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Autore: Vic 394    28/10/2013    9 recensioni
[Questa storia è un prequel della mia Snowflakes e fa parte della serie Unexpected Connection, ma può essere tranquillamente letta a parte.]
"Jack Frost era uno studente Serpeverde del terzo anno, giocatore di Quidditch, tanto ambito dalle ragazze quanto spaccone. Non gli importava di nessuno al di fuori di se stesso e, come altri della sua casa, non era molto propenso all’amicizia con certi studenti, come quelli delle altre case o i mezzosangue.
Hiccup Haddock era un semplice tredicenne smistato in Corvonero che aveva come unici amici i suo compagno di stanza Gambedipesce e Sdentato, il suo fedele barbagianni fuligginoso. Non che non ci avesse provato, ma semplicemente era troppo strano e chiuso nel suo mondo per mescolarsi con la gente normale."
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jack Frost
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Unexpected connection'
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Jack Frost era uno studente Serpeverde del terzo anno, giocatore di Quidditch, tanto ambito dalle ragazze quanto spaccone. Non gli importava di nessuno al di fuori di se stesso e, come altri della sua casa, non era molto propenso all’amicizia con certi studenti, come quelli delle altre case o i mezzosangue.
Se c’era una cosa in particolare che detestava, questa erano i secchioni. Non per qualche motivo particolare, solo perché essendo un nullafacente  veniva messo in cattiva luce con i professori. Come se ci fosse stato bisogno dei secchioni per questo.
Comunque non fu di certo felice quando venne obbligato a essere seguito negli studi da un altro ragazzo. Un Corvonero del suo stesso anno cui aveva fatto caso solo perché si divertiva a torturarlo ogni tanto, probabilmente durante le lezioni di pozioni e trasfigurazione… o forse si trattava di difesa contro le Arti Oscure?

Hiccup Haddock era un semplice tredicenne smistato in Corvonero che aveva come unici amici il suo compagno di stanza Gambedipesce e Sdentato, il suo fedele barbagianni fuligginoso. Non che non ci avesse provato, ma semplicemente era troppo strano e chiuso nel suo mondo per mescolarsi con la gente normale. Per quanto normale possano essere dei ragazzi che armeggiano con delle bacchette come in una fiaba, pensava lui.
Gli stava bene essere ignorato, ma a fargli male erano gli insulti che riceveva più o meno da tutti durante la maggior parte della giornata. Testone di qua, fallito di là, da qualche parte gli era anche arrivato qualche “ameboide privo di vita sociale”, più vari epiteti coloriti che è meglio tralasciare.
Di sicuro amava Hogwarts, ma quanto alla sua vita lì… era tutto un altro paio di maniche.
Si era sentito fiero quando i professori lo avevano considerato uno studente abbastanza valido da dare ripetizioni a un altro ragazzo. Ma quando aveva saputo chi fosse quel ragazzo era rapidamente sbiancato.

“Diamoci una mossa, mister primo della classe, ho un allenamento più tardi” esclamò Jack irritato.
“Sì, maestà” borbottò Hiccup. Nessuno dei due aveva preso bene questa storia delle ripetizioni e per una volta entrambi erano d’accordo sulla stessa cosa: volevano che finisse il prima possibile, specie perché ormai andava avanti da più di un mese.
Si sistemarono sull’erba del giardino e aprirono i libri di trasfigurazione.
Dopo mezz’ora Jack non era riuscito a trasformare la sua manciata di fili d’erba in una piuma, in compenso aveva disintegrato due sassi, fatto spuntare dei fiocchi di neve dalla bacchetta e ustionato il braccio sinistro di Hiccup.
 “Guarda che questo lo uso per scrivere!” aveva esclamato il poveretto.
“Scusa, il tuo tono saccente aveva cominciato a seccarmi” si difese il Serpeverde ridacchiando, facendo sbuffare l’altro.
Il Corvonero tirò fuori dalla borsa un’insolita scatoletta e spalmò un po’ del suo contenuto sul braccio dolorante per poi aggiustare la divisa con un semplice reparo.
“Che diavolo ti sei messo addosso?” chiese inorridito Jack alla vista di quella gelatina violacea.
“Saliva di drago concentrata, alcune specie hanno poteri curativi” rispose il castano con una scrollata di spalle “i draghi sono molto comuni dove abito e a volte le ustioni sono anche peggiori, ho l’abitudine di portarne sempre un po’”
“Interessante… invece no, che ne dici di fare una pausa?” fece l’albino con tono innocente.

“Perché lo fai?” sbottò Hiccup.
“Cosa?”
“Perché fai così? Sempre a fare il menefreghista che va in giro a ustionare la gente perché si annoia” lo accusò il mingherlino “Che ci ricavi a torturare la gente? Anzi, buttiamola sul personale: che ci ricavi a torturare me? Sono tre anni che ti sopporto, tu e i tuoi amici purosangue, che gusto ci trovi a mettermi delle pupille di anguilla in più nel calderone solo per farlo esplodere? Come se fosse buffo” si sfogò.
“Come se tu fossi migliore, sempre a stare col naso sui libri e a non fare assolutamente nulla di divertente. Almeno io gli amici con cui fare gli scherzi ce li ho, i tuoi dove sono? Non li ho mai visti” rispose per le rime il Serpeverde.
“Certo, molto meglio farsi notare con le bravate che comportarsi seguendo il regolamento”
“Sì, è vero, mi piace farmi notare. Non mi è mai piaciuto essere invisibile agli occhi delle altre persone, anche se questo significa rendermi insopportabile” confessò l’albino “possiamo riprendere con trasfigurazione?”
“Ma sentilo, ora che finalmente comincia a parlare di sé a cuore aperto vuole ricominciare i compiti” Hiccup roteò gli occhi al cielo.
“Tu non sei amico mio, perché dovrei parlartene?” sibilò Jack.
“Perché, hai mai fatto questo discorso con qualcuno?” sussurrò il Corvonero con lo stesso tono.

Jack cercò di farsi tornare i conti. Perché la discussione stava prendendo questa piega? E perché gli sembrava che in quel momento sfogarsi fosse la cosa più giusta da fare? Con quel mingherlino che finora aveva solo deriso, per di più. Forse aveva bevuto troppo succo di zucca tutto d’un fiato. Perché quel ragazzino impertinente gli ispirava una fiducia che non aveva mai accordato a nessuno in vita sua.
D’altro canto Hiccup era stufo di questa situazione che andava avanti da tempo. Ora che aveva la possibilità di risolverla a quattr’occhi non se la sarebbe lasciata sfuggire facilmente. Sarà anche stato un emarginato, ma di certo non era uno stupido.
Quel silenzio teso venne spezzato da una civetta delle nevi che si posò accanto al Serpeverde con un biglietto nel becco.

“Ehilà, Nord, che succede?” chiese quello prendendo il foglio “grandioso, ci mancava l’allenamento  annullato” sbuffò mentre la civetta riprendeva il volo.
“Mi è sempre piaciuto, non sapevo fosse il tuo gufo” confessò Hiccup.
“Fa il suo dovere. Tu hai un gatto o…”
“È un barbagianni fuligginoso, si chiama Sdentato”
“Non l’ho mai visto, quando portano la posta c’è sempre confusione” commentò Jack
“Oh, io non ricevo lettere” si rabbuiò per qualche secondo il castano “non ne invio nemmeno” il Serpeverde avrebbe voluto sapere di più, ma sapeva che se non fosse stato lui il primo ad aprirsi non avrebbe ricavato niente.
“Comunque…” lo precedette Hiccup “giochi a Quidditch? Che ruolo?” aveva assistito ad una sola partita, al primo anno e per ricompensa si era beccato un bolide in pieno petto.
“Ringrazia che non sia la tua faccia” aveva esclamato l'infermiera. Dopo quell’episodio lui e il Quidditch non erano andati molto d’accordo.

“Cercatore” rispose Jack “non le vedi mai le partite?” Frost era piuttosto famoso nella scuola per il suo ruolo, quella domanda lo aveva leggermente spiazzato.
“No” ammise il compagno.
“Non hai mai voluto neanche provare a giocare?” incalzò l’albino.
Hiccup sfregò nervosamente la gamba sinistra sull’erba.
“Mi sarebbe piaciuto, ma non riesco a stare bene in equilibrio sulla scopa” rispose imbarazzato.
“Dev’essere bello avere una folla adorante che urla il tuo nome mentre fai quelle acrobazie” aggiunse con lo sguardo perso verso la piccola fetta di stadio che si intravedeva dalla loro posizione.
“Già… magari fosse sempre stato così” commentò Jack.
“Che vuoi dire?”
“Non mi sono mica sempre comportato… così. A volte non mi tollero nemmeno io, figurati. È per la mia famiglia: a casa non mi segue mai nessuno, hanno tutti troppo da fare per dar retta all’ultimo arrivato. Figurati che a volte sono talmente freddo con loro che mi chiamano lo Spirito del Gelo. Mia cugina ha paura che durante la notte possa andare a morderle il naso! È umiliante. Cerco di fare il possibile per evitare che succeda anche qui” confessò il Serpeverde, sentendo che un peso gli scendeva dal cuore.
“Rendendoti insopportabile” concluse Hiccup accennando a un sorriso. Jack non sapeva come prenderla: si era appena esposto e quel ragazzino rimarcava il concetto sorridendo.
“Esatto, tipo dicendoti che da come zoppichi a volte sembri storpio” buttò lì senza darci peso.
“Tu magari non avrai tutta questa gente attorno, ma almeno gli insegnanti sanno quanto vali. Non hai idea di cosa significhi non avere qualcuno che crede in te”
Hiccup continuò a grattarsi nervosamente la gamba sinistra, come preso da un forte attacco di prurito.
“Credimi, lo so meglio di quanto pensi” mormorò.

“Mio padre non è mai riuscito a sopportare me e il mio carattere. Per un certo periodo è andata bene, poi è arrivata la lettera di Hogwarts” sospirò “non poteva sopportare di avere un demone come me in famiglia, così mi ha cacciato senza troppe cerimonie… ed eccomi qui” l’albino ascoltò in silenzio. Davvero potevano esserci genitori così al mondo?
“E tua madre non ha detto niente?”
“Sarebbe stato un po’ difficile, è morta quando ero molto piccolo” rispose Hiccup triste.
“Solo che non ho molta voglia di fare lo sbruffone, visto che l’ultima volta che mi sono esposto non è andata così bene” Jack cercò di tirargli un po’ su il morale alla sua maniera: tirando fuori battute del tutto fuori luogo.
“Che sarà mai successo, hai preso un brutto voto?” lo canzonò, ma non con cattiveria, era abbastanza sconvolto per usarla.
“Non esattamente” tagliò corto il Corvonero giocherellando con la bacchetta, facendone sprizzare scintille colorate.
“Che è successo?” incalzò Jack, nonostante fosse palese che il castano non avesse la minima voglia di parlarne. Infatti sbuffò leggermente.
“Prometti di non dire niente” disse togliendosi la scarpa e attorcigliando un paio di volte i pantaloni su per la gamba che aveva torturato tutto il tempo. Jack impallidì quando vide che non c’era assolutamente nessuna gamba, bensì una protesi in legno e ferro.

“Hic… come…” balbettò.
“Ti avevo detto di non dire niente… te l’ho detto, da dove vengo i draghi sono molto comuni. A volte troppo. È un peccato, giocare a Quidditch non sarebbe stato male” spiegò in fretta il mingherlino.
Jack per una volta nella sua vita era senza parole. Dopo tutto quello che aveva visto e sentito era ormai certo di una cosa: Haddock aveva immenso bisogno di un amico. Un barbagianni fuligginoso non è male come compagnia, ma anche un semplice essere umano poteva essere una possibilità.
“Ti va di fare un giro su una scopa?” chiese l’albino dopo un tempo che parve infinito “posso insegnarti a bilanciare il peso” il viso di Hiccup si illuminò.
“Davvero lo faresti?” chiese con gli occhi che brillavano.
“Siamo amici no? Prendi la tua roba” lo incoraggiò Jack, accennando ai libri da tempo dimenticati sul prato. Entrambi raccolsero le loro cose e si avviarono verso lo stadio.
“Sicuro che non ci metteremo nei guai per questo?” domandò poi il Corvonero.
“Hey, è con Jack Frost che stai parlando, cosa credi?”
Hiccup scoppiò a ridere.





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Angolo Vic

Questa fic precede Snowflakes 
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2223650&i=1 ma può essere tranquillamente letta a parte
Io non so che mi sia preso. Prima scrivo una storia su Hic e Jack che è il FLUFF e ora questo. Tutto ciò senza shipparli. Chissà che mi ritroverei a scrivere in caso contrario D: spero che le mie amiche e mia zia (sì, lo so, WTF?) apprezzeranno queste mie uscite così poco nel mio stile. Almeno non è chissà che cosa, giuro che anche provandoci con questi due non supero la fase bromance (a meno che non stiano separati ognuno nella sua sala comune a spedirsi letterine)
Fatemi sapere se vi piace con un commento, mi raccomando :D
A presto

Vic

 
   
 
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