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Autore: Icy    27/10/2013    5 recensioni
Sono le due di notte, mi rigiro nervosamente nel letto. Non trovo posa, ho bisogno di aria, aria fresca. Sposto le coperte di lato, le lenzuola sono accartocciate sul fondo del letto.
Il contatto dei miei piedi nudi sul pavimento freddo mi crea un brivido che mi corre lungo la schiena, che sensazione assurda, per la strega del ghiaccio. Cerco di non farci troppo casa, prendo una vestaglia e me la metto addosso. Poi finalmente esco.
Tira un leggero vento, ma non è fastidioso, è fresco, piacevole. Inspiro una grande quantità  di ossigeno, trattengo per un attimo il respiro, per poi espirare. L'aria fredda mi punge la gola, come se stessi respirando piccole
scaglie di ghiaccio. Anche questo è strano. [...]
Mi giro per rientrare, ma vengo bloccata da una figura alta, snella, scura. A catturare la mia attenzione sono gli occhi, rossi come due tizzoni ardenti, occhi che ho già  visto, gli unici occhi che mi abbiano mai spaventato. E' lui.

E se, mentre le Winx sono sulla Terra per cercare l'ultima fata, Magix venisse attaccata da bellissimi e potenti creature del male rappresentate dai Vampiri e ci fossero solo le Trix a "proteggerla"?
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Darcy, Icy, Sorpresa, Stormy
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 23 -

 
  Ho il respiro spezzato, le costole incrinate mi premono sui polmoni come se volessero bucarli, non riesco a muovere un singolo muscolo senza sentire un dolore agonizzante.
Per la prima volta nella mia vita ho paura ad aprire gli occhi .
- Adesso mi credi? Tu, inutile streghetta, speravi davvero di poter battere me, Andrew, il capo del più famigerato e numeroso clan di vampiri di sempre? Illusa! Ecco cosa sei! - dice il succhiasangue, ridendo di gusto.
Il suono della sua voce mi arriva ovattato, mi sento come se fossi sott'acqua, il suono è soffocato e attutito. La stessa cosa vale per le urla strazianti e angosciate che provengono da tutta la scuola. Egoisticamente spero con tutto il cuore che non ci siano anche le voci delle mie sorelle.
Le mie sorelle...
Devo trovare un modo per aiutarle, io conto su di loro, loro contano su di me.
Questo pensiero mi da' la forza necessaria per rialzarmi: decido che il braccio destro è quello meno lesionato, mi giro e cerco di far forza su quello per mettermi in piedi.
Sento Andrew ridere, prima di assestarmi un calcio sulla schiena, che mi fa rotolare di un paio di metri, prima di farmi cadere nuovamente a terra, a pancia in giù. Il dolore è lancinante, mi ha completamente tolto il fiato.
Non riesco a muovermi, il mio corpo inizia a tremare febbrilmente a causa dello sforzo e del dolore, mentre sto distesa a terra.
- Cosa mi dici adesso? Cosa ne è stato di tutto il tuo coraggio, la tua sicurezza? Sono forse vacillati? - continua a chiedere Andrew, avvicinandosi e piegandosi affinché io senta meglio.
Resto ferma, immobile, a questo punto ignorarlo rimane la mia unica arma.
Lo sento sbuffare, sono sicura che mi sta esaminando da cima a fondo con i suoi occhi purpurei e scrutatori. Se ho un solo punto di forza lui lo troverà, e lo sistemerà mettendolo fuori uso, ne sono sicura.
Ma mi ha già privato di tutto, cosa vuole ancora da me?
Lo sento prendermi per il ciuffo, mi costringe ad alzarmi, riesco a stare in piedi nonostante le mie gambe non sopportino il mio peso.
Continua a tirarmi i capelli, mi reclina a forza la testa. Potrebbe staccarmela dal collo con estrema facilità, ma si trattiene.
Vorrei urlare, ma non ho la forza.
Per me è finita.
- Sai, Icy, sto iniziando a pensare che anche da vampira saresti inutile, ancora più di quanto lo sei da strega. - mi sussurra all'orecchio.
Le sue parole mi arrivano come lame di coltello che mi lacerano lo stomaco. Inutile. Il mio orgoglio, la mia fama, sono andati tutti in frantumi, in mille piccoli pezzi che non si ricomporrano mai.
Apro gli occhi, recuperando un po' del mio amor proprio, cercando di guardarlo, anche se la vista è offuscata, ma i suoi occhi rossi come tizzoni incandescenti risaltano a tal punto da sembrare definiti.
Lo vedo avvicinarsi al mio collo.
- Addio, Icy.
Sento il suo respiro freddo accarezzarmi la pelle, una mano callosa mi stringe i polsi mentre l'altra mi tira sempre di più i capelli.
La leggera pressione dei suoi canini sul collo mi provoca un tremito talmente forte da farmi inumidire gli occhi.
Non devo piangere... O forse posso? La mia vita è finita, a questo punto posso anche rivelare il mio lato umano.
Spero solo che mi ricordino come "La Regina dal cuore di Ghiaccio" e non come cibo per vampiri...
No, la strega più potente della Dimensione Magica non può permetterselo, la disperazione non può prendersi il controllo di me.
La pressione è sempre più forte, ma titubante.
Andrew si ritrae e inizia a fissarmi, con un sorriso subdolo dipinto sul viso che non preavvisa niente di buono.
- Forse per qualcosa sei ancora utile, sai? - commenta, più rivolgendosi a se stesso che a me.
Mi lascia di colpo i capelli e le mani, spingendomi prepotentemente e lasciandomi cadere a terra.
- C... Cosa intendi? - rispondo con un sussurro rotto in gola.
Faccio pressione sui gomiti e riesco ad alzare il busto, per rivolgere uno sguardo truce a lui, che mi fissa divertito.
- Sei sempre più patetica, ma sei anche... Una bella ragazza. - continua, con un tono di voce talmente calmo da darmi i brividi.
- Non mi interessano i tuoi complimenti, rimani comunque un essere spregevole. - rispondo ringhiandogli contro.
Andrew continua a ridere, si prende gioco di me, senza sosta.
- Penso che tu non mi abbia capito, streghetta.
I suoi occhi rossi sono freddi e distaccati come sempre, ma adesso è possibile notare una luce strana, sinistra, nei suoi occhi.
Rimango a fissarlo per qualche secondo, prima di ritrarmi rapidamente indietro.
- No, tu non... No... - ripeto come un mantra, cercando di allontanarmi sempre di più da quel mostro.
Perché non posso che definirlo così.
- Allora non sei stupida come pensavo. - ribatte, avvicinandosi e mettendosi davanti a me.
Sento un groppo in gola, la bocca si fa secca, il cuore mi batte a mille.
- Non provare ad avvicinarti, schifoso essere rivoltante! - gli urlo con tutto il fiato che mi rimane, anche se ormai non è molto.
- Che paroloni escono da una bocca tanto graziosa. - continua sorridendo in modo perverso.
- Smettila! L'illuso sei tu adesso! Non avrai niente da me, niente! - continuo ad urlare, indietreggiando per quanto mi sia possibile.
- Ma davvero? Sai che sono abituato a prendermi tutto ciò che mi va, anche quando gli altri mi sono contro?
- C'è sempre una prima volta. - rispondo, sputando veleno.
Perdo tutta la mia grinta appena mi trovo con le spalle al muro, ma faccio di tutto per non darlo a vedere.
- E adesso cosa pensi di fare, sentiamo? - domanda, chinandosi sulle ginocchia e avvicinando una mano al mio viso, che mi affretto a ritrarre, senza grandi esiti - Non puoi scappare per sempre.
- Questo chi te lo dice? - ringhio, fissando un po' la mano e un po' lui.
- Il fatto che stai cercando di scappare da me. Nessuno può riuscirci, quindi neanche tu: sappilo. - dice, accarezzandomi il viso.
Prima che io riesca a ribattere sento le sue labbra fredde come il marmo appoggiate sulle mie, la sua lingua alla ricerca della mia, mi blocca afferrandomi il polso, si posiziona carponi su di me, intreccia la sua mano tra i miei capelli, avvicinando a sé la testa.
Cerco di dimenarmi, ma non ci riesco, ho una mano bloccata e lui mi tiene stretta, non posso urlare e tirare calci.
Riesco solo a mugolare, ma non mi servirà a niente dato che nessuno può sentirmi.
Sono arrabbiata, con Andrew, con la sua razza, con il mondo. Continuo a maledire il giorno in cui sono uscita da Roccaluce, il momento in cui ho deciso di entrare in quel bar.
Ho talmente tanti risentimenti verso quel succhiasangue che sento gli occhi gonfi di lacrime, nate dal nervoso e dall'imbarazzo della situazione.
Mi spinge sempre più contro il muro, lascia scivolare la sua mano dalla mia testa, passandola sulla schiena finendo sulla gamba, mi accarezza lascivo l'interno coscia.
D'improvviso arriva l'illuminazione, un modo per reagire ce l'ho ancora.
Allontano la mia lingua dai denti e, mentre Andrew è ancora intento a baciarmi lo mordo con tutta la forza che ho.
Lo sento urlare e ritrarsi velocemente, con la lingua penzoloni come un cane.
Non riesco a trattenere una risata di scherno, ho avuto una mia piccola vendetta, ma dal sapore dolcissimo.
- Non ti conviene scherzare con me, rischi di farti male... O dovevo forse avvisarti prima? - continuo, beffeggiandolo.
Lui mi rivolge uno sguardo truce e carico di odio, ma non gli do più peso, ormai.
- Me la pagherai, streghetta! - risponde, prima di sputare di lato.
La sua saliva ha un colore roseo, sporca di sangue, devo avergli fatto male sul serio. Non posso trattenere un sorriso.
- Non credo proprio, caro il mio succhiasangue! - ribatto ghignando, prima di dargli un calcio in pieno stomaco, scaraventandolo dall'altra parte della stanza.
Non ho tempo per pensare al dolore: devo reagire.
Mi alzo di scatto e corro verso le scale, mentre sento ancora Andrew lamentarsi dal dolore.
Appena raggiungo il primo gradino sento qualcuno afferrarmi il braccio e lanciarmi all'indietro. Casco sdraiata in terra, ma cerco di rialzarmi il prima possibile, per poi fissare il succhiasangue, vicino alla via che mi divide dalle mie sorelle.
- Dove credi di andare? - domanda sbarrandomi del tutto la strada.
- Togliti di mezzo, non sono cose che ti riguardano! - urlo, rimanendo ferma, con i pugni serrati e le unghie conficcate nei palmi delle mani.
- Continuo ad essere convinto del contrario, dovendoti presto uccidere, beh, direi che tutto ciò che concerne il tuo mondo è mio affare. - risponde calmo e freddo, inchiodando il mio sguardo.
- Questo è ciò che pensi tu, non riuscirai a portare a termine il tuo stupido piano, non riuscirai mai ad abbattere le Trix, come del resto non riuscirai mai ad uccidere me! - ribadisco, con un tono di voce perfino più fermo del suo che, è evidente, lo stupisce.
- Hai davvero un gran fegato, c'è da dartene conto, streghetta.
La mia voglia di vederlo ardere continua a crescere, stringo sempre di più i pugni, digrignando i denti mentre lo vedo scendere lentamente lo scalino per pararmisi nuovamente davanti. Dovrei essermi abituata a questo suo irritante comportamento.
Dovrei.
- Non rivedrai più le tue sorelle, sia per il fatto che i miei scagnozzi le hanno già fatte fuori, sia perché presto anche tu farai la stessa fine.
Il buio.
Un'eco.
"Le hanno già fatte fuori"
Lascio caderele mani lungo i fianchi, la bocca semi aperta e lo sguardo vacuo e limpido.
No, non può essere vero, non voglio neanche pensare di non poter più vedere le occhiatacce di Stormy, sentire i sospiri di Darcy.
Le nostre nottate passate sveglie a cercare un modo per distruggere le fate.
Non può essere tutto finito.
- Tu menti... - sussurro con la voce strozzata, cercando di convincere più me che lui.
- So che ti piacerebbe, forza, vai a controllare tu stessa, dimmi se riesci a trovarle. - ribatte Andrew, spostandosi dalle scale e lasciandomi il passo libero.
Se fosse una trappola ci cascherei in pieno: inizio a correre come un ossesso, non posso fermarmi, so che troverò Darcy e Stormy, devo trovarle.
Entro nell'aula di Occultismo e quello che vedo non mi piace. Per niente.
I banchi, la cattedra, gran parte delle pareti sono distrutte, ci sono macerie in terra, polveri che aleggiano ancora nell'aria. Subito dopo la vista, il senso che più viene colpito è l'olfatto: un'odore acre, ferreo colpisce le mie narici con una forza tale da darmi la nausea.
Deglutisco a forza e cerco di calmarmi.
"Non è il loro sangue." ripeto tra me e me.
In quel momento il silenzio è assoluto, non c'è nessuno lì, tranne io.
- Darcy! Stormy! - urlo, sperando di ricevere un qualche cenno.
Nessuno risponde.
- Stormy!! Darcy!! -  continuo a urlare, con tutto il fiato che ho nei polmoni.
Mi avvento contro un cumulo di macerie, magari sono rimaste lì sotto, imprigionate e sono svenute.
Sposto automaticamente le pietre, devo trovarle.
Ad un certo punto vedo qualcosa di arancione brillare, mi avvicino e sono costretta a portarmi una mano sulla bocca per non urlare: sono gli occhiali di Darcy.
Mi giro, allontanando i presagi negativi che quell'oggetto rotto e così familiare mi procura per trovarmi davanti ad un sandalo rosso, con il tacco alto, fine e spezzato. E' di Stormy.
Improvvisamente mi sento come il titano Atlante, costretto a reggere sulle spalle il peso del cielo. Quel peso, però, per me è troppo.
- Che ti avevo detto? - dice ironico il succhiasangue, appoggiato a quello che rimane dello stipite della porta.
Non riesco a guardarlo in faccia, il mio sguardo è attratto come una calamita dagli occhiali arancioni e dal sandalo rosso.
Le ho perse, per sempre.
A questo punto ha davvero più senso combattere?
Ormai ho perso.
- Ma stai tranquilla, streghetta, in fondo non erano realmente le tue sorelle. - continua, ridendo sguaiatamente.
Sì, adesso più che mai devo uccidere Andrew, distruggerlo nel peggiore dei modi.
Le mie sorelle avranno la loro vendetta.

Sono. Un. Mostro.
Non odiatemiiiiii! Sto già facendo un buon lavoro io con me stessa riguardo agli insulti çç
Non solo vi ho fatto aspettare tanto, ma vi ho portato anche belle notizie, vero?
La Rowling, la Collins e Riordan mi hanno insegnato tanto.... credo... spero... forse... baci,
Icy
  
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