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Autore: Lallywhite_Lady Norris    31/10/2013    6 recensioni
Finalmente dopo un viaggio lungo due mesi, Ranma è riuscito a cambiare molte cose di se e soprattutto a capire una cosa molto importante. Purtroppo però si troverà a combattere ancora una volta..e ancora una volta dovrà difendere con le unghie e con i denti tutto ciò che ha di più caro al mondo: Akane! Vincerà anche questa battaglia o questa volta sarà la fine di Ranma Saotome??
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ranma stava correndo a perdifiato, seguito da Obaba, Wang e Happosai, verso l’ultimo cancello: Ira!
Dentro di sé continuava a ripensare ad una sola cosa: presto sarebbe riuscito a rivedere Akane, anche se si sentiva triste e arrabbiato.
“Resisti piccola! Ci sono quasi!”
D’un tratto tutti si erano fermati. Erano dinanzi all’ultimo cancello. Finalmente.
 
Shampoo e Mousse, nel frattempo, stavano cercando di riprendere le forze e approfittando di questa piccola pausa, avevano cominciato a parlare:
«Piccola, come ti senti?»
«Diciamo bene, anche se sono piuttosto frastornata!»
«A causa della possessione?»
«Ehm…ecco..non solo.»
Mousse aveva sbarrato gli occhi. Aveva perfettamente capito a cosa si riferisse la sua amazzone!
«Forse è meglio che chiariamo tutto, Shampoo!»
«Già, forse è ora!»
 
In un altro luogo, un’altra giovane coppia stava cercando di riprendersi, Ryoga e Ukyo.
La cuoca teneva saldamente tra le sue braccia il proprio fidanzato, che lentamente stava cominciando ad aprire gli occhi.
«Buongiorno! Ben svegliato!»
Ryoga aveva sbattuto più volte le palpebre e una volta messo a fuoco la sua amata, le aveva sorriso, posandole una mano sulla guancia:
«Ciao, Ucchan!»
«Tesoro, come stai?»
«Meglio dai. Mi sto riprendendo!»
«Per fortuna, perché mi sembravi un mangiatore di maiali impazzito!»
Ryoga era sbiancato di colpo. Improvvisamente gli era venuto in mente tutto quello che era successo, mentre era sotto l’effetto di Gola.
«Non l’ho ucciso quel povero porcellino, vero?»
«No, tranquillo! Fortunatamente è intervenuto Ranma e l’ha salvato, salvando anche te!»
L’Eterno Disperso aveva tirato un sospiro di sollievo e mentalmente aveva ringraziato l’ex rivale, che ancora una volta aveva salvato la vita di qualcuno.
«Ma dov’è andato ora?»
«E’ corso verso l’ultimo cancello. Solo quello ormai lo separa da Akane.»
«Che c’è Ucchan? Hai una voce!»
«Ecco…è che non sono tranquilla. Forse è meglio se ci riprendiamo in fretta e corriamo in suo aiuto.»
«Hai ragione!»
 
Il codinato era al cospetto dell’ultimo guardiano: Ira!
Il custode era un animale a quattro zampe, un incrocio tra un cane e una sciabola. Il corpo era forte, muscoloso e possente, con enormi zampe e lunghi artigli, ma ciò che inquietava maggiormente era la testa, o meglio, le teste. L’essere ne possedeva tre: le due laterali erano quelle di un rottweiler, mentre al centro padroneggiava una macairodonte, meglio conosciuta come “Tigre dai denti a sciabola”, infatti era quella che metteva maggiormente a disagio visto i suoi lunghi ed esagerati canini.
Ranma non era minimamente impressionato da quell’orrenda visione, al contrario non vedeva l’ora di affrontarlo ed eliminarlo, così da raggiungere in fretta la sua Akane!
«Ragazzo stai attento! Non lasciarti prendere dalla fretta e soprattutto non abbassare la guardia. Ira è il più pericoloso tra tutti questi nemici.»
«Wang, non sono di certo arrivato fin qui per farmi sconfiggere! Akane è dietro a questo cancello e nessuno potrà fermarmi. Nemmeno tu!»
«Desidero solo che tu faccia attenzione. L’Ira è una passione che fa parte di noi e che dovrebbe indurci a guardarci dentro con più attenzione. Se qualcuno ci fa arrabbiare, infatti, questo significa che in noi c’è qualche cosa di irrisolto, c’è una disarmonia. In caso contrario non ci arrabbieremmo, ma affronteremmo la difficoltà con calma, moderazione e logica.
Invece tutti abbiamo qualche cosa che ci fa arrabbiare perché tutti abbiamo delle intolleranze, delle debolezze o qualche vecchia ferita non completamente rimarginata. Spesso infatti quando ci arrabbiamo non è per il fatto contingente, ma per qualche cosa d’altro, di più “antico”, dimenticato forse. E così, la classica “goccia che fa traboccare il vaso” ci fa esplodere. E allora cosa fare? Reprimere la rabbia? No. La rabbia, come le altre passioni, è una dinamica del corpo che lo danneggia sia quando è eccessivamente compressa, sia quando è scatenata senza limiti.
La soluzione per vincere la nostra rabbia consiste nel farci carico delle nostre passioni. Invece di comprimerle!»
«D’accordo, farò attenzione! Ora però fate silenzio. Io e questo animale mal riuscito abbiamo un conto in sospeso!»
E detto questo avevano dato via allo scontro.
 
Shampoo stava osservando il suo Mousse. Da quando era tornato a casa, non aveva più avuto dubbi su quello che provava per lui, soprattutto dopo aver visto il suo notevole cambiamento estetico.
Prima di ciò lo aveva sempre trovato carino, ma mai ai livelli di Ranma, ma da quando era ricomparso ai suoi occhi, cambiato in quella maniera, non aveva potuto evitare di pensare che ora Mousse era il più bel ragazzo che lei avesse mai visto. Altro che Ranma!
Aveva un fisico slanciato e molto muscoloso, ancora di più di quanto ricordasse. Il suo stile nell’abbigliamento era decisamente migliorato, infatti ora indossava magliette un po’ aderenti e quasi sempre jeans scuri, per non parlare del suo taglio di capelli che lo rendevano decisamente più bello e dei suoi occhi, che ora potevano risplendere senza dover più usare quegli orribili occhiali che portava da sempre. Ma nonostante tutto, lui era rimasto sempre Mousse. Il “suo” Mousse.
«Mi dispiace..»
Al suono di quelle parole, il cinese l’aveva guardata dritta negli occhi, incapace di capire cosa significassero.
«Per cosa?»
«Per come ti tratto da sempre! Mi sono resa conto solamente dopo la tua partenza che eri più importante di qualsiasi cosa a questo mondo e che Ranma è sempre stato solo un capriccio.»
Mousse aveva spalancato gli occhi, sorpreso e incredulo delle parole che erano fuoriuscite dalla bocca di colei che amava da sempre. Stava per ribattere, ma l’amazzone aveva posato un dito sulle sue labbra, impedendogli così di interromperla.
«Perdonami. Perdonami per tutto quello che ti ho fatto passare e per come ti ho sempre trattato. Sono stata molto stupida. Ora però voglio solo sapere una cosa e ti prego di essere sincero.»
«Cosa?»
«So che eri sotto l’effetto d’Invidia, ma davvero pensi che l’unica cosa che so fare è strusciarmi contro i ragazzi e provarci con tutti?»
Mousse non sapeva cosa fare. Si sentiva così in colpa per le parole che le aveva scaricato addosso, ma era altrettanto vero che durante la sua possessione, il rancore che aveva provato era autentico.
Avvicinandosi a lei, aveva preso il suo mento tra le dita, facendole alzare i suoi occhi per incatenarli con i suoi.
«Io ti ho perdonata da quando mi hai detto che mi amavi. Finalmente tutto quello che volevo dalla vita si era realizzato, nonostante avessi sofferto moltissimo in passato a causa tua, ma quel “ti amo” che mi hai urlato e quella bellissima notte d’amore che abbiamo vissuto, sono state più che sufficienti per cancellare tutta la sofferenza che aveva provato!»
Shampoo gli aveva riservato un sorrido dolcissimo e uno sguardo carico d’amore, ma Mousse però non aveva finito di parlare.
«Tuttavia, c’è una cosa vera riguardo a ciò che mi hai detto prima. Mentre ero posseduto, ho detto cose che non dovevo dire.»
«Questo vuol dire che però hai esternato la tua verità? E cioè che io…»
Il cinese aveva posato le sue labbra su quelle di lei, impedendole così di continuare con le sue idee assurde. Finito il bacio le aveva sussurrato:
«Io parlo della mia invidia nei confronti di Ranma! Avrei dato qualsiasi cosa per farmi notare da te solamente un decimo di quanto notavi lui! Era a questo a cui mi riferivo quanto ti ho detto che c’è un po’ di vero!»
«Oh, Mousse! Perdonami!»
«Sshh..ormai è tutto passato! Ti chiedo solo una cosa: ricominciamo da qui, dal presente! Ricominciamo da noi.»
«Ti amo paperotto! D’accordo, ricominciamo.»
«Ti amo anche io, gattina..ahahahah»
E senza più paure, si erano avvicinati, stringendosi poi in un caloroso abbraccio e sigillando il tutto con un bacio che parlava di loro.
 
Ranma e Ira se le stavano dando di santa ragione. Il codinato riusciva però tranquillamente a tenere testa al guardiano, che con un’orripilante bava alla bocca, guardava in cagnesco il suo rivale.
«Devo dire ragazzino che ci sai proprio fare!»
«Ne dubitavi? Sono Ranma Saotome, quattro zampe! Non hai mai sentito parlare di me?»
L’arroganza del moro non aveva mai fine. Quella voglia irrefrenabile di sbattere sempre in faccia a tutti la propria bravura.
«Un moccioso presuntuoso! Notevole! Ma dimmi un po’, sei così sicuro di essere il migliore in tutto e per tutto?»
Ranma però era stufo di sentirlo parlare, anche perché una leggera rabbia si stava impossessando di lui e non riusciva a controllarla.
Senza rispondere alla domanda, si era messo a correre nella direzione del custode e arrivato a pochi centimetri da lui aveva spiccato un salto mortale all’indietro, destinando così i suoi piedi al muso centrale dell’animale, facendolo ribaltare con il corpo.
L’essere si era ritrovato scaraventato di diversi metri, rimanendo leggermente stordito per il colpo. Quel ragazzo era decisamente forte e abile. Un degno avversario, bisognava ammetterlo!
Alzandosi di scatto aveva cominciato a correre verso Ranma, ma in modo alquanto curioso, visto che stava effettuando una specie di slalom. Cogliendo alla sprovvista il bel moro, Ira aveva spiccato un salto molto in alto, fiondandosi così contro il giovane e atterrandolo sotto di sé, bloccandolo con tutte e quattro le sue zampe.
«Che c’è? Ora non fai più lo sbruffone eh?»
Stava per centrare il viso di Ranma con la sua zampa anteriore sinistra, provvista di artigli affilatissimi, ma fortunatamente il codinato era riuscito a spostare in tempo il viso, bloccando poi con la sua mano destra la zampa dell’animale e prendendolo per il pelo, lo aveva strattonato, togliendoselo così di dosso e facendo gemere Ira per il gran dolore provato.
Senza perdere un solo istante, Ranma si era inginocchiato e roteando sul tallone destro, aveva sferrato un calcio rotante al guardiano, colpendolo ancora una volta sul muso rottweiler. Il custode non ci vedeva più dalla rabbia e si stava scagliando nuovamente contro di lui, ma inutilmente, i suoi riflessi erano più lenti e il moro ne aveva approfittato per colpirlo con la sua tecnica delle castagne modificata. Infine, mentre Ira giaceva a terra stordito per i colpi, Ranma si era avvicinato a lui e prendendo una delle due sciabole tra le mani, aveva usato tutta la forza che aveva, strappandogliela con un colpo netto e deciso, causando le urla dell’animale, ormai sconfitto.
«Addio cagnaccio!»
«Non è ancora finita. Ricordati Ranma che le tue pene sono appena cominciate!»
E detto questo aveva chiuso gli occhi, morendo a causa della sciabola che gli era stata strappata.
 
Obaba, Happosai e Wang si erano avvicinati al codinato estremamente orgogliosi di lui, sia per aver sconfitto il guardiano, sia per aver dimostrato ancora una volta di essere il migliore.
Ma qualcosa però aveva attirato la loro attenzione e Wang subito si era allarmato.
«Ranma stai perdendo sangue dal braccio!»
Il giovane aveva arrotolato la manica fin sopra l’avanbraccio, mostrando così una ferita piccola, ma molto profonda e marcata.
«Tranquilli! È solo una ferita superficiale!»
«Si, vedrai ragazzo, si rimarginerà presto!»
Ma l’anziano cinese non era della medesima idea di Ranma e Obaba.
«Vi sbagliate. Quello è il morso che ti ha lasciato Ira! Ranma sei stato posseduto! Maledizione! Questa è veramente la fine! Non può essere!»
«Wang! Si può sapere che diavolo stai blaterando? Io mi sento benis…»
Ma non aveva finito di parlare che un enorme e acuto dolore al torace lo aveva fatto accasciare a terra, facendolo gemere e urlare per l’enorme bruciore che provava. Non riusciva più nemmeno a respirare.
 
 
Nella sua stanza, Akane improvvisamente aveva sentito un fortissimo dolore al cuore che le impediva qualsiasi movimento e alzandosi di scatto dal letto e portandosi le mani al centro del petto aveva sussurrato:
«R – R – Ran – ma!»
 
 
«Wang dobbiamo fare qualcosa! Aiutiamolo, presto!»
«Lo farei volentieri Obaba, ma è troppo tardi. Ranma è spacciato.»
«Cosa??? No. Non può essere!!! Ci dev’essere un modo, esattamente come per tutti noi!»
«Certo, ma purtroppo Ranma ha eliminato il guardiano e quindi Ira non può più tornare dal suo legittimo proprietario. Per ucciderlo, Ranma….deve morire.»
Spalancando occhi e bocca, l’amazzone e Happosai erano rimasti immobili, completamente shockati e incapaci di proferire alcuna parola.
Non poteva essere vero.
 
 
 

 
   
 
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