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Autore: ChocoCat    26/10/2013    0 recensioni
Come raccontare un amore mai nato?
Ho capito la passione che votavo alla nostra relazione; non solo mi piaceva parlarti, ascoltarti, condividere le risate con te, ma il tuo fisico atletico, il tuo viso a spigoli morbidi, perfino quei tuoi capelli da istrice mi piacevano.
Per non parlare dei tuoi occhi. Non avevo mai visto una sfumatura di cioccolata così perfetta. Gli aghi verdi che ne emergevano non facevano che abbellirli; un concentrato puro di seduzione dagli effetti devastanti su di me. Eppure la luce dei tuoi occhi non era data dalla loro bellezza; emanavano un calore e una passione che non avevo mai scorso in nessun altro. Tu mi piacevi per quello.
Parlavi con gli occhi, combattevi con gli occhi, seducevi con gli occhi.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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You can’t play on broken strings

 

Eccomi con un nuovo capitolo!

 

Qualche consiglio da darmi? Sono aperta alle critiche! È sempre costruttivo.

 

Con affetto,

 

.ChocoCat.

 

 

 

_____________________________________________________________

 

 

 

 

 

(Running back through the fire

When there’s nothing left to save

It’s like chasing the very last train

When it’s too late) too late

 

James Morrison

 

 

 

VI

 

 

 

Questione di nanosecondi. Di un attimo.

Cose che non durano. Cose che non hanno il tempo di succedere in questo insulso lasso di tempo. Un soffio, un respiro, un battito d’ali.

Poco o niente.

Eppure… come sarebbe potuta andare altrimenti?

Doveva succedere qualcosa, dovevamo spezzare il legame malsano che ci legava, ma nessuno dei due ne avrebbe avuto il coraggio.

Io desideravo il contrario, e tu non volevi ferirmi.

 

Alla fine è successo tutto molto in fretta, senza che potessimo controllarlo.

È stato come un impatto contro un muro di mattoni, tanto brusco da azzerare il mio impeto all’istante.

Mi sembrava che il mondo mi esplodesse intorno.

E poi lava ovunque, addosso a me, pronta a strapparmi tutto ciò che di prezioso possedevo.

 

Chiacchieravi con i ragazzi, c’era Luna accanto a te. L’ho abbracciata.

“Com’è andata l’estate ragazzi?”

“Avete sentito le notizie?”

“Oggi pomeriggio abbiamo…”

 

Ti ho visto, i tuoi occhi brillanti hanno cercato i miei, al solito. Hai sorriso, eri davvero contento di rivedermi.

“Ciao, Miki!”

Ginny, dio, quanto tempo!”

Con impeto ho voluto baciarti la guancia. Tu forse volevi guardarmi negli occhi un attimo in più.

 

Questione di nanosecondi.

Le tue labbra appoggiate alle mie.

Mi sei scivolato addosso come un nastro di seta, il tuo odore ha preso una nota diversa, attraente, e subitamente ho provato vergogna.

Perché reagisco in questo modo?

Siamo arrossiti, hai riso, nervoso, allontanandomi; ho letto la scossa nei tuoi occhi, la tua reazione negativa, quasi ti avessi scoperto a fare qualcosa che non dovevo vedere, e ho avvertito il gelo farsi strada dentro di me per poi congelarmi del tutto.

 

Si è fermata ogni cosa, qualcuno ha premuto il tasto pausa e ho visto la scena da fuori.

Era solo un errore, una stupidata, qualcosa di insignificante per due amici.

Con gli occhi socchiusi, però, in quell’attimo avevo potuto vedere ciò che invece non avevo notato per mesi.

Avevo la veste sottobraccio e indossavo un maglione di lana grossa rosa pallido, i jeans stringevano le mie cosce e su di esse tintinnava una catenella, quella sulla quale portavo la chiave del baule. Le mie mani strette delicatamente attorno al tuo viso raccoglievano quel sorriso ancora vivo, ancora mio; i miei pollici accarezzavano le tue tempie sfiorandole appena, le altre dita coprivano le tue orecchie scarlatte.

Mi sono avvicinata pericolosamente a te, alla tua guancia, assaporandone già la liscia tessitura, con un moto di affetto in gola che spingeva per non essere più represso.

Baciavo la tua guancia, ma tu inavvertitamente ti sei girato verso di me.

 

Come potevo fidarmi di me, di te, in quel momento?

Mi sembrava di avere la testa per terra e i piedi per aria.

Perché non ci siamo scostati e non ci abbiamo riso su?

Dev’essere stata colpa mia.

La tua pelle emanava calore, le tue labbra erano piacevoli, l’imbarazzo dovuto a chissà quale stratagemma inconscio per farmi sentire sempre come se la mia vita non mi appartenesse.

Non mi dispiacevi. Come se non bastasse, credo che durante il respiro seguente, appena ci siamo scostati con una rapidità inimmaginabile, il tuo sguardo mi abbia fulminata.

E mi sono scoperta vulnerabile alla tua persona, come avessi perso la mia conchiglia protettiva.

Niente più scudo, niente più amicizia.

 

È bastato un finto bacio per mettere a nudo i miei sentimenti.

Io ti desideravo.

Il mio corpo si ribellava alla mia mente.

Il tuo sguardo si rivoltava contro il mio.

Il mio cuore palpitava, piangeva, urlava, e il tuo si tappava le orecchie, abbassava lo sguardo, e si voltava definitivamente.

Tu hai percepito il fremito che mi animava, hai percepito ciò che la mia mente fantasticava, e ne sei rimasto vivacemente scottato.

 

 

Non era quello che volevi.

E, più di tutto, ti mandava in bestia il fatto che per me non fosse lo stesso.

 

 

Non era quello che mi aspettavo.

E, più di tutto, desideravo che reagissi diversamente.

 

Me ne sono andata, con il cuore spezzato, senza spiccicare parola.

Tu non mi hai preso per mano, non mi hai fermata, e sei scappato via, lasciando gli amici ammutoliti dalla scena senza spiegazioni.

Non ci siamo più parlati per una settimana.

 

Tutt’ora ricordo di aver pianto a lungo, senza sapermi spiegare perché.

Non volevo capire i miei sentimenti.

Non potevo assecondarli.

Come potevo sentirmi rifiutata per un semplice sguardo, per una tua reazione muta e irrazionale?

 

Invece è andata così.

Esistono fiori, su questo pianeta, capaci di sbocciare e morire nell’arco di un giorno.

Ho scoperto di amarti allo stesso istante in cui ho capito che tu non mi amavi.

Di quel tipo di fiore era il nostro legame.

Avrei dovuto capirlo prima, ma… ero cieca. Non avevo visto arrivare nulla.

 

 

 



 

 



 

 

 

   
 
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