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Autore: theredrobin    01/11/2013    2 recensioni
Il primo inverno di Darcy ed Elizabeth a Pemberley promette tanta passione quanta angoscia.
Traduzione di "In the Depth of Winter" di theredrobin, di cui trovate il link all'interno.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Bennet, Fitzwilliam Darcy, Jane Bennet
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II - Quel che fa gelare il cuore

Note dell'autrice:
voglio estendere i miei ringraziamenti agli anonimi lettori e recensori, visto che non posso raggiungervi individualmente. Il fatto che abbiate speso del tempo per commentare significa davvero molto per me.





- Capitolo II -


Quel Che Fa Gelare il Cuore




Elizabeth aprì la bocca per gridare quando il ghiaccio sottile si frantumò sotto di lei.

Fu un impulso dettato dal panico, un atto istintivo che lei instantaneamente desiderò di aver saputo trattenere. Sotto quelle gelide, vorticose acque, infatti, non un suono affiorò da lei, ma l'acqua le affluì attraverso le labbra dischiuse, facendola soffocare e annaspare, mentre scalciava furiosamente per risalire in superficie. Sentiva così freddo: l'acqua gelata sembrava persino azzannarle le ossa.

Risalendo alla cieca e maldestramente, avanzò nella direzione da cui proveniva la tenue luce che raggiungeva i suoi occhi brucianti. Sentiva il cuore tambureggiarle violentemente contro il petto. Allungando le mani oltre il capo, ella si preparò a richiamare Darcy e ad afferrare il bordo tagliente dell'apertura.

Una spessa lastra di solido ghiaccio fu tutto ciò che le punte delle sue dita incontrarono.

Elizabeth grattò il soffitto di ghiaccio in cerca di un appiglio, cercando disperatamente l'apertura attraverso la quale era caduta, ma non era lì. Doveva aver nuotato verso una zona completamente diversa dello stagno.

Era in trappola.


***

Darcy trovò impossibile muoversi.

Poi riacquistò la sua lucidità. Corse sullo stagno ghiacciato, incurante dell'infausto muoversi del ghiaccio sotto i suoi piedi, scivolando pesantemente sulle mani e sulle ginocchia diverse volte prima di riuscire a raggiungere il buco che si era aperto.

Lei non era lì. Non riusciva a vederla.

"Elizabeth!" gridò contro la ferma superficie dell'acqua.

Poi lo udì, il flebile rumore di graffi proveniente da sotto il ghiaccio, non lontano.

Sia benedetta quella brillante ragazza! Lo avrebbe guidato da lei, la sua sveglia e coraggiosa moglie.

Senza perdere tempo per rimettersi in piedi, Darcy strisciò verso il suono e iniziò a scrostare via la copertura opaca e superficiale del ghiaccio per guardarvi dentro più chiaramente.

Il suo respiro affannato veniva fuori in corti ansimi che restavano aggrappati all'aria come piccoli, velati sbuffi. L'avrebbe trovata, l'avrebbe trovata.

Il rumore dello sfregamento cessò.


***

Elizabeth andava languidamente alla deriva nella correte dell'acqua.

Si sentiva stanca, così stanca, e semplicemente non riusciva a tornare indietro. I polmoni le bruciavano tremendamente adesso, e là dove il suo cuore sembrava prima esibirsi in un'ouverture da opera lirica italiana, era andato via via rallentando in una specie di pigro valzer. Presto, il suo istinto di autoconservazione avrebbe scavalcato i pensieri razionali e le avrebbe fatto aprire la bocca, indifferente al fatto che sarebbe stata l'acqua, e non l'aria, a riempirla.

Stava diventando sempre più difficle muovere le braccia e le gambe, mentre il freddo penetrava a fondo nei muscoli, irrigidendole il corpo. Il suo vestito e la sua sottogonna, assolutamente fradigi, si stavano trasformando in sacchi di sabbia e la stavano lentamente trascinando verso il fondo dello stagno.

"Elizabeth!"

La voce di Darcy la raggiunse, soffocata e distorta. La stava chiamando e lei desiderava rispondergli, ma non ne era capace.

"Elizabeth!"

Si sforzò di aprire gli occhi. Poteva fare qualcosa; doveva fare qualcosa.

Lentamente, dolorosamente, Elizabeth scalciò e nuotò e usò ogni briciolo di forza che le era rimasta per risalire verso il ghiaccio, nel tentativo di raggiungere quella sagoma diafana che lo macchiava, sperando che fosse Darcy. Lo sforzo la prosciugò, ma riuscì ad allungare i suoi pugni contro la cappa della sua prigione di ghiaccio un'ultima volta prima che tutto si facesse buio.


***


No, no, no, non si è fermata, pensò selvaggiamente Darcy mentre continuava a stare su mani e ginocchia in cerca di un segno di lei. Non si è arresa, sono io che non riesco a sentirla. Non osare rinunciare a me, Elizabeth.

Il lieve tonfo che venne da qualche parte a sinistra sotto di lui gli fece saltare il cuore in gola. Usò tutto il braccio per raschiare la superficie del pezzo di ghiaccio che gli stava sotto e pigiò il viso per guardarvi attraverso.

Un bagliore rosso.

I suoi guanti erano rossi.

Strofinò e picchiò implacabilmente contro il ghiaccio perché si rompesse. Doveva essere già più sottile in quel punto perché alla fine proruppe in un tintinnio di frantumi quando il suo pugno vi si abbattè di nuovo.

Senza esitare un secondo, immerse tutto il braccio sino alla spalla nell'acqua e lo dibattè per trovarla. Il freddo pungente gli provocò una scossa lungo tutto il corpo, rendendo Darcy ancora  più frenetico: Elizabeth era rimasta lì totalmente immersa per quasi un minuto.

Finalmente, riuscì a toccare qualcosa di soffice e, sperando nell'impossibile, sperando che fosse lei, l'agguantò saldamente mentre la voltava verso di sé. Era stata la sua stola che era riuscito ad afferrare, e issando, tirò fuori Elizabeth dall'acqua per stringerla a sé. Con lei al sicuro fra le sue braccia, riuscì a rotolare sulla via per la terraferma.

Darcy si fermò bruscamente con Elizabeth sotto di sé. Il suo viso, adagiato mollemente su un lato, era mortalmente pallido e si accordava quasi alla neve che la incorniciava, ad eccezione della tonalità bluastra che le tingeva le labbra, immobili. Aveva perso il suo cappello, e i suoi capelli avevano già iniziato a gelarsi nell'aria, mentre si alzava il vento inclemente e fischiava fra gli alberi.

"Elizabeth, sei in salvo adesso. Stai bene. Ti prego. Ti prego, svegliati," la supplicò rocamente, ghermendole il mento per voltarla verso di sé. Ma lei era ben lontana dal lì.

Il vento penetrante frustava l'aria d'intorno, se possibile rubando ancor di più il colore dalle spoglie gote di lei, mentre accendeva e infiammava quelle di lui. Lei non tremava come faceva lui, e ciò lo terrorizzò. Mordendosi l'indice del guanto e tirandoselo via con i denti, Darcy accostò una tremante mano scoperta alla sua bocca, per sentirne il respiro. Ma quel dannato vento si stava prendendo gioco di lui adesso, facendolo follemente dubitare se fosse il suo gelo tagliente a sollerticargli il palmo, o il respiro di lei. Tastandole il polso, cercò di avvertirne il battito.

Fissò il viso di Elizabeth mentre attendeva di captare un palpito contro il proprio pollice. Non dovrebbe volerci tutto questo tempo... non dovrebbe volerci... non... non era che fiacco, e terribilmente debole, ma eccolo! Darcy quasi pianse di gratitudine.

Doveva riportarla a Pemberley.

Togliendosi il cappotto, vi avvolse delicatamente Elizabeth e la prese cautamente fra le braccia, ricordando di aver sentito una volta che non vanno urtate le vittime dell'ipotermia. Vide che le punte delle sue orecchie avevano la stessa sfumatura blu delle labbra. Si tolse la sciarpa dal collo e le fasciò il capo.

Darcy si lanciò in una corsa.

Quegli stessi rami che Elizabeth aveva prima agilmente schivato, egli li travolse temerariamente, mentre i loro spuntoni pungolanti e ricoperti di ghiaccio gli graffiavano il viso. Il modo in cui la portava gli permetteva di proteggere Elizabeth dai colpi, il suo viso contro il proprio petto e il resto del suo corpo avvolto nel cappotto.

Il silenzio fornito dalla neve che solo qualche minuto prima era apparso come magico si era adesso tramutato in qualcosa di sinistro, facendo sentire Darcy stranamente isolato e spandendo in lui il panico per quanto distanti si fossero spinti dalla casa. La slavata, fugace luce del sole invernale stava già iniziando a dissolversi mentre i suoi passi pesanti riecheggiavano fra gli alberi, calpestando la neve indurita e il ghiaccio sul terreno, e lui non rallentò mai, nemmeno una volta.

Dopo quella che sembrò un'eternità, scorse i tremolanti bagliori delle torce ammiccargli da una certa distanza al di là degli alberi. Una fitta al fianco gli provocò un dolore sordo quando scattò per il sentiero lungo il ruscello che scorreva davanti a Pemberley. Darcy barcollò sugli ultimi gradini che conducevano ai portoni di quercia, usando il proprio peso per spingerli e farli aprire con uno schianto.

"Aiuto! In nome di Dio, aiuto!"

Istantaneamente, in casa regnò il tumulto.

Grida confuse risuonarono attraverso i corridoi, e rimbombò il fragoroso avvicinarsi di passi di corsa mentre i servi balzarono in azione ai richiami del loro padrone. Si riversarono nel salone d'ingresso, affollandosi intorno per veder cosa fosse accaduto. Quando videro la moglie di Darcy abbandonata priva di sensi fra le sue braccia, con l'acqua che gocciolava sul tappeto dai capelli e dai vestiti, metà delle donne si portò la mano alla bocca ed emise un suono strozzato.


***



La signora Reynolds si affaccendò per fendere la folla, e nel momento stesso in cui vide in che stato fossero il padrone e la padrona, assunse immediatamente il controllo della situazione.

"Dov'è James?" chiese in tono autoritario mentre i suoi occhi già si volgevano per cogliere l'immagine del paggio.

Un giovanotto con chiari capelli rossi si strizzò fra il giardiniere e un servitore per raggiungerla.

"Sella il cavallo più veloce - converrà che sia Aeolus - e cavalca fino al villaggio per andare a prendere il Dottor Neil. Sii lesto, ragazzo! Adesso vai, va', va'!

James schizzò via in direzione delle stalle.

"Per il resto di voi: uomini, andate ad accendere il fuoco in ogni stanza della casa, e se non c'è abbastanza legna, raccoglietene dell'altra per sostenerci durante la notte. Donne, voglio che vi assicuriate che ogni porta e finestra sia ben chiusa e rastrellate coperte, asciugamani, qualsiasi cosa che sia calda 
eccetto te, Lily," aggiunse a voce più bassa, trattenendo la dama di compagnia di Elizabeth, ponendole una mano sul braccio mentre l'assemblea si disperdeva disorditnatamente. "Avrò bisogno del tuo aiuto per prendermi cura della signora Darcy."

La governante si volse per guardare Darcy direttamente per la prima volta mentre gli altri correvano via per occuparsi di ciò che era stato chiesto loro. Egli era rimasto lì, in piedi, stringendo Elizabeth in una sorta di torbida trance mentre lei aveva dato ordini al personale.

"Signor Darcy," gli parlò gentilmente, "se poteste portarla di sopra, in camera vostra, cosicchè possiamo liberarla da quei vestiti bagnati."

Gli occhi di Darcy sembrarono persi quando incontrò il suo sguardo, ma sembrarono anche, per un momento, immensamente grati, prima che rinsaldasse la stretta su Elizabeth e iniziasse a salire le scale due gradini alla volta.

"Annette!" la signora Reynolds rivolse un affilato sibilo ad una delle donne di servizio che aveva iniziato a mugugnare rumorosamente non appena Darcy aveva rivolto loro la schiena. "Sospendi all'istante quel pigolio o, lo giuro, ti manderò a lavorare nelle cucine per il resto della settimana."

Quella era l'ultima cosa che Darcy aveva bisogno di vedere.

Lei si girò sui tacchi per salire le scale dietro di lui, Lily nella sua scia.


***

Darcy diede un calcio alla porta della camera da letto per aprirla e la attraversò fino al letto. Dolcemente, ripose Elizabeth sulla trapunta di merletto, le tolse il proprio cappotto e la propria sciarpa, e la preparò alla rimozione dei suoi vestiti zuppi. Lei non si era mossa da quando l'aveva tirata fuori dallo stagno e il suo viso mostrava ancora quell'incarnato privo di colore, eccetto che per le labbra blu.

Le sue dita ebbero un tremito incontrollato mentre la liberava della stola, della sciarpa e dei guanti, e ancora di più quando le sollevò la schiena per farle scivolare il vestito. La sua testa ricadde senza vita contro il suo petto prima che lui potesse reggerla. Il suo respiro già ansimante si mozzò; la guancia di Elizabeth era di ghiaccio, lo sentì persino attraverso il tessuto della propria camicia.

Nel momento in cui iniziò a tirare i lacci del suo corsetto per sfilarlo, la signora Reynolds entrò nella stanza. Lily stava proprio dietro di lei e si fece color cremisi  quando vide Darcy piegarsi su un'Elizabeth svestita, ma lui non vi prestò un briciolo d'attenzione.

"D'ora in poi possiamo continuare noi, signor Darcy," gli disse la signora Reynolds, guidandolo verso la porta. "Dovreste aver cura di voi, signore, prima che vi prendiate un raffreddore mor-" in un balbettio si fermò, riuscendo a frenarsi prima di farsi scappare la parola. Cercò di escogitare maldestramente qualcosa per coprire il proprio errore. "Il Dottor Neil dovrebbe essere qui a momenti, e voi vorrete certo prepararvi a riceverlo."

Egli assentì silenziosamente, a stento cosciente di quello a cui stava acconsentendo.

Rivolgendole uno sguardo prima che la porta si fosse chiusa fra di loro, Darcy avvertì una stretta al petto alla vista della sua indipendente, forte Elizabeth distesa, priva di sensi e vulnerabile, sul letto.




___
Note di chiusura dell'autrice: perché ho come la sensazione che mi prenderete a mazzate per il modo in cui torturo questi due?

Note della traduttrice: le descrizioni di questa storia sono, lo avrete notato, molto particolareggiate, talvolta persino troppo, con una concentrazione di termini dal significato puntuale e intenso, ed è stato difficle renderle in un italiano che allo stesso tempo fosse fluido e restituisse la stessa profondità di significato dell'originale. Spero di esserci riuscita.
Nel testo originale, la parola che la signora Reynolds riesce all'ultimo istante a trattenere è death, morte. Questo perché in inglese si usa l'espressione "you'll catch your death of cold", letteralmente "ti beccherai la tua morte di raffreddore", nel senso di "ti beccherai un raffreddore pazzesco" o "ti ammalerai gravemente". Nella versione di cui sopra, lei si ferma prima di dire raffreddore mortale, essendo un'espressione indelicata viste le condizioni di Elizabeth
.




  
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