Capitolo
28 – Partenze e ritorni
- E
adesso raccontami tutto. –
India
sbadigliò sonoramente.
-
Vero, scusami se te lo chiedo, ma posso almeno svegliarmi? –
-
Assolutamente no! – fu la secca risposta di Veronica.
– M’avete resa complice
della vostra scappatella amorosa e adesso desidero, anzi voglio, anzi
no, pretendo
un resoconto dettagliato! – India sbadigliò una
seconda volta. Possibile? Era
mercoledì, lei era appena tornata dalla sua
“vacanza” e già Veronica
l’aggrediva così, quando a momenti non aveva
neanche la forza di reggersi in
piedi?
Certe
volte la vita è ingiusta.
-
Parlarne dopo no, eh? –
- No!
– Nonostante il sonno, India non poté non
sorridere di fronte agli occhi
azzurri e divertiti di Veronica che lasciavano trasparire tutta la sua
curiosità. La bionda giunse le mani in segno di supplica.
– Ti prego… ti prego
ti prego ti prego… -
- Ho
capito! – esclamò l’altra scoppiando a
ridere. – E va bene! Va bene… -
Non
sarebbero bastate tutte e cinque le ore di scuola a raccontare tutto,
ma India
mantenne la sua naturale riservatezza e non rivelò altro che
i dettagli
“essenziali”. Veronica ascoltava attentamente,
senza interromperla e annuendo,
ma quando India concluse il breve racconto con un “Tutto
qui”, spalancò gli
occhi chiari ed esclamò:
- Che
vuol dire tutto qui?! Pensavo che questa fosse solo
l’introduzione! –
-
Vero, dài… -
- Ah,
ho capito… Quella è solo la minima parte, il
più s’è visto di notte! –
India le
tirò una gomitata nelle costole, trattenendo appena una
risatina. – Che c’è? E’
chiaro come il sole, anzi come la luna, visto che siamo in tema.
–
-
Vabbè, sì, diciamo che il senso è
quello. – Veronica sfoderò un sorrisone
esaltato.
- E
pensi de calmarmi così? Voglio sapere
com’è stato! –
- E’
stato e basta. – tagliò corto India, ridendo
dell’espressione scandalizzata di
Veronica.
- Ma
io voglio i dettagli! –
-
Chiedili a Walter, se proprio ci tieni! –
- Stà
certa che lo farò, se non ti sbilanci un po’ di
più! – India scosse la testa:
Veronica non cambiava proprio mai. Ed era proprio per quello che le
voleva così
bene.
- E
tu come te la sei passata? –
-
Come posso essermela passata non andando a scuola. E meno male che
m’avete
regalato questa vacanza, perché in giro ce so’
‘n paio de zombie di cui non
sopporto più la vista! –
- E
sarebbero? – Veronica alzò gli occhi al cielo.
-
Quei due bacucchi di Eva e Marco! C’hanno di nuovo questioni!
–
-
Quando si daranno pace sarà sempre troppo tardi…
Comunque, mi sa che mi prenderò
una vacanza dal mio lavoro. Ormai Giulio si sarà pure
stufato di avermi sempre
per casa… E poi Rudi mi sembra più tranquillo,
non credo che ci sarà più
bisogno di me. Tanto oggi è mercoledì, dovrei
andare comunque a casa loro… -
Veronica annuì.
- Che
si siano stufati di te non credo proprio, ma se preferisci
così… -
All’uscita
della scuola, Walter raggiunse India di corsa e le stampò un
veloce bacio sulle
labbra, al riparo dalla visuale di Stefania. – Vero ti ha
massacrata, eh? – le
chiese sogghignando.
- Più
o meno! Ma le ho detto di venire a chiedere notizie a te…
magari ti saresti
sbilanciato più di me! –
-
Vedremo… Comunque, suppongo che oggi ci tocchi studiare, no?
– continuò, in
tono meno allegro.
-
Già, supponi bene. Però vorrei scambiare quattro
parole con Giulio, se lo becco
prima che esca. Dài, sbrighiamoci! – I due ragazzi
si affrettarono a
raggiungere casa Cesaroni, e trovarono non solo Giulio, ma anche Lucia
e
Veronica.
- E
tu che ci fai qui? – le chiese con un sorriso India,
incredula.
- Beh,
Eva e Marco sono tornati, voi stavate per arrivare… tanto
vale fa’ le cose al
completo, no? –
India
salutò Giulio e Lucia. – Ciao Giulio, ciao Lucia.
Vi vorrei parlare di una
cosa, se non avete fretta… -
-
Certo, dì pure! – la incitò Giulio.
Prima che India potesse rispondere,
Veronica la tirò per un braccio.
-
Aspe’, saliamo un attimo da Eva, vediamo se vengono anche lei
e Marco…
dopotutto l’argomento riguarda anche loro, no? –
soggiunse ammiccando.
-
Beh, sì… - India si scusò con Giulio e
Lucia e seguì Veronica su per le scale,
con Walter al seguito. Ma non appena si trovarono di fronte alla porta
chiusa
della camera di Eva, si bloccarono, sentendola chiaramente
singhiozzare.
- No,
Marco, è inutile che… è inutile che ne
riparliamo! Io… io non voglio, e non
vuoi neanche tu! – India provò a dire a Veronica
di andarsene, ma l’amica le
fece un cenno con la mano, come per zittirla. Da dietro la porta
chiusa, si
sentì anche la voce di Marco.
- Ma
perché? – esclamò. – Non
capisco perché dici così! –
-
Perché tu sei ancora innamorato di lei,
ecco perché! – Ci fu una pausa
di silenzio, rotta solo da un singhiozzo di Eva.
-
Questo non è vero, e poi… e poi lei sta con
Walter. Non li vedi, come sono
innamorati, tutti e due? – A quelle parole, Walter trattenne
il respiro,
immobile accanto alla porta. Veronica si voltò di scatto
verso India, che non
sapeva minimamente come reagire.
- Io
li vedo, ma tu no, tu non lo vedi! – esclamò Eva,
riprendendo a piangere. India
tirò Veronica per un braccio, con più insistenza.
Stavolta Veronica non ebbe
nulla da obiettare e la seguì giù per le scale.
-
Quei due so’ proprio messi male… -
commentò Walter. Veronica alzò le spalle e
superò India, arrivando al piano di sotto.
- Se
si fanno mille paturnie, possono stare così per altri dieci
anni… - E scomparve
in cucina. Walter si avvicinò ad India e le
circondò le spalle con un braccio.
-
Forse non è stata una grande idea salire, eh? –
-
Già… Mi sento sempre di troppo. –
Walter sorrise e la baciò.
- Non
dire sciocchezze. Vedrai che prima o poi si daranno pace.
Dài, torniamo di là. –
In
cucina, oltre a Giulio, Lucia e Veronica, erano sopraggiunti anche
Mimmo e
Rudi. Quando India e Walter fecero il loro ingresso, Giulio le chiese:
-
Allora, di cosa ci volevi parlare? –
- Oh,
ecco… io… - Cercò le parole
più giuste per spiegarsi. – Pensavo... ormai sono
mesi che vengo qui da voi, e sono stati mesi bellissimi, io sono stata
benissimo con voi, ma… ecco, forse la mia presenza non
è più necessaria, qui. –
Lucia la guardò stupita.
-
Sicura che non ci siano stai problemi? – Giulio
guardò minacciosamente Rudi,
che si difese:
-
Ehi, che c’entro io?! – India si
affrettò a spiegarsi:
- No,
no, assolutamente, ve l’ho detto che sono stata benissimo
qui. Ma Mimmo e Rudi
sono grandi, a voi forse darà un po’ fastidio la
mia presenza costante… -
Giulio si rivolse di nuovo a lei.
-
Allora, India… Se ci stai dicendo questo per un motivi ben
preciso, per tuoi
impegni, è un conto e non possiamo certo biasimarti. Ma se
pensi che qualcuno
si sia stufato di te, lasciamelo dire, ti sbagli di grosso. –
Le sorrise
giovialmente. – Nella famiglia Cesaroni sarai sempre la
benvenuta, quando
vorrai. Quindi, se i motivi sono solo quelli che ci hai detto poco fa,
mi sa
che dovrai rimanere. – Sulle labbra di India si fece strada
un sorriso.
-
Beh, effettivamente i motivi erano quelli… -
-
Allora ti costringeremo a restare. – Il sorriso di India si
fece più ampio e
stavolta la ragazza non poté trattenersi
dall’abbracciare Giulio.
-
Grazie… -
- E
di che, India? Grazie a te, che porti sempre un po’ di
allegria e tranquillità
in questa casa. – La ragazza si voltò a guardare
Mimmo e Rudi: il primo batteva
le mani felice, e del resto c’era da aspettarselo. Rudi
cercava di darsi un
contegno, ma anche lui sorrideva sotto i baffi.
In quel
momento, si udirono dei passi giù per le scale e poco dopo
Marco fece la sua
entrata in cucina, immusonito come non mai.
- Oh,
Marco, mancavi solo tu all’appello! – lo accolse
allegramente Giulio. Poi vide
la sua espressione. – Beh? Che è quella faccia?
– indagò.
- La
mia faccia. Qualcosa in contrario? – reagì
bruscamente Marco.
- Ma
che è successo? –
-
Niente, va bene? Niente! – esclamò il ragazzo,
esasperato. Da dietro le sue
spalle, India notò che Walter le lanciava uno sguardo
preoccupato e Veronica
fischiettava, cercando di apparire indifferente.
- Va
bene, scusa, scusa! – sospirò Giulio, alzando gli
occhi al cielo.
-
Comunque, papà, uno di questi giorni comincio a cercarmi un
appartamento. –
aggiunse Marco in tono sbrigativo. Sette sguardi allibiti si spostarono
su di
lui.
E
meno male che porto allegria e
tranquillità.
- Un
che? –
- Un
appartamento, papà, una casa, un posto dove vivere!
– rispose rabbiosamente.
-
Perché, forse non ce vivi qua dentro? – Giulio
appariva confuso, come del resto
tutti gli altri presenti.
- Sì,
ma voglio trovarmi una casa, un monolocale, qualsiasi cosa, non ce la
faccio
più a stare qua dentro! Così vi libero anche un
bel po’ di spazio e non
sentirete più il rumore della mia chitarra scordata.
–
-
Scusa, Marco, non capisco, perché questa decisione
improvvisa… - intervenne
Lucia.
-
Perché ormai ho diciannove anni, Lucia, non sono un bambino
ed è ora che
cominci a cavarmela per conto mio. E non ne posso più di
stare qui, ho bisogno
di uno spazio solo per me. E non guardatemi così, per
favore. Adesso vorrei
uscire. – concluse, dirigendosi verso la porta. Ma Giulio lo
bloccò con un
perentorio richiamo:
- Eh no,
Marco, eh NO! Tu ora te ne sali in camera tua e ce pensi bene, a questa
bella
scenetta che c’hai presentato! Poi forse
potrai uscire, ma non adesso!
Su, fila! – Marco gli lanciò un’occhiata
truce e scomparve su per le scale.
Giulio si rivolse a India con aria di scusa. – Scusami,
India, davvero non
capisco cosa gli sia preso… -
- No,
non preoccuparti. – rispose lei in fretta. – Anzi,
se non ti dispiace… potrei…
- mormorò impacciata, facendo cenno verso le scale. Giulio
annuì sospirando.
-
Vai, vai. Vediamo se almeno tu riesci a farlo ragionare. –
Prima di salire di
sopra, India si accostò a Walter e gli sussurrò:
- Spero
di non incrociare Eva, o dubito che mi vedrai tornare indietro.
–
-
Forza e coraggio. – rispose lui, trattenendosi appena dal
ridere. India salì
velocemente le scale e, dopo essersi guardata intorno per assicurarsi
che Eva
non fosse in circolazione, raggiunse in fretta la camera di Marco.
Bussò
leggermente, chiamando:
-
Marco? Posso entrare? –
- Sì.
– fu la secca risposta. India entrò nella stanza,
richiudendo la porta dietro
di sé. Marco era seduto sul letto e le dava le spalle.
– Senti, se sei venuta per
continuare la predica… -
-
Marco, mica sono tuo padre! – Si avvicinò
lentamente al letto. – Senti,
innanzitutto mi devo scusare. –
- Tu?
Scusarti? – ribatté Marco senza guardarla.
– Non hai proprio niente di che
scusarti. –
- E
invece temo di sì. Poco fa, ho involontariamente sentito un
pezzo della tua
conversazione con Eva. –
- Ah,
bene. – fece Marco, sarcastico. – Illuminante, eh?
– India sospirò, non sapendo
bene cosa dire.
- Io
lo so che tu dicevi la verità… - disse,
imbarazzata. E, in cuor suo, sapeva di
esserne convinta. Finalmente, Marco voltò la testa e
fissò il proprio sguardo
in quello di India, e tutto quello che lei video furono due occhi neri
colmi di
tristezza.
-
Peccato che sia solo tu a saperlo… - La sua voce ebbe un
tremito, poi, inaspettatamente,
Marco si nascose il viso tra le mani e le sue spalle sussultarono.
– N-non so
più… nemmeno io… cosa
voglio… - balbettò con la voce rotta dal pianto.
- Oh,
Marco, dài… - mormorò India. Ma Marco
scosse la testa, sconsolato.
- Non
faccio altro che casini… Se me ne vado è meglio
per tutti… p-per Eva, per mio
padre, e … e anche per te e Walter. – In un altro
momento, India avrebbe
pensato che una situazione del genere non le avrebbe suscitato altro se
non
imbarazzo. Ma ora, non provava niente del genere. Si sedette sul letto
accanto
a lui e gli toccò leggermente una spalla.
-
Marco, non fare così… Le cose si sistemano, basta
avere pazienza. – Il ragazzo
rialzò la testa e le rivolse uno sguardo a dir poco
disperato.
-
Come fai a dirlo? –
- Tu
cosa desideri in questo momento? –
-
Vorrei non aver fatto tutti i casini che invece ho fatto…
Vorrei di nuovo i
miei amici, vorrei… - Per un attimo gli mancarono le parole.
-
...Eva? – concluse India per lui. Marco annuì.
- Sì,
vorrei anche Eva. – La ragazza gli sorrise. E stavolta le
venne spontaneo.
- E
allora tutte queste cose arriveranno, tutto si sistemerà,
perché se tu le
desideri con tutto te stesso e sei disposto a fare qualsiasi cosa per
ottenerle, le otterrai. – Marco abbassò lo sguardo
e India sentì il naturale
impulso di fare una cosa che non avrebbe mai neanche sognato di fare:
allargò
le braccia e lo strinse forte a sé. Capiva fin troppo bene
la sua disperazione,
si era sentita come lui talmente tante volte, aveva così
tanto desiderato un
gesto semplice come un abbraccio… Un desiderio che non era
mai stato esaudito,
finché non era arrivato Walter. Ma questo preferì
non dirlo. – Ma scappando non
otterrai niente… Le persone che ami… e che ti
amano, sono tutte qui, e non puoi
desiderare di meglio. – Marco rimase in silenzio per qualche
minuto,
continuando a piangere silenziosamente con la fronte appoggiata sulla
spalla di
India. Poi si tirò su, scuotendo la testa.
- Io…
io la capisco, Eva… Sono mesi che faccio tira e molla,
ma… ma è di lei che io
sono innamorato, anche se… anche se lei non mi crede. E non
posso certo
biasimarla. –
-
Marco, se la sua reazione è stata quella, di certo non puoi
dire che a Eva non
importi nulla di te. Evidentemente ci sta male anche lei, e non poco.
– Il
ragazzo la guardò sconsolato. – E’ solo
un momento, siete nervosi tutti e due,
datevi tempo. Non avere fretta. Tutto si sistemerà, te lo
prometto. –
Finalmente le labbra di Marco si stirarono in un sorriso. Un sorriso
mesto, ma
pur sempre un sorriso.
-
Grazie, India. Sei… sei l’amica migliore che si
possa desiderare. – mormorò
stringendola a sé.
- Mi
raccomando, Marco… Pensaci. –
- Ok…
promesso. –
ndA: no, Marco, non pensarci...vattene, và, che non ti sopportiamo più! XD Lamentoso...