overload, and I'm out of control


'però, niente male.' si ritrovò a pensare.
Si poggiò con la spalla allo stipite della porta, i due caffè ancora in mano.
Certo la canzone non era delle più allegre.

So sick and tired of feeling so misused 

Taking me down with all your mental abuse 
I must say, gotta get you out of my head



Fece una smorfia.
'sentimentalista' non poté fare a meno di pensare.

Everybody's always trying to look me over (look me over) 

I just wanna live simple and free 
I just wanna get away 
Save it, all your bullshit, for another day 
I'm the only one who can rescue me from me 


Guardò il suo viso: gli occhi azzurri che guardavano Blaine erano spenti e lacrimosi, la postura rigida e le mani strette a pugno.

Pensò che Blaine doveva essere stato davvero uno stronzo se lo aveva fatto soffrire in quel modo.
Sentì un moto di rabbia salire a quel pensiero.
Inutile dire che lo represse subito, ignorandolo.

Leaving the house another quarter to five 

Slipped on my boots and I'm ready to ride 
And I feel so high, I feel so alive 

Let down my hair, feel the wind on my skin (wind on my skin) 
Crossing the water where my new life begins 
And I close my eyes and take it all in 


Ascoltò le ultime strofe battendo il piede sul pavimento a ritmo.
I don't need nobody trying to make me over (make me over) 
I just wanna live simple and free 
I just wanna get away 
Save it, all your bullshit, for another day 
I'm the only one who can rescue me from me 

I just wanna get away 
Save it, all your bullshit, for another day 
I'm the only one who can rescue me from me 

You wanna bring me down 
You wanna bring me down 
You wanna bring me down 
You wanna bring me down 


Quando la canzone finì vide Kurt uscire di fretta dalla classe.
Non fece in tempo a realizzarlo che il biondo sbattè contro di lui facendogli macchiare la camicia di caffè e non si girò nemmeno indietro a scusarsi.
Guardò la camicia bianca ormai da lavare.

Okay, Hummel, adesso è una questione personale.

Pensò di rincorrerlo ma, perché non giocare un pochino?
Ghignò e tornò alla sua auto dimenticandosi di Blaine e di quella cotta irritante.



N.d.A.
So benissimo di presentarmi con un ritardo colossale ma, questo capitolo non è stato il più facile da scrivere: troppo triste e troppo ‘di passaggio’ per essere scritto per bene.
Non che io scriva mai qualcosa per bene, in ogni caso.
Sono sicura che sia uno dei capitoli più deludenti che mai scriverò in vita mia.
Il prossimo mi sta già iniziando a girare in testa.
Ringrazio Edy Ferrone (Reno Lover) per l’aiuto con la scelta della canzone.
(Vi sembra un po’ eccessiva come testo per la situazione?)
Spero vi piaccia, lasciate una recensione piccina piccina?
Un bacio,
A.
  
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