Una volta arrivati a Londra io mi avviai per tornare nel mondo degli shinigami, sembrava essere finito tutto.
«Spero di rivedervi presto, Halina»
Disse Sebastian con voce vellutata e io mi girai verso di lui dicendo
«Mi dispiace, ma tale piacere non è corrisposto. »
E me ne tornai nel mondo degli shinigami considerando ormai chiusi i conti con quel demone. Ma mi sbagliavo, un anno più tardi già si riparlava di lui dato che aveva recuperato la “sua” anima e quindi nuovo lavoro. Il sempai Grell era cosi contento che non la smetteva di raccogliere anime umane, in quel periodo era veramente efficiente. Era il 25 agosto 1889 e dovetti tornare per l’ennesima volta a villa Phantomhive, era notte fonda, circa le 2 di notte e lui riposava tranquillo nelle sue stanze o almeno cosi credevo, mi sbagliai perché infatti mi disse
«È sempre bellissima…Halina. »
Io da prima fui stupita ma poi dissi
«Sebastian…»
In segno di saluto, lui mi guardò e disse
«In cosa posso esservi utile? »
Io risposi seccata
«Lascia in pace l’anima di quel bambino. »
E lui ribadì togliendosi il guanto di seta bianca
«Ha un contratto con me»
Io prima che toccasse terra lo raccolsi e dissi
« E cosa importa? »
E lo schiaffeggiai con quello, forse avevo esagerato dato che lui mi prese il polso e mi rigirò il braccio dietro la schiena scansando i capelli biondi e mettendomi una mano sulla bocca disse con voce suadente vicino al mio orecchio
« Importa eccome, ora la sua anima mi appartiene e non me la lascerò più prendere ne da un demone, ne da uno shinigami. »
Più cercavo di liberarmi e più stringeva come un boa la mano sul polso ma io non ero certo sprovveduta e con l’altra mano misi la falce di traverso come se fosse una sorta di ghigliottina, lui se ne accorse ma non fece nulla, si limitò solo a lasciarmi libera la bocca per poi dire
«Halina, avete veramente intenzione di uccidermi? »
Io quando mi girai trovai quei due rubini che erano i suoi occhi e dissi
«Sei un demone, devo farlo. »
Lui sospirò e disse tirando fuori il suo orologio da tasca
«Bene, avete tempo fino alle…6 prima che si svegli la servitù e il padroncino. Se non ci riuscirete non verrete mai più, ci state? »
Mi disse porgendomi la mano e dico senza muovermi
«Stringerti la mano sarebbe come fare un accordo e io non ne voglio con un demone, tuttavia accetto. »
Lui fece quel classico sorriso che tutti i demoni facevano e poi aprì la finestra che dava sul roseto e disse
«Prima le signore. »
E infatti mi lasciò passare senza fare scherzi, arrivammo nel roseto che era di una bellezza sconvolgente, perfettamente curato e pieno di rose bianche che sembravano di perla alla luce della luna. Lo guardai e ovviamente attaccai per prima cercando di colpirlo con la falce ma lui la evitò con delle banalissime posate anzi riusciva a parlare
«Sapete, credo che se fossi un umano sarei contento di vedere voi prima di lasciare questo mondo. »
Io cercavo di non rispondergli e di non dargli peso e infatti riuscì a ferirlo ad un braccio e dissi
«Grazie, ma non serve umano per lasciare questo mondo e vedere me che ti mieto l’anima Demone corvo. »
E a quella provocazione lui si fece più spietato nel combattimento ma sempre rapido e pulito, quando per mia distrazione scomparve e mi piombò addosso puntandomi contro la mia stessa lama che teneva schiacciata con il corpo disse
«Credo di aver vinto, my lady. »
E io rabbiosa ribaltai la situazione e dissi
«Ne siete sicuro, Sebastian? »
Lui mi guardò e disse
«Oh si, voi non volete uccidermi. »
Rimasi stupita di quello che disse mentre il profumo delle rose mi inebriava e fu un peccato che qualcuna fosse perita durante la nostra lotta. Mi batteva il cuore più del solito ma diedi la colpa allo sforzo della battaglia…anche se quei rubini rossi e il pomo d’Adamo pronunciato...scrollo la testa e dico
«Ma che dici demone? Io non mi faccio scrupoli di te! »
E lui disse
«Ah si? So che siete molto brillante e mi stupisco che voi non abbiate approfittato di molte mie mosse false e non mi venite a dire che non le avete notate.»
Mi batteva il cuore più del solito e cosi ribadì il mio punto
«Mentite! »
E lui mi spostò semplicemente con una mano rimettendosi su di me e dicendo
«No, io anche volendo non potrei mentire. Voi non volete uccidermi per non so quale sentimento umano, consentitemi il termine. »
Finisce di parlare e ribadisco
«Anche se fosse non potrei dar credito a tale sentimento quindi meglio dimenticarlo. »
Lui sorride e si avvicina al mio volto dicendo
«Non è detto che bisogna farlo…alla luce del sole, piuttosto è meglio al chiaro di luna no? »
In quel momento non capì più nulla, mi lasciai trasportare dalle mie emozioni e forse dal potere oratore che il demone aveva e cosi mi avvicinai alle sue labbra e lo baciai. C’era da perdere la testa e non mi stupì che molte donne lo trovavano attraente, fisicamente era perfetto e le labbra erano stupende, cordiale e impeccabile nell’eseguire gli ordini del suo padrone, paziente e intelligente. Maledizione era la perfezione fatta demone, quella perfezione che tutti vogliono e che forse anche io volevo ma in maniera diversa. Quando si staccò dissi
«È imperdonabile lo sai?
E lui disse sicuro
«Ho già fatto una cosa imperdonabile, non ho paura di farne una seconda my lady. »
E continuammo a baciarci prendendoci per i capelli e il collo, quasi lottando anche li ma le uniche armi erano le nostre labbra, sinceramente stavamo andando anche oltre quando senti una voce
«Spero di rivedervi presto, Halina»
Disse Sebastian con voce vellutata e io mi girai verso di lui dicendo
«Mi dispiace, ma tale piacere non è corrisposto. »
E me ne tornai nel mondo degli shinigami considerando ormai chiusi i conti con quel demone. Ma mi sbagliavo, un anno più tardi già si riparlava di lui dato che aveva recuperato la “sua” anima e quindi nuovo lavoro. Il sempai Grell era cosi contento che non la smetteva di raccogliere anime umane, in quel periodo era veramente efficiente. Era il 25 agosto 1889 e dovetti tornare per l’ennesima volta a villa Phantomhive, era notte fonda, circa le 2 di notte e lui riposava tranquillo nelle sue stanze o almeno cosi credevo, mi sbagliai perché infatti mi disse
«È sempre bellissima…Halina. »
Io da prima fui stupita ma poi dissi
«Sebastian…»
In segno di saluto, lui mi guardò e disse
«In cosa posso esservi utile? »
Io risposi seccata
«Lascia in pace l’anima di quel bambino. »
E lui ribadì togliendosi il guanto di seta bianca
«Ha un contratto con me»
Io prima che toccasse terra lo raccolsi e dissi
« E cosa importa? »
E lo schiaffeggiai con quello, forse avevo esagerato dato che lui mi prese il polso e mi rigirò il braccio dietro la schiena scansando i capelli biondi e mettendomi una mano sulla bocca disse con voce suadente vicino al mio orecchio
« Importa eccome, ora la sua anima mi appartiene e non me la lascerò più prendere ne da un demone, ne da uno shinigami. »
Più cercavo di liberarmi e più stringeva come un boa la mano sul polso ma io non ero certo sprovveduta e con l’altra mano misi la falce di traverso come se fosse una sorta di ghigliottina, lui se ne accorse ma non fece nulla, si limitò solo a lasciarmi libera la bocca per poi dire
«Halina, avete veramente intenzione di uccidermi? »
Io quando mi girai trovai quei due rubini che erano i suoi occhi e dissi
«Sei un demone, devo farlo. »
Lui sospirò e disse tirando fuori il suo orologio da tasca
«Bene, avete tempo fino alle…6 prima che si svegli la servitù e il padroncino. Se non ci riuscirete non verrete mai più, ci state? »
Mi disse porgendomi la mano e dico senza muovermi
«Stringerti la mano sarebbe come fare un accordo e io non ne voglio con un demone, tuttavia accetto. »
Lui fece quel classico sorriso che tutti i demoni facevano e poi aprì la finestra che dava sul roseto e disse
«Prima le signore. »
E infatti mi lasciò passare senza fare scherzi, arrivammo nel roseto che era di una bellezza sconvolgente, perfettamente curato e pieno di rose bianche che sembravano di perla alla luce della luna. Lo guardai e ovviamente attaccai per prima cercando di colpirlo con la falce ma lui la evitò con delle banalissime posate anzi riusciva a parlare
«Sapete, credo che se fossi un umano sarei contento di vedere voi prima di lasciare questo mondo. »
Io cercavo di non rispondergli e di non dargli peso e infatti riuscì a ferirlo ad un braccio e dissi
«Grazie, ma non serve umano per lasciare questo mondo e vedere me che ti mieto l’anima Demone corvo. »
E a quella provocazione lui si fece più spietato nel combattimento ma sempre rapido e pulito, quando per mia distrazione scomparve e mi piombò addosso puntandomi contro la mia stessa lama che teneva schiacciata con il corpo disse
«Credo di aver vinto, my lady. »
E io rabbiosa ribaltai la situazione e dissi
«Ne siete sicuro, Sebastian? »
Lui mi guardò e disse
«Oh si, voi non volete uccidermi. »
Rimasi stupita di quello che disse mentre il profumo delle rose mi inebriava e fu un peccato che qualcuna fosse perita durante la nostra lotta. Mi batteva il cuore più del solito ma diedi la colpa allo sforzo della battaglia…anche se quei rubini rossi e il pomo d’Adamo pronunciato...scrollo la testa e dico
«Ma che dici demone? Io non mi faccio scrupoli di te! »
E lui disse
«Ah si? So che siete molto brillante e mi stupisco che voi non abbiate approfittato di molte mie mosse false e non mi venite a dire che non le avete notate.»
Mi batteva il cuore più del solito e cosi ribadì il mio punto
«Mentite! »
E lui mi spostò semplicemente con una mano rimettendosi su di me e dicendo
«No, io anche volendo non potrei mentire. Voi non volete uccidermi per non so quale sentimento umano, consentitemi il termine. »
Finisce di parlare e ribadisco
«Anche se fosse non potrei dar credito a tale sentimento quindi meglio dimenticarlo. »
Lui sorride e si avvicina al mio volto dicendo
«Non è detto che bisogna farlo…alla luce del sole, piuttosto è meglio al chiaro di luna no? »
In quel momento non capì più nulla, mi lasciai trasportare dalle mie emozioni e forse dal potere oratore che il demone aveva e cosi mi avvicinai alle sue labbra e lo baciai. C’era da perdere la testa e non mi stupì che molte donne lo trovavano attraente, fisicamente era perfetto e le labbra erano stupende, cordiale e impeccabile nell’eseguire gli ordini del suo padrone, paziente e intelligente. Maledizione era la perfezione fatta demone, quella perfezione che tutti vogliono e che forse anche io volevo ma in maniera diversa. Quando si staccò dissi
«È imperdonabile lo sai?
E lui disse sicuro
«Ho già fatto una cosa imperdonabile, non ho paura di farne una seconda my lady. »
E continuammo a baciarci prendendoci per i capelli e il collo, quasi lottando anche li ma le uniche armi erano le nostre labbra, sinceramente stavamo andando anche oltre quando senti una voce
«Halina…dimmi che non è vero…»
Quando lo vidi rimasi di sasso…