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Autore: sapphira    21/10/2013    2 recensioni
Una commistione di passato e futuro, un'interazione fra ieri e oggi per descrivere un amore che supera i limiti del tempo. Un ragazzo bello, perfetto, quasi troppo a parer di Eleonor, ma al quale lei non può dire di no. Al quale Eleonor perdona tutto, qualsiasi cosa. Lui. William.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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All’ora di filosofia seguì quella d’inglese, e poi la ricreazione. 
Non volevo sapere che effetto avrebbero avuto i suoi occhi sulle mie gambe, avendo visto quello che potevano sulla mia bocca. Scappai letteralmente fuori dalla classe, e sentendomi lo stomaco sottosopra, decisi che quello che mi ci voleva era un salto alle macchinette. Mi diressi decisa al corridoio del primo piano in cui queste si trovavano, salutando ogni qual volta un viso conosciuto e sorridente mi si presentasse. Conoscevo la maggior parte delle persone, per un motivo o per l’altro, così arrivata alla macchinetta decisi che una bottiglietta d’acqua oltre a una barretta al cioccolato non sarebbe stato male. Mi misi pazientemente in coda, dato che, come sempre, c’era una fila più lunga di del supermercato quando ci sono le offerte prendi due, paghi uno. Finalmente toccò a me. Presi ciò che mi serviva, ma nell’andare indietro, per far posto a quelli dopo di me, inciampai in una mattonella sollevata. Mattonella che non era mai stata sollevata! Non feci in tempo a stupirmi di questa novità che mi ritrovai a cadere all’indietro. Vidi decine di mani che accorrevano per aiutarmi, ma ne sentii solo due. Due mani forti che mi presero per i fianchi, mi tirarono su in un colpo e mi abbracciarono. Due mani nemiche, due mani calde e fredde. Due mani da brividi. Non volevo girarmi, non volevo vedere quegli occhi di nuovo, per di più stando fra le sue braccia. Chiusi forte gli occhi e ritrovai il mio baricentro. Presi le sue mani e con un immenso sforzo di volontà le staccai dal mio corpo. Che sorpresa scoprire che mi faceva male non sentirmele più addosso! Le sue mani erano un’ancora che mi sosteneva e staccarmene fu come perdere di nuovo l’equilibrio, ma non quello del corpo: quello della mente. Desideravo che quelle mani accarezzassero la mia pelle più di quanto necessitassi di respirare. Mi girai lentamente. Le sue labbra si mossero, ma non capii nulla di quello che diceva. Ah si, mi chiedeva come stavo… male, stavo malissimo ora che non potevo più sentire il calore che emanava.
“Sto benissimo grazie per avermi evitato una caduta” dissi fissandomi sulle sue labbra morbide. A quanto pareva erano meno destabilizzanti dei suoi occhi, che evitai accuratamente di guardare. 
“Sicura?- chiese con voce suadente, ma poi ricadde nello strafottente quando continuò- vuoi che ti tenga per il braccio e ti riaccompagni in classe?” 
Ormai potevo dire addio alle mie sinapsi, ma quando trenta secondi dopo, a scoppio ritardato, mi resi conto di quanto era stato impertinente, decisi di rispondergli a tono:
“Oh no grazie, non vorrei rovinarti la reputazione!”, gli dissi con un sorriso ironico. La sua faccia diventò strana, come se non si aspettasse che rispondessi con la stessa moneta, e quando vidi che stava aprendo la bocca per dire qualcosa (probabilmente per lanciarmi una serie di insulti!) mi girai e me ne andai, salutando sempre metà della popolazione studentesca e rassicurando tutti sul fatto che quella mezza caduta non mi era nuociuta affatto.
 A metà corridoio incontrai una mia cara amica, Lena, che cominciò subito con l’argomento peggiore con cui poteva cominciare:
“Senti Ele ma quel gran bel pezzo di manzo chi è??” Nonostante l’argomento spinoso non potei fare a meno di ridere: pezzo di manzo!!! Si, effettivamente Lena non aveva tutti i torti, ora che lo guardavo da lontano non era così male.
“È uno nuovo, tal William”, alto almeno uno e novanta;
“ed è in classe con me”, magro affusolato, ma con due spalle decisamente muscolose;
“e il nostro primo incontro è stato tremendo!”, ma proporzionato, con gambe lunghe e forti, tutti i muscoli del suo corpo erano in evidenza sotto i vestiti leggeri che l’autunno incombente ancora permetteva;
“è un assoluto strafottente”, e che viso da angelo! 
Lena scoppiò a ridere, e quando mi accorsi che avevo detto l’ultima frase a metà ringhiando e a metà facendo le fusa non mi trattenni più e una risata liberatoria mi scosse il petto.
“Qualcosa di divertente Moore?” e che voce! Profonda, calda, sensuale, ma aveva una lingua più velenosa di uno scorpione! Addirittura per cognome mi aveva chiamata!!  Mentre parlavo con Lena ci aveva raggiunte e ora ci fissava.
“Non mi presenti la tua amica?” disse tendendo una mano. Lena era già mezza propensa in avanti, ma io la presi per un braccio e la portai via, furente io e furente lei. 
Un giorno o l’altro l’avrei picchiato, se avesse continuato a provocarmi così apertamente. 
Oppure gli sarei saltata addosso.   

  
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