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Autore: distantmemory    02/11/2013    5 recensioni
Una studentessa modello, una cheerleader, un giocatore di rugby e un criminale che non hanno nulla in comune, che non hanno mai interagito, si ritroveranno a dover affrontare una strana avventura insieme, coinvolgendo anche i loro amici e "rovinando" le vite altrui (e le proprie).
{Coppie principali: AleHeather e Duncney || Coppie secondarie: DawnxScott, MikexZoey, HeatherxJosé, CourtneyxScott, DuncanxGwen, TrentxGwen || Personaggi secondari: Gwen, Scott, Dawn, Josè, Carlos, Trent ed altri}
Genere: Commedia, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Heather, Un po' tutti | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Non ci rivedremo mai più...



Inserisco la chiave nella toppa e così apro la porta. La casa è silenziosa e me ne sorprendo, ma poi una figura mi si avvicina, la persona con la quale vado meno d’accordo in assoluto.
« Dove sei stato? La mamma era in pensiero. » chiede mio fratello. Certo, la mamma, chi altrimenti? Lui di certo no, Carlos, invece, sembra essere l’unico a sapere che non sono più un bambino e che so cavarmela da solo.
« Da un amico. » rispondo vagamente, e così lancio il mio zaino sul divano e mi ci siedo. Do un veloce sguardo al mio telefono: sono le 18.00, e nel frattempo mi chiedo se Heather si stia preparando per uscire.

« Anche tu ti sei sentito… strano, ad un certo punto? » mi chiede la ragazza, mentre tenta di tenere ferma la borsa sulla sua spalla. Io la guardo e annuisco leggermente.
« Sì. In effetti, dalle facce sconvolte degli altri, credo che sia stato così per tutti. » mormoro, chiedendomi cosa possa essere successo a tutti quanti in biblioteca. Per un momento mi era sembrato di non essere più me stesso, di non appartenere più al mio corpo, ma per fortuna quell’orribile sensazione era svanita.
Heather rimane in silenzio per qualche secondo. Probabilmente si starà domandando perché la stia accompagnando a casa sua, e in effetti mi sto ponendo la stessa domanda anch’io. Lei è la fidanzata di mio fratello, il che significa che dovrei odiarla, e fino a quel momento l’ho fatto. Non che ora mi stia così simpatica, ma è migliore di ciò che mi aspettavo.
« Senti, non dire ad José che sono stata in punizione… con te, per giunta, per favore. Non voglio che lo venga a sapere, e non solo perché andrebbe su tutte le furie chiedendomi cosa abbiamo fatto. » dice, e sembra molto imbarazzata. Io sospiro, per nulla meravigliato dalle sue parole. Da José dovevo aspettarmelo. Insomma, anche io non gli farei mai conoscere la mia ragazza, se mai riuscirò a trovarne una adatta a me.
« Comunque, a proposito di voi due, posso sapere perché vi odiate tanto? » chiede all’improvviso. Cerco di trovare una risposta alla sua domanda, ma non c’è.
« In realtà non lo so. I litigi tra di noi sono cominciati da quando eravamo piccoli e non sono mai finiti, anzi, sono solo aumentati e peggiorati, e poi crescendo abbiamo cominciato anche a confrontarci, negli sport, con le donne, con gli amici, nello studio… no, nello studio no. » mi correggo, e l’asiatica ride leggermente.
Vedo una casa familiare lontana qualche metro. Poi ricordo: qualche mese fa, prima che finissi il primo superiore, mi feci accompagnare dal dentista da mio fratello, e al ritorno si fermò di fronte a quell’appartamento ordinandomi di scendere e di farmela a piedi fino a casa nostra. Probabilmente è lì che vive Heather, e Josè non voleva assolutamente farmi stare in macchina con lei.
L’asiatica controlla il suo telefono, un’ennesima volta, e si accorge che la sto fissando.
« Scusami, è che tra un’ora avrei un appuntamento con tuo fratello e non voglio fare tardi. Josè va in bestia quando faccio ritardo. » dice, scusandosi, e io le sorrido. In realtà è Josè ad essere il primo ritardatario e a perdere tempo per prepararsi. So che Heather vorrebbe dire anche questo ma che sta in silenzio solo perché ha paura che racconti tutto a mio fratello, ma se c’è qualcosa che non farei è proprio fargli un favore.
« Non preoccuparti. So che rottura può essere Josè. » replico, eppure Heather non sembra divertita dalle mie parole, piuttosto sembra che stia pensando ad altro.
Ci fermiamo di fronte alla casa di cui ho parlato prima e suona il citofono, poi mi rivolge un sorriso, ma non di quelli veri, uno di quelli imbarazzati e che si fanno per educazione.
« Bene, sono arrivata. » sussurra. « Grazie, Burromuerto. » dice prima di aprire il cancello e di voltarmi le spalle, come per farmi capire che quella sarà l’ultima volta che la vedo.

Ma peccato che saremo costretti a rivederci.


***



« Eddai, rallenta il passo! » urlo con il fiato corto. Quella ragazza mi sta facendo imbestialire e mi ha fatto correre per un quarto d’ora, e chissà per quanto altro tempo dovrò farlo, ma è per questo motivo che mi sto divertendo.
Comunque, Courtney fa finta di non avermi neanche udito e continua a camminare a passo spedito e veloce. Velocizzo la mia camminatura e, finalmente, la raggiungo, e così mi metto di fronte a lei sbarrandole il cammino.
« Fai finta di non sentirmi? » la stuzzico, e la preside rotea gli occhi e cerca di superarmi, ma io la blocco di nuovo. Continuiamo così per qualche secondo, poi lei si stufa e sbuffa.
« Che cosa vuoi? » sibila lanciandomi una stilettata. Già, è davvero divertente.
« Non si risponde ad una domanda con una domanda, lo sai? » dico, cercando di imitare il tono che ha usato Courtney con me per tutto il pomeriggio.
« Devo incontrare il mio ragazzo, quindi levati se non vuoi che venga a picchiarti! »
Rido leggermente. Oh, insomma, chi sarebbe tanto coraggioso da volermi infastidire? Nessuno, e probabilmente il fidanzato della ragazza me la cederebbe subito: tutti mi conoscono e tutti, quindi, hanno timore di me.
« Oh, e fammi sentire, chi sarebbe il tuo presunto ragazzo? » chiedo senza neanche accorgermene, perché in fondo non me ne importa un accidente.
Courtney sospira e guarda altrove, ma risponde. « Scott Wallis. »
Sgrano gli occhi. Non ci posso credere! Scott è uno dei miei migliori amici e non me l’ha neanche detto? Bé, ora che ci penso, non l’ho visto per tutta l’estate. Lui non ha cercato me e io non ho cercato lui, e magari il rosso era impegnato a lavorarsi per bene la brunetta che ho di fronte.
« È un mio amico. » sussurro, così la brunetta mi guarda indifferente.
« Sì, immaginavo, sei proprio il tipo di persona che frequenta. » dice, scuotendo la testa, ma con un sorriso che le aleggia sul volto.
« E se facessimo un’uscita a quattro? » propongo all’improvviso, prendendo così di sprovvista Courtney che mi guarda come se le avessi chiesto quale taglia di reggiseno porti. In effetti, gliel’ho chiesto qualche ora fa in biblioteca, mentre aspettavamo la cheerleader di cui non riesco proprio a ricordarne il nome, e lei mi ha risposto con un’occhiataccia e anche uno schiaffo molto forte.
« Quattro? Tu, io, Scott e…? »
« La mia ragazza. » dico sorridendo. A proposito di Gwen, dovrei inviarle un messaggio avvisandole di essere uscito da scuola, ma questo non è il momento adatto.
Courtney sembra pensarci sopra, ma la sua risposta non è quella che mi aspettavo. « No, non voglio avere nulla a che fare con te o con gli altri amici di Scott. Io sono innamorata di lui, ma ciò non significa che debba frequentare le persone che frequenta lui. » conclude, e così mi supera e torna sul suo cammino. Si volta un’ultima volta verso di me e mi fa un cenno con la mano per salutarmi una volta per tutte, come per dirmi che questa sarà l’ultima volta che ci vedremo.
Ma peccato che saremo costretti a rivederci.


***



Mi rigiro un’ennesima volta nel letto. Quest’anno non vorrei fare neanche un’assenza, proprio come l’anno scorso, per dare l’esempio a tutti e ricevere complimenti dai professori, ma credo proprio che domani non andrò a scuola. Ho di nuovo quella strana sensazione che ho provato oggi in biblioteca.
Mi rendo conto di essere sudata solo quando mi alzo, eppure… eppure c’è qualcosa di diverso. Essendo sudata la mia frangetta dovrebbe essere attaccata alla fronte… ma non lo è! Mi tocco i capelli spaventata. Dove sono finiti?! Non c’è nulla a farmi solletico sulle spalle! Non c’è nulla sulle mie spalle se non il pigiama! Il pigiama… e non è neanche il pigiama con i fiorellini che mi ha comprato mia madre pochi giorni fa! È una semplice maglietta nera a giromaniche. Che fine hanno fatto il rosa, il giallo, il rosso, l’arancione e tutti gli altri colori sgargianti che indosso di solito? Odio il fatto che mia mamma continui a comprarmi stupide cianfrusaglie, vestiti che solo una bambina di dieci anni indosserebbe, ma ora non vorrei altro che il mio pigiama con le roselline.
E perché le mie braccia non hanno più la loro carnagione scura, perché non sono più quei braccini esili e deboli che non riescono neanche a portare due buste della spesa e mi ritrovo dei muscoli?!
Mi alzo velocemente dal letto, senza neanche accorgermi dei cd, dei poster, dei piercing e dei boxer in giro per la stanza. Mi fermo di fronte allo specchio e… e non posso fare a meno di urlare come se avessi visto un fantasma.
Perché sto guardando il riflesso di Duncan?!


***



Capisco che qualcosa non va appena stringo tra le mie dita le lenzuola che mi coprono il corpo. Non sono quelle soffici e morbide che io adoro e pretendo, e mi lamento fin troppo spesso perché mamma possa sbagliare a farmi il letto.
Quindi apro gli occhi ed ho la mia conferma. Sono sicura di non aver mai appeso al muro un poster di Megan Fox o di gruppi rock.
Poggio i miei piedi sul pavimento freddo, così un brivido mi percorre la schiena, e sento che potrei svenire da un momento all’altro. Mi gira la testa, cerco di borbottare tra me e me ma non riesco a pronunciare nulla e potrei vomitare.
Mi accorgo che questa stanza mi è familiare, ma non del tutto. I colori delle pareti, il mobilio, la porta… Josè, sento questo nome ripetersi nella mia mente e così, finalmente, confermo che è la sua camera quella che le somiglia.
Mi poggio un attimo ad un comodino, il quale alcuni cassetti sono aperti, altri chiusi, altri socchiusi, e noto che in uno di essi ci sono dei preservativi, e io non ho mai comprato dei preservativi e non li ho neanche utilizzati.
Stranamente non mi lascio prendere dal panico. Io mi sento fuori posto, ma il mio corpo no. È una cosa troppo complessa perché la possa spiegare.
Cerco con le mani il tasto per accendere la luce, e quando lo trovo lo clicco. Mi guardo ancora intorno e colgo i particolari della camera che al buio non ho potuto notare: mutande e altri preservativi sparsi per la camera, ma soprattutto una porta alla parete destra. Mi incuriosisco e mi dirigo verso di essa, poi la apro e ciò che vi trovo all’interno è un bagno: non gli manca niente se non un po’ di colore.
Poi mi guardo alle spalle e mi sento cadere, ma non prima di pensare:
Perché sto guardando il riflesso di Alejandro?!
   
 
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