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Autore: Pirilla_Echelon    05/11/2013    1 recensioni
Continuazione della oneshoot "L'audizione"
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"Nervosa Signorina Ditomedio?" disse con aria da strafottente.
Lo guardai in faccia senza far trasparire alcun tipo di emozione.
Si, effettivamente, Malcom era un gran bel ragazzo e i suoi occhi grigi da vicino avevano qualcosa di stramaledettamente ipnotico, ma... Il problema era tutto il resto.
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Mi guardò e scoppiò a ridere. "Il gatto ti ha mangiato la lingua?"
Scrollai la testa e cercai di tornare lucida. Che figura di merda!
"no, scusami Brian. È solo che sono un po’ nervosa" risposi squillate.
"come mai?" si avvicinò a me, prendendomi entrambe le mani come per rassicurarmi.
Bisogna mantenere la calma, bisogna mantenere la calma.. ripetei tra me e me.
Che avrei dovuto rispondere?
"è che ho una voglia pazzesca di baciarti, ma non so come fare" optai per la sincerità.
La sua espressione si accese in una smorfia di sorpresa, poi, continuò ad avvicinarsi a me.
"permettimi di darti una mano"
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Personal trainer'
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Lasciammo il teatro senza troppe spiegazioni, dopo aver preso i vestiti e salutato i miei amici.
Uscimmo dall’edificio e salimmo sulla macchina di Malcom.
Per tutto il tragitto, nessuno dei due fiatò. Io ero troppo emozionata e angosciata per riuscire a dire qualcosa e Dio solo sa cosa stesse passando per la testa del mio ragazzo.
Dopo circa un quarto d’ora di viaggio, Malcom parcheggiò la macchina. Non seppi precisamente dire dove eravamo: eravamo circondati da alberi, cespugli e davanti a noi c’era una stradina sterrata. Mi prese per un braccio con delicatezza e mi tirò verso di sé. 
Iniziammo a camminare e camminare e camminare.
<< allora, dove mi stai portando? >> domandai sfiancata.
Era da un bel po’ che camminavamo e le gambe iniziavano a farmi male. Non rispose, continuò a trascinarmi per quel sentiero buio.
Intorno a noi, tutto era silenzioso; sentivo odore di erba fresca e di umidità.
All’improvviso, davanti a noi, si presentò un enorme villa su tre piani, con un immenso giardino decorato da roseti e fiori vari, alberi di piccola taglie e gnomi da giardino.
Rimasi senza fiato. Nella mia intera vita da quasi morta di fame, non avevo mai visto nulla di così maestoso e semplice allo stesso tempo.
Malcom si allontanò da me e si avvicinò ad uno dei tanti roseti dal quale staccò una rosa bianca per, poi, porgermela. << attenta, ha le spine >>
La presi con mani tremanti. Come non detto, mi punsi. << ahi! >>
Rise << te lo avevo detto >> 
Ero sempre la solita imbranata.
Mi portai la rosa al naso e gustai il suo odore raffinato. << che posto è questo? >> mi guardai intorno << è tutto così..stupendo >> avevo un’aria rincretinita mentre ammiravo quel panorama fiabesco.
Qui era tutto così pulito e autentico, tutto verde. Non come quello schifo del centro di Milano, tutto grigio, dove si respira solo smog.
<< questa è la mia casa di campagna. È dove passo i miei giorni di riposo e dove ideo le mie coreografie >> disse inspirando profondamente.
Cavolo, davvero passava le sue giornate qui?
Ricordai il motivo per cui eravamo insieme: dunque, era questo il posto in cui voleva..
Un fremito mi traversò la schiena.
<< è davvero favoloso… >> spostai i miei occhi verso di lui << e anche tu lo sei >> sentivo che il calore che avevo nel cuore mi si era riflesso negli occhi.
Fiondò i suoi occhi nei miei e mi prese dai fianchi per poi stamparmi un leggero bacio a fior di labbra.
Sapevo che stava temporeggiando per permettermi di gustarmi ogni secondo e per darmi il tempo di far sciogliere la tensione. Cosa praticamente impossibile data la sua presenza.
Si, era così. Ogni volta che lui mi era vicino la tensione mi saliva alle stelle. E mi piaceva. Era una sensazione che mi piaceva da morire.
Penso anche che lo facesse per sé stesso. Per lui, forse, era ancora più importante che per me. Per lui era la prima volta, la prima volta che faceva l’amore vero.
Speravo con tutto il cuore di essere all’altezza.
Si staccò immediatamente e ricominciò a trascinarmi verso la casa. Infilò le chiavi nella serratura ed aprì la porta di legno, dipinta di un color marino.
Ci ritrovammo in un immenso salone, con due enormi divani rossi, uno schermo piatto enorme, mobili in legno ed un pianoforte.
<< non mi avevi detto di saper suonare il pianoforte >> asserii scettica.
Sospirò << già. Sono un compositore, ma solo poche persone lo sanno >>  ammise.
Il suo tono era tranquillo, eppure avvertivo un qualcosa di celato dietro alla sua strana cadenza. Un’angoscia simile alla mia.
Lo guardai estasiata. Ma cosa potevo volere di più? Avevo sempre avuto un debole per i pianoforti ed avere accanto a me un uomo che sapeva suonarlo era come stare in Paradiso.
<< comporrai anche qualcosa per me, vero? >> domandai con occhi languidi.
Sorrise imbarazzato << per la verità, sto già componendo un pezzo per te >>
Lo guardai stravolta. Qualcosa dentro di me scoppiò, qualcosa tipo dinamite.
Nessuno mi aveva mai scritto una canzone e nessuno mi aveva mai portata in un posto come questo o fatto qualsiasi altra cosa che Malcom avesse fatto per me.
<< devo ancora finirla, ma..credo che ti piacerà >> continuò ancora arrancante.
La mia testa era altrove.
Sentivo il cuore battere più rumorosamente, il basso ventre in fibrillazione e le mani desiderose di contatti poco casti con lui.
<< se vuoi posso fartela sentire > continuò lui.
Non mi sembrava il momento giusto. Non sapevo cosa mi fosse preso, ma improvvisamente avevo perso il controllo.
Mi attaccai alle sue spalle con fare possessivo e lo carezzai in modo piuttosto provocante, per poi sussurrare al suo orecchio << non ora. Piuttosto, vorrei che tu mi mostrassi la camera da letto >>    
Inizialmente, Malcom si ritrovò disorientato da questo mio improvviso sbalzo di umore, ma poi si adeguò e, con un gesto mascolino, si voltò verso di me e mi sollevò.
Dopo di che, prese a succhiarmi le labbra fremente; mi arpionai con le gambe sul suo bacino e mi lasciai trascinare in camera da letto.
Qui, c’era un enorme letto ricoperto da lenzuola rosse, proprio come alcune delle rose che stavano in giardino. Proprio come il mio colore preferito.
Mi ripose piano a terra, senza mai disturbare il contatto tra le nostre labbra. Per lunghi istanti regnò il silenzio più totale, disturbato solo dal rumore delle nostre bocche e dai nostri respiri affannati.
Scoppiavo di eccitazione ed ogni suo movimento causava l’ennesima scarica di ferormoni. 
<< Greta >> soffiò, affannato.
<< Malcom >> risposi presa ancora dalla passione.
<< Greta, io..sono agitato >> ammise allontanandosi leggermente da me.
Placai la mia foga e mi misi in ascolto di ciò che voleva dirmi.
<< sono agitato. E, se dovessi farti male o non sapessi fermarmi?
Io non voglio farti del male come ha fatto Br.. >> 
<< levatelo dalla testa! Io ho la certezza che non mi farai del male >>
Distolse il suo sguardo da me e fissò la parete accanto a noi.
<< guardami >> gli poggiai la mano sulle guance e lo costrinsi a guardarmi, ad incrociare i miei occhi << tu non sei come lui >> presi ad accarezzarlo << so che tu mi ami davvero >>
Sorrise << su questo ci puoi scommettere >> mi sfiorò la guancia con la punta delle dita.
Una nuova scintilla si accese in me << ti prego.. >> affondai la faccia nel suo collo << io ti voglio ora >> sussurrai.
Lo sentii rabbrividire e sciogliersi sotto al mio tocco, il suo respiro aumentò e, non so come, le sue labbra si trovarono nuovamente attaccata alle mie.
Le sue mani presero a scivolare sul mio corpo fluidamente: prima la schiena, poi le natiche, a risalire sulle mie spalle, collo e capelli.
Le mie mani invece si aggrapparono direttamente alla sua maglietta nel tentativo di strappargliela di dosso. Il mio tentativo andò a buon fine e, una volta lanciata a terra la maglietta, mi beai di quella straordinaria visione; il suo addome  scultoreo si contraeva ad ogni suo respiro, proprio come faceva il suo pettorale sodo.
Mi sentii ancor più potente quando iniziai a passargli la mano su tutto quel ben di Dio e, soprattutto, quando raggiunsi le sue spalle. Quanto mi piacevano!
Mi afferrò dai fianchi e mi portò attaccata al suo corpo seminudo, fece scorrere le sue labbra sul mio collo e, poi, mi imitò, infilando una mano sotto alla mia maglietta e lanciandola via.
Rimasi in reggiseno e dovetti ammettere che mettere al vento tutte le mie imperfezioni mi metteva in difficoltà.
<< spegniamo le luci? >> domandai automaticamente portandomi le mani sul ventre.
Fece un passo indietro e mi guardò negli occhi; intuì immediatamente cosa mi stesse passando per la testa.
<< non hai nulla di cui vergognarti >> sussurrò soavemente, scostandosi di un paio di millimetri.
Non ero propriamente d’accordo. << ma voglio spegnere le luci ugualmente >>  
Si riavvicinò con lentezza snervante e si fermò ad un centimetro dalla mia bocca. Prese le mani che tenevo sulla pancia con dolcezza e le scostò, lasciando che il mio corpo rimanesse scoperto.
Fece scorrere i suoi occhi dal mio viso, al seno, al ventre con occhi sognanti. Dio, il suo sguardo mi mandava in ebollizione.
<< sei stupenda, sai? >> mi sfiorò di nuovo le labbra, inchiodando le sue mani ai miei sfianchi con una forza a effetto eccitante immediato.
Per la prima volta in vita mia, ero felice di avere quei fianchi larghi! 
Prese a baciarmi il ventre, dove avevo tutte le smagliature di cui mi vergognavo provocandomi un solletico eccitante, per poi prendere a salire verso la mia bocca.
Riprendemmo a baciarci, stavolta con più velocità, in preda al bisogno di rotolarci nel letto.
Gli tolsi i jeans e li lanciai insieme alla mia maglietta. In breve tempo, anche i miei jeans fecero la stessa fine.
Rimanemmo entrambi in intimo. 
La foga continuava e non sembrava volesse diminuire per nessuno dei due; ci esploravamo con le mani, con gli occhi..con le labbra.
Rimasi sdraiata, mentre lui si posiziono tra le mie gambe. 
Infilò una mano dietro alla mia schiena e mi slacciò il reggiseno; non appena lo ebbe levato, fece un sorrisino poco innocente. Sapevo cosa gli passava per la testa, in fondo, me lo aveva sempre detto di avere un debole per quelle due cose.  
Mi lasciai sfuggire un risolino che, “ah” si trasformò in un balzo di piacere nel momento in cui si fiondò sul mio seno sinistro.
Diamine, se ci sapeva fare.
Nel giro di pochi attimi, ci ritrovammo completamente nudi in preda ai bollori.
Lo lasciai entrare e subito venni sorpresa dal piacere, inarcai la schiena e mugulai accompagnata ai suoi gemiti sottili.
Saldai le mie mani sulle sue spalle e lo attaccai ancor più al mio corpo; il suo corpo sodo emanava un calore inspiegabile, mentre lentamente si muoveva sopra di me.
Dio, sentirlo ansimare per un piacere che gli causavo io, mi faceva sentire importante e fondamentale.
Continuammo a muoverci insieme, sentendoci l’uno con l’altro, proprio come nella nostra coreografia. Si, perché in fondo anche quella era una coreografia: un insieme di movimenti impregnati di passione.
Quel movimento durò per un bel po’ di tempo, finchè entrambi raggiungemmo il limite, e ci abbandonammo tra i cuscini.
Ci addormentammo, l’uno nelle braccia dell’altro dopo esserci fatti qualche coccola extra. 
Passammo la notte intrecciati, come ci era solito fare.



EEEE sorpresaaaaa!!   visto che siamo alla fine, ho pensato di non farvi aspettare ulteriormente questo momento! 
Che dire, spero che vi piaccia..buona lettura e vi do appuntamento a domani per l'ultimo capitolo..
vi ricordo di passare a dare un'occhiata alla oneshoot "Distance and Doubt".. 
fatemi sapere qualcosa lasciando qualche recensione!! grazie mille e
Baciii <3

Adoro questa foto, la trovo davvero sensuale ed aggraziata! :D 




 
  
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