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Autore: Ailis_    26/10/2013    1 recensioni
Julya Peskov non era certo prevista nella vita di Stefan.
Eppure quando lei ritorna, la sua presenza è come un uragano nella vita di Stefan.
Julya nasconde un segreto, qualcosa che ha dominato la sua vita per secoli e che ora è talmente vicino da non poterselo lasciare sfuggire.
Il rapporto con Stefan si è incrinato tanto tempo prima, ma lei ha bisogno di lui per la sua ricerca. E quando lui deciderà di aiutarla, Julya scoprirà di provare qualcosa di più della semplice amicizia.
Ma è davvero così? Riuscirà Julya ha trovare ciò che ha cercato per tutta la vita? E perché ne ha così bisogno?
Quando pensano di avercela fatta, ogni certezza crolla e il suo mondo verrà sconvolto. All'orizzonte, comparirà una vecchia conoscenza, qualcuno in grado di riportare a galla qualcosa che Julya pensava di aver dimenticato, un amore che ha segnato la sua vita e il suo cuore, indimenticabile ed eterno. Cosa succederà? Saprà dare retta al proprio cuore ed essere felice?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kol Mikaelson, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Andai a cercare l'amore e mi persi'
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And all I want is the taste that your lips allow

And all I want is the taste that your lips allow



Give a little time to me
We’ll burn this out
We’ll play hide and seek
To turn this around
And all I want is the taste
That your lips allow

Give me love- Ed Sheeredan





Julya non credeva che sarebbe riuscita a riposare quella notte, invece si era addormentata appena aveva posato la testa sul cuscino.

Forse era stata la doccia calda ad allentare un po' di tensione e a sgombrarle un poco la mente, abbastanza da permetterle di scivolare in un sonno senza incubi.

Si risvegliò solo quando un raggio di sole si intrufolò tra le tende tirate malamente e le colpì il viso.

Mugugnò indispettita e si infilò sotto le coperte, laddove neanche la luce avrebbe potuto disturbarla.

Il suo letto era talmente caldo e accogliente, così protettivo, che per un momento dimenticò tutto e scivolò in una sorta di dormiveglia rilassato.

Poi però le ritornò tutto alla mente: il Graal, il fallimento, suo fratello, Kol.

Provò ancora a nascondersi sotto le coperte come quando era ancora umana e cercava di proteggersi dai mostri cattivi, ma stavolta loro erano dentro di lei e una coperta non li avrebbe fermati.

Con un sospiro tremulo ripensò a lui e allo sguardo che gli aveva visto negli occhi.

Chissà cosa aveva pensato quando era schizzata fuori di casa come se avesse la morte alle calcagna.

Probabilmente credeva che lei non lo amasse più, che non le importasse nulla di lui ora.

Ma non era così e forse un giorno sarebbe riuscita a farglielo capire di nuovo.

Prima doveva prendersi cura di se stessa.

Sentì suonare il campanello, ma lo ignorò. Dopotutto, c'erano Stefan e Damon da qualche parte, svegli e pimpanti, che potevano benissimo andare ad aprire.

Ma il campanello suonò ancora dopo pochi minuti e Julya si mise a sedere analizzando bene la casa intorno a lei.

Era silenziosa, pacifica. Questo poteva voler dire solo una cosa: Stefan e Damon non erano in casa.

Peccato, non vedeva l'ora di far scontare a Stefan il suo pernottamento nella cella.

Per un attimo vagheggiò sui mille modi in cui avrebbe potuto fargliela pagare. Stava giusto immaginando una piccola e innocua tortura che aveva imparato in Giappone tanti anni prima quando il campanello suonò ancora e allora si decise a scendere.

Scivolò fuori dal letto con suo enorme rammarico, ripromettendosi di tornarci al più presto e di godersi la mattinata tra le coperte, magari con un bel libro.

Il suo disappunto fu enorme quando vide che alla porta non c'era nessuno.

Stava quasi per richiudersela alle spalle con un colpo secco quando vide che, posato sullo zerbino, c'era una busta con il suo nome scritto in splendida grafia.

Mentre chiudeva la porta la soppesò tenendola tra due dita, guardando la fattura elegante e sentendo ancora un vago sentore di inchiostro fresco e carta nuova, unito a un appena accennato profumo di ceralacca.

Unì gli indizi e non fu difficile capire chi potesse mandare un biglietto così raffinato, ma solo quando ruppe il sigillo – stando attenta perché era davvero un bel sigillo, come non se ne vedevano più- ebbe la conferma delle proprie supposizioni.

Vi preghiamo di unirvi alla famiglia Mikaelson per balli e festeggiamenti stasera alle 7 p.m.

Scoppiò a ridere senza riuscire a trattenersi e si disse che quello era esattamente il genere di cosa che si aspettava facessero.

Lo girò e si trovò a fissare una nota scritta a mano da una calligrafia che le fece improvvisamente venire le farfalle allo stomaco.

Sarò davvero felice solo quando ti avrò stretta a me per il primo ballo- Kol.

Sorrise, anche a dispetto del fatto che avrebbe dovuto rimanere impassibile. Accarezzò le parole e immaginò che dovesse aver fatto un gesto simile anche lui.

Fu un po' come se potesse avere un po' del contatto che si era negata la sera prima e che non si sarebbe concessa neanche quella sera.

Non sarebbe andata al ballo.

La sua forza di volontà poteva essere lodata da tutti e considerata invincibile, ma nessuno sapeva il fascino che avessero su di lei le tentazioni e Kol era decisamente la più attraente.

Immaginò il suo sorriso sfacciato, i suoi occhi ardenti e il suo modo di fare affascinante e sexy. Il desiderio e – inevitabile e innegabile- l'amore si accesero in lei, ma cercò di negarlo a se stessa con una determinazione quasi ammirevole.

Doveva uscire e occupare la giornata o sarebbe impazzita.

A velocità vampiresca si versò una tazza di caffè – il migliore che casa Salvatore potesse fornire- e salì le scale altrettanto in fretta.

L'intenzione era quella di farsi una bella doccia tonificante, vestirsi e andare fuori. Il Grill, decise, quando vide il messaggio di Caroline con cui la avvisava che lei ed Elena erano lì e la aspettavano.


Le trovò entrambe sedute al tavolo intente a parlottare fitto fitto e a guardare chissà cosa.

Si lasciò scivolare tra le due.

Che cosa stiamo fissando?” domandò con lo stesso tono da cospiratrice con cui parlavano Elena e Caroline.

La prima sobbalzò, mentre l'altra le dedicò appena un'occhiata e un cenno del capo.

Rebekah ha appena invitato Matt al ballo di stasera. Sarà a casa Mikaelson”

Lo so”

Due paia di occhi schizzarono verso di lei e la fissarono, una con sorpresa, l'altra con curiosità.

Come fai a saperlo?”le domandò Elena.

Julya si prese tutto il tempo per ordinare da bere prima di decidere se fosse il caso di rivelare anche a lei la verità.

Dopotutto, Elena aveva già dimostrato di essere dalla sua parte e lei non vedeva l'ora di sfogarsi e trovare sollievo da ciò che la angustiava.

Ho ricevuto anche io l'invito” ammise sorseggiando il suo bicchiere di spremuta fresca.

Non ti offendere, ma perché? Non sapevo che tu avessi qualche collegamento con gli Originali”

Più di quanti tu non immagini” ridacchiò Caroline voltandosi verso Julya con un'espressione e un sorriso luminosissimi, ma decisamente poco rassicuranti.

Elena e Caroline la guardarono e Julya si chiese se non dovesse iniziare ad avere paura. Non era un'esperta, ma da quegli sguardi capiva che stava arrivando uno di quei momenti di confidenze tra ragazze che ricordava appena di aver mai vissuto.

Forse nella sua vita da umana, ma era un ricordo vago e sfuocato, impossibile da collocare.

Decise di fingere di non capire, anche se doveva immaginare che non avrebbe funzionato. Elena e Caroline volevano sapere e non si sarebbero accontentate fino a quando non avessero raggiunto il loro scopo.

Che c'è?”

Ieri sera te la sei cavata con due parole, ma oggi è un altro giorno e voglio i dettagli” intimò Caroline e Julya fu costretta a posare il bicchiere con l'aria del condannato a morte.

E non c'è nessuna possibilità di evitare questa conversazione, vero?”

Neanche mezza” confermò la bionda.

E va bene” si arrese Julya.

Tu, Elena, non lo sai, ma è stato Kol a crearmi. Avevo diciotto anni e stavo morendo di febbre gialla in Egitto, ma saltiamo la parte strappalacrime e veniamo al punto. Come da copione di ogni pessima commedia romantica, mi sono innamorata di lui e quando Klaus gli ha conficcato il pugnale nel cuore...” lasciò un attimo la frase in sospeso e il suo sguardo si fermò su un punto a caso del tavolo “non è stato per niente facile. Ho lasciato che ogni ricordo che avevo di lui se ne andasse perché, forse, così sarei stata bene. E poi ho iniziato a cercare il Graal, forse nella speranza che avere un obiettivo così grande potesse non farmi pensare. E ha funzionato, per cento anni”

Stai dicendo che hai cercato il Graal solo per questo?”

No. Mi sono espressa male” si corresse “ho iniziato la mia ricerca quando mio fratello è morto, sapendo che era l'unica cosa che potesse ridarmelo. Ma forse se non fossi stata sola, avrei trovato il coraggio di lasciare andare mio fratello nel 1911. In realtà, è tutto molto complicato e melodrammatico” notò con un sopracciglio sollevato e un'espressione di vago disappunto.

Benvenuta nel club. Parli con la presidentesse delle situazioni complicate” scherzò Elena e Julya dovette ammettere che, tra tutte e tre, nessuna aveva alle spalle un periodo facile né davanti a loro se ne prospettava uno.

Che ne era stato del periodo in cui era felice e contenta e vagava per l'Europa senza un pensiero al mondo che non fosse arte, bellezza e cose felici e facili? Aveva la sensazione che non sarebbe tornato tanto presto.

Vorresti rivedere Kol?”

Non vedo l'ora” ammise “ma non lo farò. E' un momento delicato per me e sto iniziando adesso a sentirmi diversa. Non so se va meglio o meno, ma qualcosa sta cambiando e voglio capire in che modo prima di avvicinarmi di nuovo a una persona che ha sempre avuto il potere di sconvolgermi, in bene o male che sia” confessò con sguardo risoluto.

Questo potrebbe essere un problema” constatò Caroline, ma prima che Julya potesse protestate intervenne Elena.

Stasera c'è il ballo”

A quel punto la ragazza capì e scosse il capo con energia “Non ci pensate neanche! Io non verrò”

Se saremo insieme, saremo più forti. Abbiamo bisogno di essere unite” la incitò Caroline “Ci sarà Matt e noi possiamo difenderci, ma lui no”

Andiamo, Julya” la spronò ancora Elena dando man forte all'amica “dimmi che non vedi l'ora di indossare un bel abito e fare la tua comparsa abbagliando i presenti, per poi ballare con Kol”

Julya le dedicò l'occhiata più truce del suo repertorio, ma non riuscì a impedirsi di immaginare la scena che, con tanta maestria, Elena le aveva suggerito.

Le parve quasi di riuscire a vedere i capelli che danzavano a ogni passo, le dita che sfioravano bicchieri di pregiato champagne e l'abito che ondeggiava durante le danze; sentiva le dita di Kol sulla schiena nuda e lo vedeva sorridere come a dirle che sapeva che non avrebbe resistito e lui aveva ragione, dannazione!, lei non poteva.

Dannazione” imprecò puntando un dito contro Elena e mulinando la chioma castana “io ti odio, lo sai?”

Lei sorrise “Stasera alle sette”



*


Kol si era appena lasciato alle spalle Damon Salvatore e il sindaco Lockwood.

La festa si sarebbe rivelata un vero successo e, se tutto fosse andato bene, avrebbe anche rimediato il sangue di qualche bella ragazza. Ne aveva già adocchiate alcune con un profumo delizioso.

Si chiedeva se Julya avrebbe accettato il suo invito.

La conosceva e avrebbe giurato che non sarebbe venuta, non dopo aver visto la sua reazione la sera prima.

Ciò nonostante, era sicuro che lei lo avrebbe sorpreso: lo faceva sempre.

Era la parte più bella di lei, la capacità di stupirlo proprio quando pensava di sapere come avrebbe agito.

Ma lei era così, imprevedibile perché faceva ciò che le diceva il cuore, affascinante e con uno sguardo così intenso da fargli venire i brividi.

Non si aspettava la reazione della sera prima, ma sapeva che lei era felice di vederlo, anche se era fuggita via.

Aveva visto nei suoi occhi la felicità attraverso il velo di lacrime, non poteva sbagliarsi: forse non sapeva prevedere quale decisione avrebbe preso, ma conosceva le sue espressioni.

Vagò un po' tra gli ospiti, stringendo e baciando mani, sfoderando il suo sorriso affascinante.

Una ragazza che aveva salutato poco prima gli sorrise dall'altra parte della stanza e Kol ricambiò senza farsi pregare, ammiccando appena.

Vedo che certe abitudini sono dure a morire” lo prese in giro bonariamente Rebekah comparendo come per magia al suo fianco.

Era bellissima nel suo abito verde ed era sicuro che più di un ragazzo in sala avrebbe fatto carte false per essere il suo cavaliere, quella sera.

Che vuoi che ti dica. Sono in astinenza da più di cento anni”

Rebekah sorrise appena e sorseggiò il suo fluté di champagne prima di parlare “A proposito, chi era la ragazza di ieri sera?”

Julya”

Una delle vampire che hai creato? Un altro passatempo?” gli domandò con una punta di divertimento, come se la facesse ridere la prospettiva di un essere umano trasformato per essere un giocattolo.

Kol stava per rispondere quando il suo sguardo cadde per caso sull'ingresso e ammutolì.

C'era solo la musica – una canzone lenta e sensuale, perfetta per l'ingresso di una silfide come Julya- e lei.

Lei, bellissima con quel vestito rosa, con quei boccoli bruni negligentemente appoggiati di lato, con quel sorriso tentatore, con i suoi meravigliosi occhi scuri contornati da ciglia lunghe e altrettanto scure.

Quella sera non c'era niente di tenue in lei, forse solo il colore del vestito.

Perse per un attimo il suo solito sorriso e la sua mente fu riempita solo dall'immagine di lei, dalla sua bellezza bruna e dal profumo che lo raggiungeva anche da lì.

Era sempre lo stesso: rose e mirra, vaniglia nera e un vago alone del profumo delle orchidee. Deliziosa.

Lasciò Rebekah di punto in bianco e attraversò la folla senza badare ad altro che a Julya, seguendo con lo sguardo i suoi movimenti per non perderla di vista.

La raggiunse proprio mentre si sporgeva appena oltre il piano bar per chiedere un martini.

Sempre anticonformista, a quanto pare”

Julya sobbalzò e lo guardò con una strana espressione, un mix di timore e desiderio, come se stesse facendo violenza su se stessa per non fare qualcosa che bramava ardentemente.

Le prese una mano e la baciò, indugiando con le labbra un po' più del necessario e sentendola fremere per quel contatto.

Le vecchie abitudini sono dure a morire” ammise lasciandosi andare a un mezzo sorriso.

Julya si chiese se avrebbe tirato in ballo quello che era successo la sera prima.

Non era sicura di volerne parlare. Visto che Caroline ed Elena l'avevano praticamente costretta a presentarsi al ballo, sperava almeno di potersi divertire senza troppi pensieri.

Ci fu un momento di silenzio in cui Kol si avvicinò appena. Tra loro c'era una distanza di poco inferiore a quella che ci sarebbe stata tra due amici, ma Julya sentì il suo spazio vitale violato.

Le parve che la presenza di Kol la sovrastasse e, con disappunto, si accorse che andava bene così e che sarebbe rimasta tutta la sera in quella sorta di mondo privato.

Sei bellissima stasera”

Anche tu non sei male”

Kol ammiccò “Faccio quel che posso con i doni che madre natura mi ha dato, sweetie

Julya lo guardò un momento, poi rise.

Non la risata stiracchiata che aveva sfoderato in quei giorno o il pallido sorriso che aveva rifilato a chiunque, ma la prima vera risata da settimane.

Sono passati tanti anni e ancora mi chiami così?” lo prese in giro e il ghiaccio che aveva sentito tra loro fino a poco prima scomparve.

Lui la chiamava sempre così, con una dolcezza e una tenerezza capaci di farla sciogliere.

Come dovrei chiamarti?”

In nessun altro modo, credo. Mi piace” ammise sinceramente sorseggiando l'ultimo goccio di martini e posando il bicchiere.

Si avvicinò ancora di un passo e l'atmosfera intorno a loro si fece elettrica. Erano ancora nel loro mondo perfetto, uno in cui non c'era dolore e le cose era facili e belle, ma un fuoco sottile si intromise e serpeggiò lungo la schiena di Julya.

La sua vicinanza aveva lo stesso effetto di una scarica di adrenalina e la capacità di farla tendere all'inverosimile.

Ma sapeva anche per esperienza che a una sua carezza si sarebbe sciolta come neve al sole e se l'avesse baciata in quel momento non avrebbe saputo impedirglielo.

Non avrei smesso di farlo comunque” sussurrò spingendosi un po' in avanti con il viso “riservami il primo ballo”

Le accarezzò appena la guancia e il collo. Un tintinnio giunse ovattato alle sue orecchie, ma era così presa da Kol che non capì subito cosa fosse.

A tra poco” le sussurrò ancora e poi raggiunse i suoi fratelli.

Julya non riuscì ad ascoltare le parole di Elijah. Sentiva che diceva qualcosa, ma il suo discorso attraverso la sua mente come un'onda e se ne andò senza lasciare traccia, lasciandola a chiedersi cosa diavolo avesse detto.

Ma era ancora nel suo mondo felice e non le importava di non riuscire a capire cosa la gente dicesse.

Per una sera poteva permettersi di essere felice, contenta e possibilmente poco sobria.

La comparsa di Stefan intaccò la bolla perfetta che si era creata con l'arrivo di Kol e la riportò alla realtà.

Il fatto che tu sia qui ha per caso qualcosa a che fare con la cosa, qualunque essa sia, che ti lega a un Originale?” le domandò con un mezzo sorriso e sorseggiando champagne.

Potrebbe. E il fatto che tu sia qui ha per caso a che fare con l'incontro di Elena ed Esther?”

Mi spieghi come fai a sapere sempre tutto?”

Chiamalo intuito o udito vampiresco” lo prese in giro con una sana dose di sarcasmo rubandogli il bicchiere di champagne dalle dita e sorseggiandolo lentamente.

Giusto. Quindi cosa pensi di fare? Tornare dal tuo amante originale?”

Sinceramente, per ora i miei piani non si spingono oltre il presente. Detto questo, ti suggerisco di non preoccuparti per me e pensare a Elena. E con questo, vado. Ho promesso il primo ballo al mio amante originale” lo scimmiottò lasciandogli il bicchiere di champagne oramai vuoto ed entrando nella splendida sala da ballo.

Trovò Kol e lui l'accolse con un sorriso meraviglioso, come se non avessero smesso un momento di stare insieme.

Per un attimo si chiese se per lui fosse cambiato qualcosa, se l'amasse ancora.

Presero posizione insieme agli altri ballerini e Kol le strinse le mani. Con il senno di poi, forse avrebbe fatto meglio a indossare un paio di guanti perché sentire il contatto con la pelle calda di Kol la faceva rabbrividire di aspettativa, cosa che non avrebbe assolutamente dovuto fare.

Il valzer era stato il ballo preferito di Julya da quando Kol l'aveva presentata alla corte dello zar Nicola. All'epoca non credeva di essere davvero tra tutti quei nobili, non lei, la figlia di un povero contadino.

Con il tempo aveva imparato a non sottovalutare le vie del destino perché a volte potevano portare a risultati inaspettati.

La musica scendeva sulle loro teste e contribuiva a creare una sorta di universo parallelo in cui contavano solo la danza e se stessi, con i propri sentimenti e la volontà del proprio cuore.

Con una piroetta, Kol la strinse a sé e Julya prese la sua mano.

Alzò lo sguardo su di lui e lo guardò dritto negli occhi senza alcune esitazione. Non finse una timidezza che non provava, ma cercò deliberatamente il suo sguardo e gli sorrise.

Sei diventata una ballerina ancora più brava” le confessò in un sussurro.

Ho avuto tanto tempo per allenarmi”

Sai, ieri non mi hai risposto” le ricordò mentre continuavano a volteggiare per la sala. Julya lo guardò con un'espressione confusa che Kol trovò adorabile.

Ti sono mancato, Julya?”

Era la domanda che temeva di dover affrontare e che non avrebbe voluto sentirsi fare.

Certo che le era mancato, ma non era pronta a esprimere ad alta voce come si era sentita quando lui l'aveva lasciata sola.

Per più di un secolo il dolore per la perdita di Kol era stato parte di lei, un sorta di modo per tenerlo legato al proprio cuore e per non dimenticarsi del tutto di lui.

E anche se ora lui era lì e la stringeva, non era del tutto pronta a un cambiamento che le avrebbe portato via una parte di sé che era stata tale per tanti anni.

La sofferenza per l'assenza di Kol era legata a doppio filo a quella per la morte di suo fratello: lasciare andare l'una voleva dire perdere anche l'altro.

E non era preparata a lasciarsi alle spalle l'unica cosa che le dimostrava che suo fratello era esistito.

Non voleva che il tempo le facesse dimenticare anche Aleskeij, l'ultimo fragile legame con la propria famiglia perché i secoli stavano stavano portando via dalla sua mente i volti di sua madre, di suo padre e di Vladimir.

Forse era un modo contorto di vedere la realtà, più complicato di un cubo di Rubik, ma era così che la vedeva e avrebbe avuto bisogno di tempo per lasciare andare tutto.

Ti prego, non mi va di parlarne”

Perché?”

Non seppe cosa rispondere: dirgli la verità avrebbe voluto rendere nulla la sua richiesta e non dirgliela avrebbe voluto ferirlo.

Con sorpresa si rese conto che nulla era cambiato da tanti decenni prima, quando avrebbe fatto qualunque cosa per non fargli del male.

Non farmi quella domanda perché non posso risponderti. E non farlo vuol dire ferirti”

E tu non lo hai mai voluto fare”

Lo sai che è così”

E Kol sapeva che era vero. Anche a un secolo di distanza, Julya restava protettiva nei suoi confronti. Quando lei gli aveva confessato di non volerlo ferire, mai e in nessun modo, a qualunque costo, aveva riso.

Non era abituato a essere trattato con tanta dolcezza e dedizione, ma Julya aveva la capacità -innata e insolita per un vampiro, creature capricciose per definizione- di provare una lealtà e una fedeltà fuori dal comune nei suo confronti.

Si era persino chiesto se non fosse asservita, ma il suo libero arbitrio era palese in ogni azione e ogni volta che lo contraddiceva, lo prendeva in giro e lo sfidava: tutte cose che gli piacevano moltissimo.

Niente a che vedere però con dolcezza con cui gli carezzava i capelli prima di andare a letto o con la tenerezza dei suoi sorrisi.

Era ciò di cui aveva sempre avuto bisogno: una donna sincera, appassionata, che amasse lui e nessun altro e gli donasse tutta se stessa, senza riserve.

A quel punto la danza prevedeva un cambio di cavaliere e così Kol non poté continuare a fare domande e dovette lasciarla scivolare tra le braccia di un altro uomo.

Tuttavia Julya sapeva che quella conversazione era solo all'inizio e lui non si sarebbe arreso fino a quando non avesse avuto una risposta.



I'm reaching out 
to let you know that you're not alone 
and you can't tell, I'm scared as hell 
'cause I can't get you on the telephone 
so just close your eyes 
well honey, here comes a lullaby 
your very own lullaby
Lullaby- Nickelback




Aveva visto Matt e Rebekah uscire e, memore delle parole di Caroline su quanto lui fosse indifeso contro un vampiro, si accomiatò e scivolò fuori dalla sala con discrezione.

Fece attenzione a non farsi notare mentre seguiva i due ragazzi e alla fine riuscì ad attraversare la casa e raggiungere lo spiazzo dove erano state parcheggiate le auto.

Maledisse i tacchi alti che la rallentavano sul pietrisco e sull'erba, oltre al fastidioso scricchiolio che temeva raggiungesse le orecchie di Rebekah.

Forse volevano solo stare un po' soli, ma il suo sesto senso aveva iniziato a suonare come una sirena quando li aveva visti uscire e lei aveva imparato a fidarsi nel corso degli anni.

Si sistemò dietro un albero, abbastanza vicina per sentire cosa stessero dicendo ma non da essere vista dai deboli occhi umani di Matt.

Apparentemente non sembrava che stesse per accadere nulla e Rebekah e Matt sembravano due ragazzi come tanti, intenti a concedersi un minuto di pace nel trambusto della festa.

Ma Julya era troppo acuta per lasciarsi ingannare dalla apparenze e aveva capito che tipo di persona fosse Rebekah perciò quando sentì che la sua voce cambiava nel dire a Matt di rientrare e vide Kol alle spalle del ragazza, capì.

Dopotutto, conosceva ogni espressione di Kol e lui aveva l'espressione da “vampiro affamato che ha appena perso la cena”.

Furente di rabbia, marciò a passi frettolosi verso l'Originale e gli si piantò di fronte, le mani sui fianchi e l'espressione battagliera.

Cosa pensavi di fare?”

Vuoi davvero saperlo?”

Come ti è venuto in mente di pensare di uccidere Matt?” lo rimproverò alzando la voce. Era troppo arrabbiata per ricordare la conversazione di prima e provare imbarazzo e a Kol sembrò di essere tornato a quando stavano insieme.

Me lo hai chiesto Rebekah. E poi siamo vampiri, facciamo esattamente queste cose”

Oh, allora questo si che è un validissimo motivo” lo prese in giro, salvo poi rincarare la dose “A volte sei un proprio un bambino capriccioso”

Allora insegnami a non esserlo” la provocò avvicinandosi e lasciando scivolare provocatoriamente la mani sui fianchi di lei, accarezzando appena la schiena e attirandola un poco a sé.

Sfoderò anche il suo sorriso più affascinante.

Smettila di fare la faccia da Kol” lo rimproverò, tutt'altro che rabbonita, ma distratta dalle meravigliose sensazioni che le donavano le sue mani su di lei.

Fare cosa?” scoppiò a ridere e Julya si indispettì al punto tale da dimenarsi e marciare verso la casa, intenzionata a tornare dentro e godersi la festa senza dar peso all'atteggiamento da pallone gonfiato di Kol.

Ferma, sweetie. Tu potrai anche tergiversare quanto vuoi, ma prima ti ho fatto una domanda e voglio una risposta”

Ti ho già detto che non l'avrai”

Allora resteremo qui fino a quando non ti deciderai a cambiare idea”

E per dare maggior valore alle proprie parola la bloccò contro un lucido fuoristrada, appoggiando le braccia intorno a lei e schiacciandola con il peso del proprio corpo.

Perché devi essere sempre così maledettamente insistente?”

Perché è importante per me”

Si guardarono per quella che sembrava un'eternità e alla fine Julya sospirò pesantemente.

Certo che mi sei mancato, Kol”

E allora perché ieri sei scappata via come se avessi visto la morte?”

I suoi occhi bruciavano come fuochi e Julya si sentì sciogliere sotto quello sguardo così intenso, come se il suo cuore avesse ripreso a battere.

Il fatto è che il dolore per la tua scomparsa è, nella mia mente contorta, legato a quello per la perdita della mia famiglia. Ho paura che lasciare andare uno voglia dire perdere anche l'altro. E il dolore è tutto ciò che mi resta di loro” ammise con il cuore a pezzi e gli occhi lucidi di rabbia e lacrime represse.

Odiava piangere: si sentiva debole e vulnerabile, con quel fastidioso desiderio di mettere a tacere tutto e la vocina che le suggeriva che poteva farlo.

Ma la tua famiglia è morta, Julya. Da tanti decenni ed è il momento di lasciarla andare”

Fu allora che qualcosa si incrinò.

Dentro di sé, Julya continuava a provare rabbia, ma non si era accorta che era un meccanismo di difesa per non sentire altro.

L'aveva fomentata, canalizzata e indirizzata verso qualcosa o qualcuno, pensando che fosse il suo modo di accettare la morte della persone che aveva amato.

Si era sbagliata.

Fino ad allora aveva sempre negato a se stessa la verità, trincerandosi dietro muri di silenzio, rancore e rabbia, non permettendosi di pensare mai ad Aleskeij, a Vladimir e ai suoi genitori come morti.

Persi, irrigiditi, andati.

La mia famiglia è morta” farfugliò disorientata, guardando Kol come se si aspettasse che le spiegasse qualcosa che non capiva.

Già. Non ci sono più, ma tu devi passare oltre e lasciarli andare”

Il dolore fu come un paletto conficcato nel cuore, anzi, probabilmente ancora più intenso e disarmante.

La colpì come una frustata sulla carne viva e boccheggiò, anche se non aveva davvero bisogno di aria.

Tuttavia si sentì soffocare e la consapevolezza le piombò tra capo e collo in quel momento: era così grande e pesante che la fece barcollare e sarebbe scivolata a terra se Kol non l'avesse afferrata.

Aprì le braccia per accoglierla e Julya vi si lasciò scivolare.

Gli afferrò la giacca e lo strinse a sé, chiudendo gli occhi per un momento.

Kol aveva ragione: era il momento di lasciarli andare e di imparare a tenerli con sé in modo più sano, come era giusto che fosse.

Capì che, segretamente, aveva provato odio verso se stessa e si era imposta di non andare oltre, come se farlo fosse un insulto alla loro memoria. Ma si era sbagliata e il passato doveva solo essere lasciato andare.

YA lyublyu tebya, vi voglio bene” mormorò contro la camicia di Kol, come se i loro fantasmi fossero davvero lì e potessero sentirla. Ci sperava, in un certo senso, e volle credere che fosse così “Ma ora dovete andare”

Kol la strinse ancora un po' e rimasero abbracciati per un tempo che parve loro troppo breve, fino a quando Julya non si districò dolcemente e raddrizzò le spalle in un gesto di sfida.

Ora dobbiamo rientrare”

Non vuoi andare a casa?” le domandò

No. Se devo riprendere in mano le redini della mia vita, tanto vale che inizi da stasera. Mi sono pianta addosso per troppo tempo” ammise con un gesto spavaldo, scuotendo i capelli e alzando il mento.

Un ultima cosa, allora” la afferrò per una mano e la strinse a sé di nuovo, costringendola a guardalo e posando una mano sul collo.

Julya pensava che l'avrebbe baciata, ma lui si limitò a guardarla con occhi intensi e il solito sorriso affascinante, sfiorando appena la sua fronte con le labbra “Ora puoi stringermi a te senza paure” gongolò.

Julya rise e gli sferrò un amichevole pugno sulla spalla prima di incamminarsi verso la casa con Kol alle calcagna.

Non sapeva cosa fossero in quel momento, ma di una cosa era assolutamente certa: potevano sembrare amici, ma lei e Kol sarebbero sempre stati un passo oltre.

Non erano mai stati semplici amici e quella terra di nessuno in cui si trovavano non piaceva a nessuno dei due.


*


E' stato un ballo... costruttivo” ammise Elena indossando la stola dorata.

Te lo concedo, ma questo non toglie che mi abbiate costretto”

Non sembravi così scontenta mentre ballavi con Kol” la prese in giro con un sorriso sornione.

Oh, sta' zitta!” la rimbrottò Julya scoccandole un'occhiataccia.

A Elena parve di vederla arrossire appena, ma forse era solo un'allucinazione. In ogni caso, non ebbe modo di verificare – e di proseguire con la sua tortura- perché vide il volto di Julya voltarsi verso l'esterno a velocità vampiresca e la sua espressione cambiò.

Da distesa divenne perplessa e infine preoccupata.

La vide marciare fuori, i tacchi alti contro il pavimento di marmo e i capelli che ondeggiavano sulla spalla destra.

La seguì di corsa, sollevando il vestito per non inciampare.

Capì che c'era un problema, e uno serio, quando vide che si muovevano nella stessa direzione i fratelli Mikaelson e Stefan.

Julya arrivò per prima e sussultò quando vide Kol steso a terra privo di sensi e Damon che lo sovrastava.

Il primo istinto fu ringhiare e sbatterlo lontano da Kol, magari conficcandogli un pugnale nello stomaco come avvertimento.

Il secondo fu sopprimere il primo e ragionare.

Sopraggiunse Stefan insieme a Elena e a tutti i fratelli di Kol. Quello poteva rivelarsi un vero problema, se non che Damon si allontanò lasciando l'Originale steso a terra.

Guardando le facce degli altri, Julya capì di essere l'unica vagamente preoccupata. D'altronde, loro non potevano morire così facilmente perciò era stata una reazione sciocca, la sua, dettata puramente da un residuo di riflesso umano.

Stefan borbottò qualcosa alle sue spalle, ma lei non vi badò.

Si piegò su Kol e gli carezzò la guancia con dolcezza, abbozzando un mezzo sorriso, per poi affondare la mano tra i suoi capelli.

Dovremmo portarlo dentro”

Dovevano averci già pensato perché in un attimo Finn si caricò il fratello minore in spalle e un minuto dopo furono in una piccola sala dove la musica giungeva ovattata.

Voi andate pure” li invitò Julya. La festa era ancora in pieno svolgimento e l'assenza dei padroni di casa si sarebbe notata “Resto io qui”

Se ne andarono tutti tranne Rebekah.

Ha tentato di fare del male a Matt anche dopo che gli ho detto di non farlo. Dovrei arrabbiarmi”

Non preoccuparti, Rebekah. Quando si sveglierà dovrà fare i conti con me e, senza offesa, credo di essere di gran lunga peggiore di qualunque sorella arrabbiata”

Lo lascio nelle tue mani, allora”

Ottima scelta”

Allora rimasero soli, lei e Kol. Si lasciò scivolare per terra, sul tappeto che il suo occhio esperto giudicò di fattura persiana, e si sfilò discretamente le scarpe con il tacco.

Avrebbe potuto alzarsi e prendere un libro dalla libreria, ma stava davvero bene seduta lì e non ci pensò due volte a cercare un'altra occupazione.

Alla fine sciolse i capelli, posò la testa sul divano e guardò Kol che dormiva.

Quando era sveglio non aveva mai un'espressione così pacifica, quasi angelica. Era il risvolto positivo del guardare qualcuno addormentato: lo si poteva vedere sotto una luce diversa e sentirlo ancora più vicino, almeno per un po'.

Non che lei ne avesse bisogno: sentiva che lui era già fin troppo vicino e, per quanto le facesse paura, era altrettanto emozionante, come il brivido di fronte a uno strapiombo, una sorta di miscela di paura istintiva e attrazione.

Non le passò neanche per l'anticamera del cervello di spostarsi o smettere di fissarlo. Al contrario, cominciò ad accarezzargli distrattamente una mano.

Si addormentò all'improvviso, con la testa appoggiata sulle proprie braccia e una mano in quella di Kol.

Fu così che, sei ore dopo e quando il sole era già alto nel cielo, il vampiro si svegliò e sorrise.

Sorriso che scomparve quando Julya si svegliò poco dopo. Furono venti minuti brutti per tutti.



Continua

Lo so, neanche voi ci credete.
Però sì, ho aggiornato e per farmi perdonare, pubblico ben due capitoli. Non riuscirò a rispondere alle recensioni, però due parole generiche per le ragazze che hanno recensito vorrei spenderle.
Innanzitutto, grazie: è sempre bello vedere qualcuno che recensisce, perciò vi ringrazio di cuore per le belle parole.
Sono contenta che vi piaccia Julya e che apprezziate che in questa storia Damon ed Elena siamo una comparsa, mentre Stefan domina la scena come co-protagonista insieme a Julya e Kol.
Ma tranquilli, non ci saranno triangolo in stile “The vampire diaries”, qui. Julya è per il vero amore, per quanto questo sia complicato da raggiungere.
E non dico altro, se no vi spoilero tutto u.u
Be', direi che ora potete godervi il capitolo numero due di oggi.


   
 
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