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Autore: aleyiah    23/10/2013    5 recensioni
Mi preparai a lungo quella sera e, mentre mi stavo spazzolando i capelli, Neptune mi raggiunse nel mio alloggio.
“Il mare mi racconta del tuo cuore in subbuglio, Pluto.”
Istintivamente abbassai lo sguardo e lei, con la sua grazia disumana, accarezzò la mia guancia sfilandomi la spazzola di mano.
“I tuoi capelli sono meravigliosi…” sussurrò delicatamente, mentre creava la crocchia con movimenti precisi, sulla sommità del mio capo.
“Il cuore ci mette spesso davanti a decisioni difficili, amica mia: devi scegliere se seguirlo o ascoltare la testa.
Guarda nel mio Specchio, Pluto e dimmi cosa vedi…”
Prima classificata al contest "Buon compleanno anime e manga!" di bakakitsune.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Endymion, Michiru/Milena, Serenity, Setsuna/Sidia | Coppie: Endymion/Serenity
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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NdA: Con questa storia ho cercato di dare una spiegazione all’atteggiamento freddo, distaccato e misterioso di Setsuna, facendo luce sul suo passato e mostrando il suo lato più sensibile ed ingenuo.
Tanjoobi omedetoo significa buon compleanno, in giapponese.
 
 
I personaggi citati nella mia storia appartengono a Naoko Takeuchi.
 
 
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Tanjoobi omedetoo
 
 
 
 
Ricordo ancora il sapore delle tue labbra, il profumo della tua pelle.
Mi perseguita da anni la memoria dei nostri incontri clandestini nei giardini del palazzo, al calare delle tenebre: avvolti dal profumo dei gelsomini in fiore e sdraiati su un letto di edera, ci scambiavamo carezze e baci, in quei pochi minuti rubati alla nostra vita, ai nostri doveri, alle nostre responsabilità.
 
Ero ancora una ragazzina quando ti vidi per la prima volta: bello come un Dio nella tua elegante divisa, mi osservavi con insistenza nell’immenso salone da ballo.
I tuoi occhi blu oltremare, così magnetici e gli scompigliati capelli corvini che incorniciavano i lineamenti perfetti del tuo viso, mi rendevano difficile non cercare una scusa per avvicinarti.
Percorrevi fiero il salone stretto alla tua giovane sposa, intrattenendo i dignitari di corte con la tua conversazione brillante, mentre la nostra sovrana ti osservava rapita, con gli occhi persi nell’oceano sconfinato dei tuoi.
Mentre vi osservavo immobile, la tua mano accarezzò il ventre di Serenity.
Mi voltai di scatto, vergognandomi dei pensieri che affollavano la mia mente e cercai dell’aria fresca, in giardino.
Percorsi lentamente il candido sentiero tracciato da sassolini bianchi, tra i roseti e le statue marmoree che sembravano osservarmi e disapprovarmi.
Non potevo innamorarmi del mio sovrano, non potevo commettere un simile torto alla mia regina, colei che ho solennemente promesso di proteggere a costo della mia stessa vita, il giorno in cui ho pronunciato il giuramento in occasione della mia investitura.
 
“I gelsomini hanno un profumo inebriante, non trovi?”
Restai immobile per un indefinito numero di minuti, mentre ti osservavo annusare i candidi fiori del giardino.
“La regina… dov’è?” Riuscii a chiederti con un filo di voce.
“È andata a letto, la gravidanza le sta togliendo molte energie.”
Proseguimmo in silenzio, percorrendo il sentiero finché arrivammo al gazebo, al centro esatto del parco.
Mi invitasti a sedere accanto a te, sui morbidi divani che sarebbero diventati il nostro piccolo nido d’amore, lontano da occhi indiscreti.
Ricordo perfettamente quella notte: ricordo che parlammo fino alle prime luci dell’alba e ti raccontai tutto di me: le paure che mi attanagliavano per l’enorme responsabilità che una Guerriera Sailor deve affrontare, la nostalgia di casa, i miei sogni e le mie speranze.
In una notte avevi sfogliato il mio essere come le pagine di un libro, ed era così naturale per me aprirmi senza alcuna paura, come mai prima.
Mi accarezzasti il viso, chiedendomi di rivederci.
Sapevo quanto fosse sbagliato.
Sapevo a quali rischi andavo incontro, ma accettai.
 
Ricordo i sorrisi e gli sguardi che ci scambiavamo quando ero di pattuglia al perimetro del palazzo: cercavo sempre di farmi assegnare l’area vicina alla biblioteca in cui passavi molto del tuo tempo.
Aspettavo solo che tu ti affacciassi, per perdermi anche solo per un istante nello sconfinato oceano dei tuoi occhi, e ricambiare i tuoi sguardi con un sorriso appena accennato ed un piccolo gesto della mano, per non destare sospetti nella mia compagna di guardia.
Riuscivamo a comunicare senza parole, noi due.
Ricordo il monito di Neptune, che accortasi di un nostro scambio di sorrisi durante una pattuglia di routine, mi sussurrò: “Spero che tu sappia quello che fai…”
Ho sempre saputo a cosa andavo incontro e ai rischi che avrei corso, ma ero disposta a tutto per stare con te anche solo un istante.
Mi bastava osservarti leggere, attraverso le enormi vetrate di cristallo.
Pochi giorni dopo, mi facesti recapitare un messaggio:
 
 
Al gazebo, a mezzanotte.
E.
 
 
Non ho mai sentito il mio cuore battere così forte, nemmeno durante gli estenuanti allenamenti dell’Accademia Militare.
Le mie mani tremavano mentre leggevo quelle parole, perché ebbi finalmente la conferma che mi desideravi quanto io desideravo te.
Mi preparai a lungo quella sera e, mentre mi stavo spazzolando i capelli, Neptune mi raggiunse nel mio alloggio.
“Il mare mi racconta del tuo cuore in subbuglio, Pluto.”
Istintivamente abbassai lo sguardo e lei, con la sua grazia disumana, accarezzò la mia guancia sfilandomi la spazzola di mano.
“I tuoi capelli sono meravigliosi…” sussurrò delicatamente, mentre creava la crocchia con movimenti precisi, sulla sommità del mio capo.
“Il cuore ci mette spesso davanti a decisioni difficili, amica mia: devi scegliere se seguirlo o ascoltare la testa.
Guarda nel mio Specchio, Pluto e dimmi cosa vedi…”
Mi porse il Deep Aqua Mirror ed io lo afferrai con timore.
Per qualche istante vidi solo la mia immagine riflessa, poi la superficie del talismano si oscurò, mostrandomi l’immagine di una lugubre porta chiusa, con una luce accecante che filtrava dal suo profilo.
Osservai Neptune, sperando che potesse aiutarmi a comprendere ciò che lo Specchio mi aveva mostrato, ma rispose laconica: “Il Talismano mostra le nostre paure, la nostra natura, talvolta il futuro: solo tu puoi trovare la risposta.”
Si congedò con un tenero abbraccio ed io rimasi sola nella mia stanza, con più timori di prima.
Il suono del grande orologio a pendolo della mia stanza mi riportò alla realtà: era scoccata la mezzanotte.
 
Mi precipitai nei giardini del palazzo, dimentica di ogni dubbio o timore e ti trovai li, seduto ad osservare il cielo stellato sul morbido divano sotto il gazebo.
Eri meraviglioso anche vestito semplicemente.
Mentre osservavo persa i tuoi meravigliosi occhi del colore delle acque più profonde illuminarsi del bagliore delle stelle, mi accorsi che sorridevi.
“Ridi di me?” Ti chiesi, ansimando per la corsa.
“Sei bellissima con quel rossore in volto…”
Abbassai lo sguardo imbarazzata e mi avvicinai a te, quando mi invitasti con un piccolo gesto della mano a prendere posto sul divano.
Quella fu la notte in cui tutto si fece reale: mi parlasti a lungo di te, delle tue passioni e del tuo senso del dovere quando, per porre fine alla guerra tra Terra e Luna, i due regni decisero di consolidare la momentanea tregua con un matrimonio tra i due futuri sovrani.
Mi parlasti di quanto dolce ed innamorata fosse la tua sposa e di quanto affetto nutrissi per lei.
Mi raccontasti della gioia che provasti quando scopristi che era in dolce attesa di una bambina e che, fino al giorno in cui i nostri sguardi si incrociarono per la prima volta, avessi creduto che quell’unione potesse davvero funzionare.
“Non pretendo nulla da te, Princess Pluto, solo… ho bisogno di liberare il mio cuore dal tumulto che lo sta dilaniando: mi rendo conto del rischio che ti ho fatto correre chiedendoti di raggiungermi e basta una sola parola e ti giuro che non ti cercherò più.”
Bastarono quelle parole per far scaturire in me quella scintilla di vita che non credevo di possedere.
Ti baciai.
Senza pensare, senza valutare, analizzare.
Le tue dita scivolarono tra i miei capelli e mi attirasti a te, regalandomi sensazioni che non credevo potessero esistere.
Il mio primo bacio.
Il mio primo, indimenticabile bacio.
 
Da quella magica notte, le mie giornate venivano scandite dai minuti che mi separavano dal nostro successivo incontro: la sveglia, i turni di guardia, gli addestramenti e le esercitazioni erano diventate azioni meccaniche che svolgevo con distacco poiché l’unica cosa a darmi una ragione di vita, eri tu.
Con il progredire della gravidanza della regina Serenity, i nostri incontri si diradarono, fino ad esaurirsi completamente.
Lei aveva bisogno di te, aveva bisogno di attenzioni e di sentirti vicino.
Lei aveva il diritto di volerti accanto a sé mentre io passavo le notti soffocando il mio pianto contro il cuscino.
Cercavo di convincermi che tu avessi preso la giusta decisione, che avevi dei voti da rispettare e una figlia in arrivo.
Continuavo a ripetermi queste esatte parole nella testa come un mantra, sperando che un giorno ci avrei creduto davvero.
Ciò che mi impediva di rassegnarmi era il non riuscire a spiegarmi il fatto che ti fossi staccato da me senza una parola, senza una spiegazione.
Avrei accettato qualsiasi cosa per saperti felice, Endymion.
 
Ogni notte sognavo di rientrare in camera e trovare a terra uno dei messaggi che solevi lasciare sotto la porta del mio alloggio.
Sognavo di raggiungerti sotto il nostro gazebo immerso nel verde e di annegare di nuovo nell’oceano sconfinato dei tuoi occhi.
Finalmente quel giorno arrivò: il piccolo biglietto in carta coriandolo che tanto ho sperato di tenere di nuovo tra le mani era proprio lì, a terra, davanti ai miei piedi e recitava il solito, conciso messaggio:
 
Al gazebo, a mezzanotte.
E.
 
Non esistevano parole per esprimere la mia gioia.
Finalmente avrei potuto chiederti perché ti fossi allontanato da me senza darmi una spiegazione, senza nemmeno un addio.
Diedi un rapido sguardo all’orologio: avevo solo una decina di minuti per raggiungerti, così mi misi a correre come un’ossessa per i candidi corridoi del palazzo, senza essermi tolta nemmeno la divisa.
Raggiunsi ansimante i giardini, ripresi fiato pochi secondi per poi riprendere la mia folle corsa lungo i candidi ciottoli del sentiero centrale che mi avrebbe condotto da te, dai tuoi occhi blu come l’oceano più profondo e sconfinato, dalle tue labbra soffici, dalle tue candide mani.
Potevo intravedere la sagoma del gazebo finemente intagliato circondato dai gelsomini ed una figura seduta ad attendermi, così utilizzai le ultime forze che mi erano rimaste per aumentare il ritmo della corsa: non volevo sprecare nemmeno un solo minuto delle briciole di tempo che potevo trascorrere con te.
 
Sudata ed esausta, alzai lo sguardo ma la figura che mi ritrovai di fronte non era quella che avevo tanto sognato di incontrare.
Si alzò di scatto e, uscendo dall’ombra del gazebo, la regina Serenity mi osservò silenziosa con evidente disprezzo nei grandi occhi cerulei.
Credo che il mio cuore abbia cessato di battere per un imprecisato numero di minuti: impossibile descrivere la mia sensazione in quel momento che parve non finire mai.
“Sai cosa significa svegliarsi nel cuore della notte e non trovare tuo marito a letto?”
Chinai il capo senza rispondere.
“Pensavi che non avrei colto i vostri sguardi?”
“Maestà io…” Sibilai.
“Hai tradito la tua regina e il tuo popolo.
Hai messo in pericolo la precaria pace che, dopo anni di contrasti, sono riuscita a stabilire tra Terra e Luna.
Hai quasi distrutto una famiglia e disonorato la divisa che ti ho assegnato.”
Potevo sentire le forze abbandonare il mio corpo, schiacciato dal peso del tradimento e della colpa.
“Maestà, farei qualsiasi cosa per rimediare al mio torto…”
Un sorriso soddisfatto apparve sul candido volto della mia regina.
“Sono una donna ragionevole e voglio concederti la possibilità di scegliere: puoi rinunciare al tuo dissennato amore per Endymion e continuare a servire il tuo Paese, oppure puoi perseverare nella tua follia ed essere causa di una nuova guerra tra Terra e Luna.”
Finalmente capii: il mio re aveva scelto il bene del suo popolo, rinunciando a me e così avrei fatto anch’io.
 
Mi inginocchiai di fronte alla mia regina, giurandole di servire il Regno Argentato fino alla fine dei miei giorni, per ripagarla del dolore e dell’onta di cui ero stata la causa.
Giurai che avrei vissuto unicamente per la mia missione, che non avrei avuto altro scopo nella vita se non servire e proteggere il mio popolo e la mia regina e che avrei passato ogni singolo giorno della mia esistenza a pentirmi dell’immane errore che avevo commesso.
 
Il giorno seguente ricevetti una comunicazione ufficiale di Sua Maestà:
 
Si comunica l’assegnazione dell’incarico di sorveglianza delle Porte del Tempo.
La missione avrà inizio domani, 29 ottobre, alle ore 06:00 a seguito della consegna delle chiavi.
 
Esilio.
Questa era la pena da scontare per l’enorme, imperdonabile errore che avevo commesso: un’eternità di solitudine che avrebbe avuto inizio proprio nel giorno del mio compleanno.
Finalmente compresi che il criptico messaggio che il Deep Aqua Mirror mi aveva mostrato, altro non era che il mio futuro.
Non ebbi nemmeno la possibilità di dirti addio, di specchiarmi per l’ultima volta nell’oceano senza fine dei tuoi occhi, per i quali avrei dato la vita.
 
Oggi è il 29 ottobre.
Un altro anno è passato e, come di consueto, questa ricorrenza non rappresenta per me un giorno di festa.
L’unico modo per sopravvivere è sperare che, un giorno, io possa essere ritenuta di nuovo degna di rispetto e che mi venga quindi accordato il permesso di tornare a Crystal City.
Ogni anno, in questo giorno, rinnovo la mia promessa: se Sua Maestà mi accorderà il suo perdono non permetterò mai più alle emozioni di sopraffarmi.
Fredda come il ghiaccio, sarò impenetrabile a qualsiasi tentazione o distrazione e mai più avrò cedimenti.
Giuro che la mia missione verrà sopra ogni cosa e proteggere il Regno Argentato sarà la mia unica ragione di vita.
 
 
 
 
 
  
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