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Autore: Johanx    05/11/2013    1 recensioni
Johanna Mason.
I giochi erano finiti, con loro anche la paura. Tutti avevano davanti la possibilità di iniziare la loro vita da capo, tutti tranne Johanna, ancora con la paura dell'acqua, ancora sola, ed ancora senza nessuno delle persone che ha amato.
Ed è proprio lì, nel villaggio dei vincitori, quando qualcosa cambierà finalmente la sua vita a suo parere sempre meno degna di essere vissuta.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Finnick Odair, Johanna Mason
Note: Movieverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Lei era lì, nel villaggio dei vincitori, per la seconda volta.
Non ci saranno più giochi, niente di tutto ciò potrà rigettarla negli incubi complessi che si celavano nella notte, ormai spariti, o meglio, resi sopportabili dalla vittoria, dalla fine di tutto ciò.
Snow era morto, con lui gli ‘’Hunger Games’’, ma come mai tutto ciò sembrava non interessarle? Come mai lei si trovava per l’ennesima volta affacciata dalla finestra con lo sguardo perso in quello che era l’orizzonte senza confini, dove si poteva solo intuire la fine del  suo distretto?
Erano passati tre anni dalla battaglia, dalle morti dei suoi alleati e del suo acerrimo nemico. Colui che tentò di obbligarla a prostituirsi uccidendo la sua famiglia, tutto ciò che amava.
Eppure lei era così ostile, lo è sempre stata.

Dopo essersi accorta di essere stata più di venti minuti alla finestra, distolse lo sguardo dall’orizzonte ormai  illuminato dalla luce del crepuscolo e notò una figura che la fissava, uno sguardo vuoto, come il suo, che incominciò ad infastidirla.
Scese le scale e facendo scorrere le braccia sul passamano e notò con stupore che quelle stavano ritornando del suo colore naturale che non vedeva più da 3 anni, quello che prima del suo abuso di morfina era il suo colore naturale: ‘’Johanna è tornata’’ sussurò tra sé e sé,  accelerando il suo passo, fino a buttarsi giù  saltando quattro scalini ed ignorando il male alle gambe dovuto al brusco atterraggio.
In soggiorno, nel suo camino c’era un tizzone ardente, che rischiarava appena i due metri dinanzi a lei concedendole una fioca luce che disturbava il suo amato buio, con impazienza lei ci gettò sopra quel bicchiere d’acqua che si portava dietro sotto esplicita richiesta dello psicologo, per curarsi dalla sua fobia.
Poco prima di quel gesto però, la sua attenzione venne catturata da una busta, posizionata sul tavolo di legno massiccio adicente a lei; con uno sguardo indagatore la osservò, cercò di identificarne il colore, la afferrò e si rannicchiò sul pavimento, tastandola e facendo scorrere cautamente le dita su quello che era il bordo del sigillo di quell’oggetto, e solo con il tatto riuscì ad intiurne la provenienza incisa sul pezzo di cera liquida ‘’distretto 4’’
chi mai poteva averle scritto quella lettera dal 4? Il 4… dopo praticamente 3 anni senza fare una parola con nessuno oltre che Haymitch riguardante le loro dipendenze o con vari falegnami del suo distretto, chi poteva mai essersi interessato alla sua vita dall’interno del distretto 4?
dalla finestra penetrò un fascio di luce provocata da un lampo che per un secondo le illuminò la stanza, fino a riuscire a vedere ciò che si celava sotto la porta e la figura dietro di se. La solita dallo sguardo vuoto che vide fuori dalla finestra.
Johanna si alzò velocemente facendo atterrare la busta sul pavimento di marmo che ornava la villa, afferrò l’ascia recuperata da sotto il camino e la indirizzò verso l’ospite che la osservava dallo stipite della porta
‘’Oh, l’assassina, mi immaginavo un saluto più..insomma…amorevo­le?’’, la figura si diresse dall’altra parte del tavolo e si buttò a peso morto sul muro, dove sapeva esserci l’interruttore che come un flash accese tutte le luci del piano di sotto facendo perdere momentaneamente la vista alla ragazza che ormai sedeva avvolta attorno all’ascia con gli occhi serrati per l’intensità di luce a cui lei non era più abituata
‘’Dannazione, deficiente! Spegni quelle cavolo di luci!’’ Urlò lei con eccessiva rabbia, ‘’Oh, la mia Jo, non sei cambiata minimamente,sai?’’ Lui si avvicinò e le gettò una bicchierata d’acqua addosso, facendola urlare
‘’Merda, Finnick, torna al tuo cavolo di distretto e non venire qua a distruggermi l’esistenza, dannazione..’’
Si alzò in piedi e tentò di indirizzare l’ascia contro di lui, senza alcun timore sui rischi del gesto, che venne scansata da Finnick con così tanta maestria da lasciarla allibita. ‘’Ciao Fin, tutto apposto con la ragazza pazza?’’
‘’Intendi quella che non è così stupida e folle da aver paura dell’acqua?’’ scansò un secondo colpo e rispose con un sorriso al suo sguardo pieno d'odio
 ‘’Se è la solita che si è messa a starnazzare come una rana appena ti ha visto sì’' In altro colpo, che lui placcò privandola dell'arma una volta per tutte
 ‘’mmm…mi dispiace Johanna, ma le oche starnazzano, i rospi come te gracidano, dovresti saperlo…’’
 replicò lui aprendo la busta che lei stava analizzando con eccessiva cautela
‘’Non l’hai ancora letta? Te l'ho mandata un mese fa, ma tu vivi al buio? Sei un rospo evoluto in pipistrello?’’
 Johanna si alzò guardandolo con il suo classico sguardo da via-da-qui-finchè-se­i-in-tempo e gli strappò la busta dalle mani gettandola sopra il tizzone che ancora emanava del fumo
‘’Non me ne frega nulla di ciò che hai scritto, o del perché tu sia tornato, voglio solo che tu te ne vada..’’ disse salendo le scale ‘’..e spegni la luce quando esci’’ arrivata all’ultimo gradino dal suo occhio scese una lacrima, la fece cadere sulla mano,e che fissò per vari secondi. A passo spedito lui la seguì, fino ad arrivare dietro di lei ed abbracciarla, facendola accasciare tra le sue braccia ‘’Scusami…’’ le disse, tra i singhiozzi e le lacrime che continuavano a scendere
"tu sai che ti capisco, so cosa provi, l'abbiamo passato insieme, e assieme la risolveremo, come nell'arena. Ricordi?" le disse, asciugandole le lacrime, come faceva con le gocce di sangue nell'arena "È tutto vero, qua è tutto vero, questa situazione non finirà con la morte degli altri..nemmeno con la mia morte! Diavolo, dovevi uccidermi...DEVI uccidermi" lei si sganciò dalla stretta di Finnick, e si diresse in camera, correndo.

Lui la raggiunse, con fare impaziente, tutt'altro che rassicurante, guardandosi attorno vide una camera piena di polveri e ragnatele, e quell'odore di chiuso che si opponeva all'abituale profumo di salmastro del suo distretto rendeva l'aria irrespisabile. Aprì le finestre: "buongiorno mondo! Oh, alberi, dannati alberi ovunque, capisco perché sei impazzita Jo" lei cercò di mascherare quel sorriso che si era impossessato del suo volto, senza riuscirci, allora si sedette sul letto facendo alzare una nuvola di polvere:" come fa ad esserci lo sporco anche in camera? Insomma, ci vivi, non ti fai schifo?" disse armeggiando con quelle che dovaveno essere i "resti" di tapparelle ormai logore "Dannazione, li sai, finn, è inutile che faccia tanto il grandioso, tu SAI della mia situazione e NESSUNO ti ha chiesto di venire qui" si buttò sul letto e si tappò gli occhi con un cuscino "allora me ne andrò subito, solo il tempo di darti questo..." dalla sua tasca fece uscire un sacchettino, lo gettò su di lei e uscì.



Questa è la prima FF che scrivo, non ho molto tempo per continuarla, punto ad aggiungere un capitolo alla settimana :)

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Buona lettura <3 
  
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