Il seguente scritto contiene lievi
riferimenti yaoi.
Questo capitolo
nasce su precisa richiesta di Hokori, che a gennaio
mi chiese: “Vedremo mai un capitolo che tratta del periodo tra ‘Kiss the rain’ e ‘M.I.A.O.’, ovvero i primi
tempi di loro due insieme?”
In realtà, come
precisai anche a lei a suo tempo, ci sono diversi capitoli che io immagino
siano incastrati in questo lasso cronologico, ma – poiché stanno bene anche
altrove – non l’avevo mai specificato. Talvolta, trovo difficoltoso
datare certi caps.
Nella mia testa, alcuni avvengono appena dopo la dichiarazione, ma magari il
lettore li immagina più avanti.
Ad ogni modo, qualche
giorno dopo il nostro scambio, ho buttato giù la trama di ciò che state per
leggere, ma lo posto solo ora, e il perché lo capirete
alla fine.
Questo capitolo, quindi, è ambientato un paio di giorni dopo il cap 12 ‘Kiss the rain’, quando Roy si è dichiarato a Edo-kun.
Per ulteriori spiegazioni, compreso il titolo, vi rimando alla
conclusione della fic, dopo la lettura.
Dedicato a Hokori,
in primis.
A chi ha recensito i precedenti
capitoli della raccolta.
E a quanti commenteranno.
Ai vecchi e ai nuovi lettori.
Grazie.
Dog Therapy
by elyxyz
Edward varcò il portone di Casa Mustang, per la prima volta titubante.
Da che si erano chiariti, un paio di giorni addietro, era la prima volta che tornava lì.
E adesso era tutto più… avrebbe voluto dire bello, ma l’unica cosa che gli veniva in mente era complicato.
Nella confusione, s’era pure scordato le chiavi di scorta, quindi dovette per forza suonare.
Dopo qualche minuto - parecchi a dire il vero, ma lui non se ne accorse tanto era agitato -, Roy gli aprì la porta. Aveva solo un piccolo asciugamano allacciato ai fianchi e tracce di shampoo tra i capelli e gocciolava sul pavimento. Era evidente che avesse interrotto il bagno e che fosse uscito per aprirgli.
Ed lo fissò, arrossendo impacciato.
“Buonasera!” lo salutò questi, sfoderando uno di quei suoi ghigni poco raccomandabili.
“’sera.” Masticò lui, impalato sullo zerbino, incapace di staccargli gli occhi di dosso.
“Hai intenzione di rimanere lì tutto il tempo?” ironizzò, appoggiandosi lascivamente allo stipite della porta.
“S-sì, cioè NO!” si corresse in fretta il giovane Elric, mentre sentiva il viso raggiungere la tonalità del suo abituale cappotto scarlatto.
“Po-posso passare?”
L’uomo si fece da parte, appiattendosi contro il legno, senza tuttavia avere l’intenzione di spostarsi da lì.
E per Edward, per quanto piccolo fosse, fu inevitabile entrare in contatto con lui.
Il sorriso sulle labbra di Mustang s’allargò ancor di più.
“Vieni a fare la doccia con me?” gli chiese.
E lui avvampò, boccheggiando.
“Scherzavo, Mame-chan!” rise.
“IO NON SONO-”
“Vado a sistemarmi.” Lo informò, ignorando gli strepiti, e si avviò in corridoio, ma parve ripensarci; ritornò sui propri passi, si chinò verso il viso di Edo. “Me lo dai almeno un bacetto?”
Edward deglutì a fatica. Senza sapere bene se e cosa fare.
Aveva due possibilità. O fare una scenata – una di quelle che spaccavano i timpani e di solito facevano fuggire lo sventurato di turno; oppure prendere l’iniziativa, afferrare il toro per le corna (il cavallo per le briglie?) e non rimanere lì a subire le provocazioni di Mustang.
Esisteva in realtà una terza strada. La più semplice. Aspettare.
E Roy non attese una replica – con buona probabilità, sarebbe finito con l’impronta dell’auto-mail sullo zigomo – e si piegò ad incorniciare il volto di Acciaio con le mani. Fu solo un lieve sfiorarsi di labbra.
Prima ancora che Edo avesse modo di capire, era già scomparso verso la camera da letto.
Tora gli miagolò contro, infastidito dal fatto che non gli avesse ancora dedicato né un saluto né una carezza.
Ed si accucciò sui talloni, abbracciando la bestiola, e portandola con sé sul divano.
Atterrato sui cuscini, la tensione si sciolse come d’incanto, restituendogli il pieno delle facoltà.
Maledetto Taisa! Ma come si era permesso?!
“Hai già cenato?” si sentì chiedere, ritrovandosi l’Alchimista di Fuoco alle spalle. Trasalì, impreparato.
“Ehi! Non volevo spaventarti! Diamine, rilassati!” gli ordinò, sconcertato.
“Non mi sono spaventato!” si difese prontamente, arroventandosi di vergogna. “E’ che non pensavo ci mettessi così poco…”
Già. Troppo preso a maledirlo, non si era accorto che l’acqua aveva smesso di scorrere da un po’, e che quindi Roy aveva concluso ciò che il suo arrivo aveva interrotto, e si era cambiato. Al momento, indossava una delle sue tute da casa, un abbigliamento comodo e informale.
“Fame?” ripeté il padrone di casa, che ancora non aveva ricevuto risposta al suo quesito.
“No. Ho già mangiato. E tu? Vuoi che ti prepari qualcosa?!” s’alzò di scatto, sollecito più che mai. Senza neppure aspettare una risposta, stava già andando in cucina, ma il Colonnello lo bloccò, prendendolo per un polso.
“Ti potresti risedere?” gli chiese, gentilmente.
“Sto benone anche qui.” Mentì.
“Se tu non devi mangiare, e neppure io, non serve che tu debba cucinare.” Chiarì, pratico.
Vero. Si sentiva sciocco a restarsene lì, impalato davanti a lui. Ma aveva sperato che una fuga dignitosa in cucina gli avrebbe dato modo di riordinare le idee, visto che il tempo era stato tiranno con lui, prima.
Esalando un sospiro degno di un condannato a morte, si riaccasciò sul sofà, premurandosi di interporre quanta più distanza possibile tra i loro due corpi.
Mustang ebbe il buongusto di non commentare e Tora fu lesto a riappropriarsi del suo grembo, pronto alla sua dose di coccole che gli spettavano di diritto.
“Dovremmo parlare, io e te.” Esordì l’uomo seriamente.
“Parlare? E di che?!” squittì quasi, mentre sentiva il nervosismo montare come l’alta marea.
“Di cosa?” Roy gli fece il verso, sollevando le sopracciglia stranito. “Del tempo atmosferico?” propose. “Della valuta corrente rapportata a quella di Drachma? Di te, di me, di noi?”
“No-noi?” esalò, deglutendo a fatica.
“Io e te, sì. Hai presente?” lo canzonò, per alleggerire l’atmosfera.
“Dobbiamo… proprio?” s’interessò, circospetto.
“Tu non vuoi?”
“No, beh… è che…” temporeggiò.
“Ma guardati! Sei più teso delle corde di Betsy!” si burlò, pungolandolo.
Edward scattò d’istinto, offeso, e anche arrabbiato con se stesso e con lui.
“Non osare prendermi in giro!” lo avvertì. “Questa… questa situazione è tutta un casino!, lasciami il tempo di abituarmici!” si sfogò, stringendo Tora con fin troppa foga e questo protestò, lamentoso. Edward non vi badò. “Tu che esordisci con quella proposta di dubbio gusto, poi! Ma per chi mi hai preso?!”
“Guarda che non ti mangio!” lo rassicurò. “I fagioli stufati non mi piacciono neppure!” scherzò, per sdrammatizzare. “Beh… Tranquillizzati. Passeremo la serata come facciamo di solito.”
“Litigando? Insultandoci?” ipotizzò, ironico, riprendendo il controllo di sé.
“No. A leggere.”
“Oh!, affare fatto!” gioì Fullmetal, cambiando umore come le bandiere al vento.
Il Colonnello si passò stancamente una mano tra i capelli ancora umidi.
Fantastico!, quella sì che era una maniera esemplare di iniziare una relazione!
Sbuffò, mentre lo adocchiava allungarsi verso il basso tavolino e afferrare il tomo lasciato in sospeso qualche sera addietro, sorridendo come un bambino felice, per la prima volta in quella serata.
Tutto a suo tempo, si disse. Tutto. A. Suo. Tempo.
Maccheccazzo, però!
Si risollevò dal divano, con l’intenzione di farsi almeno due passi.
“Qualcosa da bere?” propose al compagno, che già si era immerso nella lettura, tenendo in bilico il libro con una mano e con l’altra grattava il pancino a Tora, che faceva le fusa.
“No, grazie. Sto bene così.” Rifiutò il biondo, senza neppure sollevare il naso dalla carta stampata.
Eh, no! Per la
miseria! Questo era davvero troppo!
Si lasciò cadere sui cuscini, sbuffando in modo plateale.
“Ma non stavi andando in cucina?” domandò Ed, con tono distaccato.
“Ho cambiato idea!” sbottò, infastidito.
“Ah, bene.”
“No, che non va bene!” scoppiò, seccato.
“E ora… quale sarebbe il tuo problema?”
Il suo problema?
Il suo problema?!
Il suo problema era
alto un metro e uno sputo e si divertiva a complicargli la vita torturandolo
sentimentalmente con sadico piacere, ecco qual era il suo problema!
Fece un paio di respiri profondi per riacquisire compostezza.
“Potremmo… fare un tentativo? Raggiungere un accordo?” suggerì, accomodante.
Gli allungò una mano senza pensarci; ma si sentì ferito, quando Edo si ritrasse di scatto.
“Che… che genere di accordo?” chiese, tentennante.
“Tu coccoli Tora, e io coccolo te.” E solo quando l’ebbe espressa, realizzò quanto stupida fosse una proposta così.
“Tipo le scimmie che si spulciano a vicenda?” lo schernì Elric, scettico. Non capiva se stesse scherzando, se fosse serio o se si stesse prendendo gioco di lui.
“Sì, tipo.” Annuì.
“Si può fare.” Concesse, sdraiandosi sul divano, trascinandosi dietro il gatto e il libro.
Mustang non ebbe neppure il tempo di realizzare la risposta, che la treccia bionda era finita sulle sue ginocchia, il micio sulla pancia di Ed e il volume di Alchimia Comparata a mezz’aria, tra loro.
Sentiva che Edward era rigido, a disagio, ma – se non altro – apprezzava lo sforzo.
Tolse l’elastico, aspettandosi quasi un rimprovero, che invece non arrivò. E quindi sciolse i capelli, accarezzandoli e vezzeggiandoli con tocchi leggeri e un po’ timorosi.
Non era da Acciaio restarsene così buono e zitto a subire.
Il Taisa era certo che sarebbe esploso da lì a qualche minuto – forse era questione di secondi – rovesciando una valanga di lamentele e rimostranze su di lui, sulla sua idea idiota, e su quanto fosse imbarazzante e inutile tutto questo.
E invece il tempo passava, e Fullmetal non si ammutinava.
Il ‘ron ron’ di Tora scandiva il tutto, come la carta delle pagine girate ad intervalli regolari.
Poteva capire Ed. Davvero, ci voleva provare.
Apprezzava sinceramente il fatto che si fosse presentato a casa sua, sapeva quanto gli era costato.
In termini di orgoglio e confusione, soprattutto.
Si erano messi in gioco, e… ora che erano in ballo, bisognava ballare, sì. Balle.
Iniziare a ballare con quello lì, voleva dire farsi sanguinare i piedi a furia di pestoni. Litigare per trovare una musica almeno decente per entrambi, raccattare infinita pazienza e provare un passo alla volta. Uno. Uno solo. Perché quel Fagiolo sarebbe scappato di filato, se solo avesse tentato di insegnargliene due. Vedeva un’intera coreografia come un miraggio all’orizzonte. Un orizzonte lontano-lontano.
In tutto questo loro essere maldestri, elefanti scoordinati, ci si metteva anche la reticenza di Mame-chan al contatto fisico. Una colpa che non poteva attribuirgli, ne era consapevole. Però...
C’era da rimboccarsi le maniche e lavorare sodo, senza dubbio.
Ad un certo punto, il tonfo sordo del libro contro il pavimento lo riscosse dalla catalessi in cui era caduto.
Edward lo fissava da sotto in su; non aveva ancora smesso di giocare con le sue ciocche dorate. Lunghe. Morbide. D’improvviso realizzò che poteva restarsene così anche per sempre.
Gli sorrise, un po’ impacciato, come a scusarsi della tortura che gli stava provocando.
E invece Ed ricambiò il sorriso, socchiudendo le palpebre e affidandosi a lui.
Non poteva negare che quelle cure non gli piacessero. Era difficile accettarle, questo sì.
Ma solo perché non vi era abituato, e ne era spaventato.
Taisa Mustang doveva capirlo, e capirlo in fretta.
Lui non era come le sue sgualdrine da compagnia, con cui si era divertito in passato.
Sapeva di chiedergli molto, sì, ne era consapevole. Ma questo faceva parte di lui, e non poteva farsi violenza per cambiare da un giorno all’altro. Se quella era una storia con un possibile futuro, lo avrebbero deciso insieme, ci avrebbero provato, perlomeno. A farla funzionare.
Le aveva sentite, le mani del Colonnello indugiare, quasi per paura di fargli male. O di sentirsi rifiutare ancora.
E lui aveva stretto i denti. E poi era riuscito a rilassarsi e a godere davvero di quel loro contatto.
La gente normale faceva
questo?, si
era chiesto. Con curiosità e invidia. Le
persone innamorate passavano le serate così, facendosi accarezzare i capelli?
Oppure il Taisa era impazzito del tutto?
Ma in fondo… che importava? Era bello. Era gradevole. E a lui piaceva.
Se anche fosse diventato un loro rituale, - un rituale solo loro - non gli sarebbe dispiaciuto affatto.
Ripensò a come si sentiva mentre varcava il portone qualche ora addietro, e rise di sé, dandosi dello sciocco.
Alla fine, avevano passato la serata semplicemente sdraiati sul divano; lui a leggere, con Tora – che era scappato nella sua cesta quando il libro gli era caduto, e lì era rimasto, acciambellandosi insonnolito - e Roy ad accarezzargli i capelli.
Niente di che. Nessuna ipotesi catastrofica si era avverata.
Si sentì sciocco. E felice.
Fine
Disclaimers: I personaggi citati
in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna
forma di lucro, da parte mia.
Note varie: il titolo si
rifà alla ‘Pet Therapy’,
una scienza che studia come gli animali ‘da compagnia’
possano influire positivamente e portare benefici all’uomo, semplicemente rapportandosi
a lui. In senso più lato, per migliorare la sua qualità di vita; in campo
medico, per aiutare i soggetti con disabilità o
malattie di vario tipo.
Una branca è l’Ippoterapia,
In questo contesto, va inteso in
senso inverso. Abbiamo due cani (dell’esercito) bisognosi entrambi di una buona
terapia che faccia superare i rispettivi traumi passati. Sono entrambi il
problema e la soluzione l’uno per l’altro. L’approccio fiducioso ma tentennante
di Edward, mi ha ricordato tantissimo la prima volta
che ho visto, di persona, una seduta di Dog Therapy,
tra un bambino con un passato travagliato e un grosso cane paziente, che
aspettava solo di dargli affetto.
Mi piaceva altresì creare un
confronto col precedente capitolo, dal momento stesso in cui Ed arriva in casa
Mustang, le diverse emozioni provate, le sue motivazioni personali.
Se emergeranno nei commenti, bene.
Altrimenti le chiarirò nel
prossimo aggiornamento.
C’è però
una cosa che mi fa sempre sorridere, e che mi ha fatto notare Shatzy tempo fa.
“Quando Roy è nei guai, offre
sempre del the a Edward.”
Sì, è vero. Ho un po’ questa
mania, per farlo uscire dall’empasse. Ultimamente lo uso
di proposito, mi faccio ridere da sola ^///^.
Precisazioni al capitolo precedente: grazie per le congratulazioni! ^*^
Sono davvero felice che concordiate con me, considerando il Taisa occhialuto super sexy! *ç*
Se avete immy al riguardo e voleste mandarmele, ne sarei davvero felice, perché non riesco più a trovare la famosa cartella. Ho solo una immy, al momento, e va beh… meglio di niente ç_ç
E sì, anch’io immagino Tora obeso in stile ‘Giuliano di Kiss Me Licia’, rende bene l’idea ed è pure dello stesso colore! *__*
Che, per inciso,
Sì, Flà. Ci sarà un capitolo in cui racconterò come Tora si sia adeguato ‘al nuovo regime alimentare’. Vedrete! *__*
Questo capitolo si collocava abbastanza all’inizio della saga, prima della fuga di Tora sul tetto, per capirci. Prima che Roy invitasse Edward a usufruire della sua biblioteca privata e quindi Ed veniva solo per portare le razioni di cibo e per giocare col gatto. Come da accordi iniziali.
Bene. Credo sia tutto. ^^
Do il benvenuto a Liris tra i lettori! (spero che da ora continuerà a seguirmi regolarmente ^^)
Ringrazio quanti hanno commentato la mia nuova fic su Twilight ‘Gocce di Memoria’ e quelli che lo faranno. (Ho ancora fede che le recensioni aumentino! ^__=)
Vi preannuncio che fra qualche giorno posterò una nuova fic nel medesimo fandom.
Campagna di Promozione
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Farai felice
milioni di scrittori.
(Chiunque voglia aderire
al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Come sempre, sono graditi commenti,
consigli e critiche.
Grazie (_ _)
elyxyz