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Autore: Alchimista93    02/11/2013    2 recensioni
" [...] Improvvisamente, una fitta le trapassò la testa e cadde in ginocchio, nel bel mezzo del corridoio, gemendo di dolore. Respirava con affanno e un velo di sudore le imperlò la fronte mentre portava le mani alla testa, il cuore che batteva irregolare. Il dolore era lancinante, sembrava come se qualcuno le stesse pugnalando il cranio più e più volte. "
"«Ahia!»
«La smetta di muoversi, signorina Heartilly!», replicò per l’ennesima volta la dottoressa con cipiglio severo. «Voi SeeD siete davvero strani! Quando siete feriti gravemente vi limitate a dire che “è solo un graffio», quando è davvero un graffio sembrate in punto di morte!»"
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Artemisia, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scomode Verità e Dorate Bugie
 

Troppa luce. Questa fu la primissima sensazione che Rinoa provò quando riprese conoscenza. La stanza bianca dell’infermeria era troppo luminosa, i raggi del sole che entravano dalla finestra le ferivano gli occhi appena dischiusi.
Sono in infermeria…
Cercò di tirarsi su a sedere, ma le braccia le cedettero e ricadde pesantemente distesa. Si guardò: indossava uno di quegli orribili camicioni da ospedale, bianchi e verdi, con solo l’intimo sotto. Le scarpe erano accanto al suo letto. Almeno quelle gliel’avevano lasciate.
Che cosa mi sta succedendo…?
La ragazza ebbe l’impressione di stare dimenticando qualcosa… uno di quei particolari che in apparenza sembrano così insignificanti, ma che in realtà sono la chiave di tutto. Perché sono qui? Stava iniziando a riallacciare il filo dei suoi ricordi, quando udì delle voci concitate fuori della porta. Rinoa alzò un sopracciglio, incuriosita. Cercò nuovamente di alzarsi, stavolta con successo, gettando i piedi oltre il bordo del letto. Forse troppo velocemente, perché immediatamente le gambe non la sorressero, piegandosi come burro e facendola rovinare al suolo. Lamentandosi a denti stretti, gattonò fino alla porta, nutrendo ben poca fiducia nel suo precario equilibrio, e accostando un orecchio alla porta. Era ben conscia che origliare non fosse affatto una azione per cui ricevere una targhetta o un encomio di qualche tipo, tuttavia accantonò i suoi sensi di colpa per un secondo momento. Le era sembrato di udire la voce del suo ragazzo, quindi era più che giustificata.
Si, certo come no… Rinoa non c’è bisogno che cerchi altre scuse, origlia e basta!
Due voci: Squall e Zell. Rinoa restò alquanto perplessa: non li aveva mai sentiti alzare la voce a quel modo l’uno nei confronti dell’altro.
«Ci dev’essere un altro modo!», stava dicendo Zell, esasperato.
«Abbassa la voce, Zell, Rinoa potrebbe sentirci.»
Rinoa rimase sconcertata e per un attimo si scostò dalla porta, quasi disgustata. Squall le stava tenendo qualcosa nascosto? Dopo tutto quello che avevano passato? Scosse la testa per scacciare i pensieri, tornando ad origliare. Ben presto avrebbe scoperto quello che le stavano nascondendo.
«… Sto facendo tutto il possibile…», stava replicando con voce grave il Comandante.
«Me l’avevi promesso, Squall! », replicò con rabbia il maestro di arti marziali.
«Lo so, ma le circostanze sono cambiate»
Un sospiro.
«La Custode riacquisterà i suoi ricordi tra sei mesi, se tutto va bene, e allora potremo…»
«Sei mesi “se tutto va bene”?! », lo interruppe Zell furioso. «E’ quasi un anno che aspetto! Hai idea di cosa significhi essere bloccato su questa dannata sedia a rotelle?! » Un forte rumore metallico. Rinoa pensò che l’amico si fosse sfogato dando un sonoro pugno a qualcosa, come faceva sempre. «E la prossima volta cosa succederà, eh?! Cos’altro accadrà?! »
 «Zell, calmati…»
«Non dirmi di stare calmo, accidenti! »
«Zell non ti muovere così, cadr-…» Uno schianto fortissimo riecheggiò per il corridoio, seguito da uno scalpiccio di piedi lungo il corridoio. Rinoa non riuscì a trattenersi e cercò di sbirciare dalla serratura della porta. Riuscì soltanto a distinguere la sagoma di un’infermiera che si chinava su Zell, disteso sul pavimento, la sedia a rotelle rovesciata prima che la porta le sbattesse in faccia.
«Rinoa? », esclamò il suo ragazzo con espressione preoccupata. “Cosa diavolo sarà riuscita a sentire, adesso?”
«Ehm… Ciao Squall», replicò la giovane massaggiandosi la fronte imbarazzata. Il numero di incidenti che le capitavano ogni giorno era superiore a quello di qualsiasi altro essere vivente – e non – sulla faccia della Terra, ma Rinoa da tempo aveva smesso di cercare di capire il perché. «Che… che cosa ci fai qui? »
«Sei in Infermeria, Rinoa, piuttosto sarebbe anormale se io non ci fossi», ribatté Squall scuotendo il capo con un sospiro mentre si passava una mano sul viso. «Tu, piuttosto, che ci fai a terra? »
La ragazza avvampò.
«Sono caduta, non riuscivo a reggermi in piedi…», disse con una smorfia di fastidio. Cercando di riunire quel po’ di dignità che le era rimasta, Rinoa si alzò in piedi, le gambe leggermente tremanti, ma perfettamente in grado di sostenerla sotto lo sguardo interrogativo di Squall. Dannate…
«Prima non mi reggevano! », esclamò lei, ormai rossa come un peperone.
«Io non ho detto nulla», le disse con molta calma, anche se si vedeva che stava facendo un enorme sforzo per evitare di riderle in faccia. La ragazza lo soppesò con lo sguardo, poi decise di lasciar cadere il discorso, abbandonandosi sul letto con un sospiro. Senza una parola, le si avvicinò, sedendosi su una sedia al suo fianco.
«Come stai? », le chiese di punto in bianco, le braccia incrociate al petto.
«Bene, direi.», rispose, sorpresa dalla sua domanda. «Ma perché mi trovo in Infermeria?»
«Non ricordi cosa è successo? ». La guardò sinceramente stupito.
Rinoa scosse la testa. «Non ricordo nulla solo…» “…solo quella voce.” Ecco cos’era. C’era qualcuno che le stava parlando, ma chi? Eppure era sicura di averla già sentita quella voce… Ma dove?
«Solo? »
«Niente. Che mi è successo? »
«Sei svenuta», iniziò a spiegare, irrequieto, iniziando a gesticolare. Rinoa non l’aveva mai visto così, in genere era sempre molto composto e non c’era praticamente nulla che riuscisse a fargli perdere la sua proverbiale calma. Praticamente. «Gridavi frasi sconnesse e ti reggevi la testa come se ti stesse per esplodere. Non sapevamo cosa fare e così ti ho portato in Infermeria. » Si interruppe, la bocca improvvisamente riarsa, distogliendo lo sguardo da lei, sconvolto.
«Squall? », lo chiamò sfiorandogli lievemente il braccio facendolo sobbalzare.
«Scusami, è che non è stata una bella esperienza neppure per me. » Dopo una breve pausa, le strinse la mano tra le dita. Erano gelide, ma la ragazza non vi diede peso: voleva sapere cosa lo aveva sconvolto a tal punto. «Sei stata tre giorni sospesa tra la vita e la morte, Rinoa. Il tuo cuore ha smesso di battere un’infinità di volte e altrettante volte il team medico è riuscito a riportarti in vita. Non riuscivamo a capire la causa. A parte la febbre alta, non avevi assolutamente niente che non andasse. Il terzo giorno sono riusciti a salvarti dall’ennesimo arresto cardiaco, ma solo dopo enormi difficoltà. E’ stato allora che la dottoressa Kadowaki mi ha detto che non saresti sopravvissuta ad un altro attacco…» Squall nascose il viso nella mano, negli occhi l’eco del dolore che aveva patito in quei momenti e che fece rabbrividire la ragazza. Gli accarezzò appena il volto, con la punta delle dita. Il Comandante riemerse con un sorriso amaro, annuendo. « E’ stato allora che ho pregato la Custode di rompere il Sigillo di Leviathan»
Rinoa trattenne il fiato, sgranando gli occhi. Da quando era stato proibito l’uso dei G.F. a causa delle gravi conseguenze che aveva sulla memoria a lungo termine, ogni persona che ne avesse assimilato il potere era stata individuata e obbligata a rimuovere la Junction in modo permanente. I G.F. originali erano poi stati rinchiusi in bare di cristallo e poste in luoghi sconosciuti. Nonostante vi fossero numerose congetture sulle loro possibili ubicazioni, la realtà era avvolta nel mistero.
«Tu sai dov’è Leviathan? », gli chiese in un soffio. “Quante cose mi hai tenuto nascosto?”
Squall annuì. «Come sai, le Custodi non sono sottoposte a nessuna giurisdizione e rispondono alle preghiere che vengono loro poste senza essere obbligate ad esaudirle tutte. Anzi, questa è la seconda preghiera che ha esaudito. Quando siamo arrivati in Infermeria stavi delirando e mormoravi parole come “è tornata”“ La guardò interrogativamente, ma Rinoa scosse il capo. Non ricordava proprio nulla.
«Comunque, la Custode si è messa subito all’opera e, grazie al cielo, ti ha salvata. Hai dormito tranquillamente tutta la notte e stamattina, a quanto pare, ti sei svegliata», concluse con un ampio sorriso sulle labbra, abbracciandola e stringendola a sé delicatamente. Rinoa si abbandonò tra le sue braccia, tuttavia non riusciva a scacciare la sensazione che ci fosse qualcosa che non le aveva detto. Lo vide nei suoi occhi, sfuggenti ed esitanti, nel suo abbraccio poco convinto…
«C’è altro che dovrei sapere? », gli chiese improvvisamente, il viso ancora premuto contro il suo petto. Lo sentì irrigidirsi per un istante, e il cuore battere forsennatamente, ma la giovane non disse nulla, aspettando.
«No.»
Rinoa non pensava che una semplice parola di due lettere potesse farle così male, e invece sentì distintamente il crack del suo cuore che si scheggiava sotto il peso di quella che sapeva essere per certo una bugia. Squall…
La ragazza alzò lo sguardo, un sorriso dolcissimo disegnato sul volto nel tentativo di nascondere le lacrime che le pizzicavano all’angolo degli occhi.
«Ho una fame! Andiamo a mangiare!», esclamò con voce forzatamente entusiasta, forse troppo, ma Squall sembrò non notarlo. Le parve quasi di vedere un sospiro di sollievo e i suoi sospetti furono confermati.
Sorrideva falsamente lei, mentiva con gli occhi lui mentre annuiva piano col capo.

 

 
Rinoa toccò a malapena il cibo della mensa, lo stomaco chiuso per la tensione. Zell non si era presentato a pranzo quel giorno – forse era stato trattenuto dalla dottoressa Kadowaki per altri accertamenti – tuttavia non riusciva a tranquillizzarsi dopo quanto era accaduto. Squall rise e scherzò con gli altri, un piacevole cambiamento al quale si era abituata nell’ultimo periodo della loro relazione. Sembrava che la sua presenza lo rendesse molto più tranquillo di quanto non fosse mai stato. Dopo la guerra contro Artemisia si respirava un’aria molto più distesa e serena, di pace finalmente. La ragazza giocherellò con il cibo nel piatto, la mente che vagava altrove. Come aveva potuto…? Avevano viaggiato per tutto il mondo, combattuto migliaia di battaglie e superato centinaia di ostacoli. Perché ora le stava mentendo? Perché ora non si fidava di lei?
«Rinoa, stai bene?», la voce di Quistis la interruppe, distaccata come al solito. Ultimamente i rapporti tra le due ragazze non erano dei più felici senza la presenza mitigatrice di Selphie – le loro personalità erano troppo diverse per poter funzionare – ma ciò che avevano passato le aveva avvicinate, per lo meno. «Non hai toccato cibo…»
Rinoa sorrise, cercando di spazzare via il turbamento dal proprio viso. «Si, sto bene. Non ho molta fame oggi, tutto qui.»
Squall e quel suo onnipresente, ed alquanto irritante, sguardo preoccupato tornarono alla carica. Dopo numerosi “Si, sto bene” e “No, non devo riposare” si convinse dell’integrità fisica della propria ragazza – .
Grazie al cielo!”
La campanella suonò, annunciando l’inizio delle lezioni e tutti si affrettarono ad andare nelle rispettive aule. Squall le donò un lieve bacio sulla guancia sussurrandole un: «Io vado, ci vediamo stasera.» e sorridendole per poi allontanarsi rapidamente alla volta delle aule.
Rinoa rimase ferma per lunghi istanti, dondolandosi da un piede all’altro, cercando di decidersi sul da farsi. E ora? Cosa posso fare?
Un lampo di genio.
Zell! Devo assolutamente parlare con Zell!
Subito la ragazza avanzò decisa verso l’Infermeria, i pensieri che galoppavano troppo velocemente per poter acquisire una forma. Solo quando si ritrovò dinanzi alla porta della stanza si fermò con la mano ancora sospesa a mezz’aria, incerta su cosa gli avrebbe detto. Dopo essersi arrovellata per alcuni minuti, mangiandosi le unghie per l’agitazione, cacciò un “Chissenefrega” a mezze labbra ed entrò. La luminosità abbacinante della stanza la colse in pieno, insieme ad una serie di urla e di improperi provenienti da dietro una delle tendine.
«Stia fermo, signor Dincht!»
«Mi lasci andare, sto benissimo!»
«Non prima di essermene assicurata!»
La ragazza udì un borbottio sommesso seguito da uno schiaffo, poi la testa della dottoressa Kadowaki emerse da dietro la tendina.
«Signorina Heartilly», esclamò sinceramente sorpresa. «Non mi aspettavo di rincontrarla così presto. Non si sente bene?»
Rinoa scosse la testa in segno di diniego. «Sono venuta a trovare Zell»
Subito la dottoressa si rabbuiò in volto, visibilmente infastidita. «Quel ragazzo! Mi ha fatto passare le pene dell’inferno per somministrargli un antidolorifico! Vai pure, magari riesci a calmarlo un po’»
Rinoa sorrise. Zell aveva la testa più dura del carapace di un Adamanthart, non avrebbe mai ascoltato nessuno. Mosse qualche passo ed entrò nella stanza dell’amico.
Era steso sul letto, immerso in candide e fresche lenzuola pulite mentre i raggi del sole gli baciavano il viso e gli sfioravano i capelli illuminandoli di caldi riflessi dorati. Era una visione alquanto diversa di quello che era il maestro di arti marziali e la ragazza rimase per qualche secondo ferma sulla soglia senza dire nulla.
«Rinoa? Che ci fai qui? », le chiese Zell, stupito vedendola entrare.
«Ho sentito che eri in Infermeria, così ho pensato di passare a trovarti», rispose con un sorriso, le mani congiunte dietro la schiena. «Come stai?»
«Sto benissimo!», replicò lui con un gesto noncurante della mano. «Quella strega mi vuole tenere ancora qua per “ulteriori accertamenti”», disse, scimmiottando le ultime parole e mimando le virgolette con le dita.
Rinoa rise. Era sempre il solito. Prese una sedia e si sedette affianco al letto. Quella scena la le riportò alla mente la mattina appena trascorsa, quando Squall aveva compiuto lo stesso gesto per porsi al suo fianco. Una stretta al cuore la colpì e, di riflesso, si mise a giocherellare con gli anelli gemelli che portava al collo, restando in silenzio per alcuni momenti, lo sguardo che seguiva i movimenti delle dita.
«Zell?», fece all’improvviso, il capo ancora chino.
«Si?»
«Cos’è successo quando sono stata in coma?»
Un silenzio rotto soltanto dal canto degli uccellini riempì la stanza mentre l’aria si faceva più tesa di una corda di violino.
«Squall non ti ha detto nulla?», replicò bruscamente incrociando le braccia al petto.
«Si, mi ha detto che sono stata in bilico tra la vita e la morte per tre giorni e che solo l’intervento di Leviathan mi ha salvato», mormorò guardandolo di sottecchi per vedere la sua reazione. Al sentir menzionare il G.F. si era irrigidito appena, ma subito dopo era tornato il solito Zell di sempre. «Ma mi sta nascondendo qualcosa e non capisco perché. Per favore, dimmi la verità. Cos’altro è successo?»
Zell sospirò, lo sguardo perso fuori della finestra, restando in silenzio per alcuni minuti. Quando Rinoa stava iniziando a pensare che non le avrebbe risposto, ecco che iniziò a parlare.
«Ricordi quando mi sono fatto male?», le chiese debolmente, indicando le proprie gambe che giacevano sul letto, abbandonate a loro stesse.
Rinoa annuì gravemente. Era stata una tragedia. La stessa Selphie non riusciva più a guardarlo negli occhi dopo quanto era successo. Ecco perché aveva deciso di dedicare anima e corpo alla ricostruzione di Trabia, dove le linee di comunicazione erano inesistenti ancora e non avrebbe dovuto accampare scuse per evitare di chiamare i suoi amici. Rinoa sentiva molto la mancanza dell’amica, ma sapeva che ne aveva bisogno, quindi non si era opposta. Sperava solo che stesse migliorando, in modo tale da poterla rivedere quanto prima.
«Un anno… Ho provato di tutto quest’anno, lo sai. Fisioterapia, chirurgia. Non c’è stato niente da fare. E’ “troppo grave”, mi ha detto ripetutamente ogni medico che ho consultato. Neppure il dottor Odine è stato in grado di aiutarmi…», si fermò brevemente, la bocca che era diventata improvvisamente secca. Afferrò rapidamente il bicchiere d’acqua posto sul comodino e lo bevve tutto d’un fiato, soppesandolo tra le mani, seguendo i giochi di luce che il sole creava sulla sua superficie per alcuni istanti, per poi proseguire. «Quando i Garden si sono riuniti per discutere del destino dei G.F., come ben sai, molti si sono opposti, altri hanno proposto di distruggerli, altri ancora di nasconderli allo sguardo e di lasciare che il loro potere ritornasse al mondo, come era giusto che fosse. Questa linea prevalse e i Comandanti dei Garden, insieme ai Presidenti e Governatori delle varie città, ebbero il compito di nascondere i G.F.. Un G.F. per ogni città, in modo tale che se fosse accaduto ancora che uno qualsiasi dei Garden o delle città avesse deciso di dichiarare guerra alla pace, avrebbe avuto a disposizione solo il potere di un G.F. e le altre, insieme, avrebbero potuto contrastarla. Ecco perché siamo riusciti a mantenere la pace così a lungo senza problemi.”
Rinoa non riusciva a capire. Dove voleva andare a parare?
«Mi stai impartendo una lezione di storia? Queste cose le so già, perché me le ripeti?», replicò spazientita, battendo il piede al suolo, irritata. Zell non si lasciò impressionare e proseguì imperterrito.
«Squall fu incaricato di nascondere Leviathan – la sua ubicazione è ovviamente sconosciuta – e così fece ed incaricò la Custode di vegliare su di lui. Vedi, solo alle Custodi è concesso di utilizzare il potere dei G.F. e solo raramente per via della perdita di memoria. Nessuno dovrebbe dimenticare il proprio passato, neppure una Custode. Il dottor Odine è convinto che se si usa un G.F. solo raramente i ricordi possono riaffiorare e non sono perduti per sempre. E’ l’uso ravvicinato dei G.F. che ci fa perdere la memoria. Sei mesi dopo l’incidente, dopo aver consultato ogni medico esistente sulla faccia della Terra, mi sono recato al Chiostro della Custode per pregarla di guarirmi. Dapprincipio non mi ha risposto, ma non volevo arrendermi. Mi sono recato da lei ogni giorno per sei mesi. Quattro giorni fa mi ha risposto. E ha deciso di accettare la mia preghiera.»
Quattro giorni…
«E’ stato il giorno in cui siamo andati al Centro d’Addestramento, vero?», gli chiese cercando di ristabilire l’ordine cronologico degli avvenimenti.
Zell annuì tristemente. Rinoa fece due più due, le tessere del puzzle che tornavano lentamente al loro posto.
«Era quello il motivo per cui volevi parlare con Squall… Volevi dirgli della Custode», disse con un filo di voce. Finalmente iniziava a capire.
Zell le rivolse un sorriso amaro, eludendo il suo sguardo. «Si. Gli volevo riferire della Grazia della Custode sia perché è il mio migliore amico… e sia perchè ogni Graziato deve riferire la benevolenza della Custode al proprio Comandante. Quel giorno, tuttavia, sei anche caduta in coma.»
Rinoa sbarrò gli occhi.
«Leviathan…», sussurrò appena.
«Squall ha pregato la Custode e lei ha risposto alla sua richiesta…»
“E’ stato allora che ho pregato la Custode di rompere il Sigillo di Leviathan»
«Ma così facendo ha impedito che potesse aiutare me. Ho ceduto volentieri la mia preghiera per te, ovviamente, ‘Noa: stavi morendo e sarebbe stato mille volte peggio perderti che restare paralizzato a vita. Tuttavia, quando mi ha detto che avrei dovuto aspettare sei mesi prima di poter anche solo tornare a pregarla… Non ce l’ho fatta, ho perso la testa. Scusami è che… ero tornato a sperare, capisci?», fece con un sorriso tirato, tormentandosi le mani.
«Mi dispiace, Zell… Dico davvero…», mormorò guardandolo, gli occhi lucidi. Era stata indirettamente la causa del fallimento delle sue preghiere e non poteva sopportarlo.
«Non preoccuparti, ‘Noa. Tra sei mesi ricomincerò da capo e vedremo se quella brutta Custode non mi ridarà le mie gambe!”, le rispose strizzando l’occhio e sferrando un sonoro pugno sul comodino, la sua solita espressione sprezzante sul viso. La brocca dell’acqua e le svariate medicine tremarono visibilmente, ma per chissà quale grazia divina restarono al loro posto. Rinoa sorrise debolmente per poi congedarsi da lui con la scusa di avere molte cose da fare. Lui annuì e sbraitò qualcosa contro la dottoressa circa l’impossibilità di seguire la partita dei Chocobo United bloccato in quel letto, ma ormai la mente di Rinoa già galoppava lontano. Perché lei sapeva cosa avrebbe fatto così come sapeva che i suoi piedi la stavano conducendo al Giardino, dove era consapevole che avrebbe trovato Squall nel pieno dell’addestramento delle nuove reclute.
Avrebbe restituito a Zell l’uso delle proprie gambe, e non tra sei mesi “forse”, ma subito, non importa cosa le sarebbe costato.

 

 
Tra le ombre del corridoio, una figura la osservò uscire dall’Infermeria, richiudersi la porta alle proprie spalle con un gesto secco e avanzare rapidamente alla volta del Giardino, sul viso una espressione determinata.
Con una smorfia sul volto, la figura si voltò e ritornò sui propri passi, il solo rumore dei tacchi che riecheggiava nel corridoio come unica traccia del suo passaggio.

 

 
Salve a tutti, anche questo capitolo è finito e spero che non vi abbia annoiato :) Ero tentata di unire questo capitolo con il prossimo, tuttavia ho deciso di non lasciarvi per troppo tempo senza un aggiornamento, quindi eccomi qua! piano piano state scoprendo sempre di più sul mondo in cui adesso vivono i nostri eroi :D Posso avvisarvi che il prossimo capitolo sarà il capitolo decisivo di questa storia, che cambierà ogni cosa… per sempre. Quindi… alla prossima! :D
  
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