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Autore: Medea00    27/10/2013    4 recensioni
Raccolta in cui sono contenute tutte le OS che ho scritto per le Seblaine Sundays e l'iniziativa domeniche a tema, organizzata dal gruppo Seblaine Events. Tutti i rating e i generi che mi passano per la testa.
23/06: Supernatural!AU
30/06: Babysitting
21/07: Dystopic!AU
1/09: Aeroporto
15/09: Magia
22/09: Literature!AU
6/10: 4 canzoni del tuo Ipod
20/10: Raffreddore
27/10: Scommessa
17/11: Esame andato male
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU, Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa fanfiction partecipa all'iniziativa domeniche a tema organizzata dal gruppo Seblaine Events .



Prompt: Scommessa.
Avvertenze: Rating ARANCIONE. Sembra il capitolo di una long, ma non lo è. Enjoy!




Blaine e Sebastian erano amici da quasi due anni, ormai. Certo, avevano attraversato diverse fasi della loro relazione: in particolare, Sebastian era passato da “Oh, ehi bel culo, ti voglio scopare” a “Ops, scusa, ti ho lanciato una granita addosso” e poi ancora, “Beh, credo di essere innamorato di te”.
Non sapeva nemmeno lui come aveva fatto, ma era così. Ormai si era rassegnato all’idea di essere cotto marcio di Blaine e di essere completamente, meravigliosamente non ricambiato. Insomma, doveva pur esistere il karma, no? Non era possibile che dopo essere stato uno stronzo per diciotto anni, aver usato tutti i ragazzi conosciuti come oggetto e aver quasi accecato Blaine, il destino gli avrebbe anche concesso la felicità di una bellissima storia d’amore.
Un momento, che cosa stava dicendo? Dio, stava proprio pensando come una checca. Doveva smetterla.
Con quella consapevolezza in mente raggiunse Blaine proprio su una panchina dei giardinetti di Lima, un posto frequentato solo dai fanatici della corsa, dai cani e da qualche disperato di turno che aveva voglia di sfogarsi un po’. E, a giudicare dai suoi occhi rossi, dalle sue labbra contratte in una smorfia e dal fazzoletto che teneva stretto tra le dita, Blaine apparteneva senza dubbio alla terza categoria. Anche se c’era qualche remota possibilità che in realtà fosse un piccolo cucciolo di barboncino toy con occhi grandi e pelo morbido.
Si poteva essere più belli di così? Anche se aveva i capelli scompigliati, anche se aveva l’aria distrutta, anche se aveva un assurdo farfallino blu e una felpa millerighe. Era stupendo.
“Ehi, B?” Lo chiamò ad alta voce, ottenendo in risposta un semplice sguardo e niente di più. Sembrava davvero distrutto, e lui sapeva già quale fosse la causa, o meglio, chi.
“Che cosa ha combinato quel coglione del tuo ragazzo, stavolta?”
Ma perchè si ostinava ancora a stare con lui? Eli era soltanto un idiota, un montato, un narcisista e trattava male Blaine sin dall’inizio della loro relazione. Blaine meritava qualcuno che lo facesse sentire bene, felice.
Qualcuno come lui. Ok, no, stava di nuovo facendo la checca.
“L’ho lasciato”, Rispose Blaine tutto d’un fiato, trattenendo a stento un singhiozzo.
“Finalmente. È fantastico Blaine.”
“Mi ha tradito.”
“Lo faccio fuori.”
Ma Blaine, invece che scattare come suo solito e dire “No, fermo, cosa fai” o, quanto meno, sorridere agli istinti omicidi del suo migliore amico, scoppiò a piangere ancora di più. Forse perchè dirlo ad alta voce faceva più male; forse perchè voleva soltanto che Sebastian lo consolasse, che gli dicesse quanto era stato stupido a innamorarsi di uno che lo aveva trattato così.
Non successe niente di tutto questo: Sebastian non era adatto a consolare, nemmeno se si trattava di Blaine. Semplicemente, ascoltò in silenzio tutti i suoi sospiri, osservò ogni sua singola lacrima, e pensò che mai, mai e poi mai, lo avrebbe fatto soffrire così.
“Ho finito con le relazioni”, Lo sentì commentare dopo lungo tempo, rialzando la testa per osservare la fontanella davanti a loro. Sebastian gli passò l’ennesimo fazzoletto, abbozzando un ghigno: “Benvenuto nel club. Sempre detto che portano solo grane.”
“Hai ragione. D’ora in poi farò come te.”
Cosa?
“Andare in giro a farmi chiunque senza pensare alle conseguenze.”
“No.”
Blaine restò un po’ sorpreso da quella risposta repentina: “Come sarebbe a dire, no?”
“No. Perchè tu non sei capace di separare i sentimenti dal sesso, perchè poi non sei più tu e perchè... perchè non voglio”, Disse senza mezzi termini. Dio, l’idea di vedere Blaine buttarsi via così lo demoliva.
“Beh, puoi insegnarmi tu come si fa.” Si voltò completamente verso di lui, e non c’era l’ombra di dubbio nei suoi grandi occhi chiari. “Anzi, scommetto che se andassimo allo Scandal rimorchierei più di te.”
“Ah, Anderson. Sei adorabile. Continua a sognare.”
“Scommettiamo?”
Si fissarono per lungo tempo. Blaine era serio, era molto serio. E Sebastian, lui... voleva solo che stesse bene. Sfoggiò uno dei suoi sorrisi più strafottenti, nel rispondere: “Hai così tanta voglia di perdere?”
“Non credo proprio che perderò, sai. E se vinco io mi offrirai da bere per un mese.”
Oh, bene, voleva davvero farlo, allora. Sebastian rimorchiava ragazzi nei locali da quando aveva quattordici anni. Eppure, Blaine era Blaine. Era il sogno di qualsiasi ragazzo gay, etero o essere vivente in generale. Non era poi così tanto sicuro di vincere.
“E se vinco io?” Lo canzonò, esitando giusto per un secondo. Blaine si strinse nelle spalle, con una piccola risata: “Scommetti quello che ti pare, tanto non vinci!”
“Verrai a letto con me.”
Lo disse così, senza pensarci. Se ne accorse nel momento in cui Blaine spalancò gli occhi, cambiando completamente espressione: “...Come hai detto scusa?”
“Se vinco io verrai a letto con me.”
Perchè lo aveva detto. Perchè lo stava facendo. Adesso Blaine si sarebbe alzato e sarebbe andato via, gli avrebbe detto che era un grande stronzo a dire quella cosa giusto dieci minuti dopo aver saputo di lui ed Eli e... sarebbe finito tutto. Tutto quanto. Dio, Smythe, quanto sei cretino certe volte.
Invece, lo sorprese con una semplicità a dir poco disarmante.
“Ci sto. Passami a prendere alle otto.”
Gli strinse la mano, prima di andare via con i fazzoletti dentro alle tasche.
Sebastian fissò il punto in cui era sparito ed era incredulo.
 
 
 
 
Quando aveva fatto quella scommessa, Sebastian non aveva pensato molto alle conseguenze. Forse perchè, dentro di sè, era convinto che non lo avesse fatto nemmeno Blaine: se aveva accettato di andare a letto con lui soltanto per una vittoria a chi rimorchiava più ragazzi, beh, già da questa frase si intuiva l’assurdità della cosa. Per quello aveva fatto quella proposta: un po’ per vedere la reazione di Blaine, un po’ perchè ultimamente non riusciva più a controllare quello che provava per lui.
Sebastian era sicuro che non sarebbe successo. Non lo credeva assolutamente possibile. Altrimenti, se solo lo avesse ritenuto realizzabile anche soltanto per un millesimo di probabilità, si sarebbe preparato psicologicamente. E la serata sarebbe andata a finire diversamente.
 
 
“Allora, vuoi qualche consiglio, prima della grande sfida?”
Blaine si voltò verso Sebastian mentre slacciava la cintura di sicurezza e gli rivolgeva un sorriso sprezzante. Erano le undici passate, avevano passato le ultime ore a guardare film horror-porno che li aveva lasciati basiti, a metà, e un po’ eccitati dall’altra. Non avevano fatto altro che punzecchiarsi riguardo quella imminente serata, parlando di come Blaine sarebbe campato per il prossimo mese con i soldi di Sebastian, e di come Sebastian, invece, aveva già preparato coperte, lubrificante e preservativo nel bagagliaio.
Era vero. Ma non perchè pensava che sarebbe successo qualcosa; non con Blaine, almeno.
“Tu comincia a risparmiare soldi.” Gli rispose Blaine uscendo dalla macchina e lasciando il cappotto lì, conscio del fatto che avrebbe passato la serata nella mischia di quel locale chiuso e affollato, probabilmente strusciandosi con ragazzi sconosciuti per la metà del tempo. Sebastian tirò il freno a mano e lo seguì a qualche metro di distanza, prendendosi un momento per osservare la figura di Blaine mentre camminava con il falso documento d’identità in mano. Era incredibile come, dopo due anni, gli mancasse ancora il fiato a vederlo. Lui era bello, sapeva di esserlo. Ma Blaine... Blaine era semplicemente perfetto.
Sebastian osservò i suoi capelli riccioli e scompigliati, le sue spalle toniche, la sua vita sottile, e quei fianchi. Dio, quei fianchi.
Succedeva esattamente come la prima volta che lo aveva visto: era rimasto a sbavare di fronte a quel corpo, per poi scoprire che il davanti era anche migliore.
“Che fai, non vieni? Hai paura della sconfitta?”
Blaine si era voltato e gli aveva fatto cenno di sbrigarsi. I suoi occhi ambrati risplendevano sotto la luce dei lampioni e quelle labbra, maledizione. Ma c’era una sola, singola cosa di Blaine che non fosse estremamente arrapante?
“Ho capito, ti ci devo trascinare.” Senza nemmeno accorgersene, Sebastian fu afferrato per un polso e condotto dentro al locale. Le dita di Blaine erano lunghe, affusolate. Sarebbe bastato un movimento minimo, un gesto quasi innocuo, e sarebbe riuscito a stringerle intorno alle sue.
Ma non fece niente.
“Wow, oggi è proprio pieno.” Blaine guardò la folla gremita di ragazzi, ce n’erano di tutti i tipi.
“Sono venuti tutti per te.” Lo prese in giro Sebastian. “Non volevano perdersi il grande debutto di Blaine Anderson da latin lover.”
“Smetterai di ridere quando ti straccerò a quella scommessa.”
Continuarono così per un po’, semplicemente loro due, a scherzare e parlare come sempre accompagnati da una birra fresca. Forse era la seconda volta che andavano allo Scandal insieme: a Blaine non piaceva molto, diceva sempre che non era posto per lui, che quella musica non fosse il suo genere. Sebastian non lo supplicava mai a venire: dopotutto lui andava in quel posto solo per rimorchiare, e con Blaine in giro, davvero, qualsiasi altro ragazzo perdeva d’attrattiva.
Per questo motivo Sebastian cominciava seriamente a dubitare della sua vittoria nella scommessa. Ma dopotutto, che cosa gli importava di rimorchiare qualcuno, quando poteva passare una serata con Blaine?
Ma lui, invece, non si era dimenticato del motivo per cui fossero lì. Ogni tanto si guardava in giro, sorrideva a qualcuno; e ogni volta che lo faceva Sebastian sentiva un brivido di rabbia nascergli dalle vene.
Nessuno doveva guardarlo così. Nessuno poteva permettersi di toccarlo.
“Sebastian, io vado un po’ a ballare.”
Di fronte a quella dichiarazione Sebastian lo guardò stupito, esitando per qualche secondo senza saper bene cosa dire. Blaine gli fece l’occhiolino, gli augurò buona fortuna, e così facendo sparì in mezzo alla folla di ragazzi, sommerso da una musica elettronica e assordante.
Sebastian sapeva bene che Blaine non avrebbe mai combinato niente con quei ragazzi. Non era da lui, nemmeno dopo aver bevuto così tanto. Per quel motivo non lo rincorse in mezzo alla pista, impedendogli di andarsene. Adesso, lui doveva pensare a rimorchiare qualcuno. Anzi: doveva rimorchiarne abbastanza per vincere la scommessa. Non perchè sperava di ottenere il premio, no: Blaine non sarebbe mai andato a letto con lui. Non per una sfida. Non prima di un altro milione di anni.
Fu quel pensiero che lo spinse a rispondere al saluto di un biondino, che si era appena seduto accanto a lui. Cercò di dimenticarsi di Blaine, almeno per qualche minuto, scoprendo che fosse una delle cose più difficili che avesse mai fatto.
 
 
Erano passate solo tre canzoni quando collezionò il suo quinto numero di telefono. Era così facile: bastava fare un sorriso, dire qualche parola, ed ecco che loro afferravano penna e scrivevano frettolosamente sul tovagliolo.  L’aveva fatto milioni di volte, era una tecnica collaudata, e per quanto Blaine fosse – tanto – attraente, non sarebbe mai riuscito a batterlo.
Non vedeva l’ora di vedere la sua faccia quando gli avrebbe sbattuto in faccia la vittoria schiacciante.
Non perse tempo e si diresse verso la sua prossima preda, un ragazzo piuttosto basso e timido che se ne stava in disparte a osservare gli altri; aveva sempre avuto un debole per i timidi. Specie perchè erano sempre i più scatenati sotto le coperte.
“Ehi, buonas-“
Il suo saluto rimase sospeso a metà. Perchè in quel momento, dal bagno, mentre si aggiustava la patta dei pantaloni e sorrideva soddisfatto, uscì Eli. Si trascinava un idiota che aveva ancora la camicia sbottonata. Probabilmente fatto.
Non sapeva nemmeno descrivere l’odio che provava verso quell’uomo. Nè il desiderio di farlo letteralmente a pezzi.
E voleva farlo. Oh, quanto voleva farlo. Ogni fibra del suo corpo stava urlando dalla rabbia.
Ma poi un’immagine gli attraversò la mente: Blaine.
Non poteva vedere Eli. Non in quella serata. Non quando stava cercando di dimenticarsi di lui.
Ignorò il ragazzino che lo guardava intrigato e andò via, resistendo anche all’impeto di mettere le mani addosso a quell’uomo. Aveva da occuparsi di cose più importanti.
Quando trovò Blaine, dopo aver attraversato tutta la pista in lungo e in largo, era appoggiato contro una parete e sorrideva a un ragazzo dall’aspetto molto più grande. Aveva le braccia incrociate al petto, un sorriso accattivante, lo stava fissando da sotto le sue lunghe ciglia scure.
Probabilmente si sarebbe intromesso anche se non si fosse trattato di una cosa importante.
“Blaine, Blaine, devo parlarti.”
Blaine scorse Sebastian da dietro le spalle di quell’uomo e in un attimo la sua espressione cambiò: lo fissò confuso, sorpreso, e Sebastian doveva avere una faccia davvero seria, per farlo reagire in quel modo. Oppure, semplicemente, si erano capiti. Come sempre.
“Che succede?” Disse avvicinandosi a lui con un tono dolce, leggermente titubante. Era quello il Blaine che conosceva, non quello di poco prima appoggiato al muro. Era quello il suo Blaine, e non lo avrebbe cambiato per niente al mondo.
“No, niente di grave, è solo che mi sono annoiato... ce ne andiamo?” Tentò di restare sul vago, di non farlo allarmare troppo, ma Blaine era troppo furbo e lo conosceva da troppo tempo.
Capì.
“Dimmi dov’è.”
“Blaine, sul serio, non credo che dovrest-“
“Sebastian dimmi dov’è.”
Non ci fu bisogno.
Perchè Eli probabilmente aveva visto Sebastian poco prima, e aveva deciso di inseguirlo fino a lì.
Perchè Eli si avvicinò a Blaine chiamandolo per nome, e Sebastian fu a tanto così dal picchiarlo fino a farlo sanguinare.
“Blaine,” lo chiamò ancor-
“Vaffanculo.”
“Blaine, aspetta.”
“Vai a farti fottere Eli.”
Blaine afferrò la mano di Sebastian; uscirono dal locale senza voltarsi mai indietro.
 
 
Non doveva finire così.
Blaine era appoggiato al muro del locale. Respirava piano. Teneva gli occhi chiusi, e le labbra serrate in una smorfia inespressiva. Sebastian era a un metro da lui, voleva dargli un po’ di spazio; quella serata doveva essere divertente. Doveva farlo stare meglio. Ma come diavolo aveva fatto a non pensare che Eli sarebbe stato lì? Coglione. Era davvero un coglione.
“Blaine, andiamo.” Dopo un tempo indefinito, Sebastian si avvicinò a lui affettuosamente. “Ti accompagno a casa.”
“No.”
La voce di Blaine era bassa. Quasi un sussurro. Sebastian non si aspettava quella risposta, così, per un po’, rimase zitto.
“Quanti ne hai rimorchiati, Sebastian?”
“Blaine, lascia stare, non ha import-“
“Quanti?”
Finalmente aprì gli occhi, lucidi, arrossati. Si guardarono in silenzio.
“... Cinque.”
“Bene.” Fece Blaine, dopo una piccola pausa. “Io tre. Hai vinto tu allora.”
Non capì immediatamente cosa volesse dire.
“Hai vinto tu Sebastian.” Fece un passo in avanti, afferrandolo per le braccia, annullando la distanza che li divideva.
Si avvicinava, sempre un po’ di più. Il suo respiro caldo gli lambiva la pelle. E il profumo di Blaine era così buono che, per un attimo, per un breve attimo, Sebastian rischiò di perdere il controllo.
Ma non lo fece.
“Blaine, no.”
Non poteva.
Blaine si fermò lentamente, guardandolo soltanto.
“Perchè no?”
“Perchè hai bevuto. E perchè sei sconvolto.”
“E allora?”
“Non è questo quello che vuoi.”
Non è così che dovrebbe andare, pensò dentro di sè. E Blaine, tutte quelle cose, le sapeva: sapeva che non avrebbe dovuto baciare Sebastian. Sapeva che non avrebbe dovuto approfittarsi della sua amicizia, della scommessa che avevano fatto un po’ per scherzo.
Ma Blaine era ubriaco. Era ferito.
Spettava a Sebastian fare la buona azione. Spettava a lui comportarsi nel modo giusto.
“Invece sì.” Sussurrò Blaine, a un centimetro dalle sue labbra. Mentiva. E mentiva così bene, che per poco Sebastian non credette alle sue parole.
Forse perchè voleva crederci.
Forse perchè si era trattenuto da troppo tempo.
Forse perchè un po’ aveva bevuto anche lui, e nemmeno da sobrio sarebbe riuscito a resistere alle labbra di Blaine, figuriamoci in quello stato.
Quindi per una volta si dimenticò di cosa fosse giusto e sbagliato. Perfino nei confronti di se stesso.
Si dimenticò di tutto ciò che non riguardasse Blaine, e afferrandogli il volto con entrambe le mani lo baciò come non aveva mai baciato nessuno prima.
I loro corpi si avvicinarono; quello di Blaine finì contro il muro, quello di Sebastian premuto contro di lui, con forza, passione. Era come se non volesse farselo scappare, ma Blaine non stava andando da nessuna parte: piegò una gamba contro il suo fianco, intrecciò le dita ai suoi capelli. E quando finalmente i loro bacini ottennero la frizione voluta, entrambi si lasciarono andare a piccoli gemiti, interrotti soltanto dallo schioccare delle labbra, dalle loro lingue che si accarezzavano.
Sebastian cominciò a scendere verso la mandibola e il collo, succhiando avidamente, concentrandosi su piccoli punti che aveva sempre voluto assaggiare. Come l’incavo della scapola, dopo aver sbottonato i primi bottoni quasi strappandoli via. Come quella piccola voglia che aveva sulla base del collo, e così lo fece voltare, facendo aderire i loro corpi il prima possibile e continuando a muoversi contro di lui.
Adesso Blaine ansimava più forte, con la fronte premuta contro il muro, il petto leggermente scoperto che veniva attraversato da brividi. Cercò di afferrare qualcosa, qualsiasi cosa, e quando avvertì le dita di Sebastian intrecciarsi alle sue le strinse con forza, quasi a farsi del male.
Perchè Sebastian continuava a baciargli il collo, la schiena, e Blaine poteva avvertire l’erezione premuta contro la linea del suo sedere, e Dio, Sebastian era così eccitante.
“La macchina.” Riuscì a mormorare, con voce spezzata, il fiato corto e la bocca impastata. “Sebastian, la-“
Non fece in tempo a finire la frase. Sebastian lo fece voltare di nuovo. Forte. Lo baciò ancora sulle labbra e mentre era concentrato a succhiare il suo labbro inferiore lo sollevò da terra prendendolo per le cosce, facendolo aderire completamente a lui e trascinandolo verso la macchina poco distante. Blaine intrecciò le gambe al suo torace e inarcò la schiena senza ritegno, senza preoccuparsi della gente che avrebbe potuto vederli, di Eli, di qualsiasi altro essere vivente sulla faccia della terra.
Dopo quella che gli sembrò un’eternità, ma comunque troppo tempo, sentì la portiera della macchina aprirsi, e in un attimo era sdraiato sui sedili posteriori, con Sebastian sopra di lui.
Non ci doveva essere affetto, in quello che stavano facendo. Sebastian sapeva bene che Blaine aveva soltanto bisogno di sfogarsi, di sentirsi desiderato, di dimenticarsi di quello stronzo che lo aveva fatto star male. Aveva bisogno del suo migliore amico.
Lo sapeva, ma non gli importava.
Non ora che il suo cuore rischiava di scoppiargli dal petto. Non ora che lo vide fare un sorriso, e allora Sebastian non riuscì a evitare di guardare Blaine, premuto sotto di lui, e sorridere nel bacio che si scambiarono un attimo dopo. Indugiando un po’ di più sulle labbra, facendo sfiorare delicatamente le loro lingue.
Non riusciva nemmeno a chiudere gli occhi, per paura che, riaprendoli, si sarebbe risvegliato da solo.
Aveva pensato così tante volte a quel momento. Lo aveva sognato. Si era immaginato il modo con cui Blaine chiamava il suo nome, trattenuto dai gemiti. Si era immaginato il sapore delle sue labbra, il calore del suo corpo. E lo aveva immaginato così tante volte, così tante, che per un momento aveva creduto che la realtà non avrebbe saputo reggere il confronto con la fantasia.
Ma si sbagliava. Quanto si sbagliava.
Perchè i gemiti di Blaine erano come musica. Il suo corpo era come fuoco. E i suoi occhi... il modo con cui lo stava guardando gli faceva venire voglia di ribaciarlo, e ancora e ancora, fino a quando i loro respiri non si sarebbero uniti in un solo, breve spasmo.
Continuò a baciarlo. Continuò a baciare qualsiasi porzione di pelle gli fosse disponibile. Baciò gli occhi, le guance, il collo, per poi scendere lungo il torace; gli sbottonò la camicia, accarezzando quel corpo che fino ad allora aveva potuto soltanto guardare e Dio, quel delizioso incavo sotto gli addominali. Lo marchiò più e più volte, rabbrividendo per la voce roca di Blaine che gli supplicava di farlo. Ma poi, dopo aver lasciato dei segni con i denti, con le labbra, ecco che riprendeva di nuovo a baciarlo, ecco che, dentro di lui, si accendeva qualcosa dentro, quel desiderio di voler congelare il tempo.
Ma gli restava soltanto una notte. Il giorno dopo, lui e Blaine sarebbero tornati dei semplici amici. Perchè per Blaine si trattava solo di quello, lo sapeva bene.
Tutto ciò che poteva fare, ora, era immortalare ogni singolo momento, e farlo durare il più possibile.
Per questo si mosse con calma.
Per questo, quando avvertì Blaine sbottonargli la camicia impaziente, si lasciò sfuggire una piccola risata. Il ragazzo lo guardò, con i suoi occhi grandi. Gli chiese perchè stesse sorridendo, perchè lo stesse guardando così.
Perchè tu mi fai questo effetto, Blaine. E non sono mai stato così felice in tutta la mia vita.
Ma non poteva permettersi di dire cose che avrebbero potuto arricchire quel momento, senza rischio di rovinarlo. Era troppo pericoloso. E Blaine non doveva capire quello che stava succedendo. Non veramente.
Così, semplicemente, contemplò in silenzio quel piccolo momento che il destino gli aveva dato.
Contemplò il modo con cui Blaine lo spogliò in fretta, come si sfilò a sua volta i pantaloni e l’intimo, pregandolo di sbrigarsi.
E quello, il vedere Blaine completamente nudo; il vederlo lì, ansimante, solo per lui, quello fu il momento che Sebastian preferì più di ogni altra cosa al mondo.
Perchè Sebastian aveva fatto sesso tante, troppe volte. Ormai le sue azioni erano diventate ripetitive e meccaniche; ormai, quando indossava il preservativo, sollevando le gambe dell’altro per prepararlo, il suo corpo era vuoto, si muoveva senza bisogno di un significato.
Decise di dare un significato a ogni piccola cosa fatta con Blaine.
Decise di dedicargli tutte le attenzioni e l’affetto che nessun altro ragazzo gli avesse mai dato.
E mentre lo preparava, con calma, Blaine per un momento lo guardò negli occhi ed ecco, lì credette che fosse cosciente. Che provasse esattamente ciò che provava lui. Che lo desiderasse allo stesso modo.
Lo baciò, un’altra volta. Mossa pericolosa. Sapeva che non sarebbe riuscito a dimenticare quei baci, e che quella cosa lo avrebbe distrutto.
Gli rivolse un sorriso, chiedendogli, con lo sguardo, se fosse pronto. Blaine, in risposta, si abbandonò contro il sedile, e si spinse dentro di lui.
E restarono così. Fermi. Entrambi troppo confusi per capire.
Accadde piano. Naturalmente. Sebastian cominciò a spingersi dentro di Blaine e, semplicemente, non riusciva a crederci. Andò a stringere le sue mani, e l’abitacolo si riempì di gemiti, di sospiri, di “oh Dio” bisbigliati con voce timida, senza far troppo rumore. E Sebastian si chinò di nuovo su di Blaine, lo baciò in modo languido.
Sussurrò il suo nome. Altra mossa pericolosa.
Vennero quasi nello stesso momento, respirando l’uno contro le labbra dell’altro, lasciandosi completamente andare e abbracciandosi quando erano ancora scossi dagli spasmi, con la pelle d’oca, il corpo scosso dai brividi.
Sebastian si sdraiò accanto a Blaine, coprendo entrambi con una coperta, e Blaine si accoccolò a lui appoggiando la testa nell’incavo della sua spalla.
E l’odore della sua pelle dopo il sesso era ancora più irresistibile.
“Sebastian.”
Per la prima volta, chiamò il suo nome in modo nitido e sereno. Strascicò le ultime lettere, come faceva sempre lui, e questa cosa lo fece sorridere.
“Grazie.”
No, era lui che doveva ringraziarlo.

Si limitò a baciargli la fronte. L’ultimo dei mille gesti che non avrebbe dovuto fare.
Così come non avrebbe dovuto sfruttare la sua fragilità, approfittare di quel momento, e mentire su quello che significasse per lui.
 
Sarebbe andato all’inferno per quello.
Non se ne sarebbe pentito nemmeno per un secondo.





 
   
 
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