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Autore: Kirara_Kiwisa    01/11/2013    2 recensioni
Volume 2. Seguito di: "Victoria's Memories. Il Regno dei Demoni".
Victoria e Nolan si allontanano prendendo due strade diverse, la protagonista vorrebbe dimenticarlo ma il marchio che il demone le ha imposto le impedisce di essere realmente libera. Pur essendo legata a lui, tenta almeno di affezionarsi sentimentalmente ad una nuova persona. Ma l'amore non può durare quando appartieni al prossimo Re dei Demoni...
"Mi rivoltai verso la persona che mi aveva afferrata, verso Elehandro. Gli saltai addosso, iniziando a combattere e a rotolarmi sotto la pioggia con un vampiro che presentava un buco nel petto.
Nonostante le ferite, alle fine fu lui che riuscì ad atterrarmi. Mi bloccò a terra, sedendosi sopra di me stringendomi forte i polsi [...] Il sangue che perdeva dal petto mi gocciolava addosso, macchiandomi. Qualche goccia mi cadde sulle labbra. Lo assaggiai, anche se non necessitavo di possederlo. Il suo sangue mi stava già crescendo dentro. "
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Victoria's Memories'
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Il capitano volle portarmi di nuovo alla biblioteca. Rimase in silenzio per tutto il tragitto, con il volto crucciato. Camminava veloce mentre io lo seguivo in altrettanto silenzio. Non sembrava arrabbiato, piuttosto agitato, sconcertato. Quasi non riuscivo a stare al suo passo, percorrendo le viscere del vascello fino a giungere dal lato opposto. Si stava facendo tardi ed ero preoccupata per il mio lavoro. Se non mi presentavo, non sarei più riuscita a convincere il cuoco a darmi da mangiare.
- Mi dispiace farvi perdere tempo, Capitano-
Sbottai, cercando di intrattenere una conversazione, tentando di fargli capire che si stava facendo tardi.
- Non preoccuparti. Ho tanti uomini validi, non hanno bisogno di me. E credo che per queste notti non faremo assalti ad alcuna nave-
- Assalti?-
- Già. Una di queste sere verrò a chiamarti per farti vedere come si saccheggia un vascello mercantile. Eccoci, siamo arrivati-
Quasi sbattei contro l’alta schiena del vampiro. Mi sporsi oltre le sue spalle per scorgere l’entrata della biblioteca. Osservandola, sentì il sangue gelarmi nelle vene.
Le porte erano rigorosamente chiuse e sprangate con delle sbarre di legno. Numerosi chiodi le tenevano saldate e non c’era possibilità di toglierli e rimetterli senza darlo a vedere. Pareva che nessuno le avesse toccate da centinaia di anni.
- C’è il mio incantesimo che tiene la porta sigillata, guarda non è stato infranto-
Spiegò l’uomo, avvicinando una mano alle porte. Questa venne immediatamente respinta da una scarica elettrica e, per un attimo, fu visibile un muro d’energia che circondava tutta l’entrata.
- Nessuno può spezzarlo, tranne me. E’ uno dei più potenti al mondo-
Spiegò, comprendendo finalmente il suo sconcerto.
- E tu mi stai dicendo che oggi pomeriggio hai varcato le porte tranquillamente-
- Non me lo sto inventando!-
Urlai, percependo una fitta allo stomaco.
- Posso descrivervi la biblioteca. Ci sono entrata per davvero. Al centro c’è un tavolo rotondo con tante sedie e poltrone in velluto nero. Un gigantesco tappeto copre l’intera superficie del pavimento e delle grandi finestre con i bordi d’oro fanno entrare la luce sugli scaffali radianti in tutta la sala-
- E’ vero-
Ammise il vampiro.
- Era proprio così, trecento anni fa. Adesso su ogni cosa ho posto io stesso un lenzuolo bianco e molti mobili li ho spostati. Tante poltrone non ci sono più, gli scaffali sono sparsi fra le stanze e quel bel tappeto lo regalai circa settanta anni fa. Prendeva solo polvere nella stiva-
Rimasi immobile, con lo sguardo perso nel vuoto per qualche istante. Sentì salirmi la nausea, le gambe divennero deboli, lasciandomi cadere in ginocchio. Ero entrata in una stanza che non esisteva. Ero certa di quello che avevo visto, sicura di ciò che avevo toccato e odorato. Eppure là dentro ormai non c’era altro che polvere.
Rimasi a terra, impossibilitata ad alzarmi, dove potei toccare con mano le assi del pavimento della Gold Sea. Erano umide e leggermente sconnesse. Non dovevano aver un buon carpentiere che si occupasse dei pavimenti. Forse sapeva costruire solo spade.
C’erano poi tante macchie, quasi una per ogni giorno in cui la nave aveva salpato le acque. Non riuscivo a contarle, troppo tempo.
- Victoria-
Risuonò una voce nella mia testa.
- Victoria-
Alzai il volto lentamente, scorgendo gli occhi del Capitano davanti a me. Mi stava chiamando, tenendomi per le spalle. Già, mi trovavo davanti alla biblioteca con lui.
- Stai bene?-
Non pensai neanche ad una risposta. Volsi lo sguardo verso le sue mani. Guanti bianchi, con quelli non faceva che scuotermi. Se ne levò uno, per sentirmi la fronte. Forse ero rossa in volto e pensava che avessi la febbre.
- Tu scotti-
Sbottò il vampiro. Certo che scottavo, ero viva. Solo da morta sarei stata gelida.
Sorrisi, era la prima volta che mi toccava. Non sapeva che quella non era febbre, quella era la mia maledizione. La temperatura di un mostro, che vedeva l’anima di ciò che non esisteva più.
Mi avevano ingannata. I defunti mi avevano ingannata ancora una volta. Ero stanca, stanca di vederli.
- Andiamo, ti riporto nella tua stanza-
 
Non ricordo come ci arrivai. Mi ritrovai sul letto, stesa sui morbidi cuscini con il soffitto proprio sopra di me. Accusai subito terribilmente freddo. Non ricordavo di averne mai avuto così in vita mia. Quasi non riuscivo a percepire le mani.
Improvvisamente mi accorsi di avere una luce puntata contro. Feci una smorfia, volgendo il capo dall’altra parte e chiudendo gli occhi. La luce si spense prontamente, accompagnata da una voce.
- Capitano, si è svegliata-
Udì dei passi e dei sospiri.
- Come sta?-
- Non so dirlo. Non ho mai visto niente del genere. Il ghiaccio ha abbassato la temperatura ma non so se il cervello abbia subito danni-
- Sto benissimo-
Mugolai, mettendo fine a quelle sciocchezze. Mi sedetti appoggiandomi al soffice schienale del letto, nonostante le due voci mi consigliassero di non farlo. Presi a tremare, accorgendomi di essere completamente circondata da borse del ghiaccio. Una mi cadde dalla fronte, finendomi direttamente fra le mani. Non era neanche sciolto. No, forse non stavo tanto bene.
- Victoria-
Sbottò il Capitano, avanzando verso il letto mentre mi rannicchiavo per far fronte al gelo.
Un uomo sulla mezza età, con i capelli e la barba bianca si fece da parte. Mi fissò stranito, sbalordito dal fatto che parlassi e mi muovessi. Spostò una valigetta nera da lavoro per far posto al comandante, incredulo che cercassi di liberarmi da tutto quel ghiaccio.
- Sicura di star bene?-
Chiese il vampiro, fissandomi con i suoi occhi neri.
- No, assolutamente no-
Urlai innervosita.
- Siete forse impazziti? State cercando di uccidermi?
Cadde il silenzio, in cui il Capitano e l’uomo col cravattino si guardarono perplessi.
- S-Sei svenuta-
Spiegò il demone, non sapendo esattamente cosa dire.  
- Avevi la febbre molto alta-
Continuò.
- Se posso puntualizzare-
Interruppe l’uomo, togliendosi gli occhiali maculati dal naso.
- Non si trattava tecnicamente di febbre, non quando il termometro non riesce a registrare la temperatura-
Roteai gli occhi, ponendomi una mano sulla fronte per la disperazione. Scossi leggermente la testa, immersa in tutto quel ghiaccio. Alla fine i mortali mi avrebbero uccisa seriamente.
- Adesso non siete comunque del tutto guarita, visto che il termometro segna 42°. Dovete assolutamente restare nel…-
- Spostatevi-
Urlai, alzandomi tremante e dirigendomi verso il bagno. Il Capitano fece qualche passo in avanti, cercando di raggiungermi. Gli chiusi la porta in faccia, per la seconda volta in una giornata. Accompagnata dalle loro proteste, mi spogliai ed entrai in doccia. Sotto l’acqua bollente, iniziai a sentirmi un po’ meglio.
- Siete dei pazzi-
Continuai ad urlare, ricominciando a prendere colorito.
- Non ho mai raggiunto in vita mia una temperatura così bassa. Volevate seriamente uccidermi-
Gli uomini oltre la porta, tacquero. Sino a che non udì la voce del capitano e dei rumori che mi fecero presagire che l’altro uomo se ne era andato, portando con sé la sua valigetta.
Non sentivo niente ma ero certa che il comandante fosse ancora lì, oltre quella porta in mogano. Mi presi tutto il tempo, facendolo aspettare di proposito. Mi asciugai i capelli con un asciugamano davanti allo specchio, incurante di quanto fosse tardi. Osservai la cicatrice che portavo sul petto, all’altezza del cuore. La ferita che mi aveva inferto Isaac con un pugnale, riducendomi ad un passo dalla morte. L’avevo tenuta, per ricordarmi quale errore fosse mettersi nelle mani di qualcun altro. Avevo sbagliato a fidarmi, ad imbarcarmi con loro, a cercare di collaborare con altre persone. Non eravamo uguali, non lo saremmo mai stati.
Solamente una persona sarebbe stata uguale a me.
- Tutto bene?-
Domandò una voce, dopo qualche minuto che il rumore dell’acqua si fosse arrestato.
- Non grazie a te-
Dichiarai arrabbiata.
- A voi-
Mi corressi.
- Dammi pure del tu, quando siamo soli-
Non risposi. Continuai ad asciugarmi, notando solo in fronte allo specchio che il polsino nero mi era caduto. Era scivolato sotto l’acqua, liberando il marchio che portavo a ricordo di Nolan.
Percepì una fitta allo stomaco, talmente forte da piegarmi in due. Fra i vapori dell’acqua calda, raggiunsi il polsino a terra. Lo indossai se pur bagnato, rincuorandomi nel non poter più vedere quei due segni circolari.
- Cosa sei, Victoria?-
Domandò il vampiro con voce ferma, oltre la porta.
- Quasi una strega-
Risposi, sempre a terra, con il cuore che lentamente stava tornando del suo ritmo naturale.
- Non ho mai visto una strega andare in ipotermia a 42°-
Sorrisi, avvolgendomi il telo intorno al corpo e aprendo la porta. Il calore si sperse per la stanza, attraverso una densa nuvola di vapore che investì a pieno il capitano, seduto sul letto.
- Infatti sono “quasi” una strega-
Affermai con i capelli bagnati sulle spalle, tornati di color corvino. Dovevo essere rimasta addormentata per un po’ e la mia colorazione magica purtroppo non durava a lungo. Sotto i suoi occhi, ordinai che divenissero rossi nuovamente.
Gli passai accanto per raggiungere l’armadio. L’uomo mi afferrò per un braccio, impedendomi di avanzare oltre. Mi strinse forte attraverso il guanto bianco, alzandosi in piedi e fissandomi con i suoi occhi neri.
- E’ questa la tua temperatura normale?-
Annuì, spiegando che non sapevo esattamente a quanto arrivasse. Non ero mai riuscita a misurarla, comunque non certo intorno ai quaranta gradi.
Il demone si tolse il guanto, mostrando l’intenzione di toccarmi senza di esso. Cercai di scansarmi, stringendomi nell’asciugamano che mi cingeva il corpo. Il capitano mi tenne ferma con gentilezza, parlandomi con gli occhi. Non uscì nessun suono dalla sua bocca, ma il suo sguardo mi supplicò di restare. Accettai, rimanendo immobile mentre il vampiro sperimentava il mio calore. Le sue dita sfiorarono la mia pelle, dapprima ritirandosi immediatamente, come se avessero appena assaggiato il fuoco. Successivamente tornò a toccarmi, poggiando completamente il palmo sul mio avambraccio. Lo strinse fino a che gli fu possibile, poco prima che iniziasse a ferirlo.
- E’ incredibile-
Bofonchiò.
- Già, quanto una nave d’oro che galleggia-
L’uomo sorrise, allontanandosi leggermente.
- Cosa ti è successo prima?-
- La paura mi fa due effetti-
Spiegai raggiungendo finalmente l’armadio e scegliendo qualcosa da mettere.
- La temperatura si alza o si abbassa, in entrambi in casi mi sento male. Nel peggio delle ipotesi svengo, soprattutto se la temperatura si alza troppo-
L’uomo tacque, voltandosi quando gli ordinai di farlo. Fidandomi, iniziai a vestirmi mentre era rivolto verso il muro. Trovai dei pantaloni di ricambio in un cassetto, fortunatamente mi avevano rifornito di vestiti decenti.
- Di cosa ti sei spaventata?-
Mi venne da ridere a quella domanda.
- Di cosa? Ma non hai capito? Avete, hai…-
Il comandante quasi si voltò. Lo sgridai, arraffando una camicia bianca dallo stesso cassetto.
- Mi dispiace, sono un po’ confuso a riguardo-
Sbuffai, terminando di vestirmi. Gli permisi di voltarsi.
- Ho avuto un attacco di panico, dopo aver capito perché sono entrata nella biblioteca-
Il Capitano mi fissò incuriosito, quasi preoccupato, attendendo che ricominciassi a parlare.
- So il vostro segreto-
Sbottai, incrociando i suoi occhi neri quanto la notte. L’uomo trasalì, cercando di dire qualcosa, nonostante le parole non riuscissero a prendere fiato.
- Tu-tu cosa?-
- So cosa custodite là dentro, protetto da un incantesimo così potente. E’ qualcosa che mi ha spaventato a morte, ecco perché sono svenuta-
Se possibile, la carnagione del demone divenne ancora più pallida. Arretrò di un passo, scrutandomi da mezzo metro di distanza come se avesse visto un fantasma. In realtà, il fantasma lo avevo visto io. Si allontanò dandomi le spalle, iniziando a camminare nervosamente per la cabina con una mano sulla testa.
- Non mi hai ancora detto come hai fatto ad entrare. A prendere quel libro-
- E’ stata lei a farmi entrare-
Spiegai. Quelle parole parvero ferirlo, facendolo agitare ulteriormente.
- La bibliotecaria, ovviamente, non sa di essere morta-
Il Capitano Hyner si sedette sulla prima poltrona che trovò, sospirando e fissando nel vuoto.
Si eclissò completamente, forse dimenticando che fossi lì. Mi avvicinai cautamente, chiamando il suo nome. Non mi rispose, continuando a perdersi nei ghirigori delle tende. Sospirai, accucciandomi di fianco alla poltrona, di fianco a lui.
- Mi dispiace-
Ammisi, cercando di riparare al danno che avevo fatto. Non vi era solo lo spirito di una donna là dentro. Il capitano vi aveva custodito un ricordo, qualcosa che non doveva essere liberato.
Fissai a lungo in silenzio i suoi occhi tristi, così simili ai miei quando pensavo a colui che mi aveva impresso il marchio sulla pelle.
Ignoravo chi fosse la donna, tuttavia doveva essere stata qualcuno di estremamente importante.
Rabbrividivo al pensiero di essere stata in quella biblioteca con lei. Potevo vedere gli spiriti eppure mi terrorizzavano completamente. Si presentavano con l’intero corpo quando non erano consci di essere defunti. In quel caso anche io faticavo a riconoscerli.
- Qualcun altro sa cosa c’è là dentro?-
Domandai, attirando finalmente l’attenzione dell’uomo. Il demone scosse il capo debolmente, tuttavia non distogliendo lo sguardo dalle tende.
- Non l’ho mai detto a nessuno-
- Manterrò il vostro segreto. Il tuo segreto-
Promisi, ottenendo lo sguardo del capitano su di me. Solo in una condizione uno spirito era talmente forte da poter creare un’illusione come quella della biblioteca. Solo in un singolo, raccapricciante caso, un fantasma poteva riportare indietro oggetti ormai perduti. Avevo camminato fra la polvere, nel vuoto e nel buio mentre tutto ai miei occhi si era presentato quasi come se il tempo fosse stato riavvolto.
- Non credo sia importante, che l’equipaggio scopra dopo tanto tempo cosa tenete chiuso a chiave là dentro-
L’uomo sorrise con lo sguardo, prendendo la mia mano attraverso i suoi guanti bianchi.
Involontariamente, avevo letteralmente scovato uno scheletro nell’armadio del vampiro.
- Ti sembro un mostro?-
Sorrisi, ricambiando la stressa, sempre accucciata di fianco a quella poltrona in velluto nero.
- Io ne ho visti tanti di mostri-
Spiegai.
- E vi posso assicurare, Capitano, che non hanno il vostro aspetto-


Quella fu l’ultima conversazione che ebbi con lui prima dell’assalto di una nave mercantile. Non fui più invitata nella sua cabina e, anche se entrambi effettuavamo il turno notturno, non ci incontrammo mai. Probabilmente non avremmo saputo cosa dirci, faccia a faccia. Avevo scoperto un segreto troppo grande, qualcosa che lo rendeva indifeso e vulnerabile. Sospettavo che dopo quella conversazione, lui si sentisse imbarazzato quanto me.
Non ero più passata nei pressi della biblioteca, essendone raccapricciata. Non desideravo scorgere la realtà che si nascondeva dietro quell’illusione dorata. Temevo quasi di esserne capace di vederla, di osservare con i miei occhi il tragico segreto contenuto in essa.
Mi concentrai sul lavoro, sul mio libro di incantesimi e nel sopportare l’impertinente Lucyndra.
Sembrava incredibilmente lieta che io e suo fratello avessimo interrotto i nostri rapporti. Lo ostentava in un impetuoso sorriso, dove le sue zanne si mostravano più scintillanti che mai.
Si avvicinava a me con la scusante di dovermi impartire qualche ordine, per poi finire nel schernirmi. Ogni volta stringevo i pugni, tentando di dominarmi. Più di una volta Barbas mi ricordò di restare calma, perché se uccidevo il comandante in seconda avrei attirato le ire del Capitano, di nuovo. Allora toccavo i miei capelli mozzati, facevo un enorme sospiro, contavo fino a dieci e aspettavo che Lucyndra si allontanasse. Mi piaceva lavorare di notte, usavo la magia a piacimento per rendere i miei compiti meno duri, respiravo l’aria fresca e vedevo le stelle.
Sulla nave di notte era tutto tranne che tranquillo. L’equipaggio scherzava, giocava e cantava. Il capitano dava ordini da prua e poppa e il timoniere non faceva altro che seguire le sue indicazioni. Anche alla giovane vampira piaceva farsi sentire dalla ciurma e dava parecchio filo da torcere a chiunque osasse fermarsi un attimo. Ci voleva fegato per offendere demoni grandi e pericolosi che ad ogni sua parola sfoderavano le armi. Can che abbaia non morde, nessuno tentò mai di aggredirla. Si limitavano a ringhiare e poi tornavano a cuccia, obbedendo. 
Solo una notte assistetti alla perdita di un membro della ciurma. Stava dando problemi da qualche tempo. Lo sentivo sempre lamentarsi aspramente perché non era contento della sua posizione. Occuparsi delle cime non era abbastanza per lui, visto che un suo compagno era diventato girabussola. Anche lui voleva avanzare di grado.
In quel momento sedevo sul ponte, godendomi l’aria della notte. Avevo finito il mio lavoro, quando udì Lucyndra riprendere l’uomo per la sua inettitudine.
Fu la goccia che faceva traboccare il vaso. Tutto si svolse in un attimo. Il mozzo con il suo coltellino si avventò sulla sorella del capitano, gridando di volerla uccidere.
La ragazza non ci pensò due volte. Sfoderò la frusta che portava sempre al fianco e staccò di netto la testa all’uomo. Come un cappio intorno al collo, la spessa corda nera aveva stretto con tale intensità da rompere le ossa e da lacerare la carne.
Mi posi una mano sulla bocca e una sullo stomaco, pensando seriamente di rimettere.
Lucyndra lasciò andare la frusta e la testa cadde, rotolando lungo ponte fino a noi. Feci qualche passo indietro, trovando Thos di fianco a me. Alzai lo sguardo fino al suo, probabilmente sbiancata. Il demone mi strinse, suggerendomi di voltarmi e tornare in cabina. Lo feci ma udì lo stesso il suono del vampiro che divorava ciò che rimaneva del marinaio.
Quando mi volsi, per l’ultima volta prima di entrare sottocoperta, incrociai gli occhi viola della donna. Si era rialzata dal cadavere, con un fazzoletto di pizzo si puliva le labbra e non smetteva di guardarmi. Sapevo cosa volesse dire il suo sguardo. Mi stava giurando che un giorno avrebbe fatto lo stesso con me. Distolsi la vista. Se provava a toccarmi, ancora una volta, la facevo fuori.
 
La notte dell’attacco alla nave mercantile, anche io rischiai di uccidere un membro della ciurma. Lucyndra mi aveva costretto a pulire il ponte, uno dei tanti modi per vendicarsi. Non sapevo se per l’affronto di non averle lasciato bruciare il marchio oppure per il solo fatto di esistere.
Io, durante quella delicata operazione, non permettevo a nessuno di metterci piede.
Mi facevo gli affari miei, immersa nei miei pensieri non avevo sentito la porta della stiva aprirsi e chiudersi. Strofinavo lo straccio sul pavimento d’oro e cercavo di farlo risplendere alla luce della luna. Ero prossima a finire, quando mi sentì toccare i fianchi da due grandi mani.
Sobbalzai perdendo lo spazzolone. Mi volsi e vidi nel buio un rozzo demone che aveva lasciato le sue impronte ovunque, rovinando tutto il mio lavoro. Era completamente pelato e mi sorrideva con i pochi denti che si ritrovava. Non mollava la stretta dal bacino, iniziando a farmi male.
- Sei bella anche così-
Disse riferendosi ai vestiti sporchi e ai capelli scompigliati. Mi dimenai ma più mi muovevo più questo stringeva. Mi portò al suo corpo ed io potei sentirne la fragranza. I conati di vomito iniziarono subito.
- Cosa vuoi?!-
Chiesi a stento, non riuscendo neanche a respirare. Mi sentivo i polmoni compressi e più si faceva vicino, più iniziavo a sentire anche qualcos’altro.
- Devo anche dirtelo bambola?-
Sbottò l’energumeno, muovendomi a suo piacimento come un giocattolo.
Improvvisamente prese a ridere e iniziò a roteare, stringendomi sempre di più e facendomi salire la nausea. Quel marinaio demente faceva il girotondo tenendomi forte ed io temevo di cadere, schiacciata da lui. Stanca della situazione, gli posi le mani sulla faccia. Lo ustionai, facendolo urlare dal dolore. Non ancora soddisfatta, gli sferrai un calcio allo stomaco e successivamente alle gambe. Come aveva insegnato Nolan, colpì forte dietro le ginocchia facendo crollare il pirata a terra.
Non permettendo che finisse lì, tornai ad afferrarlo per le vesti. Lo costrinsi a mettersi in ginocchio per poi prendergli la testa e infilargliela dentro al secchio. Lo tenni fermo con forza nell’acqua sporca, fino a farlo soffocare.
- Non sono una bambola-
Ringhiai mentre il corpo del demone si dimenava. Obbligai il mio corpo a resistere, ordinai al mio stesso sangue di pompare più velocemente. Se qualcuno fosse stato presente, avrebbe visto i miei occhi illuminarsi leggermente. Il controllo del sangue si attivò su me stessa e i muscoli vennero nutriti maggiormente, così da irrobustirsi. Costrinsi le mie braccia ad avere più forza, non importava se mi fossi fatta male. L’uomo doveva morire.
- Victoria-
Urlò il capitano. Sussultai, alzando il capo.
Spuntava dal pozzetto, vicino al timone.
- Fermati-
Ordinò, provocandomi più rabbia.
- Perché?!-
Gridai, senza lasciare la testa del demone.
- Perché volete difenderlo?!-
Il comandante mi fece ulteriormente cenno di liberarlo, se pur riluttante, lo feci.
Una parte di me stava gridando, reclamando la vita dell’uomo. Il dolore di non aver soddisfatto quel desiderio, mi provocò una forte nausea.
Il pirata intanto si allontanò prendendo un enorme boccata d’ossigeno. A carponi, strisciò a terra tossendo con il volto violaceo.
 - Maledetta-
Bofonchiò a fatica sputando l’acqua del secchio. Poco dopo riuscì a spiegare al suo Capitano che era stato il comandante il seconda a dargli il permesso.
Decisi che avrei finalmente ucciso Lucyndra.
- Sei un mostro-
Continuò il marinaio, facendomi scattare nuovamente verso di lui. Fu Hyner a fermarmi. Intervenne balzando davanti a me con la spada sguainata, non rivolta verso di me però.
- Ma…Capitano!-
- Vattene, credo che tu te la sia proprio cercata-
Il demone dalla testa pelata indietreggiò vacillando, solo allora notai il pugnale che nascondeva.
Lo aveva tirato fuori dalla tasca dei pantaloni. Se mi fossi avventata su di lui, probabilmente me lo avrebbe affondato nella pancia.
Il vampiro non dovette impartire l’ordine una seconda volta. Se pur con avversione, il demone se ne andò rientrando in coperta.
- Come stai?-
Chiese il Capitano voltandosi e guardandomi, per la prima volta da giorni.
- Bene. Vi avevo assicurato che a farsi male sarebbero stati i suoi uomini, non certo io-
Hyner sorrise ma dovette ammonirmi.
- Sono felice che tu sia molto sicura di te ma ci sono demoni su questa nave davvero pericolosi. Non sono semplici pirati, soprattutto il gruppo notturno. Hanno una taglia sulla testa e sono veri e propri assassini-
Fui io a ridere, passando oltre il comandante.
- Non sono poi tanto diversi da me, Signore-
L’uomo tacque, fissandomi seriamente.
- Per di più, ho avuto a che fare con veri mostri. I vostri marinai, non sono assassini. A malapena si possono definire moscerini-
- Quelli che ti stanno cercando?-
Scrollai le spalle.
- Nah, anche quelli che mi stanno cercando non sono poi granchè in confronto a…-
Mi arrestai, non desiderando parlarne.
Sospirai, sorridendo malinconicamente. Avrei iniziato a preoccuparmi solo se gli Angeli fossero mai tornati a prendermi.
- Una nave!-
Urlò la vedetta, interrompendo le parole del Capitano sul nascere.
- Una nave di ricchi signori da crociera!-
Hyner si distanziò da me e tutto l’equipaggio notturno si precipitò sul ponte. Si radunarono sotto l’albero maestro, in cima un uomo mingherlino con un cannocchiale stava riferendo quello che vedeva.
- Hanno vele?-
Chiese il vampiro, mettendosi per la prima volta da quando ero lì, il suo cappello nero con delle piume e un teschio disegnato sopra.
- Dura vederle di notte-
- Avanti, sei la migliore vedetta notturna. Non scherzare-
- Sono umani e stregoni, pure con la scorta della marina-
Continuò e un urlo di esultanza si alzò dal vascello. Mi fu spiegato che per loro vi erano meno grane se attaccavano le navi degli altri paesi, se fossero stati demoni avrebbero potuto avere problemi al ritorno in patria.
- Per caso siete corsari?-
Domandai ad Hyner mentre l’equipaggio si preparava ad attaccare.
- No-
Rispose seriamente il demone.
- Allora perché temete la corona? Siete pirati, dei fuorilegge che hanno paura della legge?-
Sorridi istintivamente ma il volto serio del comandante della Gold Sea me lo fece passare del tutto.
- Non è della legge che abbiamo paura-
Avvertì il comandante con voce grave.
- Bensì di chi la applica-
Il mio cuore ebbe un tuffo. Dovetti aggrapparmi alla balaustra per non vacillare.
- Voi…voi temete…-
- Se il Principe decidesse di punirci, nessuno di noi si salverebbe. Nessuno. Solo uno sciocco si anteporrebbe sulla stessa strada del figlio della Regina-
Spiegò il vampiro, dopodiché mi volse le spalle per parlare ai suoi uomini.
- Signori-
Urlò a gran voce.
- Preparatevi all’arrembaggio-
Seguirono le urla dei marinai, estremamente fragorose e assordanti. Gli uomini correvano da una parte all’altra del ponte, mentre io restavo a guardare non sapendo bene cosa fare.
Uscì sul ponte anche il gruppo diurno, dimenticando tutta la stanchezza. Nessuno si voleva perdere qualcosa di così eccitante.
- Timoniere! Pronto all’abbordaggio!-
Ordinò Hyner. La nave virò tutta a dritta ed io caddi per terra. Un galeone che sembrava così grande e pesante, si muoveva invece con tale agilità e velocità. Ogni cosa sulla Gold era sconcertante, i sensi venivano ingannati continuamente e questo mi dava la nausea. Durante l’attacco mi sembrò di navigare su di un guscio di noce, non certo su di una città galleggiante.
Sbuffai, tentando di rialzarmi. Demoni. Riuscivano sempre a confondermi.
Cercai di stare in piedi appoggiandomi al bordo della nave. Non sapevo cosa fare per rendermi utile, tutti avevano il loro compito.
Ovviamente, presto giunse anche il comandante in seconda che ordinò di preparare i cannoni, prendere le munizioni e disporre le cime per attraccare la nave al vascello avversario.
- Ammainate le vele idioti!-
Udì anche la voce di Hunter, uscire dalla coperta e partecipare alla manovra di assalto.
- C’è troppo vento! Così la superiamo! Procedete con i remi stupidi!-
Dava ordini da una parte all’altra del ponte ed io lo fissai affascinata. Faceva quasi impressione, minuscolo in mezzo a uomini grandi e muscolosi.
- Non sapete più neanche attraccare ad una nave?! Muovetevi!-
Preferì stare da parte, anche se in qualunque posto ero d’impiccio. Non facevano che spostarmi, dovendo passare o dovendo prendere qualcosa che era dietro di me.
- Sono pronti quei cannoni? Razza di imbecilli! Ormai siamo vicini! Dovete sparare subito!-
Urlava Lucyndra saltando da un lato all’altro del vascello nello stesso modo di Hunter.
Aveva indossato una divisa nuova, degna da capitano e molto più bella di quella che utilizzava di solito. Forse era l’abito speciale per gli abbordaggi.
- Forza! Due mesi senza un arrembaggio e siete già incapaci! Abbattete le vele e l’albero!-
I cannoni erano posti nella parte inferiore della nave e la bella vampira stava urlando talmente forte che gli uomini riuscivano a sentirla anche a metri di profondità, all’interno dello strato d’oro.
- Pronti! Fuoco!-
Con queste parole i cannoni della Gold Sea spararono e la nave tremò. Era incredibile.
Fu come una scossa di terremoto.
- Fuoco a babordo!-
Urlò l’ufficiale d’artiglieria.
- Mirare, puntare, fuoco!-
Aggiunse l’artigliere di bordo. La nave continuò a tremare, così forte da non riuscire a rimanere in piedi. Era la prima volta che assistevo ad una cosa del genere, ed ero stata tanto stupida da arrampicarmi sulla balaustra. Mi afferrai alle corde delle vele, riuscendo a non cadere in mare per miracolo. Gettai un respiro di sollievo, quando Lucyndra ordinò di nuovo il fuoco.
Hunter mi vide, un attimo prima che i cannoni tornassero a sparare. I nostri occhi si incrociarono, l’ufficiale gridò di accendere le micce e al contempo lo stregone urlò il mio nome.
Lucyndra sapeva dove mi trovassi, per questo, mentre cadevo, mi sorrise.
Persi l’equilibrio, non riuscì ad aggrapparmi alle corde e caddi rovinosamente verso il mare.
Colta da un forte istinto di sopravvivenza, riuscì in un qualche modo ad afferrare la balaustra d’oro del ponte. Rimasi penzoloni giù dalla nave, reggendomi con una mano sola al bordo dove spesso stavo seduta. Sotto di me c’era l’oceano scuro e nero. Non era neanche iniziata la battaglia e io già ero stata buttata giù dal vascello, appesa come un prosciutto. Mi sentivo davvero idiota.
- Victoria!-
Urlò il ragazzo dagli occhi nocciola correndo ad afferrandomi il braccio, coperto dalla camicia.
- Dammi la mano!-
Gridò.
- Non ci penso neanche!-
Gridai io di conseguenza. Non aveva i guanti come il capitano, non era Nolan ed io ero troppo concitata per riuscire a dominare la mia temperatura e abbassarla. Lo avrei ferito, avrebbe percepito la maledizione sulla mia pelle e non volevo lasciare che succedesse.
- Perché?!-
- Non sono affari tuoi!-
- Ma così cadrai!-
- So nuotare!-
- Ci sono gli squali-
Tacqui a quel pensiero. Comunque non avrei afferrato la sua mano.
- Non mi ferirai!-
Urlò.
- Invece sì!-
Replicai.
Hunter si guardò intorno, non c’erano cime vicino a lui. Tutte erano state usate per attraccare la nave nemica.
- Victoria! Avanti!-
Urlò ancora, percependo che ormai stavo cadendo.
- No!-
- Fuoco!-
Altre palle di cannone. La scossa fu tremenda e Hunter dovette reggersi con tutta la sua forza per non cadere e per non far scivolare me. Ormai sentivo che la nostra stretta cedeva sempre di più. Un altro movimento brusco e sarei caduta in mare.
- Ci siamo!-
Urlò improvvisamente Lucyndra.
- Timoniere!-
Non furono necessarie altre parole. La nave avversaria era priva di cannoni e per i pirati era stato uno scherzo distruggere le sue possibilità di fuga e di difesa. Adesso la Gold le era arrivata proprio davanti, le due navi si osservavano rivaleggiando. Con un manovra il nostro vascello colpì lateralmente quello avversario e l’equipaggio lanciò le cime per correre all’arrembaggio.
Il colpo dell’abbordaggio fu fatale per me, bastò per farmi perdere la stretta con Hunter.
Per pochi istanti mi sentì cadere nel vuoto e fui accompagnata dall’urlo del ragazzo che non era riuscito a riafferrarmi. Improvvisamente la mia caduta si arrestò ed io riaprì gli occhi, chiusi per la paura. Non ero in mare, stavo ancora penzolando e qualcuno mi teneva per la mano.
Alzai lo sguardo e vidi una mano coperta da un guanto bianco, quella del Signor Hyner.
Scorsi il suo volto preoccupato e i suoi occhi che ringraziavano di avermi presa.
In un attimo mi tirò su, come se fossi stata una piuma. Mi prese per i fianchi e mi pose dolcemente sul ponte. Un secondo prima penzolavo dalla nave, subito dopo ero al sicuro su di essa.
Il capitano ancora non mi lasciava, aspettando che riacquistassi l’equilibrio.
- Congratulazioni-
Mi disse.
- Sei sopravvissuta al tuo primo abbordaggio-
Io sorrisi, arrossendo per l’imbarazzo. Anche Hunter scoppiò a ridere e mi tranquillizzò, dicendo che una volta anche a lui era successo.
- Credo che per te sia meglio tornare in cabina-
Affermò seriamente il comandante, interrompendo il momento comico di quella situazione.
- Hunter, falla rientrare-
Non mi diede neanche il tempo di rispondere che corse verso la nave appena attraccata. Si stava scatenando l’inferno sul ponte avversario. Molti dei pirati combattevano con le spade contro le guardie della marina che il vascello degli stregoni disponeva. Furono appiccati incendi e delle urla si alzavano dalla stiva del galeone, i passeggeri si erano svegliati con una bella sorpresa.
Fui distolta dallo spettacolo, il ragazzo mi afferrò il braccio portandomi verso la porta.
- No-
Dissi fermamente bloccandomi e impuntando i piedi.
- Voglio vedere-
- E’ troppo pericoloso, è il tuo primo attacco-
- Ma il capitano mi aveva promesso che avrei assistito, ti prego! Voglio solo vedere! Starò attenta!-
Il ragazzo sospirò e udì i suoi compagni urlare sul vascello nemico. Doveva correre ad aiutarli, un po’ troppe esplosioni stavano scoppiando su quella nave. Probabilmente gli stregoni si stavano ribellando.
- Aspetta qui-
Disse fissandomi negli occhi.
- Non mi muovo-
Affermai alzando entrambe le mani. Pur non essendo convinto, il mozzo prese una cima, se la legò alla vita e con un balzo saltò all’arrembaggio della nave da crociera. Per un attimo temetti che la nave sarebbe affondata. Invece non accadde niente. Scossi le spalle.
Rimasi sola sul ponte, non c’era più nessuno nella Gold. Ormai tutti erano corsi all’attacco per prendere più bottino possibile, in quel momento diedi a me stessa un compito molto importante: difendere la nave.
Salì sul pozzetto, vicino al timone e osservai la scena. Da lì vedevo meglio e cercavo di scorgere attraverso il fumo le figure del Capitano, di Lucyndra, di Thos, di Barbas e di Hunter.
Sentivo spari e colpi di incantesimo. Persone gridavano dal terrore, altre dall’emozione dell’attaccare. La notte scura fu illuminata dal falò che in breve la nave da crociera divenne. Il mare si illuminò, il cielo si illuminò. Come una grande torcia mostrava i vinti e i vincitori.
Osservavo ammirata, i passeggeri della nave scappavano attraverso le scialuppe oppure si gettavano in mare.
Il silenzio della notte venne rotto dalle urla degli umani ed io dovetti farmi indietro, non sopportando né il calore né il frastuono.
Il fumo divenne sempre più intenso, in breve niente sarebbe stato più visibile.
Indietreggiando, improvvisamente vidi una figura giungere sulla Gold Sea. Aveva afferrato la cima di una vela e l’aveva usata per saltare, rotolando sul ponte con gli abiti leggermente anneriti.
Scesi verso di lui, pensando che stessero già tornando.
Il mio sorriso scomparve quando vidi che non era un demone, si trattava di uno dei nemici.
Un giovane in divisa blu cadde sul ponte d’oro, tossendo per il fumo.
Al fianco sinistro portava una spada e non pareva possedere altre armi. I suoi capelli biondi erano ben rasati, tipici dell’esercito. Non capivo se era uno stregone oppure un umano.
L’uomo sollevò il capo e solo allora si accorse della mia presenza. Sussultò dalla sorpresa, fissandomi stranamente mentre si alzava a fatica.
- Hanno anche fanciulle nelle loro file-
Disse impugnando la spada e brandendola contro di me.
- Veramente sarei un ospite-
- Perché? I pirati conoscono le gentilezze per gli ospiti?-
- Ne rimarresti stupito, soldato-
- Sicura di non essere solo una prigioniera?-
Continuò l’uomo avanzando verso di me, abbassando la spada.
- Posso aiutarti a scappare-
- Dovresti preoccuparti della tua vita, piuttosto-
Affermai mettendomi in posizione d’attacco, dovevo proteggere la nave. Questo era il mio piccolo compito.
- Non sembri un demone-
- Infatti, non lo sono-
Il marinaio in divisa parve confuso.
- Vieni con me allora-
- Su quella nave bruciata?-
Domandai ridendo.
- Abbiamo delle scialuppe. Scappa, posso salvarti-
Affermò, porgendomi una mano. Voleva che l’afferrassi, che fuggissi con lui al sicuro dai pericolosi mostri con i quali viaggiavo.
- Possiamo darti un passaggio-
Sorrisi, dolcemente, quasi dispiaciuta per lui.
- Ho già il mio passaggio-
Alzai la mano destra e lanciai un attacco contro di lui. Qualcosa di semplice. Con una Raffica di Vento speravo di metterlo a terra, ma questo la respinse facilmente con una abile mossa di spada.
- Divertente, uno stregone-
- Non capisci che questi pirati ti stanno ingannando?! Non sono capaci di fare altro! E’ la loro natura-
- Te lo ripeto, pensa alla tua vita-
Feci un balzo indietro per avere più posto e lanciai Lame di Ghiaccio, spesse e dure come mai ne avevo lanciate.
L’uomo riuscì a respingerle, se pur a fatica, usando sempre la sua spada, spezzandole e gettandole a terra. La sua arma si illuminò, dalla punta della sciabola partì una luce bianca che cercò di colpirmi.
Io attuai l’incantesimo Specchio Demoniaco. Quella magia aveva la peculiarità di rinviare al mittente qualsiasi incantesimo di attacco. L’uomo si vide dunque giungere indietro il suo stesso fascio di luce, che fu costretto a scansare rotolando a terra.
Non gli diedi il tempo di riprendersi e lanciai subito un altro incantesimo.
- Cerchio della Morte-
Intorno al giovane si creò un grande cerchio magico blu che presto avrebbe colpito il malcapitato al suo interno, uccidendolo. Faceva parte delle magie oscure e non sapevo se mi sarebbe riuscito.
Fui abbastanza brava per essere la mia prima volta, infatti l’incantesimo riuscì ma fu lento da attuare. Il soldato ebbe tutto il tempo per alzarsi e distruggerlo, allora capì che la prossima volta che lo usavo dovevo combinarlo con un incantesimo immobilizzante.
- Vuoi usare magie che non sono le tue, ragazzina-
Io digrignai i denti, sapevo di non essere un demone ma non c’era niente di male a provare. Il soldato scattò in piedi e mi lanciò contro una magia che non conoscevo. Improvvisamente comparvero delle funi alle mie gambe e ai miei polsi, solo vedendoli riconobbi la stessa magia che aveva usato Isaac, quel giorno che mi rapì.
Ero fregata, con quelli la mia temperatura non funzionava. Non potevo scioglierle normalmente, ma adesso conoscevo la magia.
Mi concentrai, cercando di ricordare tutti gli incantesimi che conoscevo.
- Spade del diavolo!-
Dietro la mia schiena comparvero almeno dieci spade tutte diverse l’una dall’altra. Usai i coltellini per liberarmi dalle funi e le sciabole per attaccare il soldato.
Io fui libera e l’uomo non riuscì a tenere testa a cinque spade tutte insieme. Gli stracciai le vesti e gli provocai varie ferite. Non volli lasciargli neanche un attimo di tregua.
- Lacrime di Fuoco!-
Dal cielo comparvero decine e decine di fiammelle che si abbatterono sullo stregone. Purtroppo grazie all’ausilio di una barriera, riuscì a scampare alla morte.
- Pazza! Incendierai la nave!-
Il fuoco colpì il ponte, rimbalzando e spegnendosi a mio comando. Niente prese fuoco.
- Povero stolto, è notte e non sai dove ti trovi. Questa nave è fatta d’oro non di legno-
Approfittai del momento di sorpresa per correre verso di lui e strappare la sua barriera a mani nude. Io sorridevo ma scorsi il terrore negli occhi del soldato della marina.
- Rinforzo!-
Aumentando la potenza del mio pugno almeno di dieci volte, colpì il giovane in pieno volto, facendolo crollare a terra.
Mi accucciai accanto e lui e gli sbottonai la camicia, toccandolo sul petto nudo con l’intero palmo della mia mano. Era uno stregone, non lo avrei ucciso ma sicuramente gli avrei fatto male.
Il soldato prese ad urlare ed io mi feci vicino al suo orecchio, sussurrandogli le ultime parole che avrebbe sentito.
- Cercavi di salvare Victoria Van Liard, mai sentita?-
Il panico aumentò nello sguardo dell’uomo che fissò i miei occhi dorati e poi balbettò:
- L’abominio che il Concilio cerca…-
Ancora quella parola, il termine che mi ricordava Isaac. Il fanatico religioso, nonché mio ex ragazzo, che aveva cercato di sacrificarmi per il bene della mia anima.
Colma di rabbia, tentai di mettere in pratica i miei studi sull’occulto.
Misi una mano sul cuore del soldato, pronunciando due parole.
- Arresto Cardiaco-
Dalla mia mano si sprigionò la maledizione che colpì il giovane, uccidendolo in pochi istanti. Il volto del soldato si contorse in un’espressione di dolore mentre io sorridevo.
Ero riuscita ad uccidere con la magia nera. Finalmente.  
- E’ per me?-
Sussultai sentendo la voce del capitano dietro di me. Mi volsi e lo vidi pieno di cenere, con gli abiti un po’ bruciacchiati. La sua spada era sporca di sangue e pareva affaticato.
Aggirò il cadavere sul ponte ed io mi feci indietro.
- Ha assaltato la nave…ed io…-
- Non devi giustificarti-
Disse il demone accucciandosi verso il corpo e afferrandolo per i capelli.
- Il ponte della Gold è un luogo sacro-
Ammise Hyner.
- E deve morire chiunque lo violi-
Rimasi a guardarlo, mentre osservava il collo dell’uomo steso a terra.
- Avevo giusto un languorino -
Lo morse, iniziando a berne il sangue. Mi volsi, per dargli un po’ di intimità. Mi concentrai sulla nave avversaria che affondava lentamente. Tutti i pirati stavano rientrando con sacchi pieni di oggetti preziosi, oro e gioielli. Tutti parevano soddisfatti. 
  
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