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Autore: Yoan Seiyryu    28/10/2013    5 recensioni
[ Mad Wolf (Ruby Jefferson) + accenni Outlaw Queen ]
Nella Foresta Incantata Regina desidera distruggere Snow White annullando quelle amicizie che rendono la figliastra forte ed audace. Decide di servirsi di Jefferson per compiere un gesto estremo nei confronti di una giovane ragazza dal Cappuccio Rosso che vive al villaggio di Nottingham. Jefferson, per offrire un futuro migliore a sua figlia Grace, accetta il patto con Regina ed è intenzionato ad eseguire gli ordini.
A Storybrooke Jefferson ricorda perfettamente il suo passato e tenta con ogni mezzo di far riemergere la memoria perduta di Ruby con cui è stato legato prima del sortilegio, ma affronteranno entrambi diverse problematiche prima di conoscersi davvero secondo la propria natura.
**
"E' ironico che sia tu a parlare di mentire, del passato, di conoscersi per ciò che si è [...] quando sei tu il vero mostro fra noi due"
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Jefferson/Cappellaio Matto, Paige/Grace, Ruby/Cappuccetto Rosso, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IV 

Lost and Insecure



 



 
Foresta Incantata

Notthingam era così bella ai primi chiarori dell’alba. Jefferson sedeva con le gambe incrociate sulle mura della città, tenendo il gomito appoggiato al ginocchio e il pugno della mano a sostenere una guancia. Di tanto in tanto sbadigliava, non aveva chiuso occhio quella notte poiché era rimasto concentrato sull’evento di quella mattina.
Aveva lasciato Grace la sera prima a casa dei vicini che erano molto affezionati a lei, la trattavano come se fosse una figlia e dunque poteva ritenersi fiducioso nei loro confronti.
Avrebbe dovuto seguire le mosse di Red, la ragazza dal mantello rosso che era in grado di trasformarsi in lupo nelle notti di luna piena, finché non fosse caduta nella trappola che aveva escogitato.
Robin aveva ragione, non era un gran piano fingersi di essere ciò che non era, ma ingannare gli altri  era qualcosa che gli riusciva bene e doveva sfruttare tutte le carte in suo favore.
Quando si accorse dei primi movimenti all’uscita della casa che aveva selezionato come quella della vittima, si tenne in guardia, per poi cercare con gli occhi il suo collaboratore che doveva anche lui trovarsi nelle vicinanze.
Vide la figura di Red nascosta sotto il mantello che le celava il viso chinato verso il basso, sua nonna rimase sulla soglia e parve riempirla di qualche raccomandazione per il viaggio. Le consegnò un cestino colmo di vivande e poi la salutò, lasciandola libera di andare.
Fu Red a slanciarsi verso di lei per abbracciarla, cosa che ricambiò dopo aver accettato seriamente l’idea che la nipote dovesse allontanarsi. Jefferson si inumidì le labbra, era un vero peccato dover agire contro la nipote di Granny ma a quel punto nulla l’avrebbe fermato.
Quando il quadretto familiare terminò, Jefferson si rimise in piedi per poi curvare la schiena ed osservare tutto senza essere intravisto. Si nascose all’interno di una delle torri di guardia finché non scivolò lentamente lungo le scale per poi arrivare fino alla porta d’uscita, rimanendo in attesa.
Red si allontanò velocemente dalle mura fortificate della città per recarsi all’ingresso della Foresta di Sherwood, era bene che Jefferson attendesse qualche istante prima di partire all’inseguimento per non destare sospetti.
I lupi corrono piuttosto in fretta, soprattutto se sono loro ad essere cacciati.
Come previsto la ragazza superò il confine della foresta di Sherwood e lì non avrebbe avuto più modo di fuggire poichè era il territorio di Robin Hood. Fu difficile per Jefferson accorgersi della presenza del fuorilegge che si muoveva completamente a suo agio nella macchia verde, come se fosse in grado di mimetizzarsi con essa offrendogli spazi silenziosi dove nascondersi.
Quando Notthingam scomparve e gli alberi si fecero più fitti, Robin decise di agire. Incoccò la freccia all’arco e si fermò piantando i piedi sulla terra umida per poi mirare il suo bersaglio.
Il mantello rosso si muoveva sinuoso tra gli alberi, la ragazza non accennava a percorrere un sentiero rettilineo ma confondeva i passi saltellando sulle pietre e sui tronchi degli alberi caduti, giocando con il suo equilibrio perfetto.
Per la prima volta in tutta la sua vita, Robin sbagliò tiro. Una cosa che avrebbe rinfacciato a Jefferson una volta o l’altra, poiché lo aveva costretto a non usare la sua mira infallibile, per lui si trattava di una questione d’onore e rinunciare alle sue qualità rappresentò una vera e propria lotta con se stesso.
La freccia si scagliò ad un passo dalla ragazza in rosso, per avvertirla di una presenza avversa. Nel momento in cui la preda si voltò, Robin scoccò un’altra freccia che questa volta traforò il mantello fino a incastrarlo a terra.
Quando Red si accorse dell’uomo che stava cercando di ucciderla cercò di strappare la stoffa per fuggire ma non vi riuscì, fu costretta a piegarsi per staccare la freccia da terra e liberarsi.
Pur riprendendo la corsa a gran velocità, Robin non si fece intimorire ed usò una terza freccia, questa volta però sapeva esattamente dove avrebbe dovuto colpire e non errò.
Respirò a fondo, tese la corda fino a sfiorare l’orecchio con l’indice della mano e trovata la giusta concentrazione  scoccò la freccia che finì per trafiggere la gamba della ragazza, la quale per l’impatto e il dolore cadde a terra, facendo scivolare via dalla presa il cestino che sua nonna aveva preparato.
Jefferson che li seguiva a debita distanza, nascosto dietro  uno degli alberi, rimase stupito nell’assistere ad una scena simile. Non aveva chiesto a Robin di farle del male ma solo di inseguirla e spaventarla. Rimuginò sull’accaduto e non tardò a comprendere che in realtà gli aveva fatto un gran favore. Non si poteva tenere chiusa in casa una donna che aveva una gran fretta di raggiungere gli amici regnanti, c’era bisogno di un modo per il quale non potesse allontanarsi e Robin lo aveva trovato. Gli doveva molto.
Red provò ad alzarsi in piedi ma fu impossibile, tant’è che il sangue iniziò a scivolarle al di sotto delle vesti e il dolore lancinante alla coscia non la lasciava ragionare con lucidità. Strisciare sulla terra umida sembrava quasi futile, ormai era diventata una preda.
Robin, che ormai era il più veloce tra i due, accorse verso di essa infilando l’arco sulla spalla.
“Chi sei?” Red gli urlò contro quando si rese conto che non avrebbe avuto scampo, nonostante continuasse ad indietreggiare facendosi forza con le braccia.
Il fuorilegge si sgranchì per poi calarsi in ginocchio e guardarla negli occhi, regalandole uno dei suoi sorrisi migliori.
“Un nemico di Snow White e del Principe Charming, sei pronta a lasciare questa vita per sempre?” le domandò come se fosse la cosa più naturale del mondo, mantenendo un’espressione del viso pulita e solare.
Red aggrottò le sopracciglia e digrignò i denti, come un lupo pronto alla battaglia.
“Hai già tentato tre volte di uccidermi con le tue frecce e per tre volte hai fallito, la tua mira non mi sembra eccezionale” teneva in mano ancora quella da cui si era liberata e cercò di affondarla nel petto di lui, ma intuiti i suoi movimenti, Robin le bloccò il polso stringendoglielo con forza fino a farle lasciare la presa.
Dover riporre il suo orgoglio davanti a quell’affronto fu dura, ma l’avrebbe fatta pagare a Jefferson di sicuro per averlo costretto a  sporcare il suo nome in quel modo.
“Credi che basterà far fuori me per liberarti di Snow White?” farfugliò poco prima che Robin la prendesse per il collo, sollevandola di poco da terra di modo che le mozzasse il fiato.
Red appoggiò le mani sulle sue cercando di sbarazzarsene per liberarsi da quella presa mortale, ma non aveva abbastanza forza ed il dolore che provava per la ferita le impedì di muoversi come avrebbe desiderato.
“I suoi amici sono i nemici della Regina, eseguirò i suoi ordini senza alcuna esitazione” sussurrò in modo teatrale, stringendo sempre più la presa.
Fu allora che Jefferson intervenne, iniziando a correre verso la loro direzione, mentre la lunga coda del soprabito si elevava a seconda dei salti che compieva per poterli raggiungere il più in fretta possibile.
La recita era cominciata ed ora non poteva tirarsi più indietro.
“E’ Regina che ti…” la voce di Red divenne sempre più scura fino a trasformarsi in un soffio, non riusciva più a respirare.
Le grida  di Jefferson risuonarono alle sue orecchie come un canto, come la salvezza che le avrebbe permesso di vivere ancora un giorno di più se gli dèi glielo avessero concesso.
“Prendersela con delle fanciulle indifese non è un comportamento da gentiluomo, perché non te la vedi con uno della tua stazza?” una volta pronunciate le fatidiche e studiate parole, Robin si voltò lasciando la presa sulla sventurata che ricadde a terra dolorante, per poter affrontare il nuovo nemico che si prospettava davanti a lui.
“Non ti conviene, sto portando a termine un compito import…” non gli diede tempo di terminare la frase che Jefferson si scagliò su di lui tirandogli un pugno alla bocca dello stomaco, per poi assestargli un gancio sotto il mento così da fargli perdere l’equilibrio. Tutti i colpi assestati erano reali e Jefferson non si era risparmiato nemmeno un po’, tanto che Robin cadde in ginocchio con il corpo gettato in avanti attanagliato dal dolore. Soffocò un rantolo di tosse, finse di riprendersi per contrattaccare ma poi non parò il nuovo colpo che gli fece perdere l’equilibrio e cadde a terra.
Red non riuscì a credere ai suoi occhi, aveva riconosciuto colui il quale aveva posto fine alle sue improvvise paure, si ricordava perfettamente di quel viso incorniciato dagli incolti capelli che gli coprivano la fronte.
Era il padre di quella deliziosa bambina a cui aveva regalato una fetta di torta di mele e che amava tanto i suoi pasticci di carne.
Jefferson si assicurò che Robin non potesse rialzarsi, fingendo di accertarsi della perdita di coscienza che ovviamente non era avvenuta, poi si avvicinò alla ragazza che teneva stretta una mano intorno alla freccia conficcata nella coscia.
“State bene, eccetto quella?” poggiò un ginocchio a terra per guardarla all’altezza del viso di lei, turbato e ancora poco convinto.
Si limitò ad annuire, mordendosi l’interno della guancia.
“Bene, sarà meglio che vi liberi di quella freccia prima che la ferita possa peggiorare ed infettarsi. Vi porterò a casa mia” le comunicò mentre cercava di aiutarla a sollevarsi in piedi, facendole appoggiare un braccio intorno al collo.
Red non parve affatto contenta di quella soluzione e non mancò di comunicarlo.
“Impossibile! Devo raggiungere il Principe Charming al confine, non posso farmi attendere e devo proseguire sulla mia strada” gli disse prima di cedere ad una smorfia di dolore che le fece chiudere gli occhi.
Jefferson sbuffò rumorosamente, mostrandogli una delle sue solite espressioni di diniego profondo.
“E vorreste arrancare fin lì in queste condizioni? Non sareste d’aiuto a nessuno, permettetemi almeno di curare e fasciare la ferita, poi potrete andare dove volete” cercò di essere il più convincente possibile, lasciandole la libertà di scelta che in realtà non avrebbe avuto in un prossimo futuro.
Red continuava a non voler sentire ragioni ma la sensibilità al dolore fu eccessiva, tanto che riuscì a vincere lui. Così Jefferson le circondò la vita con un braccio e la sollevò del tutto da terra per poi passare l’altro sotto le ginocchia ed iniziare ad incamminarsi nella direzione opposta, per fare ritorno verso casa.
“Grazie per avermi aiutata, probabilmente senza il vostro intervento sarei morta” si decise a dire lei dopo qualche tentennamento, non gli andava ancora a genio quell’uomo che al loro primo incontro si era mostrato piuttosto indisponente e fidarsi non sarebbe stato facile.
“Lo sareste stata di certo. Non avreste dovuto prendere questa strada per allontanarvi da Notthingam, la Regina e re George hanno assoldato molti uomini per controllare i territori ed evitare che gli aiuti richiesti dal Principe Charming arrivassero  destinazione. Quello che avete incontrato voi era solo uno di loro, ma ve ne sono molti altri anche più pericolosi” non stava mentendo del tutto, furono chiamati molti uomini potenti per servire i due vecchi regnanti e lui, anche se aveva perso se stesso tanto tempo fa, poteva rappresentare uno di loro.
“Per quale motivo vi trovavate a quest’ora nella foresta?” gli domandò quando si rese conto di quella particolare coincidenza.
Jefferson si schiarì la voce e fece schioccare la lingua.
“Raccoglievo funghi, è il mio mestiere. Anzi, a causa vostra li ho anche persi quindi mi dovete un pranzo. Inoltre vi pregherei di non affannarvi a parlare, pesate già abbastanza” finse di non riuscire a sorreggerla davvero e lei per timore di cadere si costrinse a stringersi al suo collo per evitare un possibile impatto.
Quando si rese conto che era stato uno scherzo, sbuffò, ma non riuscì a controbattere né a lamentarsi per l’intensità della sofferenza che iniziava ad aumentare.
Raggiungere la casa di Jefferson non prese molto tempo e Red da una parte si sentì sollevata all’idea di potersi togliere di dosso la freccia e dall’altra era preoccupata per il ritardo del suo viaggio.





 
**


 
 Storybrooke, durante il sortilegio 
 
Ruby tirò fuori lo specchietto dalla borsetta nera che si adattava perfettamente alla scelta di abbigliamento di quella sera. Indossava pantaloni di pelle aderenti che le mettevano in risalto le curve morbide e slanciate che la rendevano provocante e una camicia rossa le cui maniche terminavano al gomito.
Il freddo dell’inverno non le avrebbe impedito di vestirsi a suo piacimento, soprattutto per un appuntamento simile, in fondo nemmeno lo soffriva così tanto. Quel periodo dell’anno era il suo preferito in assoluto, amava il gelo della neve e le temperature così basse da ghiacciare il sangue nelle vene. Lei, in un modo o nell’altro, riusciva a sopportarlo piuttosto bene ma non senza provare di tanto in tanto brividi di freddo che svanivano poco dopo essersi presentati.
Si guardò allo specchietto con cura, sembrava che tutto fosse in ordine e che fosse pronta per la serata, il rossetto rosso le illuminava il viso proprio come desiderava lei.
Quando lo ripose nella borsetta, si avvide che dall’altra parte della strada si era appena fermata la macchina del Dottor Whale, che la richiamò con un saluto.
Le labbra formarono un sorriso piuttosto soddisfatto e si avviò verso di lui, ancheggiando in una camminata costruita appositamente che la rendeva decisamente sensuale e a Whale non sfuggì affatto quel particolare, tanto che fu costretto a schiarirsi la voce per togliersi dal viso un’espressione da pesce lesso.
Quando Ruby fece per attraversare la strada, per poco non fu investita da qualcuno che andava così di corsa da non potersi quasi fermare a chiedere scusa.
La ragazza si ritrovò a terra, notando come la camicia si fosse sgualcita e con sguardo adirato puntò la sua vendetta verso il disastro vivente che si rivelò essere Locksley.
“Perdonami Ruby, non ti avevo proprio vista” le porse una mano perché si sollevasse da terra, ma Whale intervenne altrettanto presto uscendo dalla macchina per raggiungerla.
“Che accidenti ti è preso? Correre in quel modo per strada! Sembra che tu stia scappando da qualcosa” lo rimproverò con furore, detestava essere travolta da emozioni così improvvise che non le davano il tempo di controllarsi.
Whale la aiutò a rimettersi in piedi senza mancare di lanciare un’occhiata di disprezzo a Locksley.
“In effetti è proprio come sembra, anche se più precisamente sto scappando da qualcuno” si voltò dalla parte in cui il suo inseguitore stava per arrivare.
“Come al solito, oserei dire” intervenne il Dottor Whale intromettendosi tra gli sguardi che i due avevano preso a scambiarsi.
Locksley gli lanciò un’occhiata furibonda ma quando l’inseguitore arrivò, fu costretto a compiere qualche passo indietro.
“Mi farò perdonare Ruby, ora scusami tanto ma devo proprio andar via!” e così si inchinò teatralmente verso di lei prima di voltarsi e riprendere la folle corsa che era iniziata dal Rabbit Hole.
Prima che Ruby e Whale potessero tornare alla calma e tranquillità iniziale, davanti a loro si materializzò la figura del più curioso tra gli abitanti di Storybrooke, colui che rimaneva sempre da parte e che non aveva stretto amicizia con nessuno. Colui che trascorreva il suo tempo a meditare su come distruggere Robert Locksley in ogni modo possibile, non per trascinarlo finalmente in prigione, ma per farlo scomparire dalla faccia della terra.
Si trattava di Gary, il suo cognome era a tutti sconosciuto e probabilmente nessuno lo avrebbe mai scoperto. Dotato di un gran fascino, di un’altezza smisurata e di occhi profondi come il ghiaccio, impenetrabili e freddi.
Ruby non aveva idea del motivo per cui quei due si odiassero tanto, ma era di certo curiosa di conoscere meglio un uomo simile, in fondo era sempre stata attratta dagli uomini con un passato oscuro.
“E’ andato da quella parte”  gli indicò Whale indirizzandolo sulla strada giusta, Gary si fermò solo per ringraziarlo e poi riprese la corsa.
Ruby sguainò un’espressione assolutamente sorpresa, appoggiò una mano sul fianco e fissò a lungo il dottore.
“Perché glielo hai detto? Ora si cacceranno nei guai entrambi” si lamentò, anche se notare quell’aspetto così curioso di Whale la intrigava abbastanza da non preoccuparsi più di ciò che era appena accaduto davanti ai loro occhi.
“Prima risolveranno i loro problemi, prima tutti noi staremmo meglio senza i loro schiamazzi notturni” così facendo le porse il braccio con eleganza, attendendo che lei vi si appoggiasse. “Tra le altre cose sono anche riuscito ad arrivare in orario all’appuntamento e a causa loro, non lo hai potuto notare”.
Ruby si strinse nelle spalle prima di sfoderare un sorriso a trentadue denti, per dimostrare quanto le piacesse quell’atteggiamento così sfrontato.
Oltre agli uomini dal passato oscuro amava anche quelli che non avevano peli sulla lingua e apprezzare Whale diventava sempre più semplice. Si chiese il motivo per cui Mary Margaret lo avesse dimenticato così in fretta.
“In realtà l’ho notato” gli fece l’occhiolino per poi seguirlo all’interno della macchina.
Raggiunsero piuttosto in fretta il ristorante ‘La zucca stregata’ in cui avrebbero cenato quella sera, Whale aveva proprio pensato a tutto e per una volta allontanarsi da Granny’s avrebbe fatto bene a Ruby.
Sua nonna non era entusiasta di sapere che la nipote sarebbe uscita con Whale, ma in realtà chiunque fosse stato avrebbe generato il medesimo problema.
Una volta che furono seduti al tavolo ed ordinarono le pietanze, Ruby chinò leggermente la testa per osservare il suo interlocutore con uno sguardo magnetico ed interessato.
“Tu sai perché Gary e Locksley sono così in conflitto tra loro?” domandò stringendosi nelle spalle, ringraziando poi Whale che le versò del vino rosso nel calice.
Il dottore si inumidì le labbra e si morse il labbro inferiore per poi passare a riempire il suo calice.
“Strano che tu non ne sappia nulla” alzò lo sguardo su di lei “qualche tempo fa, non ricordo esattamente quando, Locksley arrivò in ospedale con sua moglie che era in attesa di un bambino. Vi fu un incidente con un’automobile e la povera sfortunata non sopravvisse, nemmeno suo figlio. Tentai di salvare almeno lui ma fu inutile, l’impatto era stato eccessivo. Locksley accusò Gary della morte della moglie, ma nessuno conobbe mai la vera dinamica dell’incidente”.
Ruby trasformò il suo sorriso in un’espressione rattristata, non si aspettava di ascoltare quella storia riguardo Locksley. Era l’uomo che aveva avuto occasione di conoscere da poco e che aveva sempre visto sorridere, non le era facile immaginarlo con demoni interiori.
Afferrò il calice e lo sollevò fino alle labbra, lasciandovi un’ombra di rossetto di cui non si curò minimamente.
“Dunque, non è un problema il fatto che io e Mary Margaret ci siamo frequentati, giusto?” Whale divagò sull’argomento dei due di cui non aveva interesse a parlare, preferiva concentrarsi su qualcosa che voleva approfondire meglio.
Ruby scosse velocemente la testa, alzando appena le spalle.
“Mary Margaret in questo momento ha la testa altrove, non credo che si dispiacerà nel sapere che sto uscendo con te” sorrise di sottecchi, ormai la questione iniziava a diventare quasi ufficiale.
“Vuoi dire che si è già dimenticata di me?” scherzò lui prima di aggiungere “Impossibile” in un sussurro che fece salire i brividi a Ruby.
Sì, era decisamente un uomo interessante e aveva di certo una storia da raccontare. Peccato che non ricordasse minimamente la prima volta che si erano incontrati. Una stranezza che non le giunse nuova, visto che non aveva in mente nemmeno il momento in cui conobbe Jefferson.
Per un attimo diversi pensieri si soffermarono nella sua mente ma non riuscì a sistemarne nemmeno uno.
“Se sia impossibile è ancora tutto da vedere”.
Spaziarono su ogni argomento, Whale si dimostrò intelligente e sagace, un grande uomo di scienza che aveva dato tutto per diventare un medico, anche se non riuscì a raccontarle i particolari poiché aveva la mente offuscata e diede colpa al vino.
Le chiese di Paige e di come le ripetizioni andassero avanti e Ruby non poté che dimostrarsi entusiasta nei confronti della ragazzina a cui si era parecchio affezionata.
La serata volse in fretta al  termine e con un certo rammarico di entrambi si ritrovarono seduti in macchina per poter far ritorno da Granny’s e lasciare che Ruby tornasse a casa.
Sua nonna rimaneva sveglia a controllare l’ora in cui la nipote sarebbe rientrata per poi rimproverarla il giorno dopo per l’eccessivo ritardo. Doveva lavorare, non bighellonare tutta la notte!
“Prima o poi lascerò questo posto e troverò qualcosa di più adatto a me” mormorò Ruby con le braccia incrociate, in modo quasi infantile e con il mento rivolto verso il basso.
“Vuoi davvero lasciare il Granny’s? In questo modo la clientela verrà dimezzata” le sorrise lui, chiarendole il fatto che molti andavano lì proprio per vedere lei.
Si sentì lusingata e gli lanciò un’occhiata in tralice.
“Non mi importa. Io voglio essere libera di fare ciò che desidero, ovvero…” si fermò per qualche istante, riflettendo su qualche possibilità “devo ancora rifletterci, ma me ne andrò di qui, fosse l’ultima cosa che faccio”.
Risultò convinta a se stessa ma non a Whale, che intuì dovesse esservi qualche tipo di conflitto particolare con la nonna e che probabilmente quel momento sarebbe passato in fretta.
“Se dovesse servirti qualcosa, sai dove trovarmi” la rassicurò.
Ruby non riuscì a resistere di fronte a quel moto di gentilezza, era così abituata ad uscire con uomini di un certo tipo che frasi simili le erano del tutto nuove. Dunque si slanciò verso di lui per strappargli un bacio veloce che arrivò come un temporale.
Se non avesse bevuto quella goccia di vino in più probabilmente non l’avrebbe fatto, ma l’alcol le aveva fatto girare la testa e in fondo non se ne dispiacque così tanto.
Whale ricambiò, non si aspettava quella mossa così fugace (con Mary Margaret aveva impiegato sin troppo tempo per arrivare soltanto ad un bacio), ma quando provò a sfiorarle i capelli per avvicinarla a lui, Ruby si distaccò regalandogli uno dei suoi più bei sorrisi.
“Allora ci vediamo, dottor Whale” così facendo uscì dalla macchina recuperando la borsetta e filò dritta al Granny’s per rientrare, sperando che la nonna non avesse visto nulla.
Whale rimase intorpidito ma decisamente soddisfatto, si fermò a guardarla andare via finché non richiuse la portiera, poi ingranò la marcia e ripartì.
 










// Nda: 

Salve a tutti cari lettori! 
Come avete potuto notare abbiamo l'introduzione di un nuovo personaggio: Gary. Il quale lo incontrerete anche nei flashback e il prestavolto non è che quello di Richard Armitage (proprio nel ruolo stesso che interpreta nella serie tv di Robin Hood). 
Come avevo già anticipato, vi siete ritrovati davanti all'appuntamento Frankenwolf (via con le ship <3) ma dalla prossima volta rivedremo tornare Jefferson alla carica. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!
 
   
 
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