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Autore: ladymisteria    02/11/2013    1 recensioni
Jack Harkness visita il Dottore nel cuore della notte per chiedergli aiuto.
Ma riuscirà a convincere il vecchio amico a seguirlo al Torchwood, per risolvere una faccenda che sta mettendo lui e Gwen Cooper in seria difficoltà?
Colpi di scena, vecchi rancori e molto altro per il mio primissimo Crossover.
La fanfiction è stata revisionata per implementare dettagli da "Il Giorno del Dottore"
Versione riveduta e corretta.
Genere: Avventura, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Doctor - 11, Jack Harkness, River Song, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Baby Time for Doctor and River'
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Gwen Cooper girò nuovamente intorno alla cabina blu, incredula.

«E tu dici che l’interno è più grande?» ripeté.

Jack annuì.

«Infinitamente più grande» specificò.

Gwen si avvicinò alla porta.

«E perché mai non possiamo entrare? Insomma… Ha deliberatamente sottratto un oggetto…»

«E’ qualcosa che proviene dal suo pianeta. Tecnicamente non ha fatto altro che riprendersi qualcosa che è suo» disse Jack, noncurante.

Gwen sbuffò.

«Si può sapere chi è davvero questo tizio? Fatico ancora a credere che qualcuno possa sul serio ritenerlo una minaccia. E quelle poche parole che hai detto di lui in questi anni non hanno certo chiarito molto...» mormorò.

Il Capitano Jack Harkness sospirò.

«Va bene, seguimi. Ti mostrerò il suo file. Ma ti avverto: sarà una cosa decisamente lunga».

*

«Trovato niente?» chiese il Dottore, sporgendosi da una delle tante balaustre della biblioteca.

«Nulla di davvero utile» replicò River di rimando, accantonando un’altra pila di libri.

«Qui ho altri volumi. Ora li porto giù, così possiamo dare loro un’occhiata».

L’uomo sparì, e pochi istanti dopo si udì un tonfo clamoroso, seguito da alcune ingiurie in Gallifreyano.

River alzò gli occhi al cielo.

«Non mi avevi mai detto di essere stato nominato Lord Presidente» disse poi.

«Come dici?» domandò il Dottore, arrivando nella stanza con le braccia cariche di pesanti volumi - zoppicando visibilmente.

«“Quel giorno, il figlio di Gallifrey noto come ‘Il Dottore’ venne nominato Lord Presidente del Consiglio superiore dei Signori del Tempo, Custode dell’eredità di Rassilon, Difensore delle leggi del tempo, Protettore di Gallifrey.”» recitò la donna.

«Leggevo “Le Cronache di Gallifrey”, prima» spiegò poi.

«Non ho tenuto la carica per molto tempo. Vi ho rinunciato per poter continuare a viaggiare. Molto più divertente» disse l'uomo, scrollando le spalle.

«Inoltre, considerando come è andata a finire, probabilmente è stato meglio così. Riesci ad immaginare il Lord Presidente che distrugge il pianeta che ha giurato di proteggere?».

River sorrise divertita.

«Ma tu non l'hai distrutto» puntualizzò.

Il Dottore, però, non sembrava condividere il buon umore della donna.

«L’intenzione era quella, lo sai» mormorò.

Prese il primo volume.

«Ammettiamolo. Se Clara non mi avesse fatto cambiare idea, avrei sicuramente confermato la storia, convinto che non esistesse altro modo» aggiunse poi, serio.

*

Gwen ancora stentava a credere a quanto Jack le aveva mostrato.

«E il pianeta affida la sua sicurezza a un tipo come quello?!» riuscì a dire, alla fine.

Jack fece spallucce.

«Penso che possiamo ben dirci fortunati. Hai letto di cosa è capace, no?» disse, prendendo posto a una delle scrivanie.

«E’ proprio per questo che mi stupisco della facilità con cui accettiamo il suo aiuto! Che succederà quando la razza umana l’avrà stancato di nuovo? Ci decimerà come ha fatto con altre decine, centinaia di creature?» esclamò Gwen.

«Ne dubito fortemente» disse una voce alle sue spalle.

I due si voltarono verso il Dottore, appena entrato dalla porta con lo scrigno - e un voluminoso libro - tra le mani.

«Ci sono novità?» chiese Jack.

«Qualcuna, sì. Ho trovato un testo su questo simpatico oggettino in un libro che tenevo nella biblioteca del TARDIS» replicò il Dottore.

«E cosa dice?» si informò Gwen.

«Secondo il testo, all’interno vi sarebbe custodito un bio – consequenziatore quantico».

«Un cosa?!» esclamò Gwen, lanciando un’occhiata confusa a Jack, che le restituì il medesimo sguardo.

Il Dottore non mancò di notarlo, e ghignò.

«Mi servirà quell’ufficio vuoto di cui hai parlato, Jack. Così potrò aprirlo in tutta sicurezza» disse, tranquillo.

«Certo. Gwen, pensi di poterlo aiutare a sistemare le cose nell’ufficio affianco al mio?».

La donna si alzò, lanciando un’occhiataccia a Jack.

Era evidente che l’idea non era per niente di suo gradimento.

«Mi segua» borbottò, conducendo il Dottore oltre la porta di fronte a loro.

*

«Davvero il suo nome è “Dottore”?» domandò Gwen, incapace di tenere a freno la curiosità.

Il Gallifreyano scrollò le spalle, puntando il suo cacciavite sonico sul piccolo manufatto davanti a lui.

«Possiamo dire che è così, sì».

«Ma lo è? Insomma… Sembra più un titolo»

«Lo è» replicò l’uomo, vagamente divertito.

«Che cosa? Un nome o un titolo? Ah, lasciamo perdere» borbottò Gwen, infastidita.

«Quindi… Jack ti ha mostrato il mio file» mormorò il Dottore, pacato.

Non era una domanda.

Gwen fece spallucce.

«Mi sembrava doveroso. Voglio sapere con chi ho a che fare».

Il Dottore abbassò il cacciavite.

«Dovrei proprio cancellarlo» ammise.

«Perché dovrebbe farlo?!» esclamò, scioccata.

«Voglio stare da solo» replicò laconico il Dottore, ripetendo quanto detto all’Inforarium.

«Sei rimasta soddisfatta da ciò che hai scoperto?» continuò poi, sinceramente interessato.

Gwen Cooper lo fissò, indecisa.

Non riusciva ad inquadrare quel tizio.

Sembrava un tipo incredibilmente tranquillo - persino clownesco - che non sentiva minimamente il bisogno di negare - o spiegare - i suoi gesti.

Era davvero capace di distruggere mondi; di far scappare interi eserciti nemici pronunciando semplicemente il suo “nome”?

«Più che soddisfatta, ne sono rimasta sconcertata. Credevo che ormai nulla avrebbe più potuto sconvolgermi o sorprendermi. Invece…».

Si schiarì la voce.

«Lei e Jack siete simili, a modo vostro» ammise.

Il Dottore non rispose subito.

«Abbiamo molto in comune, in effetti. Abbiamo subito perdite entrambi. Molte. E tutte nel giro di pochissimo tempo. Persone importanti, la nostra famiglia… Per entrambi il dolore è stato troppo, spingendoci a “lasciar perdere” per un po’. Ma di nuovo siamo tornati a fare ciò che facevamo prima. E’ più forte di noi. Oh, ogni volta è più difficile, certo. Ma non possiamo farne a meno. Tutt’ora che sai cosa c’è lì fuori… Beh, è impossibile accettare una vita comune, banale. Sogni solamente di tornare ad assaporare le sensazioni, il brivido… Ed eccoci qui. Profondamente cambiati, ma inesorabilmente gli stessi» disse, sincero.

Gwen non replicò alle parole dell’uomo.

Come avrebbe potuto?

Deglutì.

Improvvisamente si sentiva incredibilmente stupida ad aver giudicato con tanta leggerezza il Dottore.

«Credo… Credo sia meglio lasciarla a quell’aggeggio» riuscì a dire.

Indicò la porta dietro di sé.

«Quindi io... Io andrei. Siamo a sua disposizione, se dovesse aver bisogno di aiuto».

Le sembrò che un sorrisetto strafottente avesse attraversato per un secondo il volto dell’uomo.

«Oh, sono certo che non sarà necessario».

 

   
 
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