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Autore: Anima Evans    07/11/2013    1 recensioni
Halina è una shinigami incaricata dell'ennesima raccolta ma ad ostacolarla c'è lui, l'imbattibile e "mero maggiordomo" Sebastian.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Grell Sutcliff, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una volta arrivati a Londra io mi avviai per  tornare nel mondo degli shinigami, sembrava essere finito tutto.

«Spero di rivedervi presto, Halina»

Disse Sebastian con voce vellutata e io mi girai verso di lui dicendo

«Mi dispiace, ma tale piacere non è corrisposto. »

E me ne tornai nel mondo degli shinigami considerando ormai chiusi i conti con quel demone. Ma mi sbagliavo, un anno più tardi già si riparlava di lui dato che aveva recuperato la “sua” anima e quindi nuovo lavoro. Il sempai Grell era cosi contento che non la smetteva di raccogliere anime umane, in quel periodo era veramente efficiente. Era il 25 agosto 1889 e dovetti tornare per l’ennesima volta a villa Phantomhive, era notte fonda, circa le 2 di notte e lui riposava tranquillo nelle sue stanze o almeno cosi credevo, mi  sbagliai perché infatti mi disse

«È sempre bellissima…Halina. »

Io da prima fui stupita ma poi dissi

«Sebastian…»

In segno di saluto, lui mi guardò e disse

«In cosa posso esservi utile? »

Io risposi seccata

«Lascia in pace l’anima di quel bambino. »

E lui ribadì togliendosi il guanto di seta bianca

«Ha un contratto con me»

Io prima che toccasse terra lo raccolsi e dissi

« E cosa importa? »

E lo schiaffeggiai con quello, forse avevo esagerato dato che lui mi prese il polso e mi rigirò il braccio dietro la schiena scansando i capelli biondi e mettendomi una mano sulla bocca disse con voce suadente vicino al mio orecchio

« Importa eccome, ora la sua anima mi appartiene e non me la lascerò più prendere ne da un demone, ne da uno shinigami. »

Più cercavo di liberarmi e più stringeva come un boa la mano sul polso ma io non ero certo sprovveduta e con l’altra mano misi la falce di traverso come se fosse una sorta di ghigliottina, lui se ne accorse ma non fece nulla, si limitò solo a lasciarmi libera la bocca per poi dire

«Halina, avete veramente intenzione di uccidermi? »

Io quando mi girai trovai quei due rubini che erano i suoi occhi e dissi

«Sei un demone, devo farlo. »

Lui sospirò e disse tirando fuori il suo orologio da tasca

«Bene, avete tempo fino alle…6 prima che si svegli la servitù e il padroncino. Se non ci riuscirete non verrete mai più, ci state? »

Mi disse porgendomi la mano e dico senza muovermi

«Stringerti la mano sarebbe come fare un accordo e io non ne voglio con un demone, tuttavia accetto. »

Lui fece quel classico sorriso che tutti i demoni facevano e poi aprì la finestra che dava sul roseto e disse

«Prima le signore. »

E infatti mi lasciò passare senza fare scherzi, arrivammo nel roseto che era di una bellezza sconvolgente, perfettamente curato e pieno di rose bianche che sembravano di perla alla luce della luna. Lo guardai e ovviamente attaccai per prima cercando di colpirlo con la falce ma lui la evitò con delle banalissime posate anzi riusciva a parlare

«Sapete, credo che se fossi un umano sarei contento di vedere voi prima di lasciare questo mondo. »

Io cercavo di non rispondergli e di non dargli peso e infatti riuscì a ferirlo ad un braccio e dissi

«Grazie, ma non serve umano per lasciare questo mondo e vedere me che ti mieto l’anima Demone corvo. »

E a quella provocazione lui si fece più spietato nel combattimento ma sempre rapido e pulito, quando per mia distrazione scomparve e mi piombò addosso puntandomi contro la mia stessa lama che teneva schiacciata con il corpo disse

«Credo di aver vinto, my lady. »

E io rabbiosa ribaltai la situazione e dissi

«Ne siete sicuro, Sebastian? »

Lui mi guardò e disse

«Oh si, voi non volete uccidermi. »

Rimasi stupita di quello che disse mentre il profumo delle rose mi inebriava e fu un peccato che qualcuna fosse perita durante la nostra lotta. Mi batteva il cuore più del solito ma diedi la colpa allo sforzo della battaglia…anche se quei rubini rossi e il pomo d’Adamo pronunciato...scrollo la testa e dico

«Ma che dici demone? Io non mi faccio scrupoli di te! »

E lui disse

«Ah si? So che siete molto brillante e mi stupisco che voi non abbiate approfittato di molte mie mosse false e non mi venite a dire che non le avete notate.»

Mi batteva il cuore più del solito e cosi ribadì il mio punto

«Mentite! »

E lui mi spostò semplicemente con una mano rimettendosi su di me e dicendo

«No, io anche volendo non potrei mentire. Voi non volete uccidermi per non so quale sentimento umano, consentitemi il termine. »

Finisce di parlare e ribadisco

«Anche se fosse non potrei dar credito a tale sentimento quindi meglio dimenticarlo. »

Lui sorride e si avvicina al mio volto dicendo

«Non è detto che bisogna farlo…alla luce del sole, piuttosto è meglio al chiaro di luna no? »

In quel momento non capì più nulla, mi lasciai trasportare dalle mie emozioni e forse dal potere oratore che il demone aveva e cosi mi avvicinai alle sue labbra e lo baciai. C’era da perdere la testa e non mi stupì che molte donne lo trovavano attraente, fisicamente era perfetto e le labbra erano stupende, cordiale e impeccabile nell’eseguire gli ordini del suo padrone, paziente e intelligente. Maledizione era la perfezione fatta demone, quella perfezione che tutti vogliono e che forse anche io volevo ma in maniera diversa. Quando si staccò dissi

«È imperdonabile lo sai?

E lui disse sicuro

«Ho già fatto una cosa imperdonabile, non ho paura di farne una seconda my lady. »

E continuammo a baciarci prendendoci per i capelli e il collo, quasi lottando anche li ma le uniche armi erano le nostre labbra, sinceramente stavamo andando anche oltre quando senti una voce

«Halina…dimmi che non è vero…»

Quando lo vidi rimasi di sasso…
   
 
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