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Autore: Hunterwolf    20/10/2013    1 recensioni
I demoni sono fantocci senza emozioni dove i loro bisogni sono guidati dall'istinto più primordiale che possa esistere ; non provano dolore o altre emozioni, non invecchiano anche se modificano il loro corpo per non insospettire gli umani, ma tutti i demoni prima di diventare oscuri, erano degli angeli troppo perfetti per poter stare nel paradiso, per questo Dio li scacciò, condannandoli ad essere dei contenitori di un'identità corrotta e sconosciuta.
Bramano le anime prave e corrompono quelle pure con le loro vili labbra e con le loro mani magnifiche, fanno tutto questo solo per istinto o per sensazione. Non hanno una morale solo un grande e macabro istinto seducente... non importa come vengono chiamati, loro si identificano solo in quello che sono...
Genere: Dark, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Crocodile, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Alcuni dicono che quando vedi un corvo volare in circolo da solo, vuol dire che molto probabilmente c’è un demone che vuole farti la festa, oppure indurti a farla a qualcuno che conosci.
Non lo fanno per dispetto o per istinto, ma semplicemente per pura ragione personale e per natura compresa…
Anche se un corvo vola da solo non vuol dire che non stia pensando più in grande, perché dovrebbe fare la festa a qualcuno che non ha nulla da offrirgli ?
I suoi piccoli occhi neri lucidi cercano senza sosta quelle anime che ormai non hanno più nulla da perdere, ma che hanno molto da offrire pur di rimanere in vita, gli esseri umani, anche se sono consapevoli di avere un’esistenza inutile, farebbero questo e di più, venderebbero l’anima al miglior diavolo pur di vivere.
La vita…
Così tante strade, ma così pochi che riescono ad attraversarle…
I pochi che riescono nel loro viaggio sono o molto coraggiosi o troppo deboli da andare da soli, quelle genere di persone, dai Demoni, vengono chiamate “anime prave”.
O meglio il loro nutrimento, quello per cui a volte sono disposti ad abbassarsi allo stesso livello degli umani…
I loro occhi sono dello stesso colore della luna eclissata di rosso.
Le loro vili labbra bramano le anime senza alcun sentimento.
Le loro mani macchiano la purezza degli innocenti e li conducono la dove non possono più scappare, al sicuro tra le loro ali da colomba con penne da corvo.
Bellissimi tiranni, agnelli famelici come lupi, animi corrotti in corpi angelici, questo sono i demoni.
Si dice che i corvi possano volare anche nei giorni di tempesta e durante l’inverno, si appostano sugli alberi ed attendono che qualche animale morente si accasci al suolo e si arrenda al suo destino.
Forse è proprio il destino che li guida alle loro vittime, un sottile filo rosso che li lega inesorabilmente un umano alla morte e nel momento in cui lo spezza questo si lega alle mani dei diavoli. E’ una sensazione simile al nascere, solamente al contrario…  proprio come piace ad un demone.
 
C’era una tempesta quella notte, la piaggia batteva violenta sul mare ed i tuoni intonavano una macabra e bellissima melodia di distruzione, un’atmosfera perfetta da una missione compiuta con successo.
La nave rollava con incoerenza sotto le onde, mentre i marinai cercavano di non farla capovolgere, tiravano le vele e stringevano con tutte le forze il timone ; assieme alla pioggia, sul ponte scorrevano sangue e sudore e si mescolavano in un intruglio senza senso, veniva calpestato nelle pozzanghere e poi si ributtava in mare.
Sotto coperta, indifferente al putiferio che c’era sul ponte, un nuovo membro degli Shichibukai stava guardando un libro seduto su una poltrona e con la luce delle candele spenta : il bagliore dei lampi si infiltravano attraverso il vetro dell’oblò nella sua cabina, illuminava le pagine dalle scritte piccole e gli concedeva la possibilità di tenere la luce spenta.
Tanto la teneva comunque spenta.
Christian era sempre stato capace di leggere al buio, fin da piccolo aveva allenato i suoi occhi all’oscurità ed adesso ne faceva pienamente parte, ne aveva sempre fatto parte.
Non ricordava il giorno della sua nascita, soltanto di essere venuto al mondo.
Non sapeva chi fosse suo padre o sua madre, ma sapeva di essere al mondo.
Non si domandava chi era.
Teneva gli occhi gialli fissi sulle pagine giallastre del libro, le gambe incrociate non si muovevano di un solo millimetro e teneva il libro con la mano sinistra ; non leggeva le parole e non gli interessava coglierne il significato, guardava solo la composizione delle lettere, erano così strane da vedere e formavano quasi un senso armonico della composizione della pagina.
Le ruvide pagine non gli facevano né caldo né freddo, non rappresentavano nulla per lui ; girando gli occhi verso il vetro dell’oblò, vedeva il suo volto riflettersi, i lineamenti decisi con gli occhi gialli, i capelli nerissimi ed una cicatrice che gli divideva la bella faccia lateralmente.
Chissà come s’era procurata quella ferita…
Lui non voleva ricordare come e perché.
Chiuse il manoscritto ed accese una candela con l’accendino, osservò la fiammella per qualche secondo, il fuoco luminoso che danzava ondeggiando e poi ci avvicinò l’indice destro ; percepì delle strane sensazioni, forse una specie di calore. Tolse il dito quando vide che il fumo della candela si faceva più scuro e guardò neutro : la carne si era bruciata lievemente e presentava un puntino nero al centro della pelle… c’era un lievissimo odore di qualcosa, carne arsa, ma lui non sentiva molto bene.
Si leccò l’incide e sentì sulla lingua la pelle ruvida dove era stata brucia, il sapore era pungente e salato forse anche amaro e dei piccolo spilli invisibili gli si conficcavano in quel preciso punto del dito tutti insieme, centinai e centinai.
Sorrise e si coprì gli occhi con la mano sinistra, era così strano essere al mondo, essere costretti a provare tutte quelle sensazioni degli umani e conviverci per migliaia di anni di fila, ogni giorno uno dopo l’altro ; quel suo corpo non invecchiava mai, anche se aveva l’aspetto di un uomo di venticinque anni, semplicemente faceva in modo che questo cambiasse per non far insospettire nessuno.
Il cuore non batteva.
I polmoni non avevano bisogno d’aria.
Gli occhi non necessitavano di luce.
Di scatto prese il libro e lo mise sopra la fiammella : all’inizio non successe nulla, ma poi la copertina cominciò a bruciare e poi scavò nelle pagine facendo un buco nero carbone nel mezzo. Il fuoco lo affascinava molto, forse perché non aveva inizio ma aveva l’attimo della vita e poi una lenta e consumata morte…
-Ma che diavolo stai facendo ?- chiese una voce alle sue spalle, un ragazzo di qualche anno in meno di lui dai capelli neri tirati all’indietro, portava una curiosa giacca rossa cucita assieme ad un mantello nero e gli occhi gialli da falco lo osservavano privi di emozioni.
-Nulla… stavo pensando.- rispose guadandolo, tenendo ancora tra le dita un pezzo di libro mezzo bruciato.
-Cerca di non mandare a fuoco tutta la nave.-
-Drakule Mihawk… ti sei presentato così l’altro giorno. Ha forse un significato ?-
-No. E’ solo un nome.-
La parola “nome” era fin troppo chiara a Christian, era quella cosa che ti identificava da tutte le altre persone e ti rendeva diverso, ma lui non si identificava per niente con la parola “Christian”… sentiva che non faceva parte di lui ed aveva deciso di non rivelarla a quello strano ragazzo che lo aveva reclutato per gli Shichibukai del governo mondiale.
-Sull’annuncio della tua taglia non c’era il nome.- osservò occhi di falco in tutta freddezza.
-No… infatti.-
-Allora come ti presenterai al governo mondiale ?-
Non ci aveva pensato da quando era partito, non aveva pensato ad un altro modo per identificarsi da tutti gli altri ; fino a quel giorno era stato sempre Christian e nulla di più, niente altro che un contenitore di identità oscura e corrotta che non provava sensazioni di nessun tipo e che non sapeva provarne.
Spostò gli occhi da Mihawk e li portò al pezzo di carta che aveva tra le dita, il bordo era completamente bruciato ma nel mezzo ancora giallastro c’era scritta una parola con la lettera maiuscola, una parola come le altre probabilmente scampata miracolosamente alle fiamme e perfettamente intatta.
Guardò il modo in cui era stata scritta quella parola, le curvature delle “c” e le linee dritte delle “l” e delle “d” ed infine la rotondezza delle altre lettere.
-Credo che mi presenterò come…- strinse nel pugno quel ultimo frammento di carta e lo fece diventare cenere. – Crocodile…-
-Crocodile ? Abbastanza strano.-
-Non credo che tu sia nella posizione per dire una cosa del genere.-
Improvvisamente si fece serio, si alzò dalla sedia e lo fissò  crudelmente con quei suoi glaciali occhi gialli.
Non si rivolsero più la parola fino all’arrivo a Marijoa la Terra Santa, e quando Crocodile la vide per la prima volta gli sembrò di ritornare nel suo passato… tutta quella luce abbagliante e tutto quel bianco sospeso praticamente tra le nuvole.
Era puro, incontaminato come neve appena caduta.
Una strana sensazione di disgusto gli partì dalla schiena e gli si conficcò brutalmente nelle spalle ; decise di vestisti con i colori più cupi che trovò.
Un pantalone nero ed una camicia carbone, poi si mise una strana cosa che gli umani si allacciavano attorno al collo, una cravatta però rosso cremisi ed infine un panciotto oscuro ; ai piedi si era messo degli stivali alti con fibbie laterali che gli coprivano tutta la gamba fino al tallone, li aveva sempre avuti.
Scendendo dalla nave, si sentì avvolgere da quella luce bianca ed accecante, si sentiva come osservato da tutti, da Mihawk che camminava davanti a lui con una lunga spada nera legata alla schiena, da i marines che stavano sull’attenti e dal sole stesso ; solo dentro la fortezza della Terra Santa si sentì meglio, tra il buio e l’ombra delle mura.
Occhi di falco lo portò in una sala dalle grandi finestre, troppo luminosa per entrambi e lo fece attendere.
-Non muoverti di qui.- disse con tono secco entrando in un’altra stanza e sbattendo la porta ; Crocodile si passò una mano tra i capelli, notò che si erano un po’ allungati dall’ultima volta che li aveva toccati ed ora gli arrivavano al collo. Se li spostò tutti all’indietro ma lasciando qualche ciuffo fuori posto e si osservò nelle piastrelle a specchio del pavimento. Quando rialzò lo sguardo, un tipo molto alto con una giacca di piume rosa lo stava guardando divertito, sulla fronte teneva degli occhiali da aviatore e sulla faccia aveva un fastidiosissimo sorriso e non gli si vedevano gli occhi a causa degli occhiali da sole che portava ; i suoi capelli erano più corti rispetto a quelli di Crocodile, biondi e scompigliati.
-Cos’hai da fissare ?- gli chiese Crocodile.
-Ci siamo già incontrati sai ?- rispose quello sempre più divertito.
-Davvero ?-
-Certo, a Rougue Town !! Qualche anno fa !!-
Tre anni prima, Christian si era ritrovato in una città dove aveva visto l’esecuzione di un uomo, era lì per caso ma le parole di quel condannato gli si erano conficcate nella mente e non c’era verso di dimenticarle. Era la prova inconfutabile che un’idea era il peggiore parassita che poteva esistere.
-Non ricordo di averti visto…-
-Strano !! Mi notano sempre tutti !! Io sono Donquijote Doflamingo, e tu ?-
-Crocodile… Crocodile e basta…-
-Scusa, hai il nome di un alligatore ?? Fufufufufufufufuu !!!!-
La sua risata era davvero fastidiosa, così tanto che Crocodile avrebbe potuto ucciderlo.
“Forse… era meglio… tenere… Christian…” pensò neutro, mai quello spilungone smise di ridere e rimbucò Mihawk con un altro uomo visto tutto di bianco e dai capelli neri a palla.
-Quindi, tu sei il pirata demoniaco senza nome…- disse quello avvicinandosi al nuovo Shichibukai, la faccia era contratta e gli occhi coperti da degli occhiali rotondi ; doveva essere un ufficiale di Marina.
-Come senza nome, alligatore ?? Non c’è l’avevi sulla taglia ??-
“Taglia…” pensò ancora, forse era quel foglio di carta con la sua immagine che diceva “vivo o morto”.
-Non m’interessano come mi chiamano, solo come m’identificano.-
-Ebbene, come posso chiamarti ?-
-Crocodile. Nulla di più.-
  
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