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Autore: mikeychan    30/10/2013    2 recensioni
Il nostro Michelangelo si rende conto che ha una seconda strana mutazione, che non passa certamente inosservata a un certo focoso. Che può accadere se il sensei attribuisce questo a una sventura?
T-cest RxM / LxD
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Donatello Hamato, Leonardo Hamato, Michelangelo Hamato, Raphael Hamato/ Raffaello, Splinter
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Incest
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Splinter aveva sbagliato. 
Aveva ferito il suo bambino nel modo peggiore. Lo aveva insultato davanti a tutti, senza neppure provare ad ascoltarlo.
Solo perché era saltato a conclusioni affrettate.
Sospirando nel buio della sua stanza, un leggero pizzicare gli fece capire che le lacrime stavano minacciando di cadere. Era tutto così difficile, ma il sensei era a conoscenza di porgere le sue scuse al suo bambino. Non era colpa sua se era un Neko e la trasformazione in questione non poteva essere un male.
Annuendo per lo più agli ultimi due pensieri, Splinter si alzò in piedi, desideroso di parlare e risolvere con Mikey...

**********************************************

-Mikey, che cosa intendi per "qualcuno è triste"?- formulò Raphael, mentre la coda dell'altro correva su e giù per i suoi pettorali.
Raphael si morse le labbra per evitare di gemere. Tutta quella pelliccia era davvero piacevole su di lui.
-Devo vedere, Raphie-.
Senza neppure aspettare per un'altra domanda/risposta, Michelangelo scese dal letto, guardando il focoso con quegli occhioli vividi di vita. Raph si soffermò sulla bocca: era così graziosa. Stringendo le dita sul piumone, il rosso fece di tutto per impedire al suo corpo di balzare sul minore per riempirlo di baci.
"Cazzo, se sei carino!" ringhiò sensuale nella mente.
Mikey si diresse quasi fuori dalla sua stanza, quando s'irrigidì sulla soglia della porta, spalancando enormemente gli occhi. Con lievi fremiti, abbassò sia coda sia orecchie, sospirando amaramente.
-Mikey, che succede?- formulò immediatamente Raphael, balzando giù dal letto.
Gli andò vicino e gli poggiò dolcemente la mano sulla spalla, poi l'altra. Istintivamente, il focoso voltò docilmente il fratellino solo per incontrare i suoi occhi gonfi di lacrime. Ora erano come in un film. Avrebbero dovuto semplicemente unire le labbra e tutto il resto non avrebbe avuto più senso. Sebbene il collo di Raphael stesse spingendo la testa ad avvicinarsi a quel piccolo fiore verde mare, si trattenne.
Voltando il capo altrove, strinse un po' la presa sui bicipiti di Mikey.
-Non posso uscire da qui- ricordò l'arancione, in poco più che un sussurro: -Non posso farlo... non posso deludere ancora il sensei...-.
Il focoso sospirò amaramente: -Lascia perdere quello che ha detto il sensei. Lui non sa nulla sul Neko!-.
-Forse... o forse no-.
-Mikey, non mi dirai che se dovresti correre al bagno te la faresti sotto, pur di restare qui dentro!- ringhiò appena il rosso.
L'altro sorrise un po', senza alzare la testa: -No... non sarebbe carino...-.
-Appunto- confermò il maggiore, dandogli un buffetto amoroso sulla guancia: -Quindi, adesso cercheremo di capire cosa non va in questa casa!-.
-E... se incontrassimo il maestro?- mormorò Mikey, guardando i globi d'oro dell'altro.
Raph si fece serio: -Taglieremo dritto-.
Mikey tolse dolcemente le mani di Raph dalle sue spalle, solo per allontanarsi un po': -Parli al plurale. Sei con me?-.
-Assolutamente, fratellino-.
L'ultima parola fu davvero dura da pronunciare. Ora che i sentimenti di Raphael erano chiaramente molto più profondi di un semplice legame fraterno, "fratellino" non aveva quasi più senso. Ancor prima che il focoso uscisse dalla colonna silenziosa dei suoi problemi sentimentali, si ritrovò con la schiena inarcata e il respiro strozzato.
Mikey lo stava abbracciando strettamente, strusciandogli la guancia proprio al centro del petto.
-Grazie, Raph...- sorrise: -Sei il fratello che tutti vorrebbero avere!-.
Eppure, come un fulmine a ciel sereno, il rosso si ritrovò scurito: -F... fratello?-.
Solo come un fratello?
Mikey ridacchiò e saltellò sul posto, muovendo la coda: -Sì. Perché? Intendevi anche come un boyfriend, forse?-.
"Non sai quanto vorrei, Michelangelo!" rispose mentalmente l'altro, ridacchiando malinconicamente.
Mikey piegò la testa da un lato e corse rapidamente fuori dalla stanza, decisamente più sollevato. 
Il rosso chinò amaramente il capo, sospirando gravemente. Come schiacciato da un macigno troppo pesante, scivolò sulle gambe, sostenendosi il busto con le braccia. I suoi occhi erano spalancati e lentamente, le lacrime cominciarono a donar loro quella classica pellicola scintillante.
"Non posso piangere... io sono Raphael..." gemette nel pensiero, mentre il suo cuore strinse nella morsa del dolore...

**********************************************

Allontanatosi abbastanza dalla potente aura di Raphael, Michelangelo lasciò che il suo sorriso si trasformasse in un'espressione vuota e infelice. Senza alcun rumore, s'infilò nel buio sgabuzzino, chiudendo la porta alle sue spalle. Lui chiuse gli occhi, sedendosi al centro della stretta camera, dove vi erano solo due scaffali di ferro sia sul muro est sia su quello ovest, pieni zeppi di scatoli polverosi.
"Io so che mi ami in quel senso, Raphie" si disse mentalmente, stringendo i pugni sulle cosce: "Ma non posso ricambiare. Il problema è legato a me e a me solo".
Mikey strinse le palpebre, mentre una solitaria lacrima sfuggì dal suo occhio destro. Lui era consapevole del segreto che aveva, ma che non c'entrava minimamente con la trasformazione Neko.
"Il mio segreto... è questa la causa...!" gridò nel pensiero: "Larota me lo disse, anni fa... ma io non ci ho mai creduto!"
Preso dallo sconforto più totale, la tartaruga si arricciò in una palla stretta, dondolandosi solo per singhiozzare liberamente, ma senza farsi udire. Lui non aveva idea che qualcun altro e proprio per tale motivo amoroso, singhiozzasse...
In un familiare laboratorio...

**********************************************

Vetri rotti, carte strappate e non in terra, alcuni piccoli mobili ribaltati, pennarelli sparsi dappertutto e un'unica tartaruga al centro del disordine. Donatello aveva il fiato, i pugni stretti e le gambe divaricate. Le lacrime non cessavano sul suo volto e i suoi occhi erano ormai più rossi che quel caldo nocciola di sempre. Una tristezza infinita era chiusa nel petto e ardeva continuamente.
-Non mi puoi rifiutare solo perché vuoi essere perfetto!- ruggì Donatello, strofinandosi rabbiosamente le lacrime dal viso: -Coglione!-.
Nella nuova furia, il genio riconobbe una foto di Leo sulla sua scrivania. L'afferrò con delicatezza, portandola nella visuale un po' sfocata degli occhi lacrimosi. Leo e lui si abbracciavano, ridendo a crepapelle, qualche anno fa.
-Io ti amavo e tu... tu mi rifiuti senza neppure darmi una cazzo di spiegazione?-.
Con foga strappò in due la foto, sbattendola in terra, strofinandosi di nuovo il volto. Doveva calmarsi per evitare inutili infarti, ma era così difficile....
Difficile come sentire il lieve bussare alla porta del laboratorio.
-Va via! Chiunque tu sia!- urlò Donatello, sull'orlo di una crisi di nervi.
-Sono io, Mikey...-.
Il genio abbassò lo sguardo, solo per riflettere. Anche se voleva la solitudine, una parte del suo io desiderava proprio parlare con l'unica tartaruga che sapeva capire al volo gli altri. Il piccolo migliore amico di tutti, Michelangelo.
Donnie sbloccò la serratura della sua porta, permettendo al suo fratellino di entrare e richiudere nuovamente l'accesso agli altri. Mikey ebbe un nuovo fremito alla coda e alle orecchie: la strana sensazione di tristezza altrui era tornata e molto più intensa di prima. Il Neko non ebbe bisogno di altri segni corporei per comprendere che il dolore principale era in Donnie.
Quindi, senza molte cerimonie o chiedere a proposito del disordine sul pavimento, lo cinse in un abbraccio stretto, sebbene fu costretto a rizzarsi sulle punte dei piedi per essere un po' più all'altezza del suo grande fratello. Il genio, quando incontrò la spalla del fratellino, scoppiò nuovamente in lacrime amare.
-Donnie, perché piangi?- chiese Mikey, in un sussurro.
-Mikey... mi odierai, se te lo dico!-.
L'altro sorrise, adocchiando due sedie libere. Indietreggiando con Donnie, presero posto e l'abbraccio si rafforzò. Il Neko strofinò dolcemente il guscio dell'altro, affinché i singhiozzi si placassero.
-Mikey... i... io...- balbettò Donatello, con voce rauca e incrinata: -I... io m... mi ero innamorato... d... di Leo...-.
L'arancione annuì: -E allora? Credevi che poiché siamo maschi non possiamo cimentarci nell'incesto? Donnie, guarda che siamo anche animali e seguiamo l'istinto!-.
-Ma è di Leo che stiamo parlando. Il nostro capo e fratello maggiore!-.
-Ti ripeto... e allora?- sorrise appena Mikey, inclinando l'orecchio destro: -Su coraggio, raccontami. Sono qui per ascoltarti-.
-G... grazie...-.
Il genio cominciò, così, a raccontare dei suoi sentimenti per Leo sino alla vicenda in cucina, quando il grande capo lo rifiutò senza neppure una spiegazione valida. Mentre sputava quelle parole, Donatello si rese conto che il suo fratellino era calmo, ma nei suoi occhi c'era una strana sfumatura di dolore personale. Non c'era odio per il segreto amoroso confessato, né disgusto per l'incesto.
-E... ora credo proprio di odiarlo!- concluse.
Mikey mosse la coda, mettendosi a braccia conserte. Sembrava piuttosto pensieroso. 
-Sì, è doloroso- sospirò: -E Leo ha sbagliato. Su questo non c'è dubbio. Ma bisognerebbe anche provare a pensare con l'ottica di Leo stesso-.
Il genio si strofinò le ultime lacrime, inarcando il sopracciglio: -Non voglio più averci nulla a che fare! Sarebbe stato meglio continuare a stravedere per April!-.
-Ti ricordo che lei ha Casey!- ridacchiò Mikey.
Il genio nascose il labbro superiore dietro a quello inferiore e osservò il fratellino che lo imitò. Passarono alcuni secondi in silenzio, sino a quando gonfiarono le guance e scoppiarono a ridere, sonoramente anche. Il genio trovò quella precedente considerazione così esilarante che si tenne la pancia, continuando a ridere.
Mikey sorrise: era riuscito facilmente a consolare il fratello. E questo non gli fece che piacere! Mentre il suo cuore provava pace pura, ecco che le risata di Donnie cominciarono a risuonare ovattate, sino a quando il silenzio non riempì completamente l'aria più fredda intorno a Michelangelo.
La tartaruga perse il suo sorriso, mentre un forte dolore alla testa lo costrinse a gemere. Immediatamente, la coda divenne pesante e prese a palpitare dolorosamente. Mikey ebbe un profondo bruciore agli occhi e lentamente, il suo mondo si oscurò.
Donnie smise di ridere quando vide Michelangelo ondeggiare e crollare dalla sedia, battendo quasi la testa contro la scrivania. 
-MIKEY!- urlò impaurito, ricevendolo nelle braccia per impedire spacchi nel cranio: -Fratello, cos'hai?!-.
Il poverino era, ormai, privo di sensi...

**********************************************

Una tartaruga di anni undici e una donna alta, con un abito bianco addosso, simile a un mantello che le copriva metà volto e tutto il corpo, camminavano in un bosco dai profumatissimi sempreverdi.
-Larota, perché mi sento diverso?-.
La donna sorrise, mentre una ciocca dei suoi lunghissimi capelli verde mare chiaro danzarono in una lieve folata di vento autunnale.
-Michelangelo, molte sono le vie di una vita giovane-.
La tartaruga annuì senza troppa convinzione: -Uhm... però, gli altri dimostrano attrazione per donne o se stessi. Io non sento nulla-.
Larota si fermò un po', osservando il volto del suo piccolo amico: -Resti impassibile a un tuo simile o un'altro essere di sesso opposto-.
-Sì. Come hai fatto a indovinare?-.
-Intuizione- sorrise Larota, alzando i suoi chiari occhi di cristallo al sole filtralte attraverso i rami fitti: -Ma ricorda che esiste un nome per questo difetto-.
Mikey la guardò timoroso: -E... quale sarebbe?-.
-Impotenti-...


**********************************************

"Impotente..."...

-Mikey... oh, mio Dio...- gemette una voce incrinata: -Riesci a sentirmi?-.
Un paio di occhi azzurri si schiusero, finalmente, ignorando il sordo pulsare alla testa. Michelangelo socchiuse gli occhi, gemendo appena all'altro dolore proveniente dalla sua coda. Era esattamente la stessa sensazione provata prima della trasformazione Neko.
-Mikey...-.
La voce familiare permise all'arancione di voltare un po' la testa alla sua sinistra, incontrando il volto umido e spaventato di un certo... Raphael. Una lampada soffusa, sulla scrivania di Mikey, sfumava i bordi del focoso, mostrando, però, gli occhi rossi di pianto.
-Raphie...- respirò l'arancione, debolmente: -D... dove sono? Cosa è accaduto?-.
-Sei svenuto mentre eri con Don-.
L'arancione annuì, non troppo convinto. Il suo corpo era ancora un po' intorpidito, ma poteva muoversi. Sentì la mano di Raph stringere la sua con dolcezza.
-Mikey... non... non hai più le orecchie e la coda da Neko...- rivelò il focoso, mentre sulla soglia della porta apparvero Splinter, Don e Leo...
  
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